spagna – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Spagna, il Congresso si prepara ad accogliere le lobby. Senza averle regolate http://www.lobbyingitalia.com/2015/11/spagna-il-congresso-si-prepara-ad-accogliere-le-lobby-senza-averle-regolate/ Thu, 26 Nov 2015 14:57:15 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3081 Il 20 dicembre 2015 si terranno le prossime elezioni politiche spagnole, in un periodo in cui il Congresso non ha una maggioranza definita e qualsiasi presa di posizione politica può spostare l’ago della bilancia in favore dell’una o dell’altra parte: è in questa particolare situazione che il lavoro delle lobby del Paese iberico diventa più frenetico e, allo stesso tempo, necessario. È questa una delle conclusioni del rapporto “Il futuro del lobbying” presentato dalla società di consulenza MAS Consulting, secondo la quale sia il Congresso che il Senato torneranno protagonisti della scena politica dopo quattro anni dominati dal lavoro dell’Esecutivo.

Daniel Ureña, partner e direttore della società, assicura che da mesi sta riavviando i contatti con i nuovi partiti politici (come Ciudadanos o Podemos) per rappresentare loro gli interessi dei propri clienti. Si tratta di partiti che in prospettiva possono avere un maggior peso parlamentare. Inoltre, sempre Daniel Ureña ha rilevato un maggior interesse delle imprese nei confronti di esperti di public affairs e comunicazione politica per comprendere meglio lo scenario elettorale che sarà delineato dal voto del 20 dicembre e soprattutto il quadro legislativo all’interno del quale inserire le proprie proposte nei confronti dei decision-maker.

Questo ambiente però ancora non è regolamentato con norme specifiche sul lobbying. In Congresso l’argomento è stato più volte presentato all’ordine del giorno, ma non si è mai raggiunto un accordo tra i vari gruppi politici. Alcuni partiti hanno inserito la regolamentazione dell’attività di lobbying anche nei propri programmi elettorali.

Il Partito Popolare non ha ancora pubblicato il proprio programma elettorale, ma durante l’ultima legislatura è stato possibile delinearne la posizione sul lobbying. Nel 2014 ha proposto una regolamentazione dei gruppi di pressione all’interno del Congresso, con un registro pubblico che raccogliesse i rappresentanti dei gruppi di interesse e rendicontasse gli incontri con i decisori e gli interventi nei lavori parlamentari.

Il regolamento del Congresso non è poi stato modificato in quanto il PP non ha ricevuto l’appoggio delle opposizioni per i dubbi sulla definizione di “lobby”. Secondo il resto dei partiti, il PP non chiariva se le associazioni, le ONG e i sindacati avrebbero fatto parte del Registro. Con una proposta alternativa, il PSOE ha proposto di stabilire un codice etico e che l’agenzia competente per i Conflitti di Interesse potesse sanzionare i comportamenti non conformi.

Sinistra Unita, da parte sua, ha proposto un articolato per regolamentare l’attività dei lobbisti. Questo progetto di legge prevedeva un Registro obbligatorio, un’attività costante di reporting per i lobbisti e di pubblicazione degli atti per i decisori. La proposta non è arrivata alla discussione in Assemblea.

Ciudadanos e Podemos, da parte loro, hanno mostrato disponibilità a regolare questa professione. Il primo partito ha incluso norme sui lobbisti nell’accordo di coalizione con il PP al Comune di Madrid. Podemos ha all’interno del proprio programma i principi di democrazia, trasparenza e lotta alla corruzione, e di contrasto al fenomeno delle revolving doors attraverso l’informazione corretta da parte dei gruppi di pressione.

MAS Consulting, nelle parole di Daniel Ureña, ha raccolto le posizioni favorevoli alla regolamentazione. In estrema sintesi, la proposta che tutti i gruppi hanno dimostrato di accogliere è la creazione di un registro pubblico dei lobbisti. Solo dopo aver superato questa “soglia psicologica” si può capire quali altri interventi normativi siano necessari per rendere il sistema spagnolo più efficiente e trasparente.

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Elezioni in Spagna, le lobby vogliono influire sui programmi elettorali http://www.lobbyingitalia.com/2015/11/elezioni-in-spagna-le-lobby-vogliono-influire-sui-programmi-elettorali/ Tue, 17 Nov 2015 14:48:26 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3044 Lo sviluppo di programmi di partito per le elezioni generali del 20 dicembre ha scatenato il movimento di lobby, gruppi di pressione, organizzazioni e aziende. E le agende dei responsabili dei programmi dei partiti alle elezioni di dicembre in queste settimane sono strapiene.

Solo il Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) ha ricevuto fino a 180 gruppi, in base alla lista che fornita a questo giornale. “C’è un livello di richieste molto o proposte concrete che non avevamo mai visto prima“, spiega Marga Ferré, responsabile del programma di Sinistra Unita. Pressioni, in privato e in pubblico, da organizzazioni con obiettivi più chiari, come le ONG, i grandi gruppi di interesse o le più potenti corporazioni.

Che lo facciano Oxfam, Amnesty International, Greenpeace, va bene. La SGAE (la SIAE spagnola) o altre, meno bene. Nel loro caso, i partiti sono stati convocati per un dibattito con il pubblico, alla fine del quale abbiamo riportato l’impegno di tutti per ridurre l’IVA sulla cultura. Si tratta di una forma di influenza in aumento“, lamenta il leader di Sinistra Unita. Nella sua lista di incontri non sono elencate aziende – “in tutta onestà, non ce lo chiedono” – e alcune entità coincidono con la sua linea politica, come la Fondazione Rinnovabili (il ​​partito infatti propone il raggiungimento del 100% di energie rinnovabili nel 2050) o l’associazione Diritto a Morire Degnamente. Le formazioni politiche con maggiori aspettative sono direttamente contattati dalle società.

Nel rapporto del PSOE, il partito che ha fornito a El Pais un elenco più dettagliato delle riunioni, sono incluse banche come la Deutsche Bank o BBVA, società energetiche quali Iberdrola, GDF Suez ed Enel, case automobilistiche come Toyota, Renault e ANFAC, aziende produttrici di tabacco, tra cui British American Tobacco o l’associazione La Mesa del Tabaco.

Anche Ciudadanos ha parlato al settore energetico (UNEF o Endesa), al terzo settore, all’industria alimentare o delle costruzioni, ha dichiarato Alberto Espinosa, coordinatore del programma.

Abbiamo molte richieste da parte del settore finanziario”, rivela Carolina Bescansa, responsabile del programma di Podemos. Questo partito ha ricevuto per i responsabili dei programmi elettorali centinaia di richieste di appuntamenti con tutti i tipi di gruppi, che sono poi state rese pubbliche solo in modo selettivo e il cui contenuto effettivo non è noto. Per esempio, i rappresentanti della Bank of America Merrill Lynch. “Vengono a sentire il nostro programma economico e parlare di economia“, ha detto Bescansa. “Sareste sorpresi dal numero di investitori stranieri che condividono la ristrutturazione del debito“, aggiunge. Podemos ha chiesto ai cinque maggiori partiti nazionali un elenco di questi incontri, che oltre a ONG e associazioni comprendono le grandi banche, le compagnie energetiche, i costruttori o il settore del tabacco; inoltre assicura che non avrebbe accettato alcuna riunione, se la controparte non avesse permesso di renderla pubblica.

Il Partito Popolare, proprio su questo argomento, è controcorrente in quanto rispetta gli interessi dell’altra parte di non pubblicizzare gli appuntamenti, fornendo un elenco di soli 17 incontri (nessuno con imprese, al di là di un riferimento generico a “imprenditori catalani”) tra le decine di citazioni. Come molte altre volte si sa che le riunioni ci sono, ma non si parla concretamente di quali argomenti si sia discusso e quali proposte siano state affrontate. “Dicono, siamo interessati, saremmo ben disposti..“, ha risposto Andrea Levy, segretaria del Programma del PP. “Riceviamo le proposte e diciamo loro che saranno messe al nostro studio. Non facciamo compromessi. Il programma del PP lo fa il PP con i criteri scelti dal PP“.

L’incontro con l’Associazione delle vittime del terrorismo è stato uno di quelli che ha avuto un’evidenza pubblica. Il suo presidente, Angeles Pedraza, ha riassunto le richieste dell’associazione dopo l’intervista dello scorso 3 novembre. “Voglio fatti, non parole”.

L’intento di influenzare è fino a un certo punto legittimo” riflette Meritxell Batet, capo del programma del PSOE che si sente “libera e assolutamente senza pressioni“. In ogni caso, differenzia l’effetto dell’influenza delle lobby sui partiti rispetto a quello che può verificarsi sull’esecutivo: “Includere qualcosa nel programma può essere un primo passo, ma la cosa importante è che si faccia concretamente quando si è al Governo“.

Elsa Garcia De Blas, in collaborazione con J.J. Mateo – El Pais

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Assolobbisti Spagna: lobbying è far diventare generale l’interesse particolare http://www.lobbyingitalia.com/2015/09/lopinione-di-m-r-rotondo-assolobbisti-spagna-il-lobbying-e-far-diventare-generale-linteresse-particolare/ Tue, 22 Sep 2015 10:07:56 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2948 Maria Rosa Rotondo si definisce una lobbista. Consapevole del fatto che a volte la sua professione suscita diffidenza, lavora affinché il lobbying sia regolamentato e visto come qualsiasi altro tipo di settore o lavoro. Voleva essere uno scienziato politico, un diplomatico, ma suo padre glielo sconsigliò.

Così si è laureato in giurisprudenza presso la CEU-Luis Vives, specializzandosi in una materia “esotica per la metà degli anni Novanta: il diritto comunitario”. Da allora, Maria Rosa ha sviluppato la sua attività professionale nel campo regolatorio, prima negli studi di avvocato Uría Menéndez e Cremades & Sánchez Pintado, poi nella società di lobbying Political Intelligence, nel suo quartier generale in Spagna. Oggi è managing partner della società britannica, e presiede anche l’Associazione Professionale di relazioni istituzionali (APRI) che cerca di riunire tutti coloro che sono coinvolti nei public affairs in Spagna e migliorare la percezione negativa che alcuni hanno ancora la lobby. Sabemos ha raccolto alcune sue opinioni su lobbying e attività di lobby.

Cos’è il lobby e come si diventa un lobbista?

La lobby è la rappresentanza degli interessi legittimi in modo professionale, etico e trasparente. Credo fermamente in questo concetto. Le lobby fanno attività d’influenza? Onestamente, credo che pochissime persone in Spagna abbiano influenza, ma questo non significa che le persone che non ce l’hanno non possono fare lobbying. La lobby è particolarmente persuasione; convincere chi ti trovi di fronte che ciò di cui parli è bene per il Paese, per il settore, per le aziende.. Ed è in linea con gli interessi generali dei singoli. Per questo serve prendere contatti, avere conoscenza del procedimento decisionale, visione strategica, metodologia e, naturalmente, una componente etica, che è fondamentale. Per il lobbista è necessaria una buona capacità di comunicare ciò che si vuole trasmettere, la capacità di sintesi, perché si parla a un pubblico che ha una capacità molto limitata di prendersi cura del tempo, come un deputato che fa mille cose; capacità di analisi e comprensione della società e della politica, perché si deve essere in grado di capire ciò che si può portare all’attenzione del decision-maker e cosa no e, infine, una visione strategica, perché i cambiamenti sono spesso a lungo termine.

Fino a che punto si sta sviluppando il lobbying in Spagna? Quali differenze ci sono con i luoghi come Bruxelles, dove vengono prese le decisioni più importanti su politiche e normative in Europa?

Anche se la Spagna è cambiata notevolmente e si comprende meglio, logicamente qui il lobbying è un settore immaturo rispetto a Bruxelles, dove si fanno normative che interessano l’Europa e dove ci sono quasi un migliaio di lobbisti associati. Esiste un settore di lavoro definito, una serie di agenzie estremamente professionali. La Spagna non sarà un importante centro di lobby, in primo luogo perché non c’è bisogno che lo sia. In Spagna c’è ancora molto lavoro da fare, sempre di più sarà necessaria la formazione per dare accesso a questo lavoro a giovani che decidano di lavorarci e dalle imprese ci sarà sempre maggiore la domanda, per far sì che la lobby sia più professionale, meno legata ai contatti di una persona.

C’è gente interessata a lavorare nel lobbying?

In 14 anni il settore del lobbying in Spagna è diventato di moda. In questo momento ci sono professionisti e giovani che vogliono lavorare nel settore dei public affairs perché capiscono che si tratta di una opportunità di carriera. Vengono da Scienze Politiche, Giurisprudenza e Comunicazione. Per me la cosa più importante è come la persona intenda questa professione. Soprattutto dal punto di vista strettamente etico e professionale di questa attività. È importante comprendere che non c’è bisogno di “essere qualcuno” o avere un sacco di contatti per svolgere il lavoro. La formazione non importa, ciò che conta è la capacità di trasmettere ciò che si desidera alla persona di fronte.

Che ne dici di quelle persone che sono diffidenti nei confronti delle lobby, e le vedono come un modo poco trasparente di influenzare l’agenda politica?

Direi che capisco perfettamente. Hanno tutte le ragioni per avere una percezione negativa e di essere preoccupati per non sapere che cosa sta accadendo, non sapendo come vengono prese le decisioni. Ma direi loro di non diffidare di tutto ciò che facciamo, che ci sono molti colleghi che dicono che le cose debbano essere fatte in modo diverso e siamo pronti a mettere in piedi tutti i meccanismi necessari per migliorare, anche se non abbiamo tutte le soluzioni, dal momento che non abbiamo la possibilità di approvare norme. Tuttavia, sono convinto che la situazione cambierà.

Si può essere completamente trasparenti, senza compromettere i risultati da raggiungere? Come si rende “trasparente” la lobby?

Ci sono molti esempi che dimostrano è così. A Bruxelles lo si è. La trasparenza cambia i comportamenti e richiede a tutte le parti di essere migliore. Bisogna adattarsi alle nuove regole. Tuttavia, vi è un obbligo di riservatezza nei confronti degli interessi sensibili dei nostri clienti. D’altra parte, si deve capire anche che il governo deve mantenere riservatezza in materie che compromettono la stabilità istituzionale o gli interessi dello Stato.

La lobby è di aiuto per la politica?

Penso che possiamo aiutare i responsabili politici a migliorare l’immagine e la percezione che le persone hanno della politica ora. La corruzione è uno dei principali problemi della Spagna, secondo Eurobarometro e altri sondaggi. Siamo in grado di aiutare e pensiamo che sia una grande opportunità per questo, regolando il nostro business e mettere in luce il rapporto tra il settore privato e l’amministrazione, risolvendo parte del problema. Vorremmo che ciò avvenga con una normativa analoga a quello esistente nella UE. In primo luogo, la trasparenza nelle agende politiche. In secondo luogo, la trasparenza nella rappresentanza degli interessi. Io sostengo che ci iscriviamo in un registro e rendiamo pubblico ciò che noi rappresentiamo. Infine, chiedo un codice di condotta obbligatorio e la cui violazione implica una sanzione. Ciò fornirebbe sicurezza. In caso di successo in Spagna, migliorerebbero la percezione che i cittadini hanno delle attività svolte dai politici, il modo in cui sono fatte le leggi e la visibilità della nostra professione, che in questo modo diventerebbe lecita.

Lei è fondatrice, promotrice e presidente dell’Associazione Professionale di relazioni istituzionali (APRI). Come si è arrivati ​​a tanto e che quali opportunità ci sono nel farne parte?

Un gruppo di lobbisti con gli stessi ideali, che cerca di portare avanti una professione molto più utile nella società e con comportamento molto più etici rispetto al passato in Spagna. Vogliamo dare alla nostra professione la carta della naturalezza e migliorare la percezione che la società ha della nostra attività. Come ho detto, siamo convinti che può essere fatto attraverso la regolamentazione e in questa legislatura è stato fatto un grande progresso in tal senso. L’opportunità di fare una la legge sulla trasparenza è stata persa, ma il Partito Popolare ha presentato una proposta di regolamentazione che modifica il regolamento del Congresso. Il punto è che il regolamento non cambia dal 1986 e che il cambiamento è complicato per le tensioni tra le diverse forze politiche. Sul nostro tema c’è consenso sul fatto che sia bene regolarlo, ma non possiamo farlo da soli ovviamente. Inoltre, la nostra associazione ha anche una componente sociale, dove coloro che si dedicano a questo lavoro possono incontrarsi, condividere le idee e le criticità. Ci sono attualmente 72 iscritti all’associazione tra lobbisti delle società di consulenza, le imprese e le associazioni professionali.

Il 30 settembre al Congresso si svolgerà la prima conferenza internazionale della comunicazione politica digitale, dove saranno presentati strumenti che fanno in modo che i cittadini incidano nelle decisioni politiche. Siamo lontani dalle strategie politiche di rete che si applicano in altri Paesi come gli Stati Uniti o il Regno Unito?

Sono molto ottimista al riguardo. Credo che in Spagna questi strumenti stanno avendo una maggiore ricettività rispetto a quanto si aspetterebbe. Credo che questo dimostri che c’è una enorme domanda, ci sono necessità e preoccupazioni dei cittadini a contattare i loro rappresentanti politici. Non ho la capacità di analizzare e comparare questo fenomeno rispetto ad altri paesi vicini, ma in Spagna ci sono movimenti interessanti che non credo si possano riprodurre altrove.

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Spagna, Governo e Parlamento tratteranno la regolamentazione del lobbying in questa legislatura. In Catalogna già c’è http://www.lobbyingitalia.com/2015/08/spagna-governo-e-parlamento-tratteranno-la-regolamentazione-del-lobbying-in-questa-legislatura-in-catalogna-gia-ce/ Wed, 26 Aug 2015 11:03:27 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2912 Secondo uno studio, la Spagna occupa le ultime posizioni in termini di trasparenza in questo settore. Artur Mas ha scelto di regolare il lobbying in Catalogna

È pervenuta la risposta all’interrogazione parlamentare a risposta scritta presentata al Governo dalla deputata del UPyD (Unione Progresso e Democrazia) Rosa Diéz, sul motivo per il quale il Governo di Madrid non fosse ancora riuscito a regolamentare l’attività delle lobby in Spagna.

Dopo aver fatto riferimento a due risoluzioni del Congresso, l’Esecutivo ha detto che la regolamentazione del lobbying è parte della riforma del Regolamento del Congresso e che questo processo “non è una questione di competenza del Governo”. Conclusione: l’aggiornamento delle norme interne del Parlamento può essere considerato decaduto e quindi non sarà approvata alcuna legge sull’azione delle lobby.

L’iniziativa, presentata da Rosa Díez nel mese di aprile e alla quale il Governo ha risposto a maggio, è stata motivata da un rapporto Transparency International intitolato “Le lobby in Europa: influenza occulta e accesso privilegiato”, in cui la Spagna è il quinto peggior Paese del 19 oggetto dello studio in termini di trasparenza dei lobbisti (che chiedono a loro volta di essere oggetto di una normativa organica) e delle loro prestazioni. Lo studio ha anche messo in guardia sul rapporto e i collegamenti “tra le pratiche dei lobbisti e il settore pubblico e finanziario”, secondo la Diéz.

La regolamentazione delle lobby, i gruppi con interessi specifici che agiscono con l’obiettivo di influenzare la pubblica amministrazione, è oggetto di dibattito da tutta la legislatura, soprattutto da parte di alcuni gruppi di opposizione nel Congresso e nella società civile.

Quando sembrava imminente che fossero regolate le attività dei lobbisti, diverse organizzazioni hanno fatto le proprie raccomandazioni affinché la futura legislazione ai lobbisti fosse completa. Tuttavia, tale regolamentazione non è mai arrivata e non c’è tempo prima delle elezioni nazionali per apportare le necessarie modifiche al Regolamento del Congresso.

Le lobby agiscono nei confronti del Legislatore e anche dell’Esecutivo, soprattutto in Spagna, dove quasi il 95% delle leggi sono presentati per iniziativa del governo. Pertanto la regolamentazione è necessaria per la trasparenza del processo decisionale e per la garanzia che le decisioni del pubblico realmente perseguano l’interesse generale.
Tra i suggerimenti per regolare gruppi di pressione: la creazione di una registrazione obbligatoria dei lobbisti; il controllo del meccanismo delle “revolving doors” (con la previsione di un periodo di “raffreddamento” minimo per chi cessa di avere una carica pubblica e gestisce le questioni relative alla precedente responsabilità) e un codice di condotta per i lobbisti.

Ma in Catalogna il lobbying è regolamentato

Dove sono stati presi provvedimenti nei confronti delle attività dei lobbisti è in Catalogna, regione le cui istituzioni (Generalitat) hanno approvato un decreto che inserisce un registro delle parti interessate negli ambiti di competenza e la trasmissione in Parlamento di una riforma del regolamento che comprendeva un registro a livello parlamentare, come riporta il Forum per la trasparenza.

Così il portale della trasparenza del Parlamento catalano pubblicherà le attività dei gruppi di interesse a livello parlamentare:

  • Elenco dei contatti di gruppi di interesse, i membri del Parlamento, i loro consiglieri e funzionari.
  • Informazioni su eventi ai quali i parlamentari sono invitati a partecipare.
  • Partecipazione dei soggetti interessati al processo di audizione per i disegni di legge.
  • Contributi effettuati su iniziative legislative al Parlamento e ai gruppi.

Da parte sua, il Governo catalano attuerà la registrazione dei gruppi di interesse il 1° ottobre. Dovranno iscriversi individui e gruppi di interesse e partecipare allo sviluppo e all’attuazione delle politiche pubbliche in difesa degli interessi di terzi o di organizzazioni.

Fonte: ZoomNews.es

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Spagna, regolamentare il lobbying: una sana iniziativa di trasparenza [El Mundo] http://www.lobbyingitalia.com/2015/06/spagna-regolamentare-il-lobbying-una-sana-iniziativa-di-trasparenza-el-mundo/ Sat, 20 Jun 2015 13:46:21 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2827 L’iniziativa di regolare la lobby ripresa nel patto di maggioranza nella Comunità di Madrid tra il Partito Popolare e Ciudadanos (il “partito dei cittadini” madrileno) è un buon esempio degli effetti salutari di rigenerazione democratica che il movimento di Alberto Rivera sta ottenendo con i suoi accordi. La creazione di un Registro Pubblico degli Interessi in seno all’Assemblea, simile a quello che già esiste nel Parlamento di Bruxelles, è un primo passo necessario che le organizzazioni della società civile portatrici di legittimi interessi (associazioni di tutti i tipi, ONG e le stesse imprese, che la richiedono a gran voce da mesi) abbiano anche accesso a un dialogo trasparente con le istituzioni.

Il governo ha perso l’occasione per raccogliere questa idea al Congresso dei Deputati e all’Unione delle camere territoriali del Paese quando ha elaborato la Legge sulla Trasparenza, di cui si parla da quasi un anno e mezzo. Storicamente, questa richiesta è stata portata in Parlamento da formazioni di diversi colori: da Alleanza Popolare agli albori della democrazia; da CDS e PSOE negli anni ’90, e negli ultimi anni, da Sinistra Unita e CiU. Mariano Rajoy l’ha proposta durante il dibattito sullo stato della nazione nel 2013. Sembrava che sarebbe stato possibile portare avanti questa riforma con un insolito e quasi plebiscitario consenso politico. È però bastata la resistenza naturale di chi fa del traffico d’influenza e dell’opacità un proprio marchio di fabbrica a far sì che non fosse ancora stata portata alla luce alcuna legge.

Assieme alla regolazione del lobbying dovrebbe essere prevista l’imposizione di un rigido regime di incompatibilità parlamentari. C’è il caso recente di pagamenti ingiustificati ai membri Federico Trillo e Vicente Martínez-Pujalte (già riportato qui) per aver prestato una consulenza “fantasma” ad una società di aggiudicazione di appalti pubblici in Castilla y Leon, dove governa il loro partito, il PP. La consulenza sarebbe stata la prova che l’appaltatore li avesse influenzati (ovviamente, in modo illecito) per avere dei punti di riferimento a proprio favore all’interno del gruppo politico di maggioranza.

È proprio per evitare che questo all’oscurantismo lucroso rompa la fiducia dei cittadini nei loro rappresentanti, che devono essere rispettate la massima integrità e responsabilità quando agiscono su quella linea sottile che unisce interessi pubblici e privati. I gruppi di interesse sono un elemento fondamentale del processo democratico di una società avanzata e possono arricchire e migliorare la decisione pubblica, come negli Stati Uniti. I meccanismi di controllo democratico sarebbero integrati da un codice di condotta e della diffusione regolare degli ordini del giorno dei deputati e funzionari, perché gli spagnoli esercitino il loro diritto di partecipare e conoscere i processi decisionali pubblici che li riguardano.

Fonte: El Mundo

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Lobbying: anche la Spagna tra le meno trasparenti d’Europa http://www.lobbyingitalia.com/2015/04/lobbying-anche-la-spagna-tra-le-meno-trasparenti-deuropa/ Thu, 30 Apr 2015 07:56:41 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2787 Le lobby spagnole sono appena al di sopra di Cipro, Italia e Ungheria per quanto riguarda la trasparenza, l’integrità e la parità di accesso dei gruppi di interesse a funzionari pubblici; tre aree in cui la Spagna ha ottenuto solo 21 punti su 100, contro i 55 della Slovenia, il Paese con il punteggio più alto. 

Il quadro emerge dal rapporto “La lobby in Europa – influenza occulta e accesso privilegiato”, realizzato dall’organizzazione internazionale Transparency International in Spagna.

L’aspetto peggiore rilevato nel Paese iberico è quello relativo alla trasparenza, che ottiene solo dieci punti su 100, sia da parte delle autorità pubbliche (per quanto riguarda l’accesso alle informazioni, alla registrazione obbligatoria dei lobbisti e sanzioni), sia per i soggetti che esercitano attività di lobbying. Jesus Lizcano Alvarez, presidente di Transparency International Spagna, suggerisce che questa sezione della trasparenza riguarda “l’agenda pubblica e il procedimento legislativo”, vale a dire, i passi che attraversa una proposta per diventare legge o, nelle parole di Lizcano, “sapere come vengono prese le decisioni in Spagna” nell’attuale “mancanza di informazioni”.

Nella sezione sull’integrità, la Spagna ottiene 35 punti, perché ci sono norme relative all’attività dei dipendenti pubblici prima e dopo l’esercizio del loro ufficio, anche se la relazione rileva che non sono attuate in ogni caso. Manuel Villoria, membro di Transparency International in Spagna, afferma che è necessario che si regolassero le “incompatibilità dei deputati, senatori o parlamentari” e il “conflitto di interessi”, dopo che è stato noto che Vicente Martínez-Pujalte e Federico Trillo possedessero un’impresa di costruzioni mentre dichiaravano rispettivamente 75.000 e 354.000 €. “Sono stati poco regolamentati i conflitti di interesse. Tutti i parlamentari dovrebbero pubblicare i loro redditi durante il loro periodo nel Congresso o al Senato”, dice.

Inoltre, Lizcano afferma che Transparency International Bruxelles ha fatto uno studio che analizza le attività degli eurodeputati, da cui si evince che “hanno un sacco di attività complementari aggiunte alla loro carica istituzionale”.

Il livello di parità di accesso ai rappresentanti pubblici da parte dei cittadini e dei gruppi di interesse in Spagna si attesta al 17%. Una sconfitta clamorosa se si pensa all’importanza della consultazione e della partecipazione del pubblico ai processi decisionali, e alla composizione dei gruppi di esperti e di consulenza.

Il contesto europeo

In questo senso, l’analisi affronta anche il fenomeno delle revolving doors e invita tutti i Paesi a stabilire un minimo di “periodo di cooling-off” che sia necessario prima che i funzionari pubblici e rappresentanti eletti siano in grado di giocare un ruolo di lobbisti, per evitare che possano creare conflitti di interessi. Lo studio ha utilizzato 65 indicatori, sono state analizzate le regolamentazioni dei diversi Paesi e interviste sono state condotte per completare il report.

Lo studio afferma che “la mancanza di regolamentazione del lobbying in Europa promuove la corruzione” e sollecita a “intraprendere riforme urgenti” in relazione a questi gruppi, dato che solo sette paesi su 19 tra i membri dell’Unione europea hanno regolamentato questo aspetto.

“Le istituzioni europee sono novità abbiamo inserito nello studio”, ha detto alla presentazione del rapporto Ana Revuelta, coordinatore del progetto per Transparency International Spagna insieme a Jesus Sanchez Lambas. Delle tre principali istituzioni europee, la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea, è promosso solo il primo con 53 punti. “È una sorpresa che la Commissione sia a un livello superiore rispetto al Consiglio (19 punti) e al Parlamento europeo (37).

Fonte: El Mundo

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Spagna, il 93% dei lobbisti richiede la regolamentazione della propria attività. E in Italia? http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/spagna-il-93-dei-lobbisti-richiede-la-regolamentazione-della-propria-attivita-e-in-italia/ Fri, 03 Oct 2014 17:54:14 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2599 (Giovanni Gatto) Il 93% dei lobbisti spagnoli richiede la regolamentazione della propria attività, secondo il sondaggio interno condotto lo scorso giugno tra i membri dell’Associazione dei Professionisti delle Relazioni Istituzionali, che aveva l’obiettivo di fare una “radiografia” del settore in ambito spagnolo. Grazie ai risultati dell’indagine è stato possibile delineare chiaramente quale fosse il profilo medio del lobbista spagnolo, a quali settori questi fosse interessato per la maggiore e quale forma di regolamentazione fosse maggiormente adatta al modello di attività di lobbying del Paese.

Secondo l’indagine, nella maggior parte dei casi il lobbista spagnolo lavora in una impresa, sia essa una società di lobbying (31%), o un’azienda che abbia al proprio interno una divisione lobby o relazioni istituzionale (25%), e si occupa principalmente di uno di questi settori: sanità (25%), ICT e Media (24%) o energia (13%). Quasi tutti i membri di APRI (93%) vogliono la regolamentazione del lobbying, che doti i lobbisti di maggiore trasparenza e autorevolezza attraverso la creazione di un Codice di Condotta e di un Registro Universale per l’accesso ai poteri legislativo ed esecutivo, simile o, se possibile, ancora più restrittivo e cogente di quello che si applica al Parlamento e alla Commissione dell’Unione europea.

Anche in campo politico è possibile trarre dalle cifre e dalle dichiarazioni l’interesse reale per una regolamentazione del lobbying, sebbene i numeri dei favorevoli siano più contenuti rispetto a quelli riscontrati tra i professionisti del settore. “La lobby difende i suoi interessi, non l’interesse pubblico. Chi deve difendere l’interesse generale è il legislatore: è lui a ponderare tutti gli interessi in gioco e scegliere quale decisione sia la migliore per tutti. È positivo che si possa fare attività di lobbying? Può il legislatore tenere in conto tutti gli interessi? Ascoltare tutti sì, scegliere tutti no”, sostiene Jordi Jané, membro del partito CiU al Congresso dei Deputati, intervenuto in occasione della presentazione del rapporto “La lobby nel nuovo quadro normativo”, alla presenza di più di 600 politici di 20 paesi dell’Unione europea. La maggior parte di questi concorda sul fatto che il lobbying sia una pratica necessaria per le democrazie: l’86% si è dichiarato d’accordo che una lobby etica e trasparente contribuisse allo sviluppo della politica. Il Partito Popolare ha preferito non regolamentare l’attività di lobbying, pur impegnandosi a farlo in una prossima revisione del regolamento del Congresso dei Deputati. “Considero questa opzione – ha dichiarato Jané – chiaramente insufficiente: il luogo in cui si prendono le decisioni della massima importanza è l’esecutivo. Limitarsi al Congresso è una soluzione parziale”.

Ma le differenze tra le opinioni dei politici si svelano a seconda di dove questi svolgono le loro attività. In Spagna, solo il 5% degli intervistati ritiene che i lobbisti diano un peso eccessivo alle élite e ai più ricchi. La media europea è del 24%. Se la domanda riguarda invece la mancanza di trasparenza, quasi la metà dei politici spagnoli pensa che dovrebbe essere migliorata, mentre in Europa lo pensa solo il 26%. Il 34% dei legislatori spagnoli vede utile la creazione di un registro obbligatorio: 20 punti sotto la media europea e quasi 40 rispetto ai decisori nelle istituzioni dell’Unione europea, dove c’è una maggiore regolamentazione (ma anche scandali dalla portata maggiore, come quello che ha coinvolto il Commissario alla Salute Dalli).

A tal proposito, recentemente la Spagna era stata richiamata dalla ONG Transparency International per la mancanza di una regolamentazione del lobbying con la conseguente assenza di trasparenza dei processi decisionali: con questa presa di posizione, l’associazione dei lobbisti mette ulteriore pressione sul governo Rajoy per accelerare un processo partito ormai diversi mesi fa e arenatosi in occasione delle elezioni comunitarie.

Anche in Italia, negli ultimi mesi, la discussione sulla regolamentazione delle lobby ha coinvolto rappresentanti del mondo politico, professionale e accademico. Il segretario del PSI Nencini, già autore della regolamentazione regionale toscana sui gruppi di interesse ai tempi del proprio mandato come Presidente del Consiglio Regionale, ha espresso il desiderio di inserire una regolamentazione delle lobby nel codice degli appalti in discussione attualmente al Senato, promuovendo una tavola rotonda il 4 ottobre a Firenze alla presenza di rappresentanti del mondo lobbistico e politico; il MoVimento 5 Stelle ha promosso un incontro sul tema (qui il link), che si è tenuto il 25 settembre a Roma; una serie di articoli del prof. Pier Luigi Petrillo, a capo del team che si è occupato della gestione del registro per la trasparenza del MIPAAF (uno dei pochi esempi attuali di regolamentazione organica del fenomeno, riferita a un Ministero) ha incoraggiato la ripresa delle discussioni sul tema (qui il primo articolo). Ma proprio nei giorni scorsi è arrivata la notizia che una regolamentazione del lobbying non rientrasse tra le priorità del governo, e che non ci sarebbero stati altri d.d.l. governativi a breve termine. E dire che le proposte ci sono e provengono, numerose, da diversi soggetti: urgono passi decisi e consapevoli della necessità di una regolamentazione del settore.

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Transparency International boccia la Spagna: necessaria la regolamentazione delle lobbies http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/transparency-international-boccia-la-spagna-necessaria-la-regolamentazione-delle-lobbies/ Thu, 25 Sep 2014 19:42:27 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2493 (Giovanni Gatto) La Spagna finisce “dietro la lavagna” per non aver condotto sforzi coerenti e decisi per la regolamentazione del fenomeno lobbistico. È oscuro il quadro del sistema di regolamentazione delle lobby dipinto dalla ONG Transparency International – Spagna, in occasione della presentazione del rapportoUna valutazione delle lobby in Spagna – analisi e proposte”, presso la sede di Madrid della Fondazione Ortega-Marañón.

In particolare la regolamentazione del lobbying si è rivelata “praticamente inesistente” per tre aspetti cruciali: la trasparenza, l’integrità e la parità nell’accesso. Il rapporto ha assegnato un punteggio su una scala di 100 ai tre elementi fondamentali del fenomeno: i risultati sono stati molto deludenti e hanno configurato una situazione che potrebbe essere risolta, secondo i 15 suggerimenti portati avanti della ONG, solo attraverso la pronta ripresa delle discussioni sul una regolamentazione unitaria e organica sulle lobby, uno strumento strategico per la crescita del Paese, che possa dare un vantaggio competitivo nel continuo tentativo di uscire dalla crisi, se attuato in maniera etica e trasparente.

Il problema più preoccupante per il sistema lobbistico spagnolo è risultato essere l’assenza di trasparenza, sia da parte dei gruppi di pressione privati che da parte dei decisori e degli operatori pubblici: solo 10 i punti percentuali garantiti dalle attuali norme in materia. In particolare, ai decisori pubblici o politici è richiesto di mettere in luce i propri rapporti con i rappresentanti degli interessi e di riferire le loro agende; ai lobbisti è invece richiesto di registrare la propria presenza all’interno delle istituzioni (nazionali e regionali) e il prodotto delle loro attività di studio e documentazione. Al Governo è richiesta un’analisi dei rischi associati al fenomeno della corruzione e dell’opacità delle lobby, fenomeno che porta a un notevole dispendio di risorse sia in investimenti errati, che in mancati guadagni.

Non va meglio per quanto riguarda l’integrità: il fenomeno frequente delle “revolving doors”, ossia del passaggio dal ruolo in amministrazioni pubbliche a quello nel management di un’azienda, porta il punteggio totale della valutazione di TI al 35%. In questo caso è suggerita l’applicazione di codici di condotta all’interno delle istituzioni, in particolare le assemblee elettive nazionali e locali. Queste norme, in realtà, sono previste dall’ordinamento spagnolo ma, come accade spesso in altri Paesi di cultura latina (caso lampante: l’Italia, ma anche Messico e Cile), non sono rispettate nei modi e nei tempi adeguati.

Un punteggio ancora inferiore viene dato alla parità d’accesso: la Spagna raggiunge solo il 17% in quanto a possibilità di partecipazione al processo decisionale da parte degli attori economici e politici. A capo del team che ha condotto lo studio sulle lobby in Spagna, che comprendeva il direttore dello studio, Manuel Villoria, il coordinatore Ana Revuelta, i ricercatori Esteban Arribas e Elena Herrero-Beaumont e il vice presidente della fondazione Ortega-Marañón, Jesús Sánchez-Lambas, il presidente di Transparency International Spagna, Jesús Lizcano, in conclusione dei lavori ha affermato: “la figura della lobby, intesa come gruppo di pressione a favore di determinati interessi è positiva per il funzionamento della democrazia, se sviluppata con la trasparenza e l’integrità e un quadro per garantire l’inclusione di tutti i segmenti della società. La mancanza di regolamentazione delle lobby aumenta il rischio di cadere in pratiche inappropriate, come traffico d’influenza o corruzione”.

Il punteggio totalizzato dalla Spagna in merito alla trasparenza del lobbying è pari solo al 21%. Altri, impietosi, numeri raccontano, da un lato, la percezione che i cittadini spagnoli hanno delle lobby; dall’altro, il reale grado di incidenza della corruzione sull’economia del Paese iberico. Secondo l’Eurobarometro 2013, il 77% degli spagnoli ritiene che la corruzione è parte della cultura d’impresa del paese, mentre il 67% ritiene che l’unico modo per avere successo siano le connessioni politiche intessute tra decisori e gruppi di pressione. L’84% degli spagnoli crede che la corruzione e le connessioni siano il modo più semplice per ottenere servizi pubblici. Questa percezione è condivisa anche dalle imprese spagnole: il 91% vede collegamenti eccessivi tra denaro e politica, e il 93% crede che la corruzione e i favoritismi danneggino le contrattazioni. Anche in Europa la percezione del fenomeno è negativa. Oltre il 50% dei cittadini crede che il loro governo sia in gran parte o del tutto guidato da alcuni potenti interessi, mentre l’81% dei cittadini europei ritiene che eccessivi contatti commerciali tra affari e politica generino corruzione nel proprio Paese.

Si potrebbe però dire che “non tutte le lobby vengono per nuocere”: una ricerca condotta da Burson-Marsteller e Cariotipo M5H tra vari membri di organi politici spagnoli ha riportato che, per il 56% di questi ultimi, incontrare i rappresentanti di interesse sia “auspicabile e perfino obbligatorio” per il loro lavoro, e l’86% ritiene la lobby “un contributo allo sviluppo della politica”. Tra i suggerimenti di Transparency International Spagna, raggruppati in 15 punti, vi sono la creazione di un registro dei lobbisti, che deve obbligatoriamente registrare tutte le persone che esercitano attività di lobby a livello nazionale e regionale, nonché la creazione di un organismo vigilante e indipendente dal potere sanzionatorio.

In realtà in Spagna il procedimento di regolamentazione delle lobby ha fatto passi decisi negli ultimi mesi. A inizio anno, il premier Rajoy ha dato l’impulso per una regolamentazione unitaria, sintetica e onnicomprensiva del fenomeno lobbistico, con l’obiettivo di migliorare gli standard di trasparenza e partecipazione dei gruppi di interesse in politica. Nei mesi successivi, però, il governo ha rallentato la corsa per l’istituzione di un registro obbligatorio per i lobbisti e l’attuazione di regole di trasparenza per i decisori, inserendo le proposte legislative nel quadro del Piano governativo di Rigenerazione Democratica, che avrebbe portato a modifiche del Regolamento della Camera bassa, frutto di un compromesso tra Partito Popolare e Convergencia i Unió.

Lo scorso maggio, dopo un’impasse di qualche mese dovuta alle elezioni europee, il tema è tornato in auge grazie all’iniziativa dell’APRI, l’associazione dei professionisti delle relazioni istituzionali spagnola a cui aderiscono 55 partner i quali, forti degli studi portati avanti dall’OCSE e dall’Unione Europea, hanno messo in campo il loro “potenziale di fuoco” nei confronti delle istituzioni. “Quanto maggiore è la trasparenza e la regolamentazione sulla lobby, tanto più è avanzata la democrazia in un Paese”, le parole della lobbista di Cariotipo MH5 Carmen Mateo. “Abbiamo proposto che la registrazione sia obbligatoria, con un emendamento alla legge sulla trasparenza e contrario ad ogni gruppo parlamentare”, ha ricordato Jordi Jané, deputato del partito Convergencia i Unió. “Dei 6500 lobbisti iscritti al Registro per la trasparenza europeo, oltre 300 sono spagnoli”, ha affermato Carolina Carbonell, Direttrice Generale dell’Istituto Internazionale di Diplomazia Corporativa e del Corporate Diplomacy & Public Affairs Executive Program dell’americana Schiller International University. E proprio la regolamentazione comunitaria rimane il modello prediletto per il legislatore spagnolo, nel tentativo di evitare scandali legati alla corruzione e ricostruire con precisione il processo che sta alla base della formazione delle leggi.

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Spagna, al via il lavoro per l’istituzione del Registro dei lobbisti http://www.lobbyingitalia.com/2014/02/spagna-al-via-il-lavoro-per-listituzione-del-registro-dei-lobbisti/ Tue, 25 Feb 2014 15:39:54 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2187 Il Comitato permanente del Congreso spagnolo si è riunito questa settimana per discutere, tra gli altri argomenti, il nuovo regolamento per lobbist, voluto dal governo nell’ambito del piano di rigenerazione democratica . Il progetto è di creare un registro dei lobbisti nel Congresso per dare più trasparenza e sicurezza al rapporto tra legislatori e lobbisti. L’incontro è stato a porte chiuse e non vi è alcuna dichiarazione ufficiale. La discussione è ancora alle fasi iniziali e non ci sonotesti chiusi né posizioni troppo lontane. I portavoce gruppi parlamentari hanno deciso di incontrarsi di nuovo a metà marzo per far avanzare il negoziato e entrare nei dettagli.

Il Registro dei lobbisti spagnolo è un’iniziativa del governo annunciata dal presidente Mariano Rajoy nel dibattito sullo Stato dell’Unione dello scorso anno. Ha una visione chiara di ciò che si vuole ottenere con questo regolamento il Segretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento, José Luis Ayllon, che tiene le redini del progetto, guidando il confronto con l’associazione di lobbisti. Il piano predisposto dal Governo è finalizzato ad affrontare la crescente disaffezione del pubblico nei confronti della politica, una situazione che preoccupa molto il governo spagnolo.

La scommessa di Ayllon è che la registrazione sarà obbligatoria per dare maggiore trasparenza e certezza al rapporto tra lobbisti e legislatori. Tuttavia, la posizione del gruppo PPE non è ancora chiara su questo punto. PSOE e UPyD sostengono che la registrazione dovrebbe essere obbligatoria perché credono che, altrimenti, questa risulterebbe inutile. Il Centro per gli Studi Politici e Costituzionali (CEPCO), ha invece prodotto una relazione in cui esprime la propria preferenza per una registrazione solo volontaria, sul modello del Registro UE, in quanto la registrazione sarebbe un incentivo sufficiente. Obbligatoria o volontaria (che è la principale decisione sul tavolo), la registrazione sarà accompagnata da un codice di condotta che dovrà essere sottoscritto.

Per registrarsi, i lobbisti dovranno indicare dove lavorano e chi rappresentano, rendendo chiari gli interessi della società o della associazione e i finanziamenti connessi. Secondo le stime dell’associazione dei lobbisti, Apri, circa 500 persone potrebbero iscriversi tra associazioni, datori di lavoro, sindacati e ONG.

La registrazione è una vecchia rivendicazione dell’associazione dei lobbisti, che pretende anche di estendere all’esecutivo l’obbligo di trasparenza, visto che esiste una lunga lista di lobbisti che entrano a Moncloa (sede della Presidenza del Consiglio del Regno di Spagna) senza lasciare alcuna traccia. E ‘la stessa posizione del PSOE, ma finora, né il Centre for Policy Studies né il governo sono di questa idea. 

 

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Conto alla rovescia per la regolamentazione delle lobby in Spagna http://www.lobbyingitalia.com/2014/01/conto-alla-rovescia-per-la-regolamentazione-delle-lobby-in-spagna/ Mon, 27 Jan 2014 08:55:00 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2141 (Giovanni Gatto) Inizia a delinearsi anche in Spagna il futuro della regolamentazione dell’attività di lobbying. Il Governo presieduto da Mariano Rajoy ha infatti avviato i lavori per l’istituzione di un registro nel quale dovranno essere iscritti “organizzazioni sociali rappresentative di interessi (organizzazioni, sindacati, ONG, società di consulenza e di relazioni istituzionali e studi legali, tra gli altri) il cui scopo è di influenzare, direttamente o indirettamente, l’attività legislativa del Parlamento e il generale nel processo decisionale politico dal Congreso de los Diputados, del Senado, o uno dei suoi organi”.

La regolamentazione delle proposte nasce da un rapporto del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales (un organismo dipendente del Ministero della Presidenza) diretto da Benigno Pendas. Sul tema il Governo ha formato un gruppo di lavoro che sta elaborando un articolato che includa alcune riforme giuridiche in materia di rigenerazione democratica e di trasparenza, coordinato dal Segretario di Stato per le relazioni parlamentari, José Luis Ayllon, e composta dal direttore del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales e da alti rappresentanti dei Ministeri della Presidenza, Giustizia, Finanza e Pubblica Amministrazione e Interno.

L’incarico del gruppo di lavoro è quello riformare o sviluppare sette leggi che hanno un impatto importante sulla politica in un’ottica di trasparenza, tra cui le dichiarazioni pubbliche di beni, attività e reddito dei titolari di cariche politiche. L’intenzione del Governo è poi di stabilire controlli sulle incompatibilità, un tema al momento alquanto opaco in Spagna.

Tra queste riforme rientra anche la regolamentazione dell’attività dei lobbisti e di altri soggetti come i giornalisti parlamentari. Si parla anche di una riforma dei regolamenti per l’accesso alle sedi parlamentari. Fonti ufficiali hanno spiegato ai media spagnoli che queste iniziative hanno a che fare con la pressione dell’opinione pubblica e della società civile a favore di una rigenerazione democratica.

Sulla attività di lobbying il direttore del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales ha affermato che “solo le organizzazioni registrate potranno partecipare ai processi di consultazione pubblica ed alle audizioni”. In pratica, la registrazione sarà obbligatoria per poter avere accesso agli organi politici ed eseguire queste funzioni. Le attività a cui ci si riferisce sono “contatti, riunioni o comunicazioni dirette con i membri della Camera o del servizio consiglieri dei gruppi parlamentari, la preparazione, distribuzione o comunicazione pubblica di studi, documenti e relazioni dibattito politico orientato o contribuiscono a impostazione posizioni politiche su iniziative legislative, i cambiamenti nella stessa o, in generale, qualsiasi decisione politica da adottare da parte delle Camere o loro organi interni, la partecipazione ai processi di consultazione pubblica sulle iniziative legislative o dalla comparsa di loro rappresentanti alle commissioni di Camera e l’organizzazione regolare di eventi, incontri, attività promozionali, attività accademiche ed eventi sociali che coinvolgono i membri della Camera o consiglieri dei gruppi”.

Tentativi di regolamentazione delle lobby spagnole risalgono al 1990, con la proposta di legge del Partito Popolare (approvata dal Congresso) per la “regolamentazione delle imprese che gestiscono interessi convergenti con gli interessi pubblici”. Due anni dopo, il Congresso ascoltò anche la proposta del CDS (Centro Democrático y Social, partito centrista oggi dissolto) sulla creazione di un Registro Pubblico dei Gruppi di interesse. Un altro partito, Iniciativa por Cataluña Verdes, presentò due identiche proposte nel 2008 e nel 2012. Tutte le proposte non portarono a una legge organica, contribuendo ad aumentare la reticenza dell’opinione pubblica spagnola nei confronti del fenomeno lobbistico. Un fenomeno totalmente accettato nei Paesi anglosassoni, dove è normale consultare gli interessati prima di emanare una legge che li riguardi, mentre in Spagna e nei Paesi latini in generale “la lobby si associa a pratiche illecite come il traffico di influenze. Il lobbying, piuttosto – afferma il giornalista Juan Francés, collaboratore di Bloomberg TV e Punto Radio – serve perché sarebbe pericoloso che il governo prendesse decisioni senza ascoltare le argomentazioni di chi ne viene coinvolto”. Secondo Francés, esistono diversi modi di fare lobbying: lo fa anche Oxfam, una ONG, o anche re Juan Carlos, che si autodefinisce “un broker di livello”.

Nel febbraio 2013 il Governo aveva presentato le “Proposte per migliorare la trasparenza e combattere la corruzione”, tra le quali un codice di condotta per regolare le attività di lobbying nella Camera bassa. A distanza di un anno, il prossimo 12 febbraio 2014 una commissione, formata da rappresentanti di vari partiti politici, visionerà il progetto del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales. Già da adesso, però, fonti ufficiali confermano che il riferimento più probabile per la nuova regolamentazione spagnola sia il Registro per la trasparenza del Parlamento europeo, che prevede la facoltà di registrazione per i lobbisti accreditati alla Camera. Accanto al Registro, sarà presente un Codice di condotta per mitigare la non-obbligatorietà della registrazione (una delle pecche dell’attuale Registro europeo) e applicare maggiori regole in merito alla trasparenza della lobbying e alla partecipazione di tutti i settori della società.

Il 12 febbraio, però, sul tavolo sarà presente non solo la proposta del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales, ma anche quella dell’Asociacion De Profesionales De Las Relaciones Institucionales (APRI), unica associazione spagnola che riunisce i lobbisti professionisti, che propone una registrazione obbligatoria per qualsiasi portatore di interesse e l’obbligo del possesso di un “pass” di accesso al Ministero (da revocare in caso di violazione del Codice di condotta).

Con due serie proposte sul tavolo, il Governo di Rajoy non ha più alibi per rendere trasparente quello che dall’opinione pubblica è considerato un “settore oscuro”, ma che potrebbe essere fondamentale per la ripresa economica delle imprese iberiche. Rimane, però, irrisolto il problema delle “revolving doors”, denunciato anche da alcune ONG, che ritengono le due proposte di legge “troppo soft”.

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