“A parte le Guerre Puniche, mi è stato attribuito veramente tutto. Ma l’importante è arrivare vivi alla verità”.Giulio Andreotti.
Se una sola persona può incarnare, nel bene e nel male, la politica italiana del dopoguerra, quella persona è Giulio Andreotti. Entrato a 27 anni in Parlamento nel 1946 e mai più uscitone, il “Divo Giulio” ha scalato tutte le vette del potere. Sottosegretario fino al 1953 e Ministro, per vent’anni, in sette dicasteri (esteri, interni, difesa, tesoro, bilancio, finanze e industria). Sette volte Presidente del Consiglio e, poi, Senatore a vita dal 1991.
Politico senza precedenti. Imbattibile detentore di record: la seconda più lunga permanenza repubblicana a Palazzo Chigi (2.216 giorni, contro i 2.806 di De Gasperi) e il Governo più breve della storia italiana (9 giorni nel 1972).
Investito da scandali clamorosi, processato e assolto, il Presidente Andreotti non ha mai smesso di dichiarare di avere sempre agito “alla luce del sole”. Bersaglio frequente di strali satirici, ha saputo accettare - al modo delle persone intelligenti - anche i non sempre condivisibili e mai opportuni “apprezzamenti” contro di lui, mentre a più educati, ma non meno pungenti “attacchi” ha sempre risposto con una proverbiale ironia, che, nel tempo, lo ha reso produttore di una nutrita provvista di commenti e battute, di cui molte sono diventate di uso comune.
Uomo stimato e criticato, amato e odiato, è ancora oggi grande protagonista della scena politica italiana, sebbene qualcuno – in più di un’occasione – abbia cercato di “farlo fuori”. Ma lui si è sempre guardato le spalle, “cercando con attenzione di scongiurare le polpette avvelenate…”.
“Tra le persone politiche che ho più ammirato – ci racconta il Presidente Giulio Andreotti - vi fu il vecchio Senatore Giuseppe Paratore, già segretario di Francesco Crispi. Non disse mai di essere massone, ma parlando della Chiesa cattolica, mi disse un giorno: ‘Ricordi sempre che le istituzioni si rispettano’”.
Presidente Andreotti, come Lei sa, nella storia ci sono numerosi esempi di “ansie” sorte intorno a presunte congiure ordite da ristretti gruppi di potere. A costoro si tende sempre ad attribuire ogni male, oppure - più raramente - ogni bene. È la “plot theory” o “teoria del complotto”, che si prefigge di nutrire un “mito negativo” relativamente innocuo, almeno fino a quando non sia sostenuto dall’apparato statale. Ma quando lo Stato decide di sostenere, che succede?
Che siano circolate di tanto in tanto voci di questo tipo è esatto, e anche con qualche fondamento di credibilità. Va, però, respinta l’idea che l’Italia sia attraversata e inquinata da “fiumi” del genere. Aggiungo di non aver avuto timore di colpi di Stato, perché le nostre Forze Armate sono totalmente immuni da malattie golpiste.
Protagonisti del potere o aspiranti tali. Al modello cospiratorio dell’epoca preindustriale, si è sostituito quello di coloro che agiscono dall’interno. Sono i gruppi di pressione, le cosiddette “lobby”. Qualcuno dice che operano anche nelle aule parlamentari. O in quali altre sedi? Insomma, una vera e propria “politica occulta”?
Il lobbismo non è di per sé proibito, quando si svolge alleluce del sole e secondo regole corrette, di pubblicità. In America del Nord esiste e come!
Massoneria. Pochi ne parlano. Molti la temono. Per gli esperti, ha perso influenza. Per la stragrande maggioranza, è sinonimo ancora oggi di potere occulto e complotti. Ma i massoni ufficiali rispondono alle accuse con due parole: “glasnost” e “marketing”. Vale a dire, eliminare quell’alone di mistero che circonda l’istituzione. Un’operazione di trasparenza, per portare alla luce un potere occulto o cosa?
Rispondo con due ricordi personali. Poco dopo il mio arrivo al Ministero della Difesa, un Generale, parlando di un suo collega designato per un incarico – dopo avere fatto gli elogi in pace e in guerra – mi invitò a stare attento perché era massone. Due giorni dopo, l’episodio si è ripetuto verso un terzo soggetto. Decisi di rispondere: “mi hanno detto la stessa cosa di lei”. Non udii più messe in guardia di questo tipo. Al contrario, un altro Generale mi disse “per lealtà” che faceva parte di una Loggia, ma che questo certamente non avrebbe minimamente inciso nel suo lavoro e nei suoi giudizi. Più tardi, senza alcuna connessione con la procedura in corso, una signora venne a Palermo a dire che io non avevo a suo tempo promosso suo nonno (Ammiraglio Bigliardi) Capo di Stato Maggiore della Marina, preferendogli Pecori Giraldi perché massone. Che squallore! Pecori era stato promosso due anni prima del mio arrivo, quando Bigliardi non era ancora Ammiraglio di Squadra. Ma c’è di più. Quando l’ottimo Bigliardi terminò il servizio, io lo feci nominare Presidente della Società pubblica Oto Melara. Tornerò, poi nella conclusione, su questo tema, spesso così squallidamente citato.
La P.2 ha rappresentato un vero nubifragio. C’è stata tanta ipocrisia e forse anche un tentativo massonico abile per far apparire questa Loggia fuori della loro connessione. Certo io restai molto sorpreso vedendo, a casa del generale Peron in Argentina, Licio Gelli come ospite d’onore. Sul momento credetti fosse uno somigliante al Direttore della Permaflex di Frosinone, che io avevo conosciuto.
Lei era Presidente del Consiglio durante il “caso Moro”, oggetto di speculazioni e di tante, troppe teorie. A seguito delle interviste ad alcuni brigatisti condannati, la stampa ipotizzò che le Br avessero puntato su Moro, ritenendo l’obiettivo suppostamente prescelto dai terroristi – Lei – troppo protetto. Ma Lei smentì quest’assunto. Tutte le mattine, andava in Chiesa da solo. Circolava spesso senza scorta. Oggi, a distanza di tanti anni, come riesamina questa “misteriosa” strage?
Pur essendoci già state varie gesta di criminalità brigatistica, non avevamo la sensazione che mirassero in alto. È vero, io andavo a Messa accanto la mia abitazione e la scorta veniva dopo, per accompagnarmi al lavoro. Di più. Quando presi le consegne da Moro, il mio autista non volle prendere in carico la macchina blindata perché era pesante e disagevole in città. La prese il 16 marzo, due anni dopo.
Un gruppo di pressione è tale in quanto interno a un sistema e, per definizione, chiuso. Non è un controsenso pensare alla crescita del sistema lobbistico in un mondo economico globalizzato, in cui non si parla d’altro che di liberalizzazione?
Certamente la stampa, la televisione, le agenzie pubblicitarie hanno un ruolo nella persuasione dei cittadini, ma il pluralismo c’è e il dibattito politico – almeno fino a che c’era la proporzionale – era una garanzia.
“Il potere logora…Ma è meglio non perderlo”. E a Lei, in 87 anni, non è mai mancato…
Distinguo. Se “potere” vuol dire avere contatto attivo e passivo con l’opinione pubblica, non l’ho mai perduto. Come influsso e contatti – sia all’interno che all’estero – certamente ne ho meno. Ma gli altri stanno peggio.
“A parte le guerre puniche, mi è stato attribuito veramente tutto. Ma l’importante è arrivare vivi alla verità”, ha detto più volte. Politica, obiettivi, strumenti. A qualunque costo e con qualsiasi mezzo?
Dopo tanti anni, io che ero partito da zero e che dovevo a De Gasperi la mia formazione, da quando morì De Gasperi molti mi avrebbero co-seppellitto. Cerco, ancora oggi, con attenzione di scongiurare le polpette avvelenate.
Coletta Ballerini - Quale Impresa




































