vedrò – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Wed, 18 May 2016 18:10:09 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.3 Lobby e politica, la mappa degli interessi http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/lobby-e-politica-la-mappa-degli-interessi/ Sat, 21 Dec 2013 23:22:25 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1924 Sanità. Grandi opere. Armi. Taxi. I gruppi di pressione a Palazzo hanno i propri referenti. E nessuno è riuscito a regolamentarli. M5s: «Quello nel video è Tivelli». Salva-Roma: intesa sui giochi.

Troppi lobbisti alla Camera durante il voto sulla legge di Stabilità targata Letta. Troppe persone con la ventiquattrore avvicinano i parlamentari o i loro portaborse passando fogli e foglietti con emendamenti e modifiche al testo, per indirizzare le fonti di spesa della manovra in una direzione invece che in un’altra.
A partire dal tanto discusso sub-emendamento sulle slot machine. Presentato dal Nuovo centrodestra – i cui esponenti, dalla firmataria Federica Chiavaroli al sottosegretario Alberto Giorgetti, sono legati a doppio filo con le società dell’azzardo – ma appoggiato in un primo momento pure dal Pd (che nel settore vanta una storia decennale)

LA LETTERA A BOLDRINI. La denuncia di questa invadente presenza è contenuta in una lettera che i deputati 5 stelle hanno scritto alla presidente della Camera Laura Boldrini. Dove si parla tra l’altro di «badge» per gli ospiti rilasciati con «disinvoltura», anche perché permettono ai lobbisti una grande libertà di movimento fra sale e uffici di Montecitorio.

M5S CONTRO LUIGI TIVELLI. E non è tutto. I pentastellati continuano la loro battaglia quotidiana contro questi «squali» che hanno trasformato la Stabilità in una «legge marchetta».
Così il 21 dicembre hanno fatto nomi e cognomi. Il lobbista intercettato – e filmato – dai grillini davanti a una commissione di Montecitorio mentre si vantava di aver fatto bloccare il taglio delle pensioni d’oro sarebbe Luigi Tivelli, ex funzionario della Camera. Lui «è il vero mercante del tempio», ha detto il deputato-cittadino Giorgio Sorial.

Albo dei lobbisti: una riforma insabbiata

C’è da dire che le truppe pentastellate – ultime arrivate in parlamento – sono sempre state in prima linea nella battaglia alle lobby.

A questo proposito è utile segnare una data: 5 luglio 2013. Il Consiglio dei ministri discusse una legge ad hoc, voluta proprio dai parlamentari grillini. Il testo prevedeva l’istituzione di un albo dei lobbisti, affidava il loro controllo all’Antitrust, chiedeva regole stringenti e limiti all’attività di pressione. E, soprattutto, l’obbligo dei ministri a redigere una relazione che desse conto dei loro rapporti con questi personaggi e le società che essi rappresentavano.

L’OPPOSIZIONE DI LUPI E MAURO. Ma tutto, ovviamente, si bloccò. Contrari a molte di queste regole, ma non furono i soli, i due ministri di Comunione e liberazione, Maurizio Lupi (Infrastrutture e trasporti, cioè grandi appalti) e Mauro Mauro (Difesa, cioè appalti per l’industria militare), entrambi vicini alle aziende della Compagnia delle opere.
Così il governo affidò a Enzo Moavero (ministro per l’Europa) il compito di preparare uno studio sulle norme analoghe vigenti nei Paesi dell’Ue. Finito, come prevedibile, in un nulla di fatto.

VeDrò, il governo e la sponsorizzazione dei grandi gruppi

Il premier Enrico Letta.(© Ansa) Il premier Enrico Letta.

In verità il governo aveva già risolto la questione a modo suo, attraverso un’associazione che «permette» ai lobbisti di prendere contatti direttamente con sei ministri. Si tratta della Fondazione VeDrò, think tank di Enrico Letta, che – secondo un’inchiesta de L’Espresso – ha un bilancio annuo di circa 1 milione di euro, frutto delle donazioni, tra gli altri, di Eni, Autostrade, Lottomatica, Sisal, Farmindustria, Telecom Italia, Vodafone, Edison, Nestlé, Sky.
CINQUE MINISTRI ASSOCIATI.  Sono solo sponsorizzazioni dei convegni, si sono sempre difese le aziende. Ma il rapporto resta. Anche perché di VeDrò fanno o facevano parte tra gli altri i ministri Angelino Alfano, Beatrice Lorenzin, Andrea Orlando, Maurizio Lupi, Nunzia De Girolamo. E gli ex ministri Josefa Idem e Corrado Passera.

I rappresentanti della Compagnia delle opere

La Compagnia delle opere, enorme rete di aziende legata a Cl, conta oggi su due ministri: sono Lupi e Mauro. Quest’ultimo si è distinto per il suo impegno nel proteggere gli appalti per gli armamenti, come gli F35 che difende a spada tratta, un affare al cui interno c’è pure Finmeccanica.
Nell’ultimo esecutivo Berlusconi, era Giancarlo Galan a fare da tramite con l’associazione fondata da don Giussani. All’epoca in cui era presidente del Veneto, gli appalti affidati alle aziende di Cl hanno vissuto una stagione assai felice, con aumento degli affidamenti e degli incassi.

La sanità fa pressing sulle Regioni

Le lobby della sanità da qualche anno, pur non trascurando certo i Palazzi romani, si muovo soprattutto nelle Regioni, dove sono ormai localizzati i centri di spesa.
Lo dimostra, su tutti, il caso della clinica Maugeri di Milano e delle presunte tangenti pagate all’allora governatore Roberto Formigoni. Il Celeste, lasciando Berlusconi al momento giusto e spostandosi su Alfano, ha saputo conservare il suo ruolo influente nei rapporti tra Compagnia delle opere, politica ed esecutivo.

Alfano, gli avvocati e la riforma

Non sono solo le aziende a fare opera di lobbying, ma anche le categorie. Sarà un caso, ma l’avvocato Angelino Alfano, quando indossa la giacca da vicepremier preme per una riforma della giustizia che limiti i poteri di giudici e pm. Riforma invisa ai magistrati ma auspicata dai colleghi in toga del leader del Ncd, già titolare del dicastero di via Arenula con il governo del Cavaliere.

Il petrolio di Zanonato

Il ministro per lo Sviluppo Flavio Zanonato è stato di recente accusato da Greenpeace di essere particolarmente sensibile alle richieste della lobby del petrolio, tanto da aver messo in cantiere un piano a vantaggio dei combustibili fossili e a danno delle energie rinnovabili.
Per questo ha fatto discutere la posizione pro-petrolio presa da Zanonato a metà ottobre 2013 quando, insieme con altri otto ministri di altrettanti Paesi europei, ha firmato una dichiarazione dove si indicava l’impegno a ridurre le emissioni inquinanti come una delle cause della crisi economica che attanaglia l’Ue.

La crociata di De Girolamo

Tra i più duri oppositori della regolamentazione delle lobby c’è il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo. «No a una legge sovietica», ha tuonato la determinata esponente alfaniana, ottenendo il plauso delle organizzazioni di categoria di ogni parte e colore politico.

ARIA D CONFLITTO DI INTERESSE. A far imbufalire il ministro – il cui padre Nicola è da anni il direttore del Consorzio agrario di Benevento – soprattutto l’obbligo, previsto dalla legge ormai insabbiata, di redigere una lista nominativa dei lobbisti ricevuti e incontrati: il passaggio di carte e consigli, insomma, meglio che rimanga segreto.

Taxisti, appoggi bipartisan e nei Comuni

L'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno a bordo di un bus.(© 2013 Imagoeconomica) L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno a bordo di un bus.

Un’altra lobby potentissima in Italia è quella dei taxisti. Quando nel dicembre 2011 il governo Monti nel Salva Italia paventò l’idea della liberalizzazione delle licenze, la mobilitazione fu totale. Sette dirigenti delle più importanti organizzazioni di categoria marciarono su Roma per incontrare i componenti della commissione Bilancio. Insieme scrissero un testo. E le liberalizzazioni rimasero un ricordo. L’allora segretario generale di Palazzo Chigi, Manlio Strano, li ricevette ufficializzando la marcia indietro dell’esecutivo.

BIPARTISAN E VINCENTI. La lobby premette anche sul pacchetto di liberalizzazioni Tremonti. Ottenendo più o meno gli stessi effetti. E non fece sconti a Pier Luigi Bersani, svuotando di fatto la sua riforma del 2006.
La forza delle auto bianche sta nel loro essere bipartisan, trasversali.
Ma è a livello locale che la pressione è più forte. A Roma il punto di riferimento, per esempio, era l’ex sindaco Gianni Alemanno.

Fonte: Lettera43.it

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Lobby, un appello ai partiti: “Serve una legge per la trasparenza” http://www.lobbyingitalia.com/2013/01/lobby-un-appello-ai-partiti-serve-una-legge-per-la-trasparenza/ http://www.lobbyingitalia.com/2013/01/lobby-un-appello-ai-partiti-serve-una-legge-per-la-trasparenza/#comments Tue, 15 Jan 2013 22:34:24 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/?p=1498 I gruppi di pressione sono un fenomeno tipico di ogni democrazia. Ma senza regole chiare e uguali per tutti, le lobbies possono diventare un limite allo sviluppo del Paese. Per questo VeDrò chiede che nei programmi di tutti i partiti e di tutte le coalizioni sia espressamente prevista una legge sulle lobby”: è questo l’appello lanciato dall’Associazione bipartisan VeDrò, presieduta da Benedetta Rizzo, sulla base di uno studio svolto dal working group Lobby dell’Associazione.

Il working group Lobby di VeDrò, avviato nel 2011, haanalizzato come le lobby operino in Italia e quali siano le norme vigenti in questa materia, concludendo che oggi in Italia esistono ben 88 norme sulle lobby e sulla trasparenza della politica ma sono del tutto disapplicate o violate dallo stesso legislatore.

La normativa italiana sulle lobby” – evidenzia il prof. Pier Luigi Petrillo, professore di Tecniche di Lobbying alla Luiss Guido Carli e coordinatore del working group Lobby di VeDrò – “è di tipo strisciante con un andamento schizofrenico. Strisciante perché ci sono tante norme frammentate e sparse in numerose leggi, regolamenti, decreti, nessuna delle quali, però, affronta il tema in modo organico. Ad andamento schizofrenico perché lo stesso legislatore che le ha introdotte, le ha, successivamente, aggirate, violate, disapplicate”.

Per questo VeDrò chiede ai partiti e alle coalizioni di inserire nei loro programmi l’impegno ad approvare, nei primi 100 giorni di governo, una legge sulle lobby che si basi sui seguenti principi:

1. Trasparenza dei processi decisionali, anche attraverso l’istituzione di un Elenco dei lobbisti cui sono tenuti ad iscriversi tutti coloro che vogliono influenzare tale processo;

2. Regole uguali per tutti: prevedere un accesso ai decisori pubblici uguale per tutte le lobbies, evitando così fenomeni di clientelismo

3. Obbligo, per le lobbies e i decisori pubblici, di relazionare periodicamente sull’attività svolta

4. Divieto di “revolving door” (“porta girevole”) ovvero prevedere che chi ha ricoperto incarichi pubblici (non solo politici) non possa diventare un lobbista, e viceversa, se non dopo un certo periodo di “raffreddamento” (3-5 anni)

5. Conoscibilità dei finanziamenti privati alla politica, attraverso la pubblicazione sul sito web del Governo dell’elenco, aggiornato in tempo reale, di tutti i contributi ricevuti dai partiti, superiori ai 50 euro complessivi

6. Attuazione, anche a livello nazionale, delle norme sulla c.d. “anagrafe patrimoniale degli eletti” ovvero rendere effettivo l’obbligo per gli eletti di dichiarare tutti gli interessi economici e non economici di cui sono portatori, con contestuale pubblicazione di tali dichiarazioni sul sito web della Camera e del Senato.1)

Come ha evidenziato l’analisi condotta dal wg Lobby di VeDrò, l’Unione Europea da oltre 15 anni ha introdotto regole finalizzate a disciplinare il rapporto tra le lobbies e i decisori pubblici. Negli Stati Uniti d’America tale relazione è regolata da 66 anni; in Canada dal 1995; in Israele dal 1998; in Gran Bretagna dalla fine dell’800. La Francia ha introdotto delle regole precise nel 2011. Germania e Austria a partire dagli anni ’70 del Novecento. L’OCSE, in un rapporto del 2010, sottolinea come l’assenza di regole in materia di lobby produca una perdita di competitività per il Paese, specialmente perché, l’assenza di norme organiche e uguali per tutte, comprime fortemente la concorrenza tra i diversi portatori di interessi privati.

In Italia le lobby operano nella più totale oscurità” – prosegue lo studio del wg Lobby di VeDrò – “ E’ tempo di togliere questo velo impenetrabile che impedisce ai cittadini di conoscere quali soggetti influiscono sull’azione politica. E’ tempo che la politica si assuma pienamente la responsabilità delle proprie scelte e che tutti sappiano le ragioni e gli interessi che hanno determinato quelle scelte. E’ una questione di democrazia, di competitività, di giustizia sociale. Per questo chiediamo a tutti i partiti e a tutte le coalizioni di inserire nei loro programmi una legge sulle lobby: poche regole ma chiare e uguali per tutti”.

Il wg LOBBY di VeDrò, coordinato dal prof. Pier Luigi Petrillo (Professore di Teoria e Tecniche del Lobbying alla Luiss Guido Carli e all’Università Unitelma Sapienza), è composto da alti magistrati come Michele Corradino (Consigliere di Stato e capo di gabinetto di diversi Ministri), da manager come Pier Paolo Bucalo (Vice president UniCredit), Francesco Giorgianni (direttore relazioni istituzionali ENEL), Maura Satta Flores (responsabile relazioni istituzionali Vodafone), Riccardo Capecchi (Poste Italiane), studiosi come Ruben Razzante (docente di diritto dell’informazione alla Cattolica di Milano e animatore dell’Associazione Il Chiostro) e Alberto Castelvecchi, da lobbisti come Fabio Bistoncini (ad di FB&Associati e autore del volume “Vent’anni da sporco lobbista”), Franco Spicciariello (Open Gate Italia), Luigi Ferrata (Sec), Giampiero Zurlo (Utopia).

 

Fonte: VeDrò

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