appalti – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Fri, 13 May 2016 14:04:46 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Lobbying, passi decisi verso una legge? http://www.lobbyingitalia.com/2016/01/lobbying-passi-decisi-legge/ Thu, 14 Jan 2016 17:00:26 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3128 La giornata di oggi potrebbe essere considerata un punto di svolta verso la regolamentazione nazionale dell’attività di lobbying in Italia. Secondo indiscrezioni raccolte da Public Policy (vedi tweet), potrebbe entrare nell’articolato del ddl Concorrenza una prima regolamentazione sulle lobby. Sarebbe stato presentato un emendamento (il termine è scaduto l’11 gennaio ma non è stato pubblicato il fascicolo) al ddl in commissione Industria Commercio e Turismo al Senato che ripropone il ddl sulle lobby presentato da Luis Alberto Orellana (ex M5s ora nel gruppo delle Autonomie). Il ddl Orellana è stato adottato come testo base in I commissione a Palazzo Madama ma è incagliato da mesi senza passi in avanti. Ora, si apprende, l’ex senatore dei 5 stelle ha riproposto il ddl sotto forma di emendamento al Concorrenza e su questo, rivela il relatore Pd Luigi Tomaselli, da parte dei relatori c’è “grande interesse“.

Il ddl di Orellana propone di istituire presso la presidenza del Consiglio un comitato per il monitoraggio dei ‘lobbisti’, con un apposito registro al quale i rappresentanti di interessi dovranno iscriversi per poter svolgere la propria attività. E ancora: creazione di una banca dati contenente le proposte normative presentate dai parlamentari e “promosse” dalle lobby. Il disegno di legge prevede che chiunque voglia svolgere attività di lobbying dovrà iscriversi al registro. Allo stesso obbligo saranno sottoposte anche le società “che hanno uno o più dipendenti preposti a tenere i rapporti con i decisori pubblici“.

Nel pomeriggio di oggi si è inoltre svolta la conferenza stampa della deputata Adriana Galgano (Scelta Civica), che ha annunciato di voler presentare alla Camera il testo del senatore Orellana (ex M5S e membro del gruppo per le Autonomie), scelto da tempo come testo-base della serie di ddl attualmente fermi presso la 1a commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Secondo Galgano “Il processo di lobbying in Italia deve essere trasparente, regolato, noto ai cittadini. E una cosa di cui sono convinta è che i lobbisti non possono essere gli stessi parlamentari. L’obiettivo importante di questa legislaturaè arrivare a un ddl che si concretizzi su questo argomento. Noi di Scelta civica abbiamo già un progetto di legge di Paola Pinna, ma la cosa bella è che alla Camera ce n’è 13 di testi sul tema“. Dal canto suo il senatore Orellana ha presentato un emendamento sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia C, una delle battaglie che Galgano aveva portato avanti (senza successo) durante la discussione del disegno di legge a Montecitorio.

Ma in realtà, sempre oggi, una prima forma di regolamentazione dei portatori di interesse è diventata norma di legge. Si tratta di due norme del nuovo codice degli appalti, promosse dal viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Nencini (promotore della legge toscana sul lobbying), che prevedono:

ppp) trasparenza nella partecipazione dei portatori qualificati di interessi nell’ambito dei processi decisionali finalizzati alla programmazione e all’aggiudicazione di appalti pubblici e contratti di concessione nonché nella fase di esecuzione del contratto;

qqq) introduzione di forme di dibattito pubblico delle comunità locali dei territori interessati dalla realizzazione di grandi progetti infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale aventi impatto sull’ambiente, la città o sull’assetto del territorio, prevedendo la pubblicazione on line dei progetti e degli esiti della consultazione pubblica; le osservazioni elaborate in sede di consultazione pubblica entrano nella valutazione in sede di predisposizione del progetto definitivo

Secondo Nencini “Si anticipa la regolamentazione delle lobby. In Italia non c’e’ una legge che faccia chiarezza sui gruppi di pressione: il codice degli appalti introduce un registro ad hoc. E per quanto riguarda la grandi opere, prima di procedere, ci sara’ l’obbligo di ascoltare il parere non vincolante delle comunita’ locali. Una norma di civilta’, che sarebbe stata utile da applicare in Val di Susa“.

Un primo, utile passo in attesa che sul tema intervenga, dopo gli annunci dei mesi scorsi, il principare attore decisionale del Paese: il Governo Renzi.

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Convegno di Firenze su lobby e regolamentazione: tutti gli interventi http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/nencini-lobby-regole-appalti-convegno-firenze/ Sat, 04 Oct 2014 17:09:27 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2588 Su Formiche raccontiamo – con la dovuta sintesi adeguata a quel sito – il convegno organizzato dal viceministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Riccardo Nencini, in quel di Firenze

Di seguito invece ecco tutto ciò che è stato detto dai presenti al dibattito sul tema “Regolamentazione dell’attività di lobby”.

Tutto esaurito al Palazzo Medici Ricciardi per ascoltare il dibattito sulla “Regolamentazione dell’attività di lobby” organizzato dal Viceministro per le Infrastrutture e i Trasporti Riccardo Nencini, che per l’occasione ha chiamato in Italia Tony Podesta, il “super lobbista” (cit. Newsweek) a raccontare “il modello americano di lobbying”

Dopo il saluto del padrone di casa, il Presidente della Provincia (ma quindi esiste ancora!) Andrea Balducci, il benvenuto a Podesta lo dà in un ottimo inglese Chiara Moroni, ex deputata PdL (da parlamentare ha presentato varie proposte sul lobbying) ed oggi docente di comunicazione e oggi lobbista, che spiega cosa sia e cosa forse debba essere l’attività di lobby, e racconta.

Perché in Italia non si è mai fatta [la regolamentazione del lobbying]? Innanzitutto la pressione più forte è arrivata sempre dall’apparato pubblico. Quando ad esempio in una mia proposta oltre agli obblighi per i lobbisti inserii anche diritti in termini di trasparenza (accesso agli atti, ecc.). A quel punto gli uffici della Camera si opposero affermando che per l’autodichia la Camera non poteva gestire il processo legislativo in totale trasparenza. Bene quindi la regolamentazione, ma si faccia però attenzione a non finire in un eccesso di regolamentazione, che rischierebbe di spingere a continui aggiramenti. Un approccio molto italiano: sappiamo che non sappiamo ben controllare e allora normiamo tutto. Ma è un sistema che non funziona, tanto meno nelle relazioni tra istituzioni e sistemi produttivi. Trasparenza e reciprocità sono le parole da cui partire, oltre a superare una diffusa cultura anti impresa, perché le imprese sono in grado di aiutare la politica a legiferare”.

Il guru dei lobbisti (definizione della moderatrice, la giornalista dell’Huffington Post Claudia Fusani) a Washington controlla tutto, è uno che conosce stanze e corridoi. Tra i suoi ultimi clienti anche il governo dell’Iraq. Ma più che dal Congresso Podesta sembra colpito dagli affreschi della splendida sala della Provincia.

L’Italia ha avuto un governo all’anno dal 1948, ma sono convinto che il Governo Renzi possa reggere, e possa davvero cambiare le cose. Ha ricevuto un mandato chiaro, simile a quello che ricevette Obama nel 2008: ‘Hope and Change’. Un messaggio davvero potente. Nei primi anni ’90 Tangentopoli cambiò completamente il sistema. Anche negli USA si parla continuamente del tema della corruzione, riferendosi anche al lobbying. A Washington ci sono 18.000 lobbisti registrati, qualcuno suggerisce che siamo come scarafaggi. A Roma non saranno così tanti. Il numero dei lobbisti sta crescendo ancora a DC e lo stesso sta accadendo nelle capitali degli Stati. Tutti hanno lobbisti: anziani, bambini, poveri, ricchi. Chiunque ha qualcuno che rappresenta i suoi interessi a Washington. La maggior parte dei lobbisti rispetta le regole, lavora in modo etico per conto dei soggetti che rappresentano. Ci sono ovviamente lobbisti corrotti, come c’è corruzione in ogni altra istituzione americana: dal mondo del business a quello della legge, dalla chiesa all’educazione. Nessun settore è puro. Gli USA stanno tentando di regolare il lobbying attraverso un sistema di disclosure, che obbliga i lobbisti a redigere un report su ogni cliente, con inclusa la cifra che ricevono per rappresentarli. L’Amministrazione Obama ha provato a dire che non avrebbe assunto alcun lobbista registrato. La conseguenza è stata che i lobbisti hanno smesso di registrarsi! Diventando persone quindi che non rispettano le regole, o che trovano scappatoie, ma che possono essere assunte dall’Amministrazione. Il capo dello staff era un lobbista sino ad un paio di giorni fa. E il numero dei lobbisti registrati per la prima volta ha iniziato a scendere, a dimostrazione che le riforme possono portare ad aggirare la legge. Un’area grigia è nel finanziamento della politica, un tema sul quale siamo passati attraverso riforme a ondate. Recentemente la Corte Suprema ha deciso di dare il via ai finanziamenti da parte di individui e corporation senza limiti”.

Podesta poi riparte dal Watergate: “Gola profonda disse a Woodward e Bernstein del Washington Post ‘Follow the money’. E anche oggi seguire i soldi è il modo migliore per capire alcuni passaggi politici. In Italia il rapporto tra soldi e politici a Roma esiste da millenni. Non so se l’esperienza americana possa essere di aiuto, ma la definizione di lobbying dovrebbe coprire tutto ed essere pienamente trasparente. Va evitato in ogni modo che ci sia una parte trasparente ed una no, tanto più per il finanziamento della politica, cosa che invece accade in America oggi”.

Claudia Fusani poi si perde nel parlare dei lobbisti, principalmente “ragazzetti che riportano”, che si appropinquano davanti alle Commissioni più gettonate (Bilancio, Industria, ecc.). Si dimentica però di dire che lei e i suoi colleghi fanno esattamente la stessa cosa, e come in realtà non sia quello il lobbying vero.

Palla al viceministro Nencini, che da presidente del Consiglio Regionale riuscì ad ottenere la prima (discutibile) norma italiana sul lobbying, per quanto diversa da quella che avrebbe voluto lui, e che ora ci riprova cercando di passare attraverso la riforma del Codice degli Appalti inserita in una legge delega in corso di discussione alle Camere.

Perché non si è normata l’attività di lobbying? Dobbiamo partire dall’ipocrisia delle due culture [cattolica e comunista] che hanno governato il paese per 50 anni. Due culture per le quali del profitto non si poteva parlare, e quindi anche l’interlocuzione ufficiale con il mondo degli affari era considerata disdicevole. Basti dare un’occhiata ai vecchi Statuti regionali, il cui unico riferimento all’impresa era quasi solo a quella cooperativa per la sua ‘funzione sociale’. Le lobby in Italia ci sono, hanno nome e cognome, ti chiedono appuntamenti e promettono regalie [ma chi incontra, signor viceministro? NdR]. Siamo ormai senza una norma sul finanziamento pubblico della poltiica, oggi ancora più impellente. Senza finanziamento pubblico l’unico modo per i partiti di finanziarsi è rivolgersi ‘al mercato’. È quindi necessario rendere trasparente il sistema. Che fare? Per rendere trasparente il percorso ci sono varie modalità. A Camera e Senato ci sono varie proposte, una anche mia. La trasparenza è quindi in testa agli obiettivi, a pari merito con le ‘pari opportunità’ di accesso delle diverse lobby. Va superato il concetto di Governo amico. Guardate come è aumentato il numero dei decreti legge e l’apposizione della fiducia. Un sistema che restringe n gran parte al solo Governo, ai ministri, la normazione. Ma mettere la fiducia su un atto, l’atto uscito dall’organo decisore non è modificabile. Di conseguenza devi intervenire prima, sul Governo. C’è chi può? Certo che c’è, e spesso non chiede nemmeno per favore. È necessario avere un Registro, anche se – come ha spiegato Podesta – negli USA il numero dei lobbisti registrati sta diminuendo. Rispetto all’esperienza USA vanno quindi fatti dei correttivi, accompagnati da un’approfondita analisi dell’impatto della norma [ma l’AIR non esiste già? NdR].

Poi Nencini inizia a parlare in toscano e in terza persona, in omaggio a Benigni: ‘Pole non pole un alto dirigente incontrare un’impresa? E se pole, come pole’, facendo riferimento agli alti burocrati dello Stato. Perché la cosa da regolamentare non è l’incontro del Nencini, in quanto senza regolare l’incontro dell’alto burocrate – che resta lì anche quando il Nencini se ne va – non serve. Vanno quindi create, anche meglio applicando Codici Deontologici che già esistono, norme più accuminate. Il codice degli Appalti certo non esaurirà il tema della regolamentazione delle lobby, che dovrà coordinarsi con le proposte in Parlamento, ma in ogni caso  dimostra che il tema è nell’agenda del governo Renzi. ”.

Claudia Fusani ricorda come il tentativo di Enrico Letta fu bloccato in Consiglio dei Ministri “dopo aver sentito le grandi imprese” (non è andata proprio così…). Inevitabile quindi la chiamata in causa di Patrizia Rutigliano (Direttore Relazioni Istituzionali e Comunicazione di SNAM, e presidente di FERPI) che ricorda subito a quanti codici e procedure debbono seguire le imprese, specie quelle grandi, nelle loro operazioni.

Codice etico, normativa ex 231, compliance, procedura rapporti PA, procedura sponsorizzazioni, Anti Bribery Act, Anti-Corruption Act. Inoltre ci sono controlli e audit continue. Sono tutte regole che dovrebbero essere seguite con lo stesso rigore al decisore pubblico. Ciò che infatti ha portato non arrivare mai ad una decisione – ricordando ad es. il caso del ddl Santagata – è stata sempre l’opposizione del decisore pubblico, che deve prendere una decisione ma farlo in maniera trasparente. Reciprocità è la parola giusta. Il problema è dalla parte del pubblico. Servono regole per l’accesso alla professione. Un processo trasparente poi porta ad una riduzione dei tempi di decisione. Infine, se tutto fosse trasparentemente accessibile via web si avrebbe un forte snellimento burocratico. Il digitale e i rapporti istituzionali sono i servizi più richiesti dalle imprese”.

Ralph Fassey, amministratore delegato di Lundbeck Italia, società farmaceutica.

Dobbiamo facilitare i rapporti non coi politici, ma nel nostro caso con un’agenzia che regola i farmaci, che non consente il contatto con le singole aziende. Il farmaceutico fa il 70% della ricerca mondiale, e se stiamo bene e viviamo più a lungo è grazie a questi investimenti. Ci sono fabbisogni sanitari pazzeschi sulle malattie più diverse, campi dove non c’è la cura definitiva. I nostri farmaci, fortemente regolamentati, hanno bisogno di 12 anni per arrivare sul mercato, con un costo di ricerca di circa un miliardo di euro. Fatta la registrazione europea, il problema poi arriva in Italia, che rivaluta tutto e poi decide sulla rimborsabilità. In questo processo, gestito dall’AIFA, è vietato ogni confronto tra i 12 esperti delle agenzie e i rappresentanti delle aziende. Un sistema ottuso! Gli esperti non possono essere ‘tuttologi’, e quindi ci sono dei buchi nelle competenze della Commissione Unica del Farmaco, gente scelta per motivi politici e anche per ‘assenza di conflitti di interessi’ con le aziende. Ma le aziende lavorano solo coi migliori, non come persone medie. Dopo la CUF tocca alle Regioni, dove le competenze peggiorano ancora. Serve quindi l’accesso delle aziende per spiegare il lavoro di ricerca fatto. Negli altri paesi si parte dal via libera dell’EMA (diretta dal prof. Rasi), l’autorità europea che definisce con le aziende già i protocolli di sviluppo clinici. Un’operazione anche a rischio per le aziende, ma necessario. Un lavoro che viene fatto a livello UE, ma anche in Spagna, Francia, Germania, ecc. Le autorità lì debbono incontrare le aziende per conoscere il farmaco. In Italia mi sono ritrovato di fronte un noto farmaco-economista che mi ha detto ‘ho letto su internet questa mattina che il vostro farmaco non è un granché’. Ecco ciò che ci ritroviamo davanti. Il dialogo, a livello nazionale e locale, è alla base di ogni processo. Basta poco”.

Dopo la Moroni ecco un altro esempio di revolving door con Simone Crolla, Consigliere Delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy e per breve tempo deputato nella scorsa legislatura.

Sono un lobbista, e non è una colpa. Lo sono perché nello statuto della mia organizzazione c’è scritto che devo fare gli interessi delle aziende americane iscritte, rappresentandole nei confronti delle istituzioni italiane. Vedo lobbisti in sala, ma secondo la legge Severino potremmo avere dei problemi di traffico di influenze! Corruzione e relazioni sbagliate non c’entrano nulla con la lobby, gli Appalti non c’entrano. Gli americani parlano infatti di ‘disclosure’, trasparenza. Ben venga quindi il Registro. Il rischio regolatorio in Italia è un documento dell’AmCham che abbiamo redatto con le aziende iscritte. Gli investitori sentono che il peso della regolamentazione è cresciuto in maniera esponenziale, e tutte sentono la necessità di dotarsi di lobbisti. Le aziende americane dicono che il decisore pubblico è il secondo maggior elemento ad influire il business. Si devono prevenire certi fenomeni. Perché non dovrebbe esserci un Albo dei lobbisti? Sono persone che rappresentano interessi in maniera trasparente. In America tutto ciò è previsto addirittura nel I Emendamento del Bill of Rights, la liberta di espressione [poi cita la frase apocrifa di Kennedy, Ndr]. Perché il Parlamento non ha mai preso una decisione? È la conseguenza della perdita di credibilità della politica, che non decide. La proposta Nencini è però un ottimo punto di partenza.”

Simone Bemporad (Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne del Gruppo Generali).

Il problema è culturale. Non si possono imporre regole che fanno parte di altre culture. Il presidente americano Ulysses Grant si riferiva alle persone che lo aspettavano nell’ingresso [lobby in inglese] dell’hotel Willardt di Washington come “quei maledetti lobbisti“, probabilmente dando origine al termine come lo intendiamo oggi. Oggi il lobbista non rappresenta solo la grande impresa, ma ce l’hanno tutti, come in America, come ha ben spiegato podesta. Usciamo dall’astrazione negativa del termine. Serve ad avvicinare la politica alla società: si pensi a Greenpeace, potentissima dal punto di vista lobbistico sui suoi temi. Regolamentare le lobby è fondamentale, istituzionalizzarlo vuol dire al rispondere al bisogno di una politica più vicina ai bisogni della società. Cosa impedisce farlo in Italia? Intanto la trasparenza del processo decisionale a tutti i livelli. C’è il tema dei grandi valori condivisi oltre gli interessi particolari. L’ideologia prevale sempre. Ecco, recuperare – come fanno gli USA – certi valori condivisi diverrebbero un ostacolo ad ogni distorsione derivante dagli interessi particolari. C’è poi l’invadenza eccessiva della magistratura, al sua tendenza a criminalizzare. Difficile partecipare a dei sistemi in cui fare la compliance diventa un qualcosa su cui la magistratura poi accende i riflettori, come dimostrato da episodi su cui si sono aperte indagini senza bisogno o solo per bisogno di visibilità di alcuni. Un problema è anche l’incertezza del concetto di sanzione, che vanno applicate velocemente. Servirebbe forse un sistema con meno controlli non dovuti e sanzioni certe e veloci. Si ricordi che negli USA chi viola le regole finisce in prigione e in rovina. Il tema culturale è fondamentale. Cultura ce n’è poca e di regole ancora meno, proviamo almeno a partire da queste. Un ottimo esempio è quello delle autorità (Agcom, Agcm, Consob, ecc.) che decidono, ma non muovono un passo se non hanno prima sentito l’opinione dei soggetti su cui poi si riverserà la loro decisione. ”.

Prossima puntata a Milano, a dicembre, in cui Nencini annuncia che presenterà il primo “lavorato” di un organo costituzionale.

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Nencini vuole regolamentare le lobby per la seconda volta http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/nencini-lobby-appalti/ Thu, 02 Oct 2014 08:00:36 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2572 È convinto di farcela il Viceministro alle Infrastrutture a regolare – con dei limiti – l’attività di lobbying in Italia. Del resto ci è già riuscito una volta per primo – sempre con dei limiti – quando era presidente del Consiglio Regionale della Toscana.

Riccardo Nencini, segretario PSI, senatore, è Vice Ministro alle Infrastrutture e Trasporti del Governo Renzi, e nel suo ruolo che lo vede driver della riforma del Codice degli Appalti sta cercando di arrivare ad un qualcosa che oltre 60 progetti di legge (e un ddl governativo a firma Santagata, governo Prodi II) in 37 anni non sono riusciti ad ottenere: regolamentare le lobby (per le quali alcune regole peraltro già esistono, basterebbe che lo Stato le applicasse).

NORME SUL LOBBYING: LIMITI E TEMPISTICHE

L’ambito, appunto, è limitato, dato che il ddl delega su cui poi il Governo dovrebbe lavorare. La tempistica? “Il ddl delega sulla riforma degli appalti che avuto il via dal Governo lo scorso 29 agosto andrà a breve al Senato, dove dovrebbe speriamo possa essere approvato entro novembre, per poi passare alla Camera e aver l’ok entro aprile. Puntiamo ad emanare il decreto legislativo entro l’autunno 2015”.

Ma la delega non pone dei limiti al tipo di regolamentazione che si vuole ottenere?

Certamente la normativa sarà limitata al tema della delega, sarà un primo approccio, ma faremo un lavoro per gettare trasparenza sui processi. L’idea è quella di consentire tutti gli operatori di essere messi alla pari in partenza, di poter contribuire ai processi normativi, senza che ci siano dei privilegi informativi”.

Pochi giorni fa la presidenza del Consiglio ha affidato la delega sulle lobby al ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme, mentre al Senato si stanno accorpando i vari ddl (se ne attende uno, che si vocifera interessante, di Laura Puppato del PD) ed è stato nominato relatore del provvedimento il senatore ex M5s, Francesco Campanella (ora nel Gruppo Misto, con la componente ‘Italia lavori in corso’). Non si rischia un’inutile sovrapposizione?

Assolutamente no. Stiamo cercando di avviare un percorso che si integrerà poi perfettamente con un’eventuale normativa più ampia”.

LE REGOLE

A lavorare sul tema lobby con Nencini c’è una commissione di studio istituita ad hoc al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che avrebbe individuato alcune priorità da inserire nella norma addivenire: l’istituzione di un registro pubblico dei portatori di interesse; la previsione di criteri oggettivi per l’iscrizione al registro; la fissazione alcuni criteri di reciprocità nell’acquisizione, accesso e scambio di informazioni; l’analisi preventiva di impatto ‘pubblico’ delle normative (peraltro già prevista dalla normativa AIR, mai del tutto applicata); trasparenza nell’accesso dei portatori di interessi. Una serie di punti che sembrano rispecchiare – almeno per quanto fuoriuscito – quelli del suo disegno di legge del 2013, considerato anche dagli operatori del settore un’ottima base di lavoro.

OBBLIGHI ANCHE PER I DECISORI

Ci saranno anche obblighi per i decisori pubblici?

Certamente sì. Dovranno attenersi alla norma e rapportarsi solo con i soggetti iscritti. Chiunque ricopra un ruolo istituzionale, se riceve un lobbista, dovrà annotare su un registro apposito tutto su quell’incontro: chi era, chi rappresentava e cosa chiedeva la persona ricevuta”.

Proprio su questo punto, ricordiamo, si areno in un Consiglio dei Ministri dell’estate 2013, la proposta che sarebbe dovuta uscire dal Governo Letta. In prima fila ad opporsi a questo tipo di obblighi c’era l’allora Ministro dell’Agricoltura e oggi capogruppo NCD, l’on. Nunzia De Girolamo, che parlò addirittura di “legge sovietica”, e che fece in modo di non dare seguito al primo esperimento di norme sul lobbying avviato dal suo predecessore al MIPAAF, Mario Catania.

Nencini ha già regolamentato una volta le lobby, in Toscana, prima Regione italiana nel 2002, seguita poi da Molise e Abruzzo e Molise, anche se da più parti sulla norma sono piovute critiche, essendo rivolta solo alle associazioni, ed escludendo quindi aziende e consulenti.

“In realtà la mia proposta era assai diversa. Il Consiglio Regionale ha poi deciso di procedere in quel modo. Si è scontato anche un certo approccio ideologico di vedere le lobbies”.

IL CONVEGNO, SABATO 4 OTTOBRE

E proprio in Toscana, a Firenze, sabato 4 ottobre [vai alla locandina della conferenza] Nencini si siederà  intorno ad un tavolo – moderato dall’ex deputato (nel 2006 presentò anche una proposta sul lobbying) ed oggi docente di comunicazione politica  Chiara Moroni – con lobbisti tra i quali Tony Podesta (fondatore del Podesta Group), Patrizia Rutigliano (Direttore Relazioni Istituzionali e Comunicazione di SNAM, e presidente di FERPI), Simone Bemporad (Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne del Gruppo Generali), Simone Crolla, Consigliere Delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy e per breve tempo deputato nella scorsa legislatura. Con loro ci saranno anche l’on. Mariastella Gelmini, Vice Presidente Vicario del Gruppo Parlamentare FI della Camera e – principalmente – l’on. Luca Lotti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e uomo tra i più vicini a Matteo Renzi. Un tavolo di grande livello in cui si parlerà di regolamentazione dell’attività di lobbying proprio in vista delle nuove norme.

LOBBY CHE FRENANO

Un convegno che però sembra presentare una sedia vuota. I consulenti, che rappresentano una fetta importantissima del lobbying in Italia, e che da anni si battono per ottenere regole. Da alcune parti però viene adombrata l’idea che alcuni lobbisti, principalmente quelli facenti capo ad aziende partecipate dallo Stato o ex monopoliste, frenino di fronte ad ogni tipo di regolamentazione complessiva per così mantenere una sorta di rendita di posizione (a cominciare da privilegi esemplari quali il tesserino di accesso al Parlamento garantito) nei rapporti con la politica.

“Lei è un peccatore impenitente” [intendendo a pensare male, NdR], risponde non rispondendo – ma nemmeno smentendo – il Viceministro Nencini, che però rassicura. “Ma questo è solo il primo convegno che il Ministero terrà sul tema, ne seguiranno altri presto cui faremo intervenire anche i consulenti, certamente. L’obiettivo finale è quello di regole che portino trasparenza e pari condizioni per tutti”.

ORIANA E “DAGLI AMICI MI GUARDI IDDIO”…

Nel suo bellissimo “Intervista con la storia” Oriana Fallaci – di cui Nencini fu amico, pubblicando anche un libro su di lei, “Morirò in piedi” – scrisse: “Pietro Nenni [leader storico del PSI, NdR] sarebbe stato uno splendido presidente delle Repubblica, e ci avrebbe fatto bene averlo al Quirinale. Ma non glielo permisero, non ce lo permisero. I suoi amici prima ancora dei suoi nemici”. Ecco, si spera che ad un altro socialista, Nencini in questo caso, che le regole le farebbe e bene, non sia impedito a proprio dagli “amici” di arrivare all’obiettivo.

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Governo: Nencini, si studia regolamentazione attività lobby http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/nencini-lobby-priorita/ Wed, 03 Sep 2014 20:30:07 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2415 Si e’ tenuto oggi a Roma, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, un incontro tra il vice ministro, Riccardo Nencini e i direttori delle relazioni istituzionali di alcune tra le piu’ importanti aziende e multinazionali che operano nei settori economici e commerciali italiani. Tema al centro del ‘tavolo di lavoro’, un confronto proficuo e costruttivo sulla regolamentazione dell’attivita’ di lobbying e della rappresentanza dei portatori di interessi.

Nencini aveva previsto, con la commissione di studio istituita ad hoc al Ministero dei Trasporti, alcuni aspetti innovativi nella riforma del nuovo codice degli appalti, tra i quali proprio un quadro di regolamentazione volto a rendere ‘trasparente’ la partecipazione dei portatori di interessi nell’ambito dei processi decisionali legislativi. Tra le priorita’ individuate figurano: l’istituzione di un apposito pubblico registro di iscrizione dei portatori di interesse – per rispondere all’esigenza di garantire la trasparenza dei processi decisionali nel rapporto tra questi e legislatore – e la previsione di criteri oggettivi per l’iscrizione al registro; fissare alcuni criteri di reciprocita’ nell’acquisizione, accesso e scambio di informazioni sulle quali fondare scelte consapevoli; l’analisi preventiva di impatto ‘pubblico’ delle normative; trasparenza nell’accesso dei portatori di interessi ai lavori parlamentari nell’iter formativo delle norme.

Fonte: MF DowJones

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Nel codice degli appalti spunta una norma per legalizzare le lobby (Corriere della Sera) http://www.lobbyingitalia.com/2014/06/nel-codice-degli-appalti-spunta-una-norma-per-legalizzare-le-lobby-corriere-della-sera/ Mon, 16 Jun 2014 18:26:58 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2472 (Virginia Piccolillo) In settimana la bozza con le nuove regole per gli appalti. Renzi: Orsoni a casa, esempio per gli altri

Norme per ridurre le stazioni appaltanti, revisione del sistema di qualificazione di impresa, più trasparenza sui subappalti. Ma, a sorpresa, anche la legalizzazione delle lobby. Eccola la bozza del nuovo codice degli appalti, annunciato dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi come una delle contromisure che il governo intende adottare per evitare altri scandali Mose, la tangentopoli dell’impianto contro l’acqua alta a Venezia.

Liquidato dal premier Matteo Renzi il sindaco Giorgio Orsoni («È uno di noi? Ha sbagliato? Bene, a casa. E che serva da esempio anche agli altri» ha detto ieri il leader pd), ora si punta a varare in fretta misure che facciano archiviare questa vicenda. Ma con quali esiti? Dipenderà da cosa verrà inserito nei provvedimenti.

La revisione del codice degli appalti è uno dei punti chiave. La bozza è già pronta. In questa settimana verrà presentata ai gruppi parlamentari, alle parti sociali, all’Ance e a Confindustria, per le ultime limature. Per poter poi approdare al Consiglio dei ministri entro luglio. E Riccardo Nencini, viceministro delle Infrastrutture e segretario nazionale del Psi, che ha avuto la delega a riguardo ancor prima che esplodessero i casi Mose ed Expo, e ci lavora da Aprile, ci anticipa i punti salienti. A partire da una norma destinata a far discutere: la regolarizzazione delle lobby.

Spiega Nencini: «Faremo in modo che i gruppi di pressione vengano alla luce del sole». Come? «Chiunque ricopra un ruolo istituzionale, se riceve un lobbista, dovrà annotare su un registro apposito tutto su quell’incontro: chi era, chi rappresentava e cosa chiedeva la persona ricevuta. Attualmente non c’è nessuna legge che regola questa attività, se si esclude quella della Toscana del 2001. Si tratta di mettere sulla stessa linea di partenza le aziende. Almeno dal punto di vista dell’informazione, ed evitare che chi è più vicino al governo possa trarne vantaggio». Ai dubbi se sia il caso di rendere la vita più facile alle lobby, il viceministro risponde così: «Lo fanno già ed è ipocrita non tenerlo presente. Gli Usa hanno deciso di renderli trasparenti».

Nel testo della bozza, oltre allo stop alle deroghe, e la revisione del sistema di qualificazione delle imprese, anche il débat public: il coinvolgimento dei cittadini sulle Grandi opere con campagne informative sul territorio. Esclusa la possibilità di dire «no»: «Il decisore alla fine resta lo stesso. Ma se ci fosse stata sui lavori Tav, non avremmo evitato i black-block, però la popolazione sarebbe stata informata in tempo utile sui pro e i contro per valutare da sola l’impatto», chiarisce il viceministro. Ci sarà anche una riduzione delle 36 mila stazioni appaltanti per il milione di appalti banditi ogni anno.

Ma non è tutto. Si punterà alla prevenzione dello sperpero con due diligence . A partire dal Mose. «Leggiamo di costi per sovrafatturazioni. Ma il ministero deve ancora erogare fondi. Bisogna capire se sono congrui, alla luce di quanto emerge, o se possono essere tagliati — conclude Nencini —. Io lo farei».

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Orlando: “Contro la corruzione regolamentare le lobby” (Il Messaggero) http://www.lobbyingitalia.com/2014/05/orlando-contro-la-corruzione-regolamentare-le-lobby-il-messaggero/ Tue, 20 May 2014 08:08:02 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2406 «Legge Severino inattuata per la parte sulla prevenzione servono nuove norme per superare l`opacità dei faccendieri» – Intervista a Andrea Orlando di Silvia Barocci – Il Messaggero

Un regolamento “ad hoc” sulle lobby, per «superare il grado di opacità» di faccendieri che, nel caso Expo, sono stati veicolo di tangenti, e anche per «rompere con individui di altre stagioni» come Frigerio e Greganti. Il Guardasigilli Andrea Orlando, sta contando le (poche) settimane che lo separano dalla presentazione della riforma della giustizia. Gli uffici sono al lavoro per dare una stretta ai reati economici con l`introduzione dell`autoriciclaggio.

Ministro, cosa ha pensato quando ha saputo degli arresti dei soliti vecchi noti di Tangentopoli? E` il segno di un fallimento della politica o di un vuoto delle norme anticorruzione?

«Non ritengo che ci sia un vuoto normativo ma che siamo di fronte all’inattuazione della legge Severino sulla prevenzione. Questa vicenda dimostra che ci sono tutti gli strumenti per l`indagine e per l’intervento penale. Piuttosto, il tema centrale è il tentativo di condizionamento che cordate sempre più trasversali operano sui poteri pubblici rivolgendosi non tanto alla politica, come un tempo, quanto alla burocrazia, dove oggi si colloca il potere».

Lei le chiama “cordate”, altri lobby. E se venissero regolamentate anche in Italia, come accade all`estero?

«Distinguiamo, nel caso degli appalti la pubblica amministrazione deve applicare la legge, non “trattare” con gli interessi particolari coinvolti. In generale questo è un dato su cui riflettere. In un quadro in cui la rappresentanza degli interessi resta non regolamentata e non portata a trasparenza, si spiega anche il perché alcuni si affidino a figure dalla natura indefinita. Non sono più politici, non sono manager: sono persone che hanno una pratica con i palazzi del potere e con la burocrazia. Probabilmente una disciplina di questo tipo di attività consentirebbe di superare le opacità e di rompere con individui di altre stagioni».

Questo significa che la riforma di giugno affronterà anche questo aspetto delle lobby?

«Non credo che sia un tema di cui si debba occupare prevalentemente il ministero della Giustizia. Se vogliamo riportare alcuni fenomeni al fisiologico, allora l`aspetto più rilevante non è quello sanzionatorio, altrimenti rischieremmo di affrontare solo l`aspetto patologico. Se c`è un ragionamento da fare sulle lobby, credo che sia bene che venga sviluppato insieme ai ministeri interessati, come Sviluppo Economico e Funzione Pubblica».

Non teme che il conferimento di maggiori poteri al presidente dell`Anticorruzione, Cantone, sia un modo per consentire al governo di arrivare al 2015 con una “faccia pulita” ma dopo aver lasciato fuggire i buoi dalla stalla?

«Ancora una volta si tratta, purtroppo, di rincorrere un`emergenza, rappresentata dalla situazione di affanno nella quale si lavora per l`Expo. L`auspicio è che l`eccezionalità sia progressivamente assorbita nell`ambito del fisiologico funzionamento dell`Authoríty: se il sistema della prevenzione capillare funzionerà a pieno regime, in futuro non ci troveremo in condizioni analoghe».

In giugno è prevista la riforma della giustizia, a partire dalle norme su autoriciclaggio e falso in bilancio. Al Senato, però, è in discussione il ddl anticorruzione di cui è relatore D`Ascola. Il governo presenterà emendamenti o un autonomo ddl?

«Tra criminalità economico-mafiosa e fenomeni corruttivi di vario genere i confini sono sempre più labili e sono in grado di condizionare il mercato. Non dobbiamo reinventare il sistema, perché la legge Severino è un punto di partenza importante. Dobbiamo integrarlo. La prima e più urgente misura è quella dell`autoriciclaggio. Chiameremo a un confronto tutti coloro che hanno promosso iniziative su questo fronte per ricondurle all`unità. Naturalmente, non possiamo precludere la possibilità di andare avanti con progetti di legge già in intinere. Se necessario, nei diversi passaggi, rappresenteremo in modo formale il punto di vista del governo».

E la prescrizione? Anche la riforma della legge ex Cirielli, che nel 2005 aveva tagliato i tempi che fanno “morire” i processi, sarà pronta in giugno?

«Non credo che proporremo un testo di dettaglio, come invece saremo in grado di fare per autoriciclaggio e reati economici. I tempi non saranno gli stessi. Ma vorrei che quando si andrà a ragionare sull`approvazione dei nuovi reati in ambito economico, ci fosse già un confronto avviato sul tema della prescrizione. Così com`è, non funziona. Troppi processi sfumano nel nulla. Partiremo dal lavoro della Commissione presieduta dal professor Fiorella (stop al decorso della prescrizione dopo la condanna di primo grado, ndr)».

La riforma di giugno, allora, avverrà con più disegni di legge?

«Sì, e una parte, come quella sull`abbattimento dell`arretrato civile e sul personale amministrativo, sarà per decreto».

Renzi ha detto che sull`Expo ci mette la faccia. Lei su cosa intende metterla?

«Sull`organizzazione e sugli organici degli uffici. Il tema dell`efficienza della macchina è stato trascurato in un quadro in cui si è guardato alle norme come alla soluzione dei mali».

Il 28 maggio è il termine ultimo concesso da Strasburgo per superare l`emergenza carceri. Confida in una proroga?

«Mi aspetto che siano apprezzati i tangibili risultati che stiamo ottenendo con un lavoro incessante. Non ci sono più detenuti ristretti in uno spazio inferiore ai tre metri quadrati, i numeri sono scesi al di sotto dei 60mila, e ci sono nuove leggi che incideranno sul loro decremento. Inoltre, abbiamo siglato protocolli con le Regioni per i detenuti tossicodipendenti e accordi internazionali per il rimpatrio degli stranieri. Ma alla base di tutto c`è la volontà di ripensare qualitativamente il modello penitenziario».

Fonte: Il Messaggero

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