tivelli – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Euronews: Politica esautorata e leggi inutili, la miscela che paralizza l’Italia http://www.lobbyingitalia.com/2014/03/euronews-politica-esautorata-e-leggi-inutili-la-miscela-che-paralizza-litalia/ Mon, 17 Mar 2014 09:10:47 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2199 Sergio Rizzo, Corriere della Sera: “Roma veramente è la città che in sé riassume tutti i simboli del potere di questo Paese, nel passato e nel presente. Questa è una città nella quale da 2767 anni ininterrottamente si esercita il potere”.

Guarda il video del reportage di Enrico Bona.

Oggi il potere in Italia è nelle mani di Matteo Renzi e della sua squadra di ministri. E’ il terzo governo che vede la luce in poco più di due anni e mezzo. Come i due che lo hanno preceduto, è nato da un’intesa di palazzo, allo scopo di fare alcune riforme giudicate indispensabili per rimettere l’Italia sui binari della crescita. Di queste riforme si parla da tempo, ma si è fatto poco. Come se la macchina legislativa fosse inceppata. O la politica avesse perso la capacità di decidere.

Rizzo: “Negli ultimi anni di fatto la burocrazia si è impadronita del processo legislativo. Sono loro che fanno le leggi. Le scrivono dentro i ministeri, dopodiché le leggi vanno in Parlamento ed escono dal Parlamento approvate con l’obbligo, per essere attuate, di fare delle ulteriori norme, che devono fare sempre gli stessi che hanno scritto la legge. Quindi di fatto il Parlamento si limita a ratificare quello che scrivono i superburocrati nei ministeri e qui vengono fuori i conflitti di interessi più incredibili”.

Negli ultimi cinque anni, sono state fatte circa 480 nuove leggi in materia fiscale in Italia. Di queste leggi, una sessantina hanno semplificato il sistema; le altre lo hanno reso ancora più complicato. Ma, affinché le leggi entrino in vigore, come spiegava Sergio Rizzo, spesso è necessario un passaggio aggiuntivo: un regolamento la cui stesura è affidata agli alti burocrati. Antonio Catricalà è stato per anni e fino a pochi mesi fa un esponente di questa elite selezionatissima.

Antonio Catricalà, ex vice ministro per lo Sviluppo economico: “Molto spesso il regolamento serve davvero perché le norme da creare sono estremamente complesse e tecniche. Altre volte invece il regolamento nasce dall’esigenza di chiudere l’accordo politico. Allora, c‘è un punto controverso? In Parlamento ci si mette d’accordo che quel punto sarà poi risolto con un regolamento. Ma questo poi non succede”.

Un Parlamento che non decide rende i funzionari della pubblica amministrazione ancora più potenti, conferendo loro un ruolo politico. Una vera forzatura, tenuto conto che non sono eletti e che non decadono automaticamente con la fine di un governo.

Luigi Tivelli, ex consigliere parlamentare alla Camera: “Arriva un ministro, fa un contratto di cinque anni a un direttore generale. Poi il ministro che gli succede un anno e mezzo dopo, perché cade il governo e arriva un governo di un altro colore un anno e mezzo dopo, eredita il direttore generale che era del colore dell’altro ministro. E allora questo direttore generale, o cambia casacca – è diffuso il fenomeno dei cambi di casacca nella nostra burocrazia – oppure fa di fatto opposizione al nuovo ministro”.

La costituzione prevede che gli alti dirigenti della pubblica amministrazione siano selezionati per concorso pubblico tra i membri del Consiglio di Stato, i giudici del Tribunale amministrativo e pochi altri organi ristretti. Oggi funzionari di governo e domani magistrati, o viceversa.

Stefano Rodotà, giurista: “Spesso, il Consigliere di Stato si trova poi a essere giudice nell’applicazione della legge. Perché ci sono leggi che ha scritto lui, materialmente, che ha collaborato a scrivere con il ministro. Dopo, se torna a fare il giudice, sarà lui a stabilire, a prendere la decisione sulla base di una legge che ha scritto lui. Quindi c‘è anche una sorta di conflitto: dovrebbe esserci sempre una separazione tra chi ha legiferato e chi poi fa il giudice”.

Dal 1889, la sede del Consiglio di Stato è a Palazzo Spada, uno degli edifici più maestosi della Roma barocca. Nel cortile, la falsa prospettiva di Francesco Borromini crea l’illusione che la statua in fondo sia a grandezza naturale, mentre invece misura solo 60 centimetri.

Il governo Renzi sta tentando di fare qualcosa di simile con la burocrazia, ridimensionando il potere che ha acquisito negli anni.

Rodotà: “Il ministro nuovo può cambiare il vertice dell’amministrazione, i direttori generali, ha tre mesi per farlo. Quindi dire che io sono paralizzato dal fatto che ricevo un’eredità dal passato, oggi, non è del tutto vero. Secondo: la scelta del mio capo di gabinetto, del mio capo dell’ufficio legislativo, è assolutamente libera”.

Una burocrazia debordante e l’eccesso di regolamentazione frenano le spinte riformiste. Ma in Italia il problema è più grave: spesso mancano le regole che servirebbero di più, come quelle che tracciano una netta linea di confine tra attività politica e interessi privati.

Pier Luigi Petrillo, docente di Teoria e Tecniche del Lobbying, Unitelma Sapienza di Roma: “Se un parlamentare non viene rieletto, può diventare lobbista. Può cioè fare attività di lobbying nei confronti dei suoi ex colleghi. E’ una cosa che in Italia succede spesso. Anche perché l’ex parlamentare ha libero accesso in Parlamento. E’ lecito, non è vietato, ma è certamente un’anomalia del nostro sistema”.

A differenza di quanto accade nella maggior parte dei paesi europei e non solo in quelli, in Italia non esiste un registro dei lobbisti. Una lacuna che rende il sistema ancora più opaco e incoraggia fenomeni di corruzione.

Franco Spicciariello, lobbista, Open Gate Italia: “L’assenza di regole riguardo l’attività di lobbying in Italia deriva principalmente da una scelta politica. Considera che oltre cinquanta proposte di legge sono state presentate a Camera e Senato negli ultimi quarant’anni, e mai nemmeno una è arrivata alla discussione in aula. Quindi la scelta della politica è stata sempre molto chiara. Ci sono stati anche un paio di tentativi di governi, prima sotto Prodi e poi nell’ultimo governo Letta: in entrambi i casi, non si è mai andati avanti”.

Pier Luigi Petrillo faceva parte del gruppo di esperti che l’anno scorso furono incaricati dal premier Letta di elaborare nuove regole di trasparenza e ci spiega perché il Consiglio dei Ministri ha respinto le loro proposte: “Imporre a un ministro o a un parlamentare di tenere un’agenda in cui indica in modo dettagliato tutti gli incontri avuti con i portatori di interessi a 360 gradi, quindi non soltanto con le lobby del settore economico e del settore bancario, ma con tutti i portatori di interessi, dalle associazioni di categoria alle associazioni civili alle associazioni religiose fino ad arrivare alle grandi multinazionali… ecco: questi obblighi venivano considerati eccessivi”.

Nel suo ultimo rapporto, la Commissione europea afferma che la corruzione in Italia è un fenomeno diffuso tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Un sistema che favorisce i poteri forti e intrappola il Paese in un abbraccio asfissiante tra affari, politica e burocrazia.

I rimedi sono noti. Si tratta di metterli in pratica.

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Guerra M5S ai lobbisti, Fraccaro: “Espulso Tivelli. La Camera non rinnova il contratto” http://www.lobbyingitalia.com/2014/01/guerra-m5s-ai-lobbisti-fraccaro-espulso-tivelli-la-camera-non-rinnova-il-contratto/ Wed, 22 Jan 2014 20:00:37 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2122 L’ex consigliere parlamentare era stato scoperto mentre esultava per aver influenzato un emendamento. Montecitorio ha deciso di sospendere il rapporto di collaborazione con l’uomo con una lettera che ilfattoquotidiano.it pubblica. I 5 Stelle: “Ora cambio regolamento e registro lobby in Parlamento”. L’ex funzionario replica: “Con tutto il rispetto, non è vero”

La Camera ha revocato “il badge per l’ingresso” a Montecitorio ad un ex consigliere parlamentare “intercettato come lobbista” dal Movimento 5 Stelle. “Per la prima volta è stato espulso un lobbista dalla Camera. Ora stop a tutte le tessere in bianco”, esulta Riccardo Fraccaro membro dell’ufficio di presidenza di Montecitorio.

La polemica era cominciata poco prima di Natale con la denuncia partita dai banchi dei grillini che avevano intercettato alcuni discorsi di Luigi Tivelli. Secondo quanto verificato in seguito, si era scoperto che si trattava di un pensionato d’oro della Camera con un contratto di consulenza gratuito.

Questo è solo il primo passo”, aggiunge al fattoquotidiano.it Fraccaro, “abbiamo chiesto al Comitato per la sicurezza di cambiare il regolamento e prevedere che i lobbisti non abbiano cartellini in bianco per entrare in Parlamento”. Gli esterni che hanno la possibilità di accedere a Montecitorio sono circa 2000. “I permessi concessi si dividono in giornalieri e permanenti. La cosa più grave è che ci sono una quantità di badge forfettari che vengono dati a Confindustria e ai sindacati. Loro poi ne dispongono come vogliono e fanno entrare i loro uomini senza problemi. Questo non può succedere in un Paese civile. Il modello a cui dobbiamo aspirare è quello europeo: i lobbisti non vanno eliminati ma semplicemente regolamentati”.

Lo stesso Tivelli, tuttavia, replica:

Con tutto il rispetto per la loro perseverante determinazione, credo che non sia certo vero che per la prima volta sia stato espulso un lobbista. La fattispecie è un’altra. In primo luogo non c’è il lobbista. Forse, invece, per la prima volta un ex funzionario parlamentare, che aveva un incarico a titolo gratuito nell’amministrazione ha ritenuto doveroso dimettersi per senso di responsabilità istituzionale e pur avendo chiarito alla stampa il vero senso di una telefonata registrata abusivamente”. “Non potevo concepire che la mia persona fosse strumentalizzata a fini di lotta politica ed addirittura nell’Aula di Montecitorio – conclude Tivelli – Spero che questa vicenda che mi ha comportato grande amarezza e che pensavo chiusa, si chiuda una volta per tutte”.

Nella lettera con cui la Camera ha deciso di revocargli il badge, che porta la data del 13 gennaio, si legge: “Il giorno 21 dicembre 2013, in relazione ad articoli di stampa e ad interventi svolti in Aula nel corso dell’esame del disegno di legge di Stabilità, l’Amministrazione ha ritenuto che non vi fossero più le condizioni per proseguire il rapporto di collaborazione, sicché nella stessa giornata si è preso atto della rinuncia da parte dell’interessato alla prosecuzione di tale rapporto”. “Sono state pertanto immediatamente poste in essere – si legge ancora – le attività amministrative conseguenti alla cessazione del rapporto: è stato disabilitato l’apposito badge per l’ingresso alla Camera; è stato revocato il permesso di parcheggio a pagamento di un ciclomotore presso l’area di via della Missione; è stata disposta, secondo le modalità previste dalla disciplina interna, la disattivazione della casella di posta elettronica; è stata attivata la procedura di voltura dell’utenza telefonica on net, che era abilitata esclusivamente alle chiamate verso i numeri della rete Camera dei deputati”.

La stanza – si legge ancora – ubicata nel complesso di vicolo Valdina, precedentemente utilizzata dal dott. Tivelli nel quadro della sua collaborazione, era stata già destinata ad altro utilizzo a far data dal 17 settembre 2013 nell’ambito del processo di riallocazione e ottimizzazione degli spazi”.

Nello stesso “promemoria” dell’Ufficio affari generali della Camera si ricorda che Tivelli nel 2007 aveva avuto l’incarico del Regolamento dei servizi e del personali di “Attività di studio e proposta in materia di progetti e di iniziative culturali e di comunicazione istituzionale” e nel 2008 quello di segreteria del comitato per la comunicazione e l’informazione esterna. Il 1 gennaio 2012 poi, ormai pensionato, gli era stato attivato un rapporto “di collaborazione a tempo indeterminato e a titolo interamente gratuito per lo svolgimento di attività di analisi, studio e ricerca per nuovi progetti culturali, per il quale non è stata corrisposta alcuna somma né a titolo di indennità, né a titolo di rimborso spese”.

Vai alla lettera della Camera dei Deputati

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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Lobby e lobbisti – Il Post http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/lobby-e-lobbisti-il-post/ Wed, 25 Dec 2013 16:28:53 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1965 Lo scorso 21 dicembre alla Camera i deputati del Movimento 5 Stelle hanno mostrato alcuni cartelli con scritto “Caro PD decido io” e la foto di Luigi Tivelli, ex funzionario della Camera, definito un «lobbista mandato per controllare l’azione del PD». Il parlamentare del M5S Giorgio Sorial, nella stessa occasione, ha detto che «a decidere in Parlamento sono i lobbisti»; Beppe Grillo sul suo blog ha scritto che il Partito Democratico è «schiavo delle lobby d’oro».

La protesta dei deputati del Movimento 5 Stelle sembra essere abbastanza chiara ma non è altrettanto chiaro se la parola “lobby” e “lobbista” (o “lobbysta”) sia da loro utilizzata in modo corretto o improprio. “Lobbista” non è infatti né una parolaccia né un’offesa, ma è piuttosto una professione che in alcuni stati – e anche nelle istituzioni comunitarie europee – è prevista e regolamentata, e in generale non implica nulla di particolarmente insano in una democrazia.

“Lobby” è un termine inglese che deriva a sua volta dalla parola latina che significa “loggia”, “tribuna”: in origine è stato utilizzato nel Diciannovesimo secolo per indicare nella Camera dei Comuni, una delle due assemblee che costituiscono il Parlamento britannico, il luogo dove i deputati incontravano il pubblico e, in particolare, i rappresentanti dei vari gruppi di interesse. Le persone che aspettavano i parlamentari nella lobby per parlare con loro furono quindi col tempo chiamati “lobbyists”. Oggi la parola “lobby” significa “gruppo di pressione”: indica genericamente un gruppo di persone che cerca di esercitare la propria influenza sul potere politico e amministrativo per difendere un interesse. Anche un sindacato, un’associazione studentesca, un’associazione di commercianti o di imprenditori, un’organizzazione per i diritti umani, in questo senso, svolgono attività di lobbying: cercano di fare pressioni sui politici perché tengano conto dei loro interessi – e di quelli delle persone che rappresentano – nel fare le leggi.

Nello specifico, però, ci sono società e figure professionali che si occupano direttamente e specificamente dell’attività di lobbying, “su commissione”: un’azienda interessata all’approvazione di una determinata legge, insomma, può stipulare un contratto con una società o una persona specializzata in lobbying perché queste facciano pressione sui politici per una determinata questione. Le modalità di azione di queste pressioni possono essere più o meno lecite: questo dipende in gran parte dal fatto che le attività di lobbying siano regolamentate a livello istituzionale o si svolgano invece senza alcun controllo normativo.

Le azioni delle lobby possono limitarsi a una serie di comunicazioni e contatti con i rappresentanti della politica – presentare dati e rapporti a sostegno della loro posizione – o organizzarsi in vere e proprie campagne per influenzare l’opinione pubblica, per finanziare le campagne elettorali, per promuovere scioperi o proteste organizzate e tradursi, dunque, in domanda politica. La forza delle lobby dipende prevalentemente dalla loro disponibilità di risorse economiche, numeriche, e dal livello di influenza che le lobby stesse sono in grado di esercitare: conoscenze personali, accesso ai luoghi in vengono prese le decisioni e ai canali di pressione più importanti (come per esempio i media).

La definizione di “lobby” del dizionario di economia e finanza dell’Enciclopedia Treccani fornisce un quadro piuttosto completo delle opportunità e dei rischi di queste attività.

I gruppi di pressione possono concorrere al bene della democrazia nella misura in cui – agendo dall’interno delle istituzioni e non dal loro esterno, in quanto riconosciuti e regolamentati – la loro molteplicità e interazione diano luogo a una ‘competizione’ che realizzi un equilibrio tra spinte e pressioni contrastanti, volto al conseguimento dell’interesse generale (visione pluralista). Possono, al contrario, rappresentare un ostacolo o un pericolo per l’interesse generale, quando il processo democratico sia dominato da un numero esiguo di gruppi di pressione ‘speciali’ – ossia raramente regolamentati e articolati – che difendono interessi parziali, o quando, più in generale, lo Stato si ponga come unico detentore dell’interesse comune, che difende contro interessi particolari giudicati perturbatori, anche se tollerati (visione democratica classica).

La prima visione coincide con il modello anglosassone e statunitense di lobbying, in cui si accorda legittimità alle attività dei gruppi di pressione; la seconda con il modello latino-francese, in cui tali gruppi difficilmente sono riconosciuti come elementi costitutivi della democrazia.

L’attività di lobbying è regolamentata in Australia, Canada, Germania, Polonia, Stati Uniti, Ungheria, Taiwan e anche nella Commissione e nel Parlamento europeo. Il Libro Bianco della Commissione UE del 2001, il Libro Verde del 2006 e il Registro europeo dei rappresentanti di interessi del 2007 hanno stabilito una regolamentazione dell’attività delle lobby all’interno delle istituzioni europee: un sistema di registrazione su base volontaria, un codice di condotta comune e un sistema di controllo e di sanzioni da applicare in caso di violazione del codice. Sono iscritti al registrocirca 5.400 gruppi di pressione che appartengono al mondo economico o alla cosiddetta società civile organizzata, diverse ONG e alcuni sindacati. Qualche esempio di lobby presente nel registro dell’UE e con sede in Italia: Altroconsumo, Legambiente ONLUS, Slow Food.

In Italia, invece, il lobbismo non è regolamentato dal punto di vista normativo: nel corso degli anni sono stati presentati diversi disegni di legge per rendere più trasparente l’attività dei vari gruppi, ma nessuno è mai stato approvato.Tra questi il cosiddetto “ddl Santagata”, presentato durante il secondo governo Prodi nel novembre del 2007 dal ministro per l’Attuazione del programma di governo Giulio Santagata. Anche l’attuale governo Letta si sta occupando della regolamentazione delle lobby e ha creato un gruppo di lavoro incaricato di redigere un nuovo disegno di legge. Il gruppo, coordinato dal segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Garofoli e da Pier Luigi Petrillo, professore di Teoria e tecniche del lobbying alla LUISS, ha presentato il testo durante il Consiglio dei ministri del 5 luglio 2013 che ha però rinviato l’approvazione per ulteriori approfondimenti. Il testo prevedeva l’istituzione di un albo dei lobbisti, affidava il loro controllo all’Antitrust, chiedeva regole e limiti all’attività di pressione. E, soprattutto, prevedeva l’obbligo dei ministri di redigere una relazione che desse conto dei loro rapporti con queste persone e le società che essi rappresentavano.

In assenza di una normativa a livello nazionale, alcune Regioni hanno approvato delle leggi per regolamentare l’attività delle lobby: il Molise e anche la Toscana, con lo scopo di favorire la presenza di soggetti rappresentativi di interessi nell’attività politica e amministrativa della Regione e migliorare la trasparenza della politica.

Fonte: IlPost.it

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Il caso Tivelli e l’ipocrisia del lobbying all’italiana http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/il-caso-tivelli-e-lipocrisia-del-lobbying-allitaliana/ Sun, 22 Dec 2013 11:00:52 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1942 Una premessa. Al consigliere parlamentare della Camera dei Deputati Luigi Tivelli, personaggio di grande spessore e “lobbista reo confesso a sua insaputa”, va tutta la solidarietà degli altri lobbisti di professione. Ciò perché, senza entrare nel merito degli interessi rappresentati dal consigliere Tivelli (per un 40enne vedere difendere certe pensioni d’oro è un delitto), l’unica imputazione che gli si può rivolgere è quella di un eccesso di leggerezza e disattenzione nel parlare al telefono davanti a testimoni. Perché per il resto Tivelli non ha fatto nulla al di fuori della legge. Forse il punto però, è proprio l’assenza di una legge che regoli la professione lobbistica.

Chi è Luigi Tivelli

Alle spalle oltre 30 anni di carriera da grand commis, Tivelli è un personaggio conosciuto e rispettato dall’élite politica, amministrativa e mediatica del paese. Famiglia piccolo borghese, figlio di un dirigente di un piccolo ufficio postale, cresciuto sotto l’influenza culturale di Mazzini, Cattaneo e della Destra Storica, Tivelli diventa un giovane leader del PRI (Partito Repubblicano Italiano) insieme ad Enzo Bianco, lavorando anche in un’associazione di imprese. A 26 anni, nel 1981, vince il concorso per consigliere parlamentare della Camera dei Deputati, avviandosi ad una carriera che lo vedrà ricoprire molti ruoli: nel 1995 è consigliere giuridico del sottosegretario alla Presidenza Guglielmo Negri nel Governo Dini; consigliere parlamentare della presidenza del Consiglio con Romano Prodi nel 1996, e poi Capo di Gabinetto del Ministero per i Rapporti con il Parlamento, Coordinatore della Conferenza dei Capi di Gabinetto, Portavoce di Ministri e membro di varie commissioni governative. Docente di diritto in varie università, vasta è anche la sua attività pubblicistica fatta di collaborazioni con giornali quali Il Messaggero, Il Gazzettino e Il Mattino (tutti editi da Francesco Gaetano Caltagirone) e 22 libri su temi riguardanti la politica e l’amministrazione.

Tivelli e “Il peso delle lobbies”

Curioso rileggere in questi giorni di polemiche (ipocrite e probabilmente sterili) come proprio in uno dei suoi ultimi libri, “Stati Uniti? Italia e USA a confronto” (Rubbettino, 2009) – scritto insieme al politologo italo-americano Joseph La Palombara – Tivelli affronti il problema de “Il peso delle lobbies“.

Racconta Tivelli, partendo da “L’ipocrisia del lobbying all’italiana”, come

Chiunque si rechi ad esempio, alla Camera dei Deputati, al quarto piano, sia nelle ore antimeridiane, che soprattutto nelle ore del tramonto, ferve tutta un’attività di tipo ‘crepuscolare’. Il corridoio principale, corredato da busti austeri, nel piano in cui sono allocate le Commissioni parlamentari, specie quando queste sono chiamate ad affrontare questioni rilevanti, ma non solo in queste occasioni, brulica di una serie di signori che con autorevolezza, compostezza e maggiore o minore riservatezza seguono i lavori delle Commissioni“.

E lì a volte è un via vai tra i parlamentari che escono dalle Aule delle Commissioni e questi signori, dotati di fascicoli dei testi normativi e degli emendamenti, che tentano e in non pochi casi riescono, di tutelare gli interessi delle aziende che rappresentano, vuoi in quanto dirigenti, vuoi in quanto consulente delle aziende stesse. Nulla di male, ma perché non rendere trasparente questo processo? “.

In fondo – aggiunge Tivelli – per i parlamentari sapere chi si ha di fronte, avere la certezza di chi rappresenta cosa, in una logica di trasparenza, sarebbe molto più funzionale corretto ed efficace“.

Una domanda alla quale sarebbe curioso leggere oggi proprio una risposta di Tivelli, che spiega come “regolarmente, in ogni legislatura, vengono presentati dai parlamentari dei più diversi colori i progetti di legge di disciplina del lobbying […]” destinati “a essiccarsi nelle sabbie mobili parlamentari“. E qui il consigliere Tivelli, in riferimento alla mancata approvazione di una legge, accusa “il mondo delle imprese, anche nelle loro rappresentanze più accreditate“, salvando i parlamentari, che invece hanno da sempre fatto di tutto perché una regolamentazione complessiva non superasse nemmeno l’ostacolo della discussione in Commissione.

Tivelli chiude il capitolo sull’Italia ribadendo l’auspicio di una regolamentazione che consentirebbe finalmente a “gli addetti alle relazioni istituzionali [di poter] finalmente muovere i loro passi nel Corridoio dei passi perduti, o nei corridoi antistanti le Commissioni, con l’autorevolezza e la dignità legata al loro ruolo ufficiale“.

Quale ipocrisia?

Come scritto, nelle attività condotte da Luigi Tivelli alla Camera dei Deputati non c’è nulla di male. L’unico appunto – ma non a lui, semmai alla mancanza di regole – è che visti i suoi precedenti ruoli, Tivelli ha un libero accesso ad aree invece interdette ad altri (ma non a tutti, dato che i tesserini sono rilasciati su base discrezionale da parte dei Questori).

E lui stesso del resto, attraverso il suo “Studio Tivelli”, con base a Roma in Via Uffici del Vicario (di fronte agli uffici dei Gruppi parlamentari) propone servizi in maniera molto trasparente attraverso sito e brochure:

“Studio Tivelli, forte di una solida e aggiornata conoscenza degli scenari istituzionali, politici, economici e sociali […] opera con metodologie innovative, e a forte impronta etica, nella comunicazione con le istituzioni. In primo luogo è in grado di “accompagnare” il cliente nella progettazione e costruzione di relazioni stabili e durature con le istituzioni pubbliche. 

A tal fine aiuta il cliente a costruire un dialogo con le istituzioni, soprattutto, ma non solo, tramite l’elaborazione e trasmissione di report, position paper, memorie e altri materiali conoscitivi. In questo campo di attività lo Studio può fornire supporti informativi e di documentazione in sinergia con una primaria società impegnata nel monitoraggio parlamentare e istituzionale. Nei casi in cui lo si reputi necessario, si possono progettare e promuovere iniziative di sensibilizzazione e orientamento dell’opinione pubblica, e dell’opinione istituzionale, a sostegno dei legittimi interessi rappresentati dall’azienda cliente”.

 

Per sintetizzare con una sola parola: “lobbying”. Puro, legittimo e semplice “lobbying”.

Ma ecco che un grandissimo tecnico del diritto e della politica, forse tramortito dal clamore mediatico della sua telefonata registrata e pubblicata su YouTube da un deputato del Movimento 5 Stelle, rilascia una a dir poco deludente dichiarazione all’ADN Kronos:

‘Sono solo un ex funzionario della Camera desolato e rattristato. […] Tutto nasce da una telefonata, tra il serio e il faceto, fatta a un amico. […] Lungi da me svolgere alcuna attività lobbistica, per la quale non avrei titoli né incarichi. Credo che scambiare opinioni o impressioni con i deputati sia legittimo per chiunque. […] Non mi è mai passato per la testa di condizionare il comportamento di deputati e tanto meno dei gruppi, in qualsivoglia occasione. Questo è lo stile proprio, non solo mio, ma di tutti quelli che sono o sono stati funzionari parlamentari”. 

Un peccato. In questo modo Tivelli ha mancato la possibilità di riaffermare la legittimità dell’attività di lobbying, già affermata nei suoi scritti, rilanciando anzi la questione della trasparenza e della necessità di una regolamentazione che consenta di fare rappresentanza di interessi in modo chiaro e democratico, senza privilegi per alcuni (ex parlamentari, ex funzionari parlamentari, ecc.).

Ma Tivelli ha perso anche l’occasione per dare una lezione ad alcuni di quei deputati che oggi lo criticano, che se leggessero i suoi libri potrebbero trovare molto da imparare. Gli stessi che pur diffondendo un hashtag quale #fuorilelobby, non risulta abbiano mai (per ora?) presentato un progetto di legge per regolamentare il lobbying, e si dimenticano di avere anche loro a che fare giornalmente con i lobbisti, che sono i primi spesso ad aiutarli a scovare alcune delle nefandezze che poi vengono denunciate su blog e giornali grazie al loro know how tecnico.

Ipocrisia del lobbying all’italiana, appunto.

 

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Lobby e politica, la mappa degli interessi http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/lobby-e-politica-la-mappa-degli-interessi/ Sat, 21 Dec 2013 23:22:25 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1924 Sanità. Grandi opere. Armi. Taxi. I gruppi di pressione a Palazzo hanno i propri referenti. E nessuno è riuscito a regolamentarli. M5s: «Quello nel video è Tivelli». Salva-Roma: intesa sui giochi.

Troppi lobbisti alla Camera durante il voto sulla legge di Stabilità targata Letta. Troppe persone con la ventiquattrore avvicinano i parlamentari o i loro portaborse passando fogli e foglietti con emendamenti e modifiche al testo, per indirizzare le fonti di spesa della manovra in una direzione invece che in un’altra.
A partire dal tanto discusso sub-emendamento sulle slot machine. Presentato dal Nuovo centrodestra – i cui esponenti, dalla firmataria Federica Chiavaroli al sottosegretario Alberto Giorgetti, sono legati a doppio filo con le società dell’azzardo – ma appoggiato in un primo momento pure dal Pd (che nel settore vanta una storia decennale)

LA LETTERA A BOLDRINI. La denuncia di questa invadente presenza è contenuta in una lettera che i deputati 5 stelle hanno scritto alla presidente della Camera Laura Boldrini. Dove si parla tra l’altro di «badge» per gli ospiti rilasciati con «disinvoltura», anche perché permettono ai lobbisti una grande libertà di movimento fra sale e uffici di Montecitorio.

M5S CONTRO LUIGI TIVELLI. E non è tutto. I pentastellati continuano la loro battaglia quotidiana contro questi «squali» che hanno trasformato la Stabilità in una «legge marchetta».
Così il 21 dicembre hanno fatto nomi e cognomi. Il lobbista intercettato – e filmato – dai grillini davanti a una commissione di Montecitorio mentre si vantava di aver fatto bloccare il taglio delle pensioni d’oro sarebbe Luigi Tivelli, ex funzionario della Camera. Lui «è il vero mercante del tempio», ha detto il deputato-cittadino Giorgio Sorial.

Albo dei lobbisti: una riforma insabbiata

C’è da dire che le truppe pentastellate – ultime arrivate in parlamento – sono sempre state in prima linea nella battaglia alle lobby.

A questo proposito è utile segnare una data: 5 luglio 2013. Il Consiglio dei ministri discusse una legge ad hoc, voluta proprio dai parlamentari grillini. Il testo prevedeva l’istituzione di un albo dei lobbisti, affidava il loro controllo all’Antitrust, chiedeva regole stringenti e limiti all’attività di pressione. E, soprattutto, l’obbligo dei ministri a redigere una relazione che desse conto dei loro rapporti con questi personaggi e le società che essi rappresentavano.

L’OPPOSIZIONE DI LUPI E MAURO. Ma tutto, ovviamente, si bloccò. Contrari a molte di queste regole, ma non furono i soli, i due ministri di Comunione e liberazione, Maurizio Lupi (Infrastrutture e trasporti, cioè grandi appalti) e Mauro Mauro (Difesa, cioè appalti per l’industria militare), entrambi vicini alle aziende della Compagnia delle opere.
Così il governo affidò a Enzo Moavero (ministro per l’Europa) il compito di preparare uno studio sulle norme analoghe vigenti nei Paesi dell’Ue. Finito, come prevedibile, in un nulla di fatto.

VeDrò, il governo e la sponsorizzazione dei grandi gruppi

Il premier Enrico Letta.(© Ansa) Il premier Enrico Letta.

In verità il governo aveva già risolto la questione a modo suo, attraverso un’associazione che «permette» ai lobbisti di prendere contatti direttamente con sei ministri. Si tratta della Fondazione VeDrò, think tank di Enrico Letta, che – secondo un’inchiesta de L’Espresso – ha un bilancio annuo di circa 1 milione di euro, frutto delle donazioni, tra gli altri, di Eni, Autostrade, Lottomatica, Sisal, Farmindustria, Telecom Italia, Vodafone, Edison, Nestlé, Sky.
CINQUE MINISTRI ASSOCIATI.  Sono solo sponsorizzazioni dei convegni, si sono sempre difese le aziende. Ma il rapporto resta. Anche perché di VeDrò fanno o facevano parte tra gli altri i ministri Angelino Alfano, Beatrice Lorenzin, Andrea Orlando, Maurizio Lupi, Nunzia De Girolamo. E gli ex ministri Josefa Idem e Corrado Passera.

I rappresentanti della Compagnia delle opere

La Compagnia delle opere, enorme rete di aziende legata a Cl, conta oggi su due ministri: sono Lupi e Mauro. Quest’ultimo si è distinto per il suo impegno nel proteggere gli appalti per gli armamenti, come gli F35 che difende a spada tratta, un affare al cui interno c’è pure Finmeccanica.
Nell’ultimo esecutivo Berlusconi, era Giancarlo Galan a fare da tramite con l’associazione fondata da don Giussani. All’epoca in cui era presidente del Veneto, gli appalti affidati alle aziende di Cl hanno vissuto una stagione assai felice, con aumento degli affidamenti e degli incassi.

La sanità fa pressing sulle Regioni

Le lobby della sanità da qualche anno, pur non trascurando certo i Palazzi romani, si muovo soprattutto nelle Regioni, dove sono ormai localizzati i centri di spesa.
Lo dimostra, su tutti, il caso della clinica Maugeri di Milano e delle presunte tangenti pagate all’allora governatore Roberto Formigoni. Il Celeste, lasciando Berlusconi al momento giusto e spostandosi su Alfano, ha saputo conservare il suo ruolo influente nei rapporti tra Compagnia delle opere, politica ed esecutivo.

Alfano, gli avvocati e la riforma

Non sono solo le aziende a fare opera di lobbying, ma anche le categorie. Sarà un caso, ma l’avvocato Angelino Alfano, quando indossa la giacca da vicepremier preme per una riforma della giustizia che limiti i poteri di giudici e pm. Riforma invisa ai magistrati ma auspicata dai colleghi in toga del leader del Ncd, già titolare del dicastero di via Arenula con il governo del Cavaliere.

Il petrolio di Zanonato

Il ministro per lo Sviluppo Flavio Zanonato è stato di recente accusato da Greenpeace di essere particolarmente sensibile alle richieste della lobby del petrolio, tanto da aver messo in cantiere un piano a vantaggio dei combustibili fossili e a danno delle energie rinnovabili.
Per questo ha fatto discutere la posizione pro-petrolio presa da Zanonato a metà ottobre 2013 quando, insieme con altri otto ministri di altrettanti Paesi europei, ha firmato una dichiarazione dove si indicava l’impegno a ridurre le emissioni inquinanti come una delle cause della crisi economica che attanaglia l’Ue.

La crociata di De Girolamo

Tra i più duri oppositori della regolamentazione delle lobby c’è il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo. «No a una legge sovietica», ha tuonato la determinata esponente alfaniana, ottenendo il plauso delle organizzazioni di categoria di ogni parte e colore politico.

ARIA D CONFLITTO DI INTERESSE. A far imbufalire il ministro – il cui padre Nicola è da anni il direttore del Consorzio agrario di Benevento – soprattutto l’obbligo, previsto dalla legge ormai insabbiata, di redigere una lista nominativa dei lobbisti ricevuti e incontrati: il passaggio di carte e consigli, insomma, meglio che rimanga segreto.

Taxisti, appoggi bipartisan e nei Comuni

L'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno a bordo di un bus.(© 2013 Imagoeconomica) L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno a bordo di un bus.

Un’altra lobby potentissima in Italia è quella dei taxisti. Quando nel dicembre 2011 il governo Monti nel Salva Italia paventò l’idea della liberalizzazione delle licenze, la mobilitazione fu totale. Sette dirigenti delle più importanti organizzazioni di categoria marciarono su Roma per incontrare i componenti della commissione Bilancio. Insieme scrissero un testo. E le liberalizzazioni rimasero un ricordo. L’allora segretario generale di Palazzo Chigi, Manlio Strano, li ricevette ufficializzando la marcia indietro dell’esecutivo.

BIPARTISAN E VINCENTI. La lobby premette anche sul pacchetto di liberalizzazioni Tremonti. Ottenendo più o meno gli stessi effetti. E non fece sconti a Pier Luigi Bersani, svuotando di fatto la sua riforma del 2006.
La forza delle auto bianche sta nel loro essere bipartisan, trasversali.
Ma è a livello locale che la pressione è più forte. A Roma il punto di riferimento, per esempio, era l’ex sindaco Gianni Alemanno.

Fonte: Lettera43.it

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Luigi Tivelli, il lobbista che infinocchia i pivelli http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/luigi-tivelli-il-lobbista-che-infinocchia-i-pivelli/ Sat, 21 Dec 2013 18:16:05 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1915 Bel colpo del M5S che ha diffuso una telefonata compromettente del lobbista intento a sfoggiare l’elenco degli alti burocrati e dei professori da lui avvantaggiati, riuscendo a evitare loro decurtazioni di reddito significative, nello sprint finale della legge di stabilità.

Ora che a Montecitorio ne è stato diffuso il nomeLuigi Tivelli, una lunga carriera di consigliere parlamentare, guardo la sua fotografia e in effetti riconosco di averlo visto più volte lungo i famosi corridoi dei passi perduti. Anche se non ho mai saputo che mestiere facesse e non ci ho mai scambiato una parola.

Lobbista, ok. Non mi scandalizza. E’ un mestiere esercitato in tutte le sedi istituzionali del mondo. Il periodo in cui il Parlamento discute la legge di bilancio dello Stato è per i lobbisti, naturalmente, un momento di frenetico attivismo. Abolirli sarebbe un’utopia e, al posto loro, lo spazio sarebbe immediatamente riempito da altri “consulenti”.

A quanto leggo su Google, Luigi Tivelli offre i suoi servizi attraverso apposito studio professionale e vanta numerose pubblicazioni, alcune delle quali firmate con altri potenti come l’ex Ragioniere dello Stato, Andrea Monorchio.

Anzichè urlare in aula per la scoperta dell’acqua calda, come hanno fatto oggi i grillini, sarebbe bene procedere alla regolamentazione trasparente di questa attività lobbistica. Ma anche questo non basta: sono i partiti politici che dovrebbero imparare a non lasciarsi infinocchiare come pivelli dai vari Tinelli in circolazione.

Negli ultimi giorni, sulle più varie questioni, da Telecom alle slot-machine, passando per i tetti agli stipendi dei dirigenti pubblici e per l’annullamento di multe comminate dalle amministrazioni locali, troppe volte i deputati e i senatori hanno votato secondo le convenienze di qualcuno anche se hanno giurato di rappresentare l’interesse generale della nazione.

Fonte: Gad Lerner

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Lobby, Giorgio Sorial: “Vi svelo il nome del lobbista misterioso: è Luigi Tivelli” http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/lobby-giorgio-sorial-vi-svelo-il-nome-del-lobbista-misterioso-e-luigi-tivelli/ Sat, 21 Dec 2013 13:52:48 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1911 C’era un emendamento, prima firma Roberto Speranza, che imponeva un tetto alle pensioni d’oro. Emendamento poi approvato nella legge di stabilità in una forma svuotata completamente del suo contenuto. Cos’è successo nel mezzo? Il Movimento 5 stelle attacca: “Colpa dei lobbisti”. E pubblica un video nel quale si sente un uomo dal volto oscurato parlare al telefono: “Io sono stato questa settimana in full immersion, giorno e notte perché la commissione ha lavorato giorno e notte per fare cazzate dietro… dietro a queste faccende qua, perché avevo una marea di gente che mi chiamava in questa condizione, chi per il lavoro autonomo, chi perché c’hanno privilegi che fanno i Consiglieri di Stato, i professori universitari, ste cose qua, e quindi si sono salvati pure quelli”.

Insomma, il lobbista avrebbe fatto cambiare al Pd il proprio emendamento, salvando una lunga schiera di pensionati eccellenti. La presunta identità è stata svelata oggi da Giorgio Sorial, deputato del M5s, durante una durissima dichiarazione di voto contro la legge di stabilità: “Oggi denunciamo in aula il nome di questo lobbista: si chiama Luigi Tivelli“. Già consigliere giuridico e portavoce di numerosi ministri, oggi è consigliere parlamentare a Montecitorio, oltre che autore di un paio di decine di libri sul mondo della politica.

Sempre Tivelli, nella telefonata a lui attribuita, avrebbe osservato: “Tu non avresti potuto fare niente al di sopra dei 150 mila euro compresa la pensione, ho dovuto scatenare mari e monti. È stata una battaglia durissima … ehhh, è questo il Parlamento oggi. Io lo potrei portare… scrivere in un manuale come caso di eccellenza di azione di lobby… ho dovuto smuovere tutto”.

Durante l’intervento, Sorial si è scontrato con Laura Boldrini. Dopo che il deputato stellato ha accusato Speranza di dire “fregnacce”, la presidente l’ha interrotto: “Basta! ho sentito ‘Fantoccio’, ‘balle’, ‘porcellini’, non approfitti della pazienza di questa aula, si esprima in maniera appropriata“.

Fonte: Huffington Post Italia

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