Franco Spicciariello – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 09 Aug 2016 08:16:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.4 Le “lobby” sono il solito paravento per una politica debole e non trasparente | Il Foglio http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/le-lobby-sono-il-solito-paravento-per-una-politica-debole-e-non-trasparente-il-foglio/ Sat, 02 Apr 2016 07:58:59 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3213 Perché i parlamentari si nascondono dietro un nome indefinito che evoca mostri lontani e imprendibili per scaricare le proprie responsabilità

di Pier Luigi Petrillo

Ecco, ci risiamo: è colpa delle lobby. Sul Foglio la senatrice Linda Lanzillotta (Pd) ha ammesso perlomeno che le cosiddette lobby avranno sì frenato il disegno di legge Concorrenza, bloccato da un anno in Parlamento, ma anche la flemma della politica ha avuto un ruolo. Effettivamente, non mi risulta che le lobby abbiano occupato il Parlamento, si siano sostituite ai deputati di maggioranza e abbiano votato emendamenti a loro favorevoli. Mi risulta, invece, che siano stati i deputati di maggioranza a presentare emendamenti a favore di certe lobby e a votarli a maggioranza (appunto).

Il disegno di legge sulla Concorrenza non è il frutto di una elucubrazione accademica ma la conseguenza naturale, in un sistema democratico, della precisa scelta politica della maggioranza che sostiene il governo; una scelta indirizzata a sostenere taluni ordini, corporazioni (anche micro), settori produttivi del paese in situazione di sostanziale monopolio. Badate bene, si tratta di scelte legittime che qui non si contestano. Ciò che si contesta è che, come al solito, ci si nasconde dietro un dito e quel dito ha un nome indefinito che evoca mostri lontani e imprendibili: le lobby, appunto! E’ colpa delle lobby se non si fanno le liberalizzazioni; colpa delle lobby se il paese ristagna in paludi ottocentesche; sono le lobby a impedire riforme strutturali.

 

Il grande merito del governo Renzi è stato quello di dimostrare che non è così; all’opposto Renzi ha dimostrato che se c’è la volontà politica è possibile superare ogni lobby e fare davvero ciò che si è promesso di fare. Il presidente del Consiglio ha ottenuto ciò che voleva in materia di lavoro, banche, assicurazioni, perfino di riforme costituzionali ed elettorali: ha vinto su lobby temibili e inarrivabili fino a qualche tempo fa, come i sindacati (o i professori di diritto costituzionale, categoria alla quale appartengo). La maggioranza in Parlamento ha dimostrato di poter approvare in poche settimane leggi molto contrastate da talune di queste lobby. Il dato, quindi, è uno solo: in questo caso e in materia di concorrenza e di liberalizzazione, la maggioranza ha deciso da che parte stare, ha espressamente deciso di assecondare talune lobby (quelle dell’immobilismo: dai soliti tassisti agli albergatori confederati) contro altre (quelle dei consumatori, per esempio). Per non ammettere questo dato di fatto, così evidente da sembrare davvero stucchevole ogni polemica sull’articolo di Giavazzi del Corriere di qualche giorno fa, ci si nasconde dietro al consueto paravento: le lobby, queste sconosciute, brutte, sporche e cattive.

 

E per mantenere in vita il paravento, dietro cui la politica si nasconde, non viene approvata alcuna regolamentazione del lobbying: proprio in occasione del ddl Concorrenza, alcuni senatori hanno provato a proporre qualche norma ma sono stati prontamente stoppati. Non possono essere approvate, infatti, norme che rendano trasparente l’azione dei lobbisti perché altrimenti cadrebbero gli altarini e si scoprirebbe ciò che tutti sanno: ovvero che laddove la politica è fragile e mancano indicazioni chiare, i parlamentari si sentono liberi di assecondare le lobby a loro più vicine (magari perché ne finanziano la campagna elettorale) perché sanno che, nell’oscurità che circonda il mondo delle lobby, non sarà mai colpa loro, non dovranno mai rendere conto delle loro scelte a nessun elettore (gli inglesi direbbero accountability). L’assenza di una legge sulle lobby impedisce all’elettore di comprendere cosa c’è davvero dietro l’emendamento presentato dal singolo deputato, quale interesse e chi l’ha redatto; impedisce di sapere chi paga e per cosa.

 

Ma Renzi potrebbe battere un colpo e chiedere conto di taluni voti in Senato che hanno affossato il ddl concorrenza col parere favorevole del rappresentante del Governo, per stupire tutti con uno dei suoi colpi di genio: presentare un maxi emendamento che sostituisce per intero questo feticcio di legge e, in un colpo solo, liberalizzare settori bloccati da secoli e sciogliere così corporazioni così vetuste da essere superate dai fatti (oltre che dal mercato). In ogni caso, in un sistema democratico come il nostro, non sarà mai colpa delle lobby ma della politica (debole, fragile, succube) che le asseconda.

 

di Pier Luigi Petrillo, Professore di Teoria e tecniche del lobbying, Luiss

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Puppato (PD): Dimissioni Guidi, subito legge sulle lobby http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/puppato-pd-dimissioni-guidi-subito-legge-sulle-lobby/ Fri, 01 Apr 2016 07:29:54 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3206 Il caso del Ministro Guidi rende ancora più urgente la necessità di una legge di regolamentazione delle lobby

È urgente far ripartire il dibattito parlamentare sul ddl sulla regolamentazione delle lobby, fintanto che non avremo una legge chiara continueranno ad esistere zone d’ombra e casi come quello che ha coinvolto la ex-Ministra Guidi purtroppo si ripeteranno.

Ci sono alcuni disegni di legge fermi in Commissione Affari Costituzionali, tra cui uno depositato da me che ha avuto apprezzamenti da docenti della Luiss e da giornali specializzati, poi il discorso si è arenato a causa della Riforma Costituzionale che ha occupato notevoli spazi, ma è fondamentale riprenderlo subito. Sono le stesse società di lobbying a chiederci una regolamentazione, per poter svolgere il proprio lavoro in maniera trasparente ed efficace.

L’azione di lobbying è associata culturalmente al malaffare, invece correttamente regolamentata, come già molti paesi occidentali hanno fatto, difende interessi legittimi e contribuisce alla formazione di leggi più complete e giuste.  Non possiamo trovarci, come ho più volte denunciato, con le pressioni delle più diverse e imprecisate figure ad attenderci fuori dalle porte delle commissioni, o venire sollecitati telefonicamente ad attivare questo o quel provvedimento, sempre col timore di parlare con la persona ‘sbagliata’, dobbiamo lavorare nelle istituzioni a testa alta, nella trasparenza e correttezza anche formale che solo un registro presso ANAC dei lobbisti può dare. La maggior parte di queste, va detto, sono iniziative lodevoli, volte a difendere o a promuovere iniziative di interesse comune, ma finché non avremo una legge sarà difficile dividere tra questi e chi invece cerca di spingere interessi particolari e poco trasparenti.

Fonte: http://goo.gl/p773a4

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Lobby nel ddl Concorrenza, vincitori e vinti http://www.lobbyingitalia.com/2015/10/lobby-nel-ddl-concorrenza-vincitori-e-vinti-ansa/ Thu, 08 Oct 2015 13:17:43 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2980 Farmacie, professioni ed rc auto fra i settori liberalizzati. L’Aula della Camera ha approvato il ddl Concorrenza. Il testo, approvato a Montecitorio con 269 voti a favore, 168 contrari e 23 astenuti, passa al Senato.

E’ la prima legge annuale sulla concorrenza comincia a rimuovere alcuni ostacoli al mercato, andando incontro alle esigenze dei consumatori, ma, denunciano le opposizioni, deve ancora fare i conti con i paletti e i freni delle lobby. Tanti i settori coinvolti dal provvedimento che ha concluso il primo passaggio parlamentare alla Camera e ora passa al Senato. Dalle farmacie ai professionisti (avvocati, notai e ingegneri), dal turismo alle assicurazioni, dalla posta all’energia. C’è chi vince, chi perde e chi ha accettato delle mediazioni.

STOP A PARAFARMACIE, NON POTRANNO VENDERE MEDICINALI FASCIA C: Nessuna liberalizzazione per i farmaci non salvavita e a carico dei cittadini che non potranno essere venduti nelle parafarmacie e nei corner dei supermercati, ma resteranno esclusivamente nelle farmacie. Le novità in questo settore riguardano invece il via libera alle società di capitali che potranno diventare titolari delle farmacie, con l’unico limite di non avere tra i soci medici, informatori scientifici e produttori di farmaci. “Sostenere l’ingresso nella proprietà delle farmacie di chi non è farmacista significa umiliare e negare la professione alla maggioranza dei farmacisti laureati“, commenta Davide Gullotta, presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane. Apprezzamento e soddisfazione arriva invece da Federfarma, “la Camera ha riconosciuto il valore sociale e sanitario della farmacia e la necessita’ di far prevalere la tutela della salute dei cittadini“.

TURISMO, ELIMINATO IL ‘PARITY RATE’ PER GLI ALBERGHI: aumenta la concorrenza tra le imprese turistiche offline e online. Gli alberghi potranno offrire le proprie strutture a prezzi più bassi rispetto a quelli dei portali online. Saranno infatti nulle le clausole di ‘parity rate’ che vincolavano precedentemente le imprese turistiche locali ai colossi del web. Una decisione “che da’ ragione al mercato e al buon senso“, secondo Federalberghi. Si tratta invece di “un danno per i consumatori, ma soprattutto per i piccoli alberghi” e di “una scelta contro il mercato unico digitale“, per Booking.com.

OK A SOCIETA’ AVVOCATI, MA 2/3 DI PROFESSIONISTI: Il capitolo si apre con l’ok all’esercizio della professione forense anche per le società di persone, capitali e cooperative. Ad una condizione: il numero dei soci professionisti e la loro partecipazione al capitale sociale deve determinare la maggioranza di due terzi. Il Consiglio nazionale forense collaborerà con il Mise “allo studio di soluzioni riguardanti l’avvocatura volte a risolvere eventuali criticità“. L’Associazione nazionale avvocati italiani ritiene invece che la presenza di soci di capitale non professionisti “finirà per eludere la normativa tassativa sulla libera professione di avvocato introducendo strumenti elusivi che finiranno per favorire grandi soci di capitali“.

AUMENTANO I NOTAI, SALTA LA PORTABILITA’ DEI FONDI PENSIONE: i notai restano indispensabili anche per gli acquisti di minor valore. Gli avvocati infatti non potranno autenticare gli atti di compravendita di immobili non residenziali (non case quindi, ma box e negozi) dal valore inferiore ai 100 mila euro. Inoltre, ci sarà un notaio ogni 5.000 abitanti e non più ogni 7.000. Salta invece la portabilità dei fondi pensione: previsto però un tavolo di confronto per avviare un processo di riforma del settore.

RC AUTO, PIU’ SCONTI PER VIRTUOSI AL SUD: polizze più convenienti per chi monta la ‘scatola nera’ e per gli assicurati virtuosi, specialmente al sud. “I cittadini onesti, e in modo speciale quelli del Sud che fino a ora sono stati i più penalizzati, verranno premiati e non più bastonati“. Commenta la relatrice del provvedimento alla Camera, Silvia Fregolent (Pd), spiegando che chi fa incidenti per 5 anni consecutivi e accetta l’installazione della scatola nera, pagherà una tariffa inferiore alla media italiana. L’Ania avverte, con alcune misure del provvedimento “si rischia un aumento del costo dei risarcimenti con un inevitabile aumento del prezzo delle polizze“.

POSTE, SLITTA AL 2017 LO STOP AL MONOPOLIO NOTIFICHE: Le Poste non saranno più le uniche a poter inviare multe e notifiche giudiziarie. L’aula ha però rinviato dal 10 giugno del 2016 al 10 giugno del 2017 la fine di questo monopolio. Una decisione che per Fise Are, l’associazione degli operatori postali privati di Confindustria, farà sì che “l’Italia resti ancora fanalino di coda per la liberalizzazione del settore postale“.

ENERGIA, ADDIO A MAGGIOR TUTELA DAL 2018: Il passaggio al mercato non tutelato del gas e dell’energia elettrica previsto per il 2018 sarà graduale. Intanto, il Mise si occuperà di verificare le condizioni per la liberalizzazione e grazie a un ‘preventivatore’ online sarà possibile confrontare le offerte dei diversi operatori.

ANSA.it

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Cile, quasi 4.000 incontri dei lobbisti nei Comuni nel solo mese di settembre http://www.lobbyingitalia.com/2015/10/cile-quasi-4-000-incontri-dei-lobbisti-nei-comuni-nel-solo-mese-di-settembre/ Tue, 06 Oct 2015 16:15:41 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2972 Secondo il rapporto pubblicato dal Consejo para la Transparencia cileno, 320 municipalità hanno rispettato l’obbligo di rendere la loro attività trasparente nei confronti del pubblico. In particolare, dal punto di vista del lobbying e della rappresentanza di interessi, un dato fa scalpore: 3.906 incontri tra lobbisti e membri a vario titolo dell’amministrazione comunale nel mese di settembre. Sono le prime cifre emerse dal rapporto periodico previsto dalla nuova legge sulle lobby, pubblicato oggi dal Consiglio per la Trasparenza.

Le autorità pubbliche del Cile hanno fatto registrare anche 1.161 viaggi e 400 donazioni nello stesso periodo di riferimento. 164 sindaci (dei 345 totali nel Paese andino) hanno partecipato ad almeno una riunione con lobbisti. Sono invece 108 i consiglieri, 104 i dirigenti amministrativi e 42 i segretari comunali che hanno registrato incontri di questo tipo.

Dall’altro lato, si registrano 170 lobbisti attivi, ma anche 4.598 altri dipendenti in rappresentanza degli interessi della propria società. Tra i comuni maggiormente oggetto delle “attenzioni” lobbistiche ci sono Quilicura (201 audizioni), Teno (179) e Maullìn (162). Solo 25 comuni, invece, non hanno registrato (e quindi presentato) alcuna informazione.

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Il lobbying tra le professioni del futuro. Il Centro studi città di Orvieto ne parla con Fabio Bistoncini http://www.lobbyingitalia.com/2015/03/il-lobbying-tra-le-professioni-del-futuro-il-centro-studi-citta-di-orvieto-ne-parla-con-fabio-bistoncini/ Tue, 17 Mar 2015 14:00:03 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2720 Con il patrocinio del Comune e la collaborazione della Libreria dei Sette – Mondadori, il Centro studi città di Orvieto propone per sabato 21 marzo alle 11 presso l’atrio del palazzo dei Sette l’incontro Lobbying  &  Advocacy con Fabio Bistoncini che presenta il volume Vent’anni da ‘sporco’ lobbista (Ed. Guerini & Ass.)

Si tratta del primo incontro del “Cenacolo” attraverso il quale il CSCO presenta le professioni del futuro. Questo spazio di riflessione e approfondimento che fa parte della missione e dei valori del Centro studi città di Orvieto, comprende infatti attività culturali collaterali e di confronto con esperti sui grandi temi e completa l’azione del centro volta a contribuire fattivamente alla crescita delle competenze di chi vive sul territorio orvietano per innescare processi virtuosi di crescita e sviluppo basati sulla cultura. Il Cenacolo è dunque pensato come momento di ispirazione per nuovi progetti del CSCO nei campi dell’economia, lavoro, benessere, mestieri, competenze, spettacolo ed altro.

Fabio Bistoncini è fondatore e partner di FB e Associati, società fondata nel 1996 che si occupa di advocacy e lobbying. Laureato in Giurisprudenza alla LUISS di Roma, dopo la laurea ha iniziato a lavorare nel settore del Public Affairs e Lobbying in SCR Associati, società leader in Italia nel settore delle Relazioni Pubbliche. In seguito è diventato responsabile delle Relazioni Istituzionali per tutti i clienti delle agenzie del gruppo Shandwick in Italia. Docente in master e corsi di formazione, docente a contratto di Teorie e Tecniche delle Relazioni Pubbliche delle Organizzazioni Internazionali presso l’Università di Gorizia, autore di numerosi articoli, ha collaborato con il Dipartimento di Economia aziendale dell’Università degli Studi di Pisa. Dal 2003 al 2007 è stato Vicepresidente della FERPI (Federazione delle Relazioni Pubbliche Italiana). Dal Giugno 2007 ha la delega alle relazioni istituzionali e ai rapporti con le altre associazioni del settore della comunicazione.

Vent’anni da ‘sporco’ lobbista. Nata negli USA, in Italia è una professione non ancora regolata da norme di riferimento ed il termine lobby viene prevalentemente associato ad azioni di corruttela da parte di gruppi di interessi che si muovono nell’ombra. La lobbying è invece un’attività connaturata a tutti i regimi democratici e consiste nel costante dialogo tra chi detiene il potere decisionale e parti della società che chiedono riconoscimento e tutela di propri interessi. Nel volume, l’autore traccia un vero e proprio identikit del lobbista, attraverso l’analisi di avvenimenti storici e politici e il racconto della sua esperienza professionale.

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Lobby, per società norme necessarie. E sul registro c’è l’ok (PublicPolicy) http://www.lobbyingitalia.com/2015/02/lobby-per-societa-norme-necessarie-e-sul-registro-ce-lok/ Wed, 11 Feb 2015 07:52:44 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2713 I pareri di Ferpi, SEC, Il Chiostro, FB & Associati e Open Gate Italia

Regolamentare il settore, in maniera semplice e chiara per ottenere risultati concreti e non solo per aumentare la burocrazia. È un quadro articolato quello sulle lobby che esce dal ciclo di audizioni in commissione Affari costituzionali al Senato sul ddl “Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi particolari nelle relazioni istituzionali” in cui, però, abbondano i punti in comune. Sul registro obbligatorio tutti sono d’accordo (anche se con qualche sfumatura diversa), mentre emerge qualche distanza sulla gestione delle cosiddette ‘revolving door’, cioè il passaggio tra pubblica amministrazione e società di rappresentazione di interessi.

REGISTRO OBBLIGATORIO: OK QUASI UNANIME

Ferpi, Sec, il Chiostro, FB & Associati e Open Gate Italia, concordano sull’obbligatorietà del Registro a cui i portatori di interesse devono iscriversi, così come stabilito dal ddl. L’unica sfumatura è quella di Reti, per cui il Registro dovrebbe essere volontario e prevedere meccanismi di premialità. Secondo Sec, invece, per le società di consulenza il Registro dovrebbe essere ancora più ‘stringente’ perchè queste dovrebbero pubblicare anche i nominativi dei clienti per i quali svolgono l’attività e dei relativi compensi. Per il Chiostro, l’iscrizione dovrebbe essere consentita solo a chi rispetta determinati requisiti di onorabilità, mentre per FB dovrebbe essere accompagnato da un codice deontologico da sottoscrivere.

Anche per Open Gate gli iscritti al Registro dovrebbero essere tenuti al rispetto di un codice deontologico di condotta che possa rappresentare una codificazione di quelle best practices che i rappresentanti, ma anche i decisori pubblici, dovranno seguire. Molti rappresentanti hanno poi espresso la necessità che anche le associazioni di categoria, come sindacati, Confindustria o l’Anci, siano comprese, e quindi regolati, come portatori di interessi. Quasi unanime anche la necessità che il Registro sia unico e non diviso per amministrazioni.

INTERVENTO NORMATIVO NECESSARIO

Su un punto tutte le società di lobbying si sono espresse all’unanimità: un intervento normativo è ormai necessario. L’opportunità fornita dal ddl all’esame della commissione è quella di superare un vuoto normativo, si legge nel documento depositato da Reti. “È importante raggiungere una regolamentazione completa ed esaustiva del settore perché una legislazione chiara permette di favorire la trasparenza e ridurre comportamenti opachi che danneggiano la classe politica e i cittadini”, è il punto di vista di Sec. “È opportuno che il disegno di legge valorizzi il ruolo delle società di consulenza come ‘rappresentanti di interessi particolari’ che spesso permettono anche a soggetti che non sono in grado di agire singolarmente, ad esempio perché di piccole dimensioni, di poter presentare direttamente le proprie proposte. Ai fini del ddl è rilevante – spiega ancora il documento – che vengano considerati decisori pubblici non solo parlamentari e relativi staff, ministri e uffici di diretta collaborazione, dirigenti generali dei ministeri, ma anche le Autorità indipendenti e i rappresentanti delle Amministrazioni locali“. Regolare per raggiungere una maggiore trasparenza è un concetto sottolineato da tutte le società. Ferpi e Sec, per esempio, sottolineano il ruolo delle consultazioni per un maggior coinvolgimento trasparente dei portatori di interesse.

REVOLVING DOOR: PROBLEMA RISOLVIBILE

Il tema del passaggio da ruoli di decisori pubblici a quello di portatori di interessi, non è un tema trattato dal ddl 281, ma è comunque uno degli argomenti sensibili per regolare il settore delle lobby. Per Ferpi è “necessario limitare il fenomeno delle ‘revolving doors’ per garantire trasparenza e parità di accesso e limitare viceversa i casi di concorrenza sleale”. Il Chiostro propone una finestra di 2-4 anni prima del passaggio da un ruolo pubblico a quello di lobby, mentre per Ogi sono sufficienti due anni. C’è poi chi, come Reti, non ritiene quello delle ‘revolving door’ un problema, ma un tema da affrontare, e risolvere, in chiave di conflitto di interessi.

È LA VOLTA BUONA?

I senatori hanno dimostrato molti interesse ai rilievi mossi dalle associazioni e dalle società, riferiscono alcuni partecipanti all’audizione. “Servono norme semplici, efficaci e durature”, sottolinea Patrizia Rutigliano, presidente Ferpi. “Abbiamo espresso questi concetti e i senatori li hanno fatti propri dimostrando la volontà di proseguire il lavoro intrapreso”, aggiunge.

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DL SbloccaItalia, proposto emendamento per regolamentare le lobby – AGGIORNATO http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/dl-sbloccaitalia-emendamento-per-regolamentare-le-lobby/ Mon, 06 Oct 2014 17:59:00 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2614 I deputati del Gruppo Misto – Partito Socialista Italiano (PSI) Pastorelli, Di Lello e Di Gioia, hanno presentato un emendamento al Decreto legge “Sbloccaitalia” attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, mirato a regolamentare l’attività di lobbying. La Commissione dovrà ora valutare l’ammissibilità dell’emendamento ai fini della votazione.

UPDATE – La Commissione Ambiente ha dichiarato inammissibile l’emendamento

Il testo fa seguito ai recenti annunci, a loro volta anticipati da un disegno di legge oltre un anno fa, da parte dell’attuale Viceministro per le Infrastrutture Riccardo Nencini di regolamentare le lobby, tema di cui si è anche parlato in un convegno a Firenze sabato scorso.

Di seguito il testo dell’emendamento (in neretto alcuni aspetti di rilievo). Particolarmente interessante la parte relativa alla revolving door (comma 18) e quella sugli obblighi per i decisori pubblici.

ART. 43-bis

1. Il presente articolo disciplina l’attività di relazioni istituzionali finalizzata alla rappresentanza di interessi, intesa come attività concorrente alla formazione delle decisioni pubbliche nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni e con l’obbligo di lealtà nei loro confronti.
2. La disciplina di cui al comma 1 si conforma ai principi di pubblicità, di partecipazione democratica, di trasparenza e di conoscibilità dei processi decisionali, e persegue le seguenti finalità:
a) garantire la trasparenza dei processi decisionali;
b) assicurare la conoscibilità dell’attività dei soggetti che influenzano tali processi;
c) agevolare l’individuazione delle responsabilità delle decisioni assunte;
d) consentire l’acquisizione da parte dei decisori pubblici di una più ampia base informativa sulla quale fondare scelte consapevoli.

3. Ai fini della disciplina di cui al comma 1, si applicano le seguenti definizioni:
a) «portatori di interessi particolari»: i soggetti, persone fisiche o giuridiche, che rappresentano professionalmente, presso i decisori pubblici, interessi leciti, anche di natura non economica, al fine di incidere sui processi decisionali pubblici in atto o ad avviare nuovi processi decisionali pubblici;
b) «decisori pubblici»: coloro che, in ragione del proprio ufficio pubblico, concorrono alle decisioni pubbliche. L’espressione comprende il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri, i Vice ministri, i Sottosegretari di Stato, i vertici degli uffici di diretta collaborazione dei Ministri, dei Vice ministri e dei Sottosegretari di Stato, i titolari degli incarichi di funzione dirigenziale generale conferiti ai sensi dell’articolo 19, commi 3 e 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i membri del Parlamento, i collaboratori parlamentari e i consiglieri parlamentari;
c) «processi decisionali pubblici»: i procedimenti di formazione degli atti legislativi e regolamentari e degli atti amministrativi generali;
d) «attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi»: ogni attività finalizzata alla rappresentanza di interessi nell’ambito dei processi decisionali e svolta professionalmente da persone, organizzazioni, associazioni, enti, imprese, movimenti o società attraverso proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione orale e scritta, anche trasmessa per via telematica, intesa a perseguire interessi leciti di rilevanza non generale nei confronti dei decisori pubblici. Non sono considerate attività di relazione: le attività di rappresentanza degli interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro; le comunicazioni scritte e orali rivolte al pubblico ed effettuate anche a mezzo stampa, radio e televisione; le dichiarazioni rese nel corso di audizioni e di incontri pubblici dinanzi a rappresentanti del Governo, alle Commissioni e ai Comitati parlamentari.

4. Presso il Segretariato generale della Presidenza del Consiglio dei ministri è istituita la Struttura di missione per il monitoraggio della rappresentanza di interessi (di seguito denominata «Struttura di missione»). La Struttura di missione è composta da un comitato direttivo di quattro membri, composto da soggetti di comprovata esperienza professionale e accademica nel settore della rappresentanza degli interessi, della partecipazione democratica e della trasparenza delle istituzioni. Il comitato direttivo elegge al suo interno il Presidente. Alla segreteria del comitato direttivo è destinato personale amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri o comandato da altre amministrazioni.
5. La Struttura di missione di cui al comma 4 cura la trasparenza e la partecipazione dei portatori di interessi particolari ai processi decisionali pubblici ed esercita le seguenti funzioni:
a) tenuta e aggiornamento periodico del Registro dei portatori di interessi particolari, di cui all’articolo 5;
b) pubblicazione dei dati ricevuti dai portatori di interessi particolari nella sezione dedicata del proprio sito internet;
c) trasmissione ai decisori pubblici del Registro dei portatori di interessi particolari in relazione alle categorie di interessi di rispettiva competenza;
d) redazione e trasmissione al Parlamento, entro il 30 ottobre di ogni anno, di un rapporto sulla verifica dell’attività dei rappresentanti di interessi svolta nell’anno precedente. Il rapporto viene trasmesso al Dipartimento della funzione pubblica per la valutazione dei profili di correttezza della pubblica amministrazione;
e) gestione delle procedure telematiche di consultazione dei portatori di interessi particolari che intendono partecipare alle decisioni del Governo;
f) gestione del contraddittorio e assegnazione di sanzioni ai portatori di interessi particolari nei casi previsti dall’articolo 13.

6. La Struttura di missione di cui al comma 4 fa fronte alle competenze attribuite dal presente articolo nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali già disponibili a legislazione vigente.
7. È istituito, presso la Struttura di missione di cui al comma 4, il Registro dei portatori di interessi particolari, di seguito denominato «Registro».
8. I soggetti che intendono svolgere l’attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici devono iscriversi nel Registro secondo le modalità di cui al comma 9.
9. I portatori di interessi particolari si iscrivono al Registro esclusivamente per via telematica, tramite un portale dedicato e accessibile dal sito internet della Struttura di missione.
10. Ai fini dell’iscrizione al Registro, il portatore di interessi particolari:
a) deve essere cittadino italiano o di uno stato membro dell’Unione europea e ivi residente;
b) deve aver compiuto il diciottesimo anno d’età;
c) deve essere in possesso di una laurea specialistica ovvero dimostrare di aver maturato almeno due anni di esperienza continuativa presso un soggetto iscritto al Registro;
d) non deve aver riportato condanne passate in giudicato per reati contro la personalità dello Stato, la pubblica amministrazione, l’amministrazione della giustizia, l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica, l’economia pubblica, il patrimonio, la pubblica fede e la persona, e non essere mai stato interdetto, anche temporaneamente, dai pubblici uffici;
e) non deve essere stato dichiarato fallito, salvo che sia stato riabilitato.

11. La Struttura di missione di cui al comma 4 verifica il possesso dei requisiti di cui al comma 10 e può richiedere, ove necessario, la trasmissione di dati e di informazioni integrative.
12. I portatori di interessi particolari che intendono iscriversi al Registro devono comunicare i seguenti dati:
a) i dati anagrafici e il domicilio professionale del portatore o dei portatori di interessi particolari;
b) i dati identificativi del soggetto nell’interesse del quale è svolta attività di rappresentanza di interessi;
c) la categoria di interessi di riferimento e gli interessi particolari che si intendono rappresentare, nonché i potenziali destinatari dell’attività di relazioni istituzionali;
d) le risorse economiche e umane di cui si dispone per lo svolgimento dell’attività di rappresentanza di interessi;
e) la garanzia, sotto la propria responsabilità, dell’esattezza e chiarezza delle informazioni comunicate.

13. I dati di cui al comma 12 devono essere aggiornati entro il 30 giugno di ogni anno a cura del soggetto iscritto.
14. All’atto dell’iscrizione sono assegnati i codici identificativi personali mediante i quali è possibile accedere alla sezione riservata del sito internet della Struttura di missione attraverso cui si svolge la consultazione di cui al comma 29.
15. I portatori di interessi particolari iscritti al Registro devono impegnarsi per iscritto a rispettare il codice di cui al comma 16.
16. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, la Struttura di missione adotta un codice deontologico in cui sono stabilite le modalità di comportamento cui devono attenersi coloro che svolgono attività di relazione istituzionale.
17. Il codice deontologico è pubblicato sul sito internet della Struttura di missione nell’ambito della sezione dedicata al Registro.
18. Fatto salvo quanto previsto dal comma 10, lettera e), non possono iscriversi al Registro e non possono esercitare attività di rappresentanza di interessi particolari, durante il loro mandato o il loro incarico, e per i due anni successivi allo svolgimento del loro mandato o alla cessazione dell’incarico:
   a) i decisori pubblici di cui al comma 3, lettera b);
   b) i soggetti titolari di incarichi individuali in qualità di esperti di comprovata esperienza conferiti da parte delle pubbliche amministrazioni, ai sensi dell’articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
   c) i soggetti titolari di incarichi individuali presso le pubbliche amministrazioni, in qualità di personale estraneo alle stesse, ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303;
   d) i giornalisti che svolgono attività presso il Parlamento e sono iscritti all’Associazione stampa parlamentare;
   e) i dirigenti di partiti o movimenti politici.

19. Il portatore di interessi particolari iscritto nel Registro può:
a) presentare proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e documenti, anche per via telematica, al fine di perseguire interessi leciti di rilevanza non generale nei confronti dei decisori pubblici;
b) accedere alle strutture istituzionali dei decisori pubblici, assistere alle procedure decisionali e acquisire documenti relativi a processi decisionali su atti normativi e regolamentari, previo rilascio di un apposito tesserino di riconoscimento, al fine di esercitare l’attività di rappresentanza di interessi, secondo le modalità definite da ciascuna amministrazione con proprio regolamento da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto;
c) partecipare alle attività di analisi dell’impatto della regolamentazione (AIR) e di verifica dell’impatto della regolamentazione (VIR), riguardanti gli atti normativi del Governo, compresi gli atti adottati dai singoli Ministri, i provvedimenti interministeriali, i disegni di legge di iniziativa governativa ai sensi dell’articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 settembre 2008, n. 170, e della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 26 febbraio 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 82 dell’8 aprile 2009;
d) partecipare alle consultazioni pubbliche disposte dalle Autorità indipendenti e accedere ai documenti la cui conoscenza è indispensabile per la partecipazione alla consultazione.

20. A decorrere dall’anno successivo a quello dell’iscrizione nel Registro, entro il termine perentorio del 30 giugno di ogni anno, il portatore di interessi particolari, o il suo ente di appartenenza, trasmette alla Struttura di missione, esclusivamente per via telematica, una sintetica relazione concernente l’attività di rappresentanza degli interessi particolari svolta nel corso dell’anno precedente. La relazione contiene:
a) l’elenco delle attività di rappresentanza svolte nell’anno precedente;
b) l’elenco dei processi decisionali pubblici nell’ambito dei quali sono state svolte le predette attività;
c) l’indicazione delle risorse umane, strumentali ed economiche concretamente impiegate ai fini delle predette attività;
d) la segnalazione di eventuali criticità nei comportamenti dei decisori pubblici.

21. La Struttura di missione può richiedere agli iscritti al Registro, ove necessario, la trasmissione di informazioni e di dati integrativi rispetto alle informazioni di cui al comma 20. La Struttura di missione garantisce la pubblicità dei contenuti delle relazioni nella sezione dedicata del proprio sito internet.
22. I decisori pubblici rendono accessibili ai soggetti iscritti nel Registro le notizie relative ad iniziative normative del Governo, unitamente agli schemi di provvedimento che il Governo intende sottoporre all’esame del Consiglio dei ministri.
23. Per la finalità di cui al comma 22, all’articolo 55, comma 1, primo periodo, del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, la parola: «può» è sostituita dalla parola: «deve».
24. L’iscrizione all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri delle proposte di atti normativi d’iniziativa del Governo è subordinata alla presenza di un’adeguata relazione che rendiconti lo svolgimento delle consultazioni dei portatori di interessi particolari, salvo i casi di disegni di legge costituzionale, di atti normativi in materia di sicurezza interna ed esterna dello Stato, nonché di disegni di legge di ratifica di trattati internazionali.
25. I regolamenti governativi e i decreti ministeriali in cui siano mancate o insufficienti, con riferimento all’oggetto trattato, le consultazioni dei soggetti iscritti nel Registro possono essere impugnati da chi vi abbia interesse presso il tribunale amministrativo competente.
26. Le relazioni illustrative dei disegni di legge d’iniziativa parlamentare rendono atto dell’eventuale coinvolgimento di portatori di interessi particolari in fase di elaborazione degli stessi nonché del loro coinvolgimento nella fase istruttoria.
27. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, le istituzioni, le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, e le Autorità indipendenti definiscono con i provvedimenti previsti dai relativi ordinamenti le forme e le modalità di esercizio delle facoltà indicate dal comma 19 secondo principi di imparzialità, trasparenza e parità di trattamento.
28. Il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati, nell’ambito delle rispettive autonomie e attribuzioni costituzionali, garantiscono la corretta attuazione del presente articolo, provvedendo alle modifiche regolamentari, anche al fine di regolamentare l’accesso ai propri locali consentendolo ai portatori di interessi particolari iscritti al Registro.
29. L’amministrazione centrale proponente l’atto normativo comunica tempestivamente, per via telematica, l’apertura della consultazione ai soggetti iscritti nel Registro nonché alla Struttura di missione. La partecipazione alla consultazione avviene tramite accesso all’apposita sezione riservata del sito internet della Struttura di missione e mediante i codici identificativi personali consegnati al momento dell’iscrizione ai sensi del comma 9. La consultazione resta aperta almeno venti giorni a partire dal giorno successivo alla data di pubblicazione dello schema di atto normativo. Tutti i soggetti iscritti nel Registro possono partecipare alla consultazione mediante l’invio di valutazioni circa lo schema di atto normativo comunicato. L’amministrazione proponente può audire, al fine di integrare gli esiti delle consultazioni, i soggetti che hanno partecipato alla procedura di cui al secondo periodo, informandone la Struttura di missione. L’AIR, allegata allo schema di atto normativo, dà conto dei risultati della consultazione effettuata, indicando altresì le modalità seguite per l’espletamento della stessa e i soggetti consultati.
30. Il mancato rispetto delle modalità di partecipazione alla consultazione di cui al comma 29 ovvero il mancato o incompleto invio della relazione ai commi 20 e 21 sono sanzionati dalla Struttura di missione, previo contraddittorio con gli interessati e a seconda della gravità della condotta, mediante:
a) ammonizione;
b) censura;
c) sospensione dall’iscrizione nel Registro fino a un anno;
d) cancellazione dal Registro.

31. La violazione degli obblighi previsti dal codice deontologico è punita con la censura oppure la sospensione o, nei casi di particolare gravità, con la cancellazione dal Registro.
32. Salvo che il fatto costituisca reato, la falsità delle informazioni fornite all’atto di iscrizione o nei successivi aggiornamenti, la falsità delle informazioni contenute nella relazione annuale o la mancata ottemperanza alla richiesta di completare le informazioni sono punite con una sanzione pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000.
33. Le sanzioni pecuniarie di cui al comma 32 sono irrogate dalla Struttura di missione al termine di un procedimento in cui siano garantiti il contraddittorio, l’effettivo diritto di difesa e la pubblicità degli atti.
34. Il provvedimento sanzionatorio di cui al comma 30 è pubblicato sul sito internet della Struttura di missione e nella scheda del portatore di interessi particolari cui è stata comminata. E inoltre pubblicato per estratto entro il termine di trenta giorni dalla data di notificazione a cura e a spese del responsabile delle violazioni su almeno due quotidiani a diffusione nazionale, di cui uno economico.
35. In caso di cancellazione, il portatore di interessi particolari non può chiedere una nuova iscrizione nel Registro prima di due anni dalla data del provvedimento di cancellazione.
36. Le controversie relative all’applicazione dei commi da 30 a 35 sono attribuite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.
37. La Struttura di missione ha facoltà di rilevare le eventuali condotte illecite da parte di soggetti che non sono iscritti al Registro ma esercitano attività di rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici. In particolare la Struttura di missione può ammonire i responsabili e, in caso di reiterazione del reato, segnalare tali condotte all’autorità giudiziaria competente.
38. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano nelle ipotesi di atti urgenti o coperti da segreto di Stato, ai fini delle consultazioni di amministrazioni o enti pubblici statali e territoriali, o all’attività di rappresentanza svolta nell’ambito di processi decisionali, che si concludono mediante protocolli d’intesa e altri strumenti di consultazione, da esponenti sindacali e imprenditoriali.
39. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

(Pastorelli, Di Lello, Di Gioia)

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Convegno di Firenze su lobby e regolamentazione: tutti gli interventi http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/nencini-lobby-regole-appalti-convegno-firenze/ Sat, 04 Oct 2014 17:09:27 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2588 Su Formiche raccontiamo – con la dovuta sintesi adeguata a quel sito – il convegno organizzato dal viceministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Riccardo Nencini, in quel di Firenze

Di seguito invece ecco tutto ciò che è stato detto dai presenti al dibattito sul tema “Regolamentazione dell’attività di lobby”.

Tutto esaurito al Palazzo Medici Ricciardi per ascoltare il dibattito sulla “Regolamentazione dell’attività di lobby” organizzato dal Viceministro per le Infrastrutture e i Trasporti Riccardo Nencini, che per l’occasione ha chiamato in Italia Tony Podesta, il “super lobbista” (cit. Newsweek) a raccontare “il modello americano di lobbying”

Dopo il saluto del padrone di casa, il Presidente della Provincia (ma quindi esiste ancora!) Andrea Balducci, il benvenuto a Podesta lo dà in un ottimo inglese Chiara Moroni, ex deputata PdL (da parlamentare ha presentato varie proposte sul lobbying) ed oggi docente di comunicazione e oggi lobbista, che spiega cosa sia e cosa forse debba essere l’attività di lobby, e racconta.

Perché in Italia non si è mai fatta [la regolamentazione del lobbying]? Innanzitutto la pressione più forte è arrivata sempre dall’apparato pubblico. Quando ad esempio in una mia proposta oltre agli obblighi per i lobbisti inserii anche diritti in termini di trasparenza (accesso agli atti, ecc.). A quel punto gli uffici della Camera si opposero affermando che per l’autodichia la Camera non poteva gestire il processo legislativo in totale trasparenza. Bene quindi la regolamentazione, ma si faccia però attenzione a non finire in un eccesso di regolamentazione, che rischierebbe di spingere a continui aggiramenti. Un approccio molto italiano: sappiamo che non sappiamo ben controllare e allora normiamo tutto. Ma è un sistema che non funziona, tanto meno nelle relazioni tra istituzioni e sistemi produttivi. Trasparenza e reciprocità sono le parole da cui partire, oltre a superare una diffusa cultura anti impresa, perché le imprese sono in grado di aiutare la politica a legiferare”.

Il guru dei lobbisti (definizione della moderatrice, la giornalista dell’Huffington Post Claudia Fusani) a Washington controlla tutto, è uno che conosce stanze e corridoi. Tra i suoi ultimi clienti anche il governo dell’Iraq. Ma più che dal Congresso Podesta sembra colpito dagli affreschi della splendida sala della Provincia.

L’Italia ha avuto un governo all’anno dal 1948, ma sono convinto che il Governo Renzi possa reggere, e possa davvero cambiare le cose. Ha ricevuto un mandato chiaro, simile a quello che ricevette Obama nel 2008: ‘Hope and Change’. Un messaggio davvero potente. Nei primi anni ’90 Tangentopoli cambiò completamente il sistema. Anche negli USA si parla continuamente del tema della corruzione, riferendosi anche al lobbying. A Washington ci sono 18.000 lobbisti registrati, qualcuno suggerisce che siamo come scarafaggi. A Roma non saranno così tanti. Il numero dei lobbisti sta crescendo ancora a DC e lo stesso sta accadendo nelle capitali degli Stati. Tutti hanno lobbisti: anziani, bambini, poveri, ricchi. Chiunque ha qualcuno che rappresenta i suoi interessi a Washington. La maggior parte dei lobbisti rispetta le regole, lavora in modo etico per conto dei soggetti che rappresentano. Ci sono ovviamente lobbisti corrotti, come c’è corruzione in ogni altra istituzione americana: dal mondo del business a quello della legge, dalla chiesa all’educazione. Nessun settore è puro. Gli USA stanno tentando di regolare il lobbying attraverso un sistema di disclosure, che obbliga i lobbisti a redigere un report su ogni cliente, con inclusa la cifra che ricevono per rappresentarli. L’Amministrazione Obama ha provato a dire che non avrebbe assunto alcun lobbista registrato. La conseguenza è stata che i lobbisti hanno smesso di registrarsi! Diventando persone quindi che non rispettano le regole, o che trovano scappatoie, ma che possono essere assunte dall’Amministrazione. Il capo dello staff era un lobbista sino ad un paio di giorni fa. E il numero dei lobbisti registrati per la prima volta ha iniziato a scendere, a dimostrazione che le riforme possono portare ad aggirare la legge. Un’area grigia è nel finanziamento della politica, un tema sul quale siamo passati attraverso riforme a ondate. Recentemente la Corte Suprema ha deciso di dare il via ai finanziamenti da parte di individui e corporation senza limiti”.

Podesta poi riparte dal Watergate: “Gola profonda disse a Woodward e Bernstein del Washington Post ‘Follow the money’. E anche oggi seguire i soldi è il modo migliore per capire alcuni passaggi politici. In Italia il rapporto tra soldi e politici a Roma esiste da millenni. Non so se l’esperienza americana possa essere di aiuto, ma la definizione di lobbying dovrebbe coprire tutto ed essere pienamente trasparente. Va evitato in ogni modo che ci sia una parte trasparente ed una no, tanto più per il finanziamento della politica, cosa che invece accade in America oggi”.

Claudia Fusani poi si perde nel parlare dei lobbisti, principalmente “ragazzetti che riportano”, che si appropinquano davanti alle Commissioni più gettonate (Bilancio, Industria, ecc.). Si dimentica però di dire che lei e i suoi colleghi fanno esattamente la stessa cosa, e come in realtà non sia quello il lobbying vero.

Palla al viceministro Nencini, che da presidente del Consiglio Regionale riuscì ad ottenere la prima (discutibile) norma italiana sul lobbying, per quanto diversa da quella che avrebbe voluto lui, e che ora ci riprova cercando di passare attraverso la riforma del Codice degli Appalti inserita in una legge delega in corso di discussione alle Camere.

Perché non si è normata l’attività di lobbying? Dobbiamo partire dall’ipocrisia delle due culture [cattolica e comunista] che hanno governato il paese per 50 anni. Due culture per le quali del profitto non si poteva parlare, e quindi anche l’interlocuzione ufficiale con il mondo degli affari era considerata disdicevole. Basti dare un’occhiata ai vecchi Statuti regionali, il cui unico riferimento all’impresa era quasi solo a quella cooperativa per la sua ‘funzione sociale’. Le lobby in Italia ci sono, hanno nome e cognome, ti chiedono appuntamenti e promettono regalie [ma chi incontra, signor viceministro? NdR]. Siamo ormai senza una norma sul finanziamento pubblico della poltiica, oggi ancora più impellente. Senza finanziamento pubblico l’unico modo per i partiti di finanziarsi è rivolgersi ‘al mercato’. È quindi necessario rendere trasparente il sistema. Che fare? Per rendere trasparente il percorso ci sono varie modalità. A Camera e Senato ci sono varie proposte, una anche mia. La trasparenza è quindi in testa agli obiettivi, a pari merito con le ‘pari opportunità’ di accesso delle diverse lobby. Va superato il concetto di Governo amico. Guardate come è aumentato il numero dei decreti legge e l’apposizione della fiducia. Un sistema che restringe n gran parte al solo Governo, ai ministri, la normazione. Ma mettere la fiducia su un atto, l’atto uscito dall’organo decisore non è modificabile. Di conseguenza devi intervenire prima, sul Governo. C’è chi può? Certo che c’è, e spesso non chiede nemmeno per favore. È necessario avere un Registro, anche se – come ha spiegato Podesta – negli USA il numero dei lobbisti registrati sta diminuendo. Rispetto all’esperienza USA vanno quindi fatti dei correttivi, accompagnati da un’approfondita analisi dell’impatto della norma [ma l’AIR non esiste già? NdR].

Poi Nencini inizia a parlare in toscano e in terza persona, in omaggio a Benigni: ‘Pole non pole un alto dirigente incontrare un’impresa? E se pole, come pole’, facendo riferimento agli alti burocrati dello Stato. Perché la cosa da regolamentare non è l’incontro del Nencini, in quanto senza regolare l’incontro dell’alto burocrate – che resta lì anche quando il Nencini se ne va – non serve. Vanno quindi create, anche meglio applicando Codici Deontologici che già esistono, norme più accuminate. Il codice degli Appalti certo non esaurirà il tema della regolamentazione delle lobby, che dovrà coordinarsi con le proposte in Parlamento, ma in ogni caso  dimostra che il tema è nell’agenda del governo Renzi. ”.

Claudia Fusani ricorda come il tentativo di Enrico Letta fu bloccato in Consiglio dei Ministri “dopo aver sentito le grandi imprese” (non è andata proprio così…). Inevitabile quindi la chiamata in causa di Patrizia Rutigliano (Direttore Relazioni Istituzionali e Comunicazione di SNAM, e presidente di FERPI) che ricorda subito a quanti codici e procedure debbono seguire le imprese, specie quelle grandi, nelle loro operazioni.

Codice etico, normativa ex 231, compliance, procedura rapporti PA, procedura sponsorizzazioni, Anti Bribery Act, Anti-Corruption Act. Inoltre ci sono controlli e audit continue. Sono tutte regole che dovrebbero essere seguite con lo stesso rigore al decisore pubblico. Ciò che infatti ha portato non arrivare mai ad una decisione – ricordando ad es. il caso del ddl Santagata – è stata sempre l’opposizione del decisore pubblico, che deve prendere una decisione ma farlo in maniera trasparente. Reciprocità è la parola giusta. Il problema è dalla parte del pubblico. Servono regole per l’accesso alla professione. Un processo trasparente poi porta ad una riduzione dei tempi di decisione. Infine, se tutto fosse trasparentemente accessibile via web si avrebbe un forte snellimento burocratico. Il digitale e i rapporti istituzionali sono i servizi più richiesti dalle imprese”.

Ralph Fassey, amministratore delegato di Lundbeck Italia, società farmaceutica.

Dobbiamo facilitare i rapporti non coi politici, ma nel nostro caso con un’agenzia che regola i farmaci, che non consente il contatto con le singole aziende. Il farmaceutico fa il 70% della ricerca mondiale, e se stiamo bene e viviamo più a lungo è grazie a questi investimenti. Ci sono fabbisogni sanitari pazzeschi sulle malattie più diverse, campi dove non c’è la cura definitiva. I nostri farmaci, fortemente regolamentati, hanno bisogno di 12 anni per arrivare sul mercato, con un costo di ricerca di circa un miliardo di euro. Fatta la registrazione europea, il problema poi arriva in Italia, che rivaluta tutto e poi decide sulla rimborsabilità. In questo processo, gestito dall’AIFA, è vietato ogni confronto tra i 12 esperti delle agenzie e i rappresentanti delle aziende. Un sistema ottuso! Gli esperti non possono essere ‘tuttologi’, e quindi ci sono dei buchi nelle competenze della Commissione Unica del Farmaco, gente scelta per motivi politici e anche per ‘assenza di conflitti di interessi’ con le aziende. Ma le aziende lavorano solo coi migliori, non come persone medie. Dopo la CUF tocca alle Regioni, dove le competenze peggiorano ancora. Serve quindi l’accesso delle aziende per spiegare il lavoro di ricerca fatto. Negli altri paesi si parte dal via libera dell’EMA (diretta dal prof. Rasi), l’autorità europea che definisce con le aziende già i protocolli di sviluppo clinici. Un’operazione anche a rischio per le aziende, ma necessario. Un lavoro che viene fatto a livello UE, ma anche in Spagna, Francia, Germania, ecc. Le autorità lì debbono incontrare le aziende per conoscere il farmaco. In Italia mi sono ritrovato di fronte un noto farmaco-economista che mi ha detto ‘ho letto su internet questa mattina che il vostro farmaco non è un granché’. Ecco ciò che ci ritroviamo davanti. Il dialogo, a livello nazionale e locale, è alla base di ogni processo. Basta poco”.

Dopo la Moroni ecco un altro esempio di revolving door con Simone Crolla, Consigliere Delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy e per breve tempo deputato nella scorsa legislatura.

Sono un lobbista, e non è una colpa. Lo sono perché nello statuto della mia organizzazione c’è scritto che devo fare gli interessi delle aziende americane iscritte, rappresentandole nei confronti delle istituzioni italiane. Vedo lobbisti in sala, ma secondo la legge Severino potremmo avere dei problemi di traffico di influenze! Corruzione e relazioni sbagliate non c’entrano nulla con la lobby, gli Appalti non c’entrano. Gli americani parlano infatti di ‘disclosure’, trasparenza. Ben venga quindi il Registro. Il rischio regolatorio in Italia è un documento dell’AmCham che abbiamo redatto con le aziende iscritte. Gli investitori sentono che il peso della regolamentazione è cresciuto in maniera esponenziale, e tutte sentono la necessità di dotarsi di lobbisti. Le aziende americane dicono che il decisore pubblico è il secondo maggior elemento ad influire il business. Si devono prevenire certi fenomeni. Perché non dovrebbe esserci un Albo dei lobbisti? Sono persone che rappresentano interessi in maniera trasparente. In America tutto ciò è previsto addirittura nel I Emendamento del Bill of Rights, la liberta di espressione [poi cita la frase apocrifa di Kennedy, Ndr]. Perché il Parlamento non ha mai preso una decisione? È la conseguenza della perdita di credibilità della politica, che non decide. La proposta Nencini è però un ottimo punto di partenza.”

Simone Bemporad (Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne del Gruppo Generali).

Il problema è culturale. Non si possono imporre regole che fanno parte di altre culture. Il presidente americano Ulysses Grant si riferiva alle persone che lo aspettavano nell’ingresso [lobby in inglese] dell’hotel Willardt di Washington come “quei maledetti lobbisti“, probabilmente dando origine al termine come lo intendiamo oggi. Oggi il lobbista non rappresenta solo la grande impresa, ma ce l’hanno tutti, come in America, come ha ben spiegato podesta. Usciamo dall’astrazione negativa del termine. Serve ad avvicinare la politica alla società: si pensi a Greenpeace, potentissima dal punto di vista lobbistico sui suoi temi. Regolamentare le lobby è fondamentale, istituzionalizzarlo vuol dire al rispondere al bisogno di una politica più vicina ai bisogni della società. Cosa impedisce farlo in Italia? Intanto la trasparenza del processo decisionale a tutti i livelli. C’è il tema dei grandi valori condivisi oltre gli interessi particolari. L’ideologia prevale sempre. Ecco, recuperare – come fanno gli USA – certi valori condivisi diverrebbero un ostacolo ad ogni distorsione derivante dagli interessi particolari. C’è poi l’invadenza eccessiva della magistratura, al sua tendenza a criminalizzare. Difficile partecipare a dei sistemi in cui fare la compliance diventa un qualcosa su cui la magistratura poi accende i riflettori, come dimostrato da episodi su cui si sono aperte indagini senza bisogno o solo per bisogno di visibilità di alcuni. Un problema è anche l’incertezza del concetto di sanzione, che vanno applicate velocemente. Servirebbe forse un sistema con meno controlli non dovuti e sanzioni certe e veloci. Si ricordi che negli USA chi viola le regole finisce in prigione e in rovina. Il tema culturale è fondamentale. Cultura ce n’è poca e di regole ancora meno, proviamo almeno a partire da queste. Un ottimo esempio è quello delle autorità (Agcom, Agcm, Consob, ecc.) che decidono, ma non muovono un passo se non hanno prima sentito l’opinione dei soggetti su cui poi si riverserà la loro decisione. ”.

Prossima puntata a Milano, a dicembre, in cui Nencini annuncia che presenterà il primo “lavorato” di un organo costituzionale.

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Banca Etica: “Riformare le lobby per fare davvero il libero mercato” (Repubblica.it) http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/banca-etica-riformare-le-lobby-per-fare-davvero-il-libero-mercato-repubblica-it/ Sat, 04 Oct 2014 16:08:23 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2603 Le proposte di Ugo Biggeri, presidente dell’istituto popolare. I ‘portatori di interessi’ del mondo finanziario contano sul budget più alto di tutti presso le istituzioni europee: un esercito di 1.700 addetti per 120 milioni di fatturato

(Raffaele Ricciardi) Limitare e rogolamentare il potere della lobby finanziaria, “probabilmente la più potente al mondo” (copyright dell’ex commissario Ue, Algirdas Semeta), per realizzare un mercato veramente più libero. E’ la proposta che Banca Popolare Etica mette sul tavolo mentre la discussione sulle norme dell’attività di lobbying riprende piede.

La finanza ha in effetti una potenza di fuoco data da 1.700 addetti, per un fatturato di oltre 120 milioni di euro l’anno, per premere sui decisori e far valere i suoi interessi. Su questo “esercito di lobbisti della finanza” che affolla le istituzioni europee a Bruxelles, e riceve le sue cartucce ogni anno da banche e altre imprese del settore per poter sostenere la sua attività, insiste la riflessione.

I numeri emergono da un incontro, nell’ambito del Festival di Internazionale, al quale il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri, con altri ospiti internazionali, porta la voce di chi “si è dato la missione di svolgere il ruolo di banca con l’intento di realizzare una connessione virtuosa tra le aspettative dei risparmiatori e l’attenzione verso ciò in cui si investe, con la volontà di riformare gli aspetti più controversi della finanza nel suo complesso”.

I dati sono stati messi in fila in un recente rapporto di Corporate Europe Observatory (Ceo), intitolato “la potenza di fuoco della lobby finanziaria“. Le analisi dicono che in sede europea, il mondo finanziario supera la spesa in attività di lobby di ogni altro gruppo di interesse con un fattore di 30 a 1. Secondo il rapporto di Ceo il dato (prudenziale) di 120 milioni di euro l’anno speso dalle lobby finanziarie è da mettere a confronto con una disponibilità intorno ai 2 milioni per Ong, società civile e sindacati. Un rapporto di 60 a 1 che fa impallidire i pur evidenti squilibri presenti in altri settori. Ad esempio per quanto riguarda l’agro-alimentare, la stima è di 50 milioni di euro dell’industria a fronte di 12 milioni per associazioni di consumatori, Ong e sindacati.

Per Biggeri il punto di partenza è che “la crisi che ancora viviamo è indubbiamente partita dal mondo finanziario, ma ormai di questo aspetto nessuno parla più“. L’ostacolo all’imprimere una vera svolta al settore è data dalla “disparità di forze in campo: nella finanza ci sono poche, grandissime, industrie che gestiscono masse pari a dieci volte il Pil mondiale: nessuno ci potrà convincere che operano in un vero libero mercato“. Questa posizione dominante “produce le risorse ingenti che permettono di fare attività di lobby, tenendo lontana la politica dal mettere in atto quei cambiamenti che invece servirebbero“.

L’esempio portato da Biggeri riguarda la principale delle istituzioni finanziarie europee: “La stessa Bce, nell’avviare uno ‘stakeholder engagement’ che dovrebbe ascoltare le istanze verso il mondo della finanza, secondo la ricostruzione del Ceo ha in realtà coinvolto 95 membri provenienti dal settore della finanza, ma nessuna associazione, rappresentanza della società civile o dei sindacati. Come si può in questo modo incidere e riformare il sistema?“, si chiede il presidente di Banca Etica.

Banche e multinazionali, ecco il registro delle grandi lobby

In Italia, a livello normativo, qualcosa pare in movimento. Il viceministro alle Infrastrutture, Riccardo Nencini, oggi ospite a un convegno sul tema a Firenze, ha anticipato la volontà di accelerare. Il luogo deputato all’intervento, ha osservato a Formiche.net, è “il ddl delega sulla riforma degli appalti, che ha avuto il via dal governo lo scorso 29 agosto andrà a breve al Senato, dove speriamo sarà approvato entro novembre, per poi passare alla Camera e aver l’ok entro aprile. Puntiamo ad emanare il decreto legislativo entro l’autunno 2015“. Nel rispetto della delega, sarà “un primo approccio, ma faremo un lavoro per gettare trasparenza nei processi“, spiega Nencini.

Al ministero c’è una commissione ad hoc che sta studiando le priorità, che vanno dall’istituzione di un registro pubblico alla trasparenza nelle discussioni e nella condivisione delle informazioni. Per Biggeri, “meccanismi di partecipazione chiari e trasparenza dei processi” sono la base perché “ogni processo di decisione sia gradualmente più condiviso alle opinioni di tutti i ‘portatori di interessi’ di un settore“. Ben venga dunque lo studio di elenchi di professionisti delle lobby, ma “non può che essere un primo passo di un movimento culturale di apertura del mondo della finanza a chi vive quotidianamente le sue scelte: le questioni della finanza devono interessare tutti e le lobby devono diventare portatrici di interessi dei cittadini“.

Fonte: Repubblica.it

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Nencini vuole regolamentare le lobby per la seconda volta http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/nencini-lobby-appalti/ Thu, 02 Oct 2014 08:00:36 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2572 È convinto di farcela il Viceministro alle Infrastrutture a regolare – con dei limiti – l’attività di lobbying in Italia. Del resto ci è già riuscito una volta per primo – sempre con dei limiti – quando era presidente del Consiglio Regionale della Toscana.

Riccardo Nencini, segretario PSI, senatore, è Vice Ministro alle Infrastrutture e Trasporti del Governo Renzi, e nel suo ruolo che lo vede driver della riforma del Codice degli Appalti sta cercando di arrivare ad un qualcosa che oltre 60 progetti di legge (e un ddl governativo a firma Santagata, governo Prodi II) in 37 anni non sono riusciti ad ottenere: regolamentare le lobby (per le quali alcune regole peraltro già esistono, basterebbe che lo Stato le applicasse).

NORME SUL LOBBYING: LIMITI E TEMPISTICHE

L’ambito, appunto, è limitato, dato che il ddl delega su cui poi il Governo dovrebbe lavorare. La tempistica? “Il ddl delega sulla riforma degli appalti che avuto il via dal Governo lo scorso 29 agosto andrà a breve al Senato, dove dovrebbe speriamo possa essere approvato entro novembre, per poi passare alla Camera e aver l’ok entro aprile. Puntiamo ad emanare il decreto legislativo entro l’autunno 2015”.

Ma la delega non pone dei limiti al tipo di regolamentazione che si vuole ottenere?

Certamente la normativa sarà limitata al tema della delega, sarà un primo approccio, ma faremo un lavoro per gettare trasparenza sui processi. L’idea è quella di consentire tutti gli operatori di essere messi alla pari in partenza, di poter contribuire ai processi normativi, senza che ci siano dei privilegi informativi”.

Pochi giorni fa la presidenza del Consiglio ha affidato la delega sulle lobby al ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme, mentre al Senato si stanno accorpando i vari ddl (se ne attende uno, che si vocifera interessante, di Laura Puppato del PD) ed è stato nominato relatore del provvedimento il senatore ex M5s, Francesco Campanella (ora nel Gruppo Misto, con la componente ‘Italia lavori in corso’). Non si rischia un’inutile sovrapposizione?

Assolutamente no. Stiamo cercando di avviare un percorso che si integrerà poi perfettamente con un’eventuale normativa più ampia”.

LE REGOLE

A lavorare sul tema lobby con Nencini c’è una commissione di studio istituita ad hoc al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che avrebbe individuato alcune priorità da inserire nella norma addivenire: l’istituzione di un registro pubblico dei portatori di interesse; la previsione di criteri oggettivi per l’iscrizione al registro; la fissazione alcuni criteri di reciprocità nell’acquisizione, accesso e scambio di informazioni; l’analisi preventiva di impatto ‘pubblico’ delle normative (peraltro già prevista dalla normativa AIR, mai del tutto applicata); trasparenza nell’accesso dei portatori di interessi. Una serie di punti che sembrano rispecchiare – almeno per quanto fuoriuscito – quelli del suo disegno di legge del 2013, considerato anche dagli operatori del settore un’ottima base di lavoro.

OBBLIGHI ANCHE PER I DECISORI

Ci saranno anche obblighi per i decisori pubblici?

Certamente sì. Dovranno attenersi alla norma e rapportarsi solo con i soggetti iscritti. Chiunque ricopra un ruolo istituzionale, se riceve un lobbista, dovrà annotare su un registro apposito tutto su quell’incontro: chi era, chi rappresentava e cosa chiedeva la persona ricevuta”.

Proprio su questo punto, ricordiamo, si areno in un Consiglio dei Ministri dell’estate 2013, la proposta che sarebbe dovuta uscire dal Governo Letta. In prima fila ad opporsi a questo tipo di obblighi c’era l’allora Ministro dell’Agricoltura e oggi capogruppo NCD, l’on. Nunzia De Girolamo, che parlò addirittura di “legge sovietica”, e che fece in modo di non dare seguito al primo esperimento di norme sul lobbying avviato dal suo predecessore al MIPAAF, Mario Catania.

Nencini ha già regolamentato una volta le lobby, in Toscana, prima Regione italiana nel 2002, seguita poi da Molise e Abruzzo e Molise, anche se da più parti sulla norma sono piovute critiche, essendo rivolta solo alle associazioni, ed escludendo quindi aziende e consulenti.

“In realtà la mia proposta era assai diversa. Il Consiglio Regionale ha poi deciso di procedere in quel modo. Si è scontato anche un certo approccio ideologico di vedere le lobbies”.

IL CONVEGNO, SABATO 4 OTTOBRE

E proprio in Toscana, a Firenze, sabato 4 ottobre [vai alla locandina della conferenza] Nencini si siederà  intorno ad un tavolo – moderato dall’ex deputato (nel 2006 presentò anche una proposta sul lobbying) ed oggi docente di comunicazione politica  Chiara Moroni – con lobbisti tra i quali Tony Podesta (fondatore del Podesta Group), Patrizia Rutigliano (Direttore Relazioni Istituzionali e Comunicazione di SNAM, e presidente di FERPI), Simone Bemporad (Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne del Gruppo Generali), Simone Crolla, Consigliere Delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy e per breve tempo deputato nella scorsa legislatura. Con loro ci saranno anche l’on. Mariastella Gelmini, Vice Presidente Vicario del Gruppo Parlamentare FI della Camera e – principalmente – l’on. Luca Lotti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e uomo tra i più vicini a Matteo Renzi. Un tavolo di grande livello in cui si parlerà di regolamentazione dell’attività di lobbying proprio in vista delle nuove norme.

LOBBY CHE FRENANO

Un convegno che però sembra presentare una sedia vuota. I consulenti, che rappresentano una fetta importantissima del lobbying in Italia, e che da anni si battono per ottenere regole. Da alcune parti però viene adombrata l’idea che alcuni lobbisti, principalmente quelli facenti capo ad aziende partecipate dallo Stato o ex monopoliste, frenino di fronte ad ogni tipo di regolamentazione complessiva per così mantenere una sorta di rendita di posizione (a cominciare da privilegi esemplari quali il tesserino di accesso al Parlamento garantito) nei rapporti con la politica.

“Lei è un peccatore impenitente” [intendendo a pensare male, NdR], risponde non rispondendo – ma nemmeno smentendo – il Viceministro Nencini, che però rassicura. “Ma questo è solo il primo convegno che il Ministero terrà sul tema, ne seguiranno altri presto cui faremo intervenire anche i consulenti, certamente. L’obiettivo finale è quello di regole che portino trasparenza e pari condizioni per tutti”.

ORIANA E “DAGLI AMICI MI GUARDI IDDIO”…

Nel suo bellissimo “Intervista con la storia” Oriana Fallaci – di cui Nencini fu amico, pubblicando anche un libro su di lei, “Morirò in piedi” – scrisse: “Pietro Nenni [leader storico del PSI, NdR] sarebbe stato uno splendido presidente delle Repubblica, e ci avrebbe fatto bene averlo al Quirinale. Ma non glielo permisero, non ce lo permisero. I suoi amici prima ancora dei suoi nemici”. Ecco, si spera che ad un altro socialista, Nencini in questo caso, che le regole le farebbe e bene, non sia impedito a proprio dagli “amici” di arrivare all’obiettivo.

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