Berlino - Le zuffe continue relative ai finanziamenti ai politici da parte delle grandi aziende ha messo in evidenza un rapido cambiamento nel panorama europeo: e cioè come le compagnie del continente si siano avviate ad un lobbying molto aggressivo in assenza di regole che possano tenerle a freno.
L’integrazione europea e le pressioni della globalizzazione hanno reso sempre più diffusa l’attività di lobbying per tutta l’Unione. Ma ovunque vi è una assenza di regolamentazione che renda questa attività più trasparente.
La reazione del pubblico in Germania all’inizio è stata sorprendente: nelle ultime settimane politici navigati appartenenti ai due maggiori partiti tedeschi hanno rassegnato le dimissioni a seguito della scoperta di finanziamenti a loro indirizzati, nell’ordine di decine di migliaia di euro, da parte di grandi società. Nonostante i finanziamenti non fossero illegali – i politici avevano delle consulenze d’affari – l’indignazione del pubblico si è riversata su questo tipo di pratiche, e ha fatto sollevare una serie di questioni sui metodi usati dalle aziende per influenzare la legislazione.
La controversia ha solo reso peggiore la questione. Invece di tentare di dissipare i sospetti di scorrettezza puntando ad una maggior trasparenza, molte compagnie hanno risposto alla cattiva pubblicità derivata dallo scandalo cercando di rendere ancora più riservata la propria attività di lobbying.
"Le regole che abbiamo al momento non sono adeguate," ha dichiarato Jürgen Pitzer, presidente della GPRA (Gesellschaft Public Relations Agenturen eV.),, la Società tedesca di pubbliche relazioni. "Chiunque entri nel mondo del lobbying dovrebbe dichiarare i propri interessi, come già fanno gli analisti di borsa".
Erik Wesselius, un analista del Corporate Europe Observatory, un ente di ricerca sulla democrazia, stima il numero dei lobbisti a Bruxelles, la capitale dell’Unione Europea, in circa 15.000. Ma la scarsa trasparenza impedisce una stima precisa, aggiunge Wesselius, la cui organizzazione sta spingendo per una regolamentazione più stringente, “US style”, che obblighi i lobbisti a rivelare per chi lavorano, quanto vengono pagati e il nome delle persone appartenenti alle istituzioni che contattano.
La Germania ha visto alcuni grandi cambiamenti in questi anni, come lo spostamento della capitale da Bonn a Berlino e la ristrutturazione del sistema delle imprese, una combinazione di fattori che completamente alterato il modo in cui politici e business interagiscono.
"Un fattore di notevole significato per il cambiamento è stato la rinascita di Berlino come nuova capitale e centro della politica tedesca," dice Thomas Leif, autore di Die stille Macht, una raccolta di saggi sul lobbying in Germania. "Le aziende hanno inoltre realizzato che possono ottenere molto attraverso il lobbying".
Per intere decadi il “corporate lobbying” a Bonn – l’ex capitale tedesca – era gestito dalle maggiori associazioni industriali, che erano un soggetto del “modello consensuale” incaricato di rappresentare gli interessi collettivi nella Germania del dopo guerra. Il sistema includeva anche una rete di azionariati incrociati fra le grandi aziende. L’interdipendenza che ne risultava portava il potere economico ad essere concentrato nelle mani di pochi influenti, che provvedevano a fare pressione sulle istituzioni e sui leader politici direttamente. Contatti in genere di tipo informale e tenuti lontani dall’occhio del pubblico.
Più recentemente questi legami si sono sfilacciati a seguito del tentativo di rendere l’economia tedesca più competitiva, e quindi più attraente per gli investimenti stranieri. Molte società hanno inoltre scoperto come le associazioni di rappresentanza possano risultare inadatte a causa dei molteplici interessi presenti al loro interno. Ad esempio, le aziende orientate maggiormente ai mercati stranieri hanno esigenze ben diverse da quelle che operano prevalentemente in Germania. Questa realtà, dice Pitzer, spesso paralizza le associazioni, che includono una vasta area di membri provenienti da ogni tipo di settore. “Le associazioni hanno perso un considerevole grado di influenza”, aggiunge.
Risultato di ciò è che le aziende agiscono in modo sempre più indipendente e trattano direttamente con le istituzioni per le questioni di interesse. Il cambiamento è evidente se si dà uno sguardo al centro di Berlino. Le strade del distretto delle istituzioni della città sono fastellate di sontuose rappresentanze di grandi aziende tedesche o straniere. Ma mentre alcune di queste erano già attive a Bonn, ben poche avevano un ufficio in mezzo ai cantieri che hanno interessato Berlino negli anni passati.
La Bertelsmann AG ha investito milioni per ricostruire uno storico palazzo del XIX secolo su uno dei boulevard più importanti di Berlino, Unter den Linden. Il palazzo neoclassico, modellato sull’ex quartiere generale della Polizia di Berlino, è stato inaugurato alla fine del 2003. Esso ospita gli uffici lobbying del gigante delle comunicazioni, e include conference rooms, un bar e un ristorante, oltre ad innumerevoli uffici. La compagnia usa il palazzo per feste come per meeting riservati tra top executives, investitori e politici. Anche altre compagnie, quali ad esempio Deutsche Telekom, DaimlerChrysler e la società di software SAP, hanno uffici di notevole bellezza a Berlino. Ma la città è diventata una calamita anche per grandi società straniere quali Vodafone e Coca-Cola. "Abbiamo un’ottima rete di contatti qui," dice Kai Falk, Head of Public Affairs per Coca-Cola a Berlin. "Per noi la vicinanza con i decision makers è fondamentale".
Ma mentre Falk dichiara che Coca-Cola non ha alcun interesse a tenere nascosti i propri contatti con i politici, il diffondersi in Germania dell’idea che lobbying vuol dire finanziamenti illeciti e compravendita di relazioni ha portato molte aziende a sforzarsi per rendere le proprie attività nei confronti della politica ancora più coperte. Poche infatti sono disponibili a parlare di come fanno lobbying.
In verità, la recente scoperta di finanziamenti ai politici è solo l’ultimo di una serie di scandali che coinvolto aziende, politici e lobbisti. La questione ha portato ad un richiesta sempre maggiore di controlli più stringenti. Ma qualcuno dice che mentre gli scandali porteranno a controlli più stringenti sui politici, il rischio e che si possa spingere il lobbying sempre più sottoterra. “Penso che vedremo i lobbisti lavorare in modo sempre più discreto, lontano dagli occhi del pubblico”, chiude dicendo Thomas Leif. "Il lavoro è diventato più difficile perché i politici hanno paura di sbagliare," racconta un lobbista di una grande azienda produttrice di auto. "Il problema che abbiamo è che siamo messi nello stesso calderone con chi agisce in maniera illecita, anche se cerchiamo di essere molto attenti nel mantenerci puliti."
Il profumo del successo
I lobbisti tedeschi hanno recentemente ottenuto grossi successi su una serie di importanti questioni
-- Company-car tax: I produttori di auto sono riusciti a bloccare la proposta di aumentare le tasse sui dipendenti che fanno uso privato di auto aziendali.
-- Sanità pubblica: medici, farmacisti e società farmaceutiche hanno bloccato riforme chiave che potrebbero toccare I loro guadagni.
-- Business tax: Il Governo ha accettato di rivedere il regime di tassazione delle imprese sulla base delle proposte presentate dalla Camera di commercio e da alcune grandi aziende.
-- Energia atomica: Le società di fornitura di servizi hanno persuaso il Governo ad un processo graduale di uscita dal nucleare invece della prevista chiusura immediata delle centrali.
Nota: L'articolo è stato pubblicato in due versioni, divergenti nell'ultimo periodo, su WSJ e su WSJ Europe. Nella traduzione l'articolo si chiude includendo i periodi finali inseriti in entrambe le versioni
Leggi l'articolo nella versione originale in inglese
Matthew Karnitschnig con il contributo di Mary Jacoby da Bruxelles - The Wall Street Journal (Copyright (c) 2005, Dow Jones & Company, Inc.).
































