L’attività di lobbying è ormai considerato un business assolutamente legittimo nel quadro dei processi democratici, tanto più quando può svolgere un ruolo essenziale nella lotta alla povertà, all’AIDS o nella riduzione dei conflitti. Questa è l’opinione di un report elaborato dallo United Nations Global Compact (UNGC) in collaborazione con l’International institute AccountAbility.
Il rapporto – dal titolo “Towards Responsible Lobbying” (Verso un lobbying responsabile) – riconosce che il mondo degli affari, nell’influenzare le politiche pubbliche, ha il potere di combattere le crisi e di aiutare la crescità delle società e dei loro azionisti. Ma il rapporto del Global Compact mette in rilievo anche la necessità di vaste riforme e mette in campo la prima proposta internazionale per un lobbying “responsabile”.
“Il lobbying potrebbe essere l’attività più importante attraverso la quale il business può contribuire allo sviluppo sostenibile ed all’eliminazione della povertà”, ha dichiarato Simon Zadek, CEO di AccountAbility e Senior Fellow presso la Harvard University’s Kennedy School of Government. “Ma il lobbying è anche un’attività che spesso negli ultimi anni ha evitato di sottoposrsi a controlli approfonditi. Le società sono diventate sempre più socialmente responsabili in aree quali governance interna e nella scelta dei fornitori. Adesso è tempo di indirizzare parte dei loro sforzi verso un lobbying responsabile”.
Quella del lobbying è un’industria in grande crescita, che impiega qualcosa come 100,000 persone in tutto il mondo: circa 17,000 di queste lavorano a Washington, mentre di 15,000 è il numero stimato per quelle che operano a Bruxelles.
“Towards Responsible Lobbying” è il risultato di una consultazione internazionale svolta tra lobbisti, aziende, governi e organizzazioni non governative. Dalla consultazione è emerso come una richiesta di totale trasparenza delle attività di lobbying sia assolutamente irrealistica, specie in business in cui la confidenzialità è essenziale. Inoltre è stato acclarato come non sempre la trasparenza assicuri pratiche di tipo “responsabile”.
Allo stesso tempo il report afferma che la regolamentazione – che preveda ad esempio una registrazione obbligatoria – non previene i lobbisti dal portare avavnti attività improprie nei confronti dei politici.
La chiave, secondo lo UNGC e AccountAbility, è nel focalizzarsi sulla coerenza. E cioè, una società che si dichiari “socialmente responsabile” è quella le cui scelte in fase di lobbying rispettano la propria mission, le proprie affermazioni pubbliche, il proprio codice di condotta e le proprie policy, oltre ai valori ed ai princìpi stabiliti, quali i Ten Principles del Global Compact o i Millennium Development Goals dell’ONU.
Nel rapportoi viene fissato un framework di regole basato su 6 step per aiutare le organizzazioni a valutare dal punto di vista della “responsabilità” la propria attività di lobbying e ad identificare arre di miglioramento.
Georg Kell, Executive Head dello United Nations Global Compact, ha richiesto la partecipazione di oltre 2,200 società e NGO all’iniziativa ai fini della diffusione dei princìpi del Global Compact e delle raccomandazioni del rapporto. “Spesso esistono forti discrepanze fra le politiche di CSR da una parte e l’attività di lobbying dall’altra”, ha dichiarato Kell. “Questa mancanza di coerenza fra mission e pratica rischia di minaret la credibilità della responsabilità sociale e diminuirne I benefici. Questo report è un importante contributo al dibattito in corso sul lobbying, ed aiuta ad avvicinare il lobbying stesso a valori universali”.
Il rapport “Towards Responsible Lobbying” si spinge a chiedere l’elaborazione di line guida internazionali per l’attività di lobbying, affermando che imprese, governi e società civile devono tutti fare la propria parte per guidare il cambiamento.
Imprese – in qualità di acquirenti dei servizi professionali di lobbying, devono influenzare le azioni dei lobbisti e assicurarsi che gli sforzi siano finalizzati ad una strategia di business di lungo termine, e non semplicemente ad un miope risparmio nel breve e nell’evitare ogni tipo di regolamentazione del business stesso.
I Governi devono impegnarsi a collaborare In modo aperto con gli interessi rappresentati ai fini della formulazione e dell’implementazione di politiche adeguate. Allo stesso tempo, devono assicurare un controllo robust per prevenire influenze politiche improprie da parte dei lobbisti.
Le NGO, alcune delle quail sono spesso criticate per i metodi usati nelle loro champagne, devono seguire le stese regole previste per le società quando si tratta di lobbying,
Il Segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha commentato così il report: "Le imprese devono stare attente a non eliminare attraverso un lobbying sbagliato ciò che fanno attraverso le proprie pratiche di responsabilità sociale".
Scarica il rapporto "Towards Responsible Lobbying" (in inglese - 1 mega .pdf ).
Franco Spicciariello - LI.Info







































