regolamentazione – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Lobby, gli scandali non smuovono il governo (Il Fatto Quotidiano) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/lobby-gli-scandali-non-smuovono-il-governo-il-fatto-quotidiano/ Thu, 21 Apr 2016 07:52:35 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3301 In 40 anni 58 proposte di legge. Mai approvate. Norma attesa dal 1976, nonostante le polemiche e gli annunci. Per non parlare degli scandali. Come “Tempa Rossa”. Il ddl che dovrebbe regolamentare l’attività dei portatori di interessi è bloccato al Senato. Malgrado gli annunci e le promesse di illustri esponenti del governo. A cominciare dai ministri Boschi e Orlando. “Non presenteremo un nostro provvedimento”, assicura il sottosegretario alle Riforme Pizzetti. Che annuncia l’utilizzo da parte dell’esecutivo del testo degli ex M5s Orellana e Battista

Tutti la vogliono. Almeno a parole. A cominciare dal ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi (“Serve arrivare ad avere un provvedimento del genere”) e dal Guardasigilli Andrea Orlando (“È uno strumento contro la corruzione”). Per non parlare del governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ne ha ribadito la necessità un minuto dopo aver appreso della sconfitta al referendum sulle trivelle. Ma poi, nei fatti, siamo sempre fermi al punto di partenza. E così nonostante i ripetuti scandali, ultimo in ordine di tempo quello che ha coinvolto l’ormai ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il compagno Gianluca Gemelli, in Italia la legge sulle lobby resta un vero e proprio miraggio. Nonostante la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, più di un anno fa, abbia scelto e adottato come testo base tra i 18 depositati, il disegno di legge presentato dai senatori ex Movimento 5 Stelle Lorenzo Battista e Luis Alberto Orellana. Ddl poi ripresentato a Montecitorio dalla deputata di Scelta civica Adriana Galgano. Ma senza successo. Risultati, infatti, zero. Con tanti saluti alla sbandierata trasparenza.

TESTO A TESTO – Ma cosa intende fare a questo punto il governo di Matteo Renzi? Nei giorni scorsi erano trapelate indiscrezioni relative alla possibilità, da parte dello stesso esecutivo, di elaborare un nuovo testo che bypassasse quello del duo Orellana-Battista. Ipotesi adesso smentita dal sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti (Pd). “La nostra intenzione è quella di ripartire proprio dal ddl dei due senatori ex M5S – spiega contattato da ilfattoquotidiano.it –. Valuteremo se presentare degli emendamenti, ma non disporremo un nuovo testo. Il termine per la presentazione dei testi di modifica è stato posticipato a giovedì 21 aprile dopodiché, una volta terminata la discussione dei provvedimenti in calendario, primo fra tutti quello sul conflitto di interessi, verrà avviato l’esame del testo”, conclude. Staremo a vedere. La cosa certa, al momento, è che la questione si trascina ormai da troppo tempo. “Il prossimo 15 giugno festeggeremo il quarantesimo anniversario della presentazione del primo disegno di legge sulle lobby: dal 1976 ad oggi ne sono stati depositati cinquantotto, tutti rimasti lettera morta”, dice Pier Luigi Petrillo, docente di Teoria e tecniche del lobbying all’Università Luiss di Roma e uno dei massimi esperti della materia. “Il perché di questo ritardo? Alla politica conviene avere un paravento dietro il quale nascondersi per non assumersi la responsabilità delle proprie decisioni – risponde –. In termini di comunicazione è molto più efficace scaricare sulle lobby colpe che invece sono tutte ascrivibili alla classe politica, che da sempre agisce assecondando interessi di parte spesso sgraditi al proprio elettorato”.

LOBBISTI AL TRAGUARDO – Con un ulteriore paradosso. Rappresentato dal fatto che sono le stesse società che fanno lobbying ‘alla luce del sole’ (da Open Gate a Utopia Lab, da Comin&Partners a Reti e Il Chiostro) a chiedere l’intervento del governo per regolamentare il settore. Addirittura con decretazione d’urgenza. Senza dimenticare la campagna #occhiaperti lanciata dalla comunità digitale Riparte il futuro, uno dei principali soggetti animatori di Foia4Italy. “La verità – aggiunge Petrillo – è che già domani mattina lo stesso Renzi potrebbe dare il buon esempio: basterebbe un decreto a sua firma per obbligare tutti i ministri a rendere pubblici gli incontri con i portatori di interessi. In questo modo, come in tutte le moderne democrazie, i cittadini potrebbero monitorare l’attività dei propri governanti”. Finora l’unico esponente del governo che mette online i suoi appuntamenti è il viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini, che ha proposto l’adozione di un codice di autoregolamentazione valido per tutti i decisori pubblici (leggere l’articolo di Peter Gomez). “Ma quello del segretario del Psi è un caso isolato – ricorda il docente –. E gli altri? Mi auguro che il Parlamento abbia tempo e modo di chiudere al più presto la partita. È positiva la decisione del governo di non ripartire daccapo, però bisogna fare in modo che questa volta si arrivi al traguardo. Altrimenti si tratterà solo dell’ennesima occasione sprecata”.

INTERESSI ALLE STELLE – Altro problema aperto. E di quelli scandalosi. Che in parte spiega le resistenze di Camera e Senato a discutere e approvare una legge sulle lobby. “Molti ex parlamentari svolgono attività di lobbying in modo irregolare – rivela Petrillo –. Anche in questo caso, il legislatore dovrebbe intervenire per vietare ogni attività di intermediazione fra gli ex deputati e senatori e gli attuali eletti. Un aspetto che però nessuno dei diciotto disegni di legge depositati nell’attuale legislatura a Palazzo Madama ha tenuto in considerazione”, conclude il docente della Luiss. Nel frattempo, in attesa di una norma che regoli definitivamente l’attività dei portatori di interesse, bisognerà accontentarsi del nuovo codice etico previsto per i deputati e curato dal presidente del Gruppo Misto, Pino Pisicchio. Una prima parte (riguardante fra le altre cose il conflitto di interessi) è già stata approvata. La seconda, dal titolo emblematico – “Ipotesi di regolamentazione dell’attività di lobbying da parte della Camera dei deputati” – dovrebbe essere ratificata entro il prossimo 26 aprile. L’attuale impostazione non piace però al Movimento 5 Stelle. “Abbiamo presentato degli emendamenti affinché gli incontri fra lobbisti e deputati vengano certificati anche fuori dal Palazzo – dice il deputato Danilo Toninelli –. Prevedendo sanzioni sia nei confronti dei lobbisti, che arrivano fino alla cancellazione dall’apposito registro, sia degli eletti, con pene pecuniarie e sospensione dai lavori dell’Aula”. Il tutto nell’attesa di una proposta di legge organica sulle lobby targata M5S.

Giorgio Velardi, Il Fatto Quotidiano

]]>
Lobbying: un fenomeno in espansione, dopo la crisi della rappresentanza tradizionale http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/lobbying-un-fenomeno-in-espansione-dopo-la-crisi-della-rappresentanza-tradizionale/ Fri, 15 Apr 2016 09:07:46 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3285

(@errante_filippo) Lentamente negli ultimi anni, e a ritmo tamburellante negli ultimi mesi, i riflettori della cronaca nazionale sono accesi sempre di più sull’attività di lobbying. Spesso le ricostruzioni, le più svariate, confondendo tra attività differenti, e la stessa semantica della parola “lobby”, assumono un significato negativo. È indubbio, tuttavia, che il fenomeno stia assumendo una dimensione tale da esigere una qualche forma di regolamentazione. Una regolamentazione che permetterebbe, in prima cosa, di rendere trasparente l’attività di lobbying, e, inoltre, permetterebbe di avviare quel necessario percorso culturale (sul modello anglosassone) verso l’accettazione di una pratica comune a tutte le democrazie.

In Italia, le radici dell’attività di public affairs sono, inevitabilmente, deboli. Coincidono con la destrutturazione dei soggetti politici e la disintermediazione del sistema politico italiano. L’esistenza di grandi partiti di massa aveva impedito la nascita del lobbying professionale; i partiti, infatti, erano in grado, da soli, di rappresentare tutti gli interessi particolari della società. I partiti li interpretavano e in Parlamento si svolgeva la necessaria funzione di ricomposizione.

Oggi, non è più così. I partiti non sono più in grado di rappresentare la complessità del pluralismo sociale e i diversi interessi che da essa scaturiscono. Peraltro, non è solo il sistema dei partiti che ha perduto radicamento e rappresentanza. La disintermediazione è di “sistema” e ha colpito tutti i corpi intermedi, comprese le associazioni di categoria che svolgevano la funzione di raccordo tra gli interessi particolari e la politica. Un cambiamento, quindi, che coinvolge tutto il sistema della democrazia italiana, e, quindi, anche il rapporto tra portatori di interessi organizzati e la politica.

La crisi di rappresentanza dei corpi intermedi “tradizionali” ha reso necessaria una riorganizzazione dei legittimi interessi particolari dei diversi settori della società italiana. Ecco, quindi, che i lobbisti svolgono una funzione di supplenza, di rappresentanza di interessi, che necessariamente devono interagire con il decisore pubblico. È, peraltro, una necessità bidirezionale: poiché anche la politica, per comprendere al meglio gli interessi in gioco, ha la necessità di confrontarsi con attori competenti e credibili. Non sarebbe esagerato, allora, sostenere che i lobbisti hanno colmato un vuoto, un deficit di rappresentanza in una società articolata, complessa e plurale. Un vuoto che è stato necessario colmare con la crisi dei corpi intermedi iniziata con la fine degli Anni Ottanta.

Non è un caso che le prime società di lobbying nascano a metà degli Anni Novanta; come non è un caso che, oggi, una qualsiasi azienda modernamente organizzata si doti al suo interno di una sezione legata alle “relazioni istituzionali”, nelle diverse forme in cui può essere declinata. L’attività di lobbying sta diventando una componente essenziale della nostra democrazia, in una fase di profonda trasformazione dei meccanismi della rappresentanza degli interessi e del rapporto tra questi e la politica. Ed è, peraltro, un processo non solo irreversibile, ma che sta evolvendo, in questa direzione, con notevole velocità. Dunque, il Re è nudo. La pratica del lobbying è un fatto incontestabile, una realtà della nostra democrazia. Grande assente è la politica. Il legislatore, dopo innumerevoli tentativi, ancora non è riuscito a legiferare in materia; impedendo la formazione di un sistema trasparente e l’avvio di quella svolta, prima di tutto culturale, tanto attesa.

Filippo Andrea Errante, Relazioni esterne, comunicazione e fundraising – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli

 

]]>
Petrolieri & co. : che fine ha fatto la legge sulle lobby (L’Espresso) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/petrolieri-co-che-fine-ha-fatto-la-legge-sulle-lobby-lespresso/ Thu, 07 Apr 2016 13:00:34 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3236 Tutti i disegni di legge sono fermi, a dispetto delle intenzioni più volte dichiarate, così come la legge sul conflitto di interessi. Ma ora il governo, per riscattarsi dal caso Guidi, dice di volere intervenire

Dobbiamo cercare di arrivare ad avere una legge», dice Maria Elena Boschi. Come impegno è un po’ poco, ma il messaggio che il ministro vuole mandare dalle poltrone dello studio di Porta a porta è che il governo intende accelerare sulla legge che dovrebbe regolare il rapporto tra i parlamentari e i lobbisti, i portatori di interessi che lavorano per aziende, multinazionali, categorie professionali o sociali.

Legge che non c’è e la cui assenza è illuminata dalla vicenda di Federica Guidi, dalle telefonate tra l’ex ministro dello Sviluppo economico, già accusata di conflitto di interessi per via dell’azienda di famiglia, Ducati Energie, e il suo compagno, Gianluca Gemelli, accusato di «traffico di influenze illecite».

L’accusa di Gemelli cita l’articolo 346 bis del codice penale, un reato voluto dal ministro Cancellieri che però da solo non regolamenta le molteplici forme con cui le lobby si interfacciano con le istituzioni, ed è insufficiente a definire i confini di quella che potremmo considerare un’attività di lobby positiva, come nota Pier Luigi Petrillo, professore di Teorie e tecniche del lobbying alla Luiss Guido Carli di Roma: «Si è introdotto il reato di traffico, che descrive il lobbying illecito, senza tracciare prima i confini del lobbying lecito».

Per ora però le intenzioni, ribadite da Boschi, non hanno prodotto molto. Sono quasi due anni che la commissione Affari costituzionali del Senato ha in mano una serie di testi sulla materia, più o meno stringenti. Ed è quasi un anno che tra le dodici diverse proposte è stato individuato un testo base, quello dell’ex Cinque Stelle Luis Orellana, su cui sono stati presentati circa 250 emendamenti.

«Ma non sono neanche ancora stati raccolti in un fascicolo», dice all’Espresso Orellana, «tant’è che non ho potuto ancora leggerli, non essendo io membro della prima commissione». Dopo le dichiarazioni di Maria Elena Boschi i più scommettono che la presidente Anna Finocchiaro faccia riprendere l’iter, perché nel merito non se ne discute da giugno 2015, salvo l’impegno messo a verbale nella seduta del 25 novembre scorso, quando la commissione si riprometteva di «riprendere l’esame del disegno di legge».

Cosa mai successa. Tra gli aspetti positivi del testo di Orellana c’è il cosiddetto divieto “revolving doors“: il rappresentate o il dirigente dell’istituzione pubblica, se cambia lavoro, non potrà diventare lobbista, almeno per due anni.

A parziale discolpa dei senatori bisogna dire che la commissione ha prima dedicato molti mesi alla riforma costituzionale e poi ora ha sotto esame, tra le altre, la legge sul conflitto di interessi già approvata alla Camera (anche questa sarebbe stata utile nel caso Guidi, anche se il testo in questione non avrebbe impedito la nomina della vicepresidente di Confidustria) e la riforma della legge sul sostegno all’editoria. Comunque, mentre si attende di capire come il governo voglia concretizzare l’impegno dichiarato e se la commissione del Senato possa accelerare, la Camera dei deputati potrebbe esser la prima a intervenire.

Un testo fotocopia di quello di Orellana è stato infatti presentato anche Montecitorio dalla deputata di Scelta Civica Adriana Galgano, anche se il successo per ora è lo stesso. Scarso: presentata a ottobre 2015, assegnata alla prima commissione, l’iter non è cominciato. Più fortunato potrebbe esser invece Pino Pisicchio. La giunta per il regolamento, infatti, venerdì 8 aprile chiude il termine per la presentazione degli emendamenti al testo che porta la firma del deputato centrista e che punta a istituire «un registro dei soggetti che svolgono attività di relazione istituzionale nei confronti dei deputati». Sarebbe solo un protocollo, e durerebbe solo fino alla fine della legislatura (questo perché altrimenti dovrebbe passare al voto dell’aula) ma sarebbe un primo passo avanti: «Molto piccolo», commenta Orellana, «perché a differenza di quello che potrebbe fare una legge vera e propria riguarda solo i deputati e non tutti gli altri decisori pubblici su cui i portatori di interessi esercitano le loro legittime pressioni. Non c’è il governo, tanto per cominciare e quindi non ci sarebbe stata la Guidi, e non ci sono i dirigenti dei ministeri che spesso sono più preziosi di noi parlamentari». «Entro la fine di aprile possiamo approvarlo», dice comunque Pisicchio. E almeno sapremmo chi può entrare a Montecitorio oltre ai deputati e ai giornalisti.

Con il protocollo della Camera, non si risolve certo il tema degli incontri fuori dalle istituzioni, né il tema dei finanziamenti delle aziende alla politica, che d’altronde non risolve neanche il testo Orellana che prevede sanzioni per chi non si iscrive ai registri e l’obbligo per i portatori di interessi di pubblicare un annuale report su chi si è incontrato e perché. «Si potrebbe inserire anche l’obbligo di un report per i decisori pubblici», ragiona Orellana con l’Espresso, «così da incrociare i dati e verificare le dichiarazioni, ma certo gli incontri informali, a casa o in un caffè, si potrà sempre trovare il modo di tenerli segreti». Quello di Pisicchio sarebbe comunque un passo verso un registro sul modello delle istituzioni europee, dove c’è il “Registro per la Trasparenza”, un database dove sono iscritte quasi 10mila lobby, di tutti i Paesi, Italia inclusa. Se ne iscrivono 50 ogni settimana tra uffici di consulenza, gruppi di categoria, di settore, dell’industria o studi legali, liberi professionisti, associazioni professionali, charity e ovviamente ong e gruppi religiosi.

E proprio al modello europeo pensa il professor Petrillo che ancora a Annalisa Chirico de Il Foglio dice: «Non serve l’ennesimo albo professionale, io li abolirei tutti. Basterebbe introdurre un registro, sul modello europeo, fissando criteri di accesso trasparenti». Parlamentari e ministri, però, dovrebbero poi esser obbligati «a tenere un’agenda conoscibile degli incontri con i portatori di interesse». Il cittadino così potrebbe valutare la frequenza degli incontri e gli effetti sulle norme approvate. Sui finanziamenti, invece: «Le lobby non dovrebbero finanziare le campagne elettorali», dice ancora il professore. Ma qui l’orientamento è diverso. Nessuna delle leggi presentate affronta il tema, che d’altronde è stato normato con la riforma del finanziamento dei partiti, mantenendo solo il 2 per mille come forma di finanziamento pubblico e consentendo i finanziamenti privati anche da società e associazioni.

Fonte: Luca Sappino, L’Espresso

http://goo.gl/EiQrGo

]]>
Un registro dei lobbisti avrebbe salvato la Guidi (Politx) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/un-registro-dei-lobbisti-avrebbe-salvato-la-guidi-politx/ Thu, 07 Apr 2016 11:00:23 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3230 Lo scandalo ha messo in risalto l’immobilismo del Parlamento sulla regolamentazione delle lobby e del conflitto d’interessi

Scoppia il caso Guidi e la mancata regolamentazione dell’attività di lobby torna alla ribalta del dibattito politico e con essa anche la riforma delle norme in materia di conflitto di interessi.

Il testo base sulle lobby (S. 1522 e conn.) giace da mesi in commissione Affari Costituzionali al Senato dove è stato continuamente posticipato il termine per la presentazione degli emendamenti senza poi fare alcun passo avanti. Circa un mese fa era stata avanzata l’ipotesi di trasferirlo direttamente all’interno del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza (S. 2085), per consentirne un’accelerazione dell’iter, ma l’ipotesi è tramontata pare definitivamente.

Alla fine di febbraio, invece, la Camera ha approvato in prima lettura una proposta di legge volta a superare l’attuale e contestatissima legge in materia di conflitto di interessi, emanata sotto il governo Berlusconi (C.275 e abb.). Il provvedimento, inoltrato all’altro ramo del Parlamento, non è ancora ancora calendarizzato.

Ci si interroga adesso, di fronte alle vicende che hanno portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico, cosa sarebbe successo se questi due provvedimenti fossero già diventati legge.

Se fosse stato operativo il registro di chi svolge attività di lobbying, il compagno della ex ministro Federica Guidi avrebbe dovuto e potuto esservi regolarmente iscritto ed avrebbe dovuto dichiarare in maniera trasparente i suoi scopi professionali e i suoi clienti. In questo caso il conflitto d’interessi sarebbe stato immediatamente evidente e, di conseguenza, sarebbe stato molto difficile coprire i motivi che hanno portato l’emendamento sotto i riflettori dei media.

Il riconoscimento ed una buona regolamentazione delle lobby e norme chiare ed inequivocabili in materia di conflitto di interessi, potrebbero per il futuro impedire che clientelismo e nepotismo si instaurino in un sottobosco di opacità in cui è lecito far passare leggi in virtù di un’amicizia e non di un interesse pubblico.

Fonte: Polit’x

http://goo.gl/922bUZ

]]>
Tempa Rossa, tutti i rischi del traffico di influenze. Parla il prof. Petrillo (Formiche.net) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/tempa-rossa-tutti-i-rischi-del-traffico-di-influenze-parla-il-prof-petrillo-formiche-net/ Thu, 07 Apr 2016 09:00:58 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3226 Penso emergerà nei prossimi giorni che ci sono decisori pubblici formalmente indagati nell’ambito dell’indagine Tempa Rossa. Altrimenti – così com’è adesso – l’impianto accusatorio sembra reggere poco”. Pier Luigi Petrilloinsegna Teorie e tecniche del lobbying all’università Luiss e da anni chiede il varo di una normativa che disciplini e renda trasparenti i rapporti tra gruppi di pressione e soggetti pubblici. In questa conversazione con Formiche.netcommenta implicazioni e conseguenze della vicenda che ha portato Federica Guidi a dimettersi dal governo. Punto di partenza una riflessione sul traffico di influenze illecite (qui l’articolo su cos’è e come funziona questo reato), del quale è indagato Gianluca Gemelli, imprenditore e compagno dell’ex ministro dello Sviluppo economico.

Professore, è d’accordo con chi – come il magistrato Carlo Nordio – ritiene che il traffico di influenze illecite sia un reato in grado di scompaginare l’assetto dei rapporti tra politica e aziende?

Senz’altro sì. E’ un reato che va a colpire il cosiddetto lobbying illecito, ossia quelle attività d’influenza finalizzate a determinare un comportamento del decisore pubblico contrario ai doveri del suo ufficio. E’ evidente, però, che non possa funzionare correttamente senza una definizione di lobbying lecito. Se si dice che una cosa è illecita, bisogna anche indicare il confine del lecito. Altrimenti questa fattispecie penale rischia di essere utilizzata in modo da creare abusi. Si tratta di un difetto già rilevato nel novembre del 2012 dalla Corte di Cassazione.

Pensa quindi che l’ambito di applicazione sia poco chiaro?

Ci sono due elementi che tagliano la testa al toro. Questo reato lo abbiamo introdotto in virtù di quanto previsto da due Convenzioni internazionali sulla corruzione. Tuttavia molti Paesi che hanno recepito – al pari dell’Italia – tali Convenzioni si sono rifiutati di introdurre questa fattispecie penale nel loro ordinamento, ritenendola troppo vaga. La Svizzera, l’Austria, la Germania, l’Olanda, la Gran Bretagna. Stati che non possono essere considerati la culla della corruzione. Noi, invece, l’abbiamo copiata e incollata in maniera pedissequa.

E il secondo dato?

La stessa Paola Severino – ministro della Giustizia quando venne approvata la cosiddetta legge anticorruzione –  disse alla Camera che sarebbe stato necessario adottare un’altra normativa per disciplinare l’attività di lobbying, perché, altrimenti, ci sarebbe stato il rischio di un’applicazione inopportuna di questa fattispecie. Mi pare che queste due considerazioni facciano emergere chiaramente le difficoltà e le contraddizioni che stiamo vivendo in Italia.

Negli ultimi giorni in molti hanno gridato allo scandalo per i rapporti intercorsi tra strutture ministeriali e aziende di settore nella stesura dell’emendamento pro Tempa Rossa. E’ davvero uno scandalo o è normale che su un provvedimento complesso il governo si consulti con i diversi soggetti interessati?

Non solo è normale ma è doveroso per il decisore pubblico interloquire con i portatori d’interesse. Non siamo in una dittatura ma in una democrazia, che può definirsi tale solo se c’è pluralismo e se esiste una pluralità di persone, di idee, di proposte e di interessi. Tutti quelli che si stupiscono per un’email inviata al capo del legislativo di un ministero per rappresentare una certa posizione, evidentemente sono contrari alla democrazia e aspirano ad avere uno Stato dittatoriale, con un sol uomo al comando, che in totale solitudine decide per tutti. Sono onestamente spaventato da questa idea. La democrazia si arricchisce dalla pluralità.

Qui si inserisce il concetto di gruppo di pressione. Quali sono gli interlocutori in un caso come quello Tempa Rossa?

Ovviamente, i portatori di interesse in questa vicenda non sono solo le aziende petrolifere. Ma, ad esempio, anche il WWF e Legambiente che, infatti, a loro volta hanno interloquito con i ministeri per far valere la loro posizione. Inutile girarci intorno: il problema di fondo è l’adozione di regole precise e stringenti che disciplinino la relazione tra i decisori pubblici e i portatori di interessi. Si incontrano tutti i giorni all’interno di ogni ministero. Meno male che ciò accade, però è necessario regolamentare il fenomeno e rendere trasparente il sistema, in modo che i cittadini siano informati e cada questo velo di opacità.

Ma perché, secondo lei, è giusto che si parlino? Non dovrebbe decidere il governo in via autonoma?

Nessuno nasce imparato ed esperto di tutto. Fortunatamente, non abbiamo un governo tecnico che nel nostro ordinamento rappresenta una dimensione emergenziale. E non siamo neppure in una dittatura. E’, dunque, normale che lo staff di un ministro parli con qualcuno che conosce meglio la materia prima di adottare un qualsiasi provvedimento. E’ chiaro, poi, che dovranno essere fare tutte le verifiche del caso. La responsabilità della scelta finale è sempre e solo del decisore pubblico. Il problema fondamentale rimane lo stesso: l’assenza di regole.

Anche alla luce di questi ultimi fatti, ritiene che oggi l’approvazione di una legge sulle lobby sia più vicina?

Escludo che sia così. Dobbiamo essere chiari: se si volesse regolare il fenomeno, lo si potrebbe benissimo fare in tempi rapidi. Purtroppo devo dire che, dal 2006 ad oggi, nessun governo ha anche solo proposto una regolamentazione delle lobby. L’ultimo a provarci fu l’esecutivo di Romano Prodi: l’allora ministro Giulio Santagata – per scrivere la legge – istituì un’apposita commissione di cui facevano parte – oltre al sottoscritto – anche l’attuale componente dell’Anac Michele Corradino e l’attuale capo di Gabinetto del ministero dell’Economia e delle Finanze Roberto Garofoli. Il provvedimento fu approvato dal Consiglio dei Ministri ma poi, in Senato, non se n’è saputo più niente.

Ma cosa manca perché si giunga ad adottare una normativa in questo senso? La voglia di mantenere opachi certi meccanismi?   

 

La politica è contraria alla regolamentazione del fenomeno lobbistico perché in questo modo verrebbero scoperti gli altarini. Le lobby sono un paravento della politica. Dietro di loro si nasconde la politica che non decide. Se ci fosse una legge in questo senso, i cittadini potrebbero sapere cosa succede, potrebbero sapere perché il decisore pubblico – sia esso un ministro o un semplice parlamentare – abbia scelto in un modo o nell’altro, sulla base di quali incontri e di quali interessi. E’ chiaro, quindi, che a tutti conviene non regolamentare questo rapporto: diventerebbe trasparente il motivo per cui vengono approvate certe leggi anziché altre.

Fonte: Andrea Picardi, Formiche.net

http://goo.gl/OhnfTu

]]>
Pronto il regolamento sui lobbisti «Dovranno dire chi vedono e perché» (CorSera) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/pronto-il-regolamento-sui-lobbisti-dovranno-dire-chi-vedono-e-perche-corsera/ Thu, 07 Apr 2016 08:00:25 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3224 Pisicchio, autore del testo per la Camera: «Ma ormai puntano sui palazzi del governo»

Quanti siano i lobbisti che si aggirano silenziosi e occhiuti nei corridoi del Parlamento nessuno lo sa. A dicembre, quando la legge di Stabilità arrivò in Senato all’«ultimo miglio», quello dell’«assalto alla diligenza», il presidente Pietro Grasso provò a contare i lobbisti, confinandoli tra i banchi della commissione Sanità. Lontana, ma non troppo, dai senatori della Bilancio destinatari degli emendamenti dell’ultimo minuto da inserire nella Finanziaria 2016.

E ora che il caso petrolio/ Basilicata torna ad accendere i riflettori sui rapporti tra governo/Parlamento e la popolazione carsica di lobbisti, la giunta del Regolamento della Camera presieduta da Laura Boldrini prova a varare entro aprile il «Codice di condotta dei deputati» e il «Regolamento dell’attività di lobbying». L’incarico di stendere un testo, prima che venissero pubblicate le intercettazioni del ministro Federica Guidi, è stato affidato a un veterano di Montecitorio, il presidente del gruppo Misto Pino Pisicchio, che entro venerdì raccoglierà gli emendamenti dei gruppi per poi proporre alla giunta l’articolato definitivo, che non dovrà passare dall’Aula.

Il «Registro» delle attività alla Camera

La bozza Pisicchio prevede l’istituzione di un Registro delle attività di relazione istituzionale svolte tra le mura della Camera che riguarderà «persone, associazioni, enti e società» che avanzano «proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi comunicazione anche per via elettronica intesa a perseguire interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri della Camera».

Per essere iscritto al Registro, il lobbista, che non deve avere subito nell’ultimo decennio condanne definitive per reati contro la pubblica fede e contro il patrimonio, dovrà chiarire quali sono i suoi «interessi» e chi sono i deputati che intende contattare. Inoltre dovrà consegnare relazioni semestrali sulla sua attività che poi saranno pubblicate sul sito della Camera. Le sanzioni per la violazione del Regolamento verranno stabilite di volta in volta dall’Ufficio di presidenza. Le regole valgono anche per gli ex parlamentari, spesso arruolati come lobbisti.

Il «Codice» di condotta

Parallelamente, la giunta del Regolamento voterà entro aprile il Codice di condotta dei deputati che introduce nuove norme di trasparenza: si possono accettare doni con un valore inferiore ai 250 euro fatti salvi, però, i «rimborsi delle spese di viaggio, alloggio e soggiorno di deputati ai pagamenti diretti di dette spese da parte di terzi quando i deputati partecipano sulla base di un invito e nell’esercizio delle loro funzioni a eventi organizzati da terzi». Viene inoltre istituito il Comitato consultivo sulla condotta dei deputati che può disporre la pubblicità dei comportamenti scorretti sul sito della Camera. Pisicchio conta sull’appoggio di tutti i gruppi, già consultati: «Tuttavia — osserva — non bisogna dimenticare che da anni i lobbisti puntano, più che sul Parlamento, sui palazzi del governo».

Fonte: Dino Martirano, Corriere della Sera

http://goo.gl/KEhOOH

]]>
L’ambientalismo non sfoci nella lobby-fobia (Lettera43) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/lambientalismo-non-sfoci-nella-lobby-fobia-lettera43/ Thu, 07 Apr 2016 06:00:56 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3219 Uno dei temi più caldi dell’agenda mediatica italiana è l’imminente referendum, indicato convenzionalmente (e in modo piuttosto semplicistico) come una consultazione “sulle trivelle”. Non è questa la sede per entrare nel merito della questione né per passare in rassegna le ragioni a favore del sì e del no.

GLI INTERESSI IN CAMPO. È chiaro che molti e contrastanti sono gli interessi in campo: i governatori regionali che si fanno portavoce delle proprie comunità locali, il governo che difende la strategicità di una politica energetica orientata a una rafforzata autonomia, le imprese che reclamano sicurezza per i propri investimenti, le associazioni ambientaliste che denunciano il rischio di pesanti ricadute. Come spesso accade, il referendum non è una mera chiamata alle urne per valutare la durata ottimale del periodo di concessione di siti di estrazione nell’Adriatico. Interessi, ideali, politica si mescolano in un impasto spesso difficile da sciogliere.

L’AMBIENTE AL CENTRO. I dibattiti sul merito delle questioni rischiano perciò di essere messi in ombra dallo scambio di bordate tra l’una e l’altra tifoseria. Al centro i temi energetico ed ambientale, fondamentali per il nostro Paese. Temi troppo spesso associati alle zone grigie nelle quali vengono immeritatamente collocate le presunte “lobby” del settore, come dimostrato dai pesanti attacchi mediatici che hanno spinto il ministro allo Sviluppo Economico Federica Guidi a fare un passo indietro, pur non essendo coinvolta in alcuna inchiesta giudiziaria. Le strumentalizzazioni del caso e il collegamento forzato di tale vicenda con il referendum non fanno onore a chi difende la propria posizione con dati e analisi. Anche in America l’accusa di essere al soldo della cosiddetta “lobby dei petrolieri” ha suscitato la reazione ferma della candidata alla nomination per la presidenza degli Stati Uniti, Hillary Clinton.

Gira da giorni uno spezzone video in cui Hillary, a margine di un comizio, reagisce con durezza alla domanda di un attivista di Greenpeace sui suoi legami con le industrie petrolifere. «Sarebbe disposta a rinunciare ai contributi finanziari di compagnie che operano con i combustili fossili?», questo il quesito rivoltole a bruciapelo in mezzo alla folla. La risposta della Clinton è stata netta: ha puntualizzato che le donazioni arrivano dai lavoratori del settore petrolifero e non dalle compagnie. Conclusione piccata e velenosa: «Sono stanca di sentire le bugie dei sostenitori di Sanders!».

I NUMERI STANNO CON HILLARY. Il senatore indipendente del Vermont, oltre a essere il suo principale competitor, ha gioco facile nell’attaccarla per i suoi indubbi legami con la finanza e la grande industria. È evidente che indicare la rivale come la preferita dei “petrolieri” è un modo per rallentarne la corsa verso la Casa Bianca. Ma è davvero così? Il Washington Post, utilizzando i dati raccolti dal Center for Responsive Politics, ha messo in fila i numeri per giustificare la stizza della Clinton. Le cifre sembrano dare ragione all’ex first lady. Al di là di qualsiasi argomentazione retorica, contano i contributi effettivamente incassati da ogni candidato. In primo luogo, è vero che la Clinton ha ottenuto dal settore oil & gas più di Sanders, ma il primato spetta ai Repubblicani provenienti da Stati quali Louisiana e Texas.

LA TRASPARENZA AMERICANA. Altro punto messo correttamente in evidenza dalla Clinton: non sono le imprese del settore a versare donazioni, ma i lavoratori. Il quotidiano fa un esempio interessante: se il gestore di un punto di vendita Chevron dona 20 dollari a Sanders, tale contributo risulta comunque proveniente dall’industria petrolifera nel complesso. Le percentuali sul totale sono comunque ridicolmente basse: 0,15% per la Clinton, 0,04% per Sanders. Greenpeace fa bene a fare il suo lavoro, ma sbaglia bersaglio. Non sono i soldi dell’industria petrolifera a cambiare le carte in tavola, perché sono in realtà le relazioni nei corridoi del Congresso l’unica strada per avviare un’interlocuzione duratura con un potenziale decisore pubblico. Differenze rispetto all’Italia? È tutto registrato e trasparente.

UN TEMA CRUCIALE. Sanders attacca Clinton su questo tema perché l’ambiente si avvia a diventare uno di quelli cruciali per la scelta dei candidati, come rilevato recentemente dal Time. Secondo i sondaggi, quasi il 70% degli elettori democratici considera l’inquinamento un problema “molto serio”. In vista delle primarie dello Stato di New York sia Sanders sia la Clinton si sono dichiarati contrari alla costruzione dell’oleodotto Keystone XL e a favore di un divieto di estrazione di gas e petrolio tramite la tecnica del fracking. I loro piani energetici sono imperniati sul ricorso crescente alle energie rinnovabili. Sarà il futuro presidente degli Stati Uniti a identificare il migliore compromesso tra le legittime esigenze del settore petrolifero e le altrettanto legittime preoccupazioni dell’opinione pubblica. Come dovrebbe accadere in Italia.

Fonte: Gianluca Comin, Lettera 43 

http://goo.gl/jwbw7f 

]]>
Consiglio Lazio, Baldi (Lz): proposta legge su lobbying (Askanews) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/consiglio-lazio-baldi-lz-proposta-legge-su-lobbying-askanews/ Wed, 06 Apr 2016 20:25:46 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3216 Presentata oggi alla Pisana

(askanews) – “Dopo aver lavorato per mesi su questa proposta di legge e aver ascoltato una pluralità di soggetti, tutti tesi a garantire il massimo della trasparenza in quello che rappresenta uno dei settori, se non il principale, di criticità nei rapporti tra rappresentanti politici e operatori, si rende sempre più necessario normare il campo delle attività di lobbying a garanzia di tutti, sia dei portatori di legittimi interessi sia del legislatore. Per questo motivo ho presentato oggi una proposta di legge dal titolo ‘Disciplina dell’attività di rappresentanza degli interessi particolari e istituzione del registro pubblico dei rappresentanti e dei portatori di interessi particolari‘”. Così in una nota Michele Baldi, capogruppo della Lista Civica Nicola Zingaretti al Consiglio regionale del Lazio.

Alcune regioni d’Italia hanno già approvato leggi sulla stessa materia e anche in Parlamento si sta redigendo un testo. La mia proposta di legge mira a garantire la trasparenza dei processi decisionali” spiega. “La proposta vuole anche rimuovere, nel processo decisionale, ogni forma di ostacolo alla partecipazione paritaria della società civile e della rappresentanza degli interessi socialmente legittimati, e fornire al decisore pubblico quante più informazioni possibile per compiere scelte consapevoli. Suggerisco anche l’istituzione di un Registro a cui i portatori di interessi particolari siano obbligati a iscriversi e di un Comitato di controllo, presso l’Avvocatura della Regione Lazio, che sanzioni chi svolge attività di rappresentanza senza essere iscritto al Registro“. conclude Baldi.

Fonte: http://goo.gl/xsk5QB

]]>
Registro lobbisti, limiti ai doni, report delle attività: le proposte di Montecitorio sul lobbying http://www.lobbyingitalia.com/2016/03/registro-lobbisti-limiti-ai-doni-report-delle-attivita-le-proposte-di-montecitorio-sul-lobbying/ Fri, 11 Mar 2016 10:43:18 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3190 Buone nuove per la trasparenza e l’inclusività del processo decisionale in Italia, almeno nel ramo più importante del Parlamento, la Camera dei Deputati. E’ di ieri la notizia di una nuova ipotesi di Regolamentazione dell’Attività di Lobbying all’interno del Regolamento della Camera alta, incoraggiata dalla presidente Laura Boldrini e a cura dell’on. Pino Pisicchio (Misto).

La Giunta per il Regolamento, nella seduta del 10 marzo, ha discusso due modifiche all’attuale normativa interna a Montecitorio. Già nella seduta del 19 novembre scorso la Giunta “aveva proseguito il dibattito ed è emerso un prevalente orientamento favorevole ad affidare al relatore Pisicchio il compito di definire un testo volto a riaggregare in un unico documento il complesso delle norme vigenti che stabiliscono obblighi dei deputati (e, in particolare, obblighi di dichiarazione), a precisare i principi deontologici al cui rispetto sono tenuti i deputati, a individuare gli aspetti della materia che risultino sprovvisti di disciplina e a specificare ulteriori doveri comportamentali“. Ma, cosa più importante per il settore, la stessa Giunta ha affidato allo stesso Pisicchio il compito di elaborare un normativa sul lobbying.

Nel testo emerso (Ipotesi Regolamentazione Lobbying_Regolamento Camera dei Deputati) nuove importanti proposte che prevedono:

  • L’istituzione di un “registro dell’attività di relazione istituzionale nei confronti dei deputati“, pubblicato sul sito della Camera;
  • La definizione di attività di relazione istituzionale come “ogni attività svolta da persone, associazioni, enti e società attraverso proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione orale e scritta anche per via elettronica, intesa a perseguire interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri della Camera”
  • L’obbligo per gli iscritti al registro di “presentare alla Camera una relazione sull’attività di relazione istituzionale svolta nel semestre, che dia conto dei contatti effettivamente posti in essere, degli obiettivi conseguiti, dei mezzi impiegati e delle spese sostenute” due volte l’anno (entro il 30 giugno e il 31 dicembre), con l’indicazione dei soggetti istituzionali contattati.

Il testo riferito alla proposta sul Codice di Condotta per i deputati (Ipotesi Codice Condotta Deputati_Regolamento Camera dei Deputati) conterrebbe invece nuove norme sulla trasparenza come la dichiarazione del proprio status patrimoniale (finalmente obbligatoria), le spese sostenute per la campagna elettorale, le donazioni ricevute direttamente o a mezzo di comitati costituiti a loro sostegno, comunque denominati, a titolo di liberalità per ogni importo superiore alla somma di 5.000 euro l’anno (già esistente) e, soprattutto, l’obbligo di astensione “dall’accettare doni o benefici analoghi, salvo quelli di valore inferiore a 250 euro, offerti conformemente alle consuetudini di cortesia, o quelli ricevuti conformemente alle medesime consuetudini qualora rappresentino la Camera in veste ufficiale“. Viene inoltre disposto un Comitato consultivo sulla condotta dei deputati di 10 persone (4 dall’Ufficio di Presidenza e 6 Deputati) designati dal Presidente della Camera all’inizio di ogni legislatura.

La sanzione applicata, ed è questa la vera svolta culturale, sarà di tipo politico. Come accade nelle maggiori democrazie occidentali.

]]>
Calabria: Consiglio regionale approva legge sulle lobby http://www.lobbyingitalia.com/2016/02/calabria-consiglio-regionale-approva-legge-sulle-lobby-il-velino/ Mon, 08 Feb 2016 16:33:40 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3164 La Calabria ha una sua legge sul lobbying. Una legge approvata lunedì 8 febbraio dal Consiglio Regionale (il progetto di legge era stato approvato nella commissione conciliare competente lo scorso novembre) mira a regolamentare il fenomeno dei ‘gruppi di pressione‘, con lo scopo di favorire la trasparenza dell’attivita’ politica e amministrativa della Regione. E’ un inedito assoluto per la Calabria, che finora non si era mai dotata di uno strumento atto a limitare le interferenze di cordate più o meno organizzate il cui obiettivo è concorrere alla definizione delle decisioni delle istituzioni.

La novità più rilevante riguarda il registro pubblico nel quale dovranno essere iscritti i rappresentanti di interessi particolari. Sarà costituito da due sezioni, gestite rispettivamente dalla presidenza della giunta regionale e dall’Ufficio di presidenza del consiglio regionale. Saranno individuati poteri e facoltà dei “rappresentanti di interessi particolari” che, sostanzialmente, si concretizzeranno con le richieste di audizioni e con la possibilità di presentare proposte e studi in relazione a singoli argomenti e questioni.

Link al testo della Legge regionale con Relazione Illustrativa e Relazione Finanziaria: Legge Lobby Calabria

Fonte: Il Velino

Secondo Giuseppe Graziano, segretario questore del Consiglio Regionale eletto a Rossano per la coalizione di centro-destra, si tratta di “un risultato storico che cambierà i concetti di partecipazione e amministrazione, rendendoli ancora più trasparenti. E che ciò avvenga in Calabria – dove il “sommerso” è all’ordine del giorno – dimostra che questa terra ha ancora tanto coraggio e soprattutto la volontà di riscatto utile ad ingranare la marcia e produrre nuovo sviluppo per costruire un futuro migliore alle nuove generazioni. Siamo la prima Regione in Italia ad applicare una norma essenziale che garantisce la concorrenza leale e produttiva e che potrà essere presa come modello dalle altre regioni e dal Governo centrale così da renderla ancora più efficace.

Da oggi la Calabria – dichiara Graziano – ha compiuto un passo in avanti nella democrazia. Con l’approvazione della legge che disciplina in modo efficace e trasparente la rappresentanza di interessi particolari, si dà concretezza al concetto e all’idea di cambiamento positivo. Che auspico da tempo. Il Consiglio regionale, accogliendo con un corale e unanime consenso la mia proposta di legge del settembre scorso, ha scritto un’importante pagina di storia.

Una società matura – aggiunge ancora il Segretario questore, spiegando le ragioni che hanno portato a proporre la legge – non può non disciplinare le attività di rappresentanza di interessi particolari, anche al fine di evitare che dietro un fenomeno naturale e di per sé lecito si annidino zone grigie, pericolose per la nostra società. Questa legge, unico caso in Italia, non si concentra solo sul Consiglio Regionale e sulle sue articolazioni interne, ma si estende alla Giunta e ai dipartimenti regionali come pure a tutti gli enti sub-regionali, favorendo così anche in tali enti circuiti virtuosi di democraticità e legalità. È sufficiente pensare ai colossali interessi che ruotano attorno alla sanità, all’ambiente, al lavoro, alle imprese, per comprendere come non era oramai possibile procrastinare l’adozione di uno strumento normativo che favorisca anche in quelle sedi la massima trasparenza nelle decisioni pubbliche.

Presentando la legge – prosegue Graziano – affermavo che la sua celere approvazione avrebbe contribuito a dimostrare con i fatti che questa Regione, ponendosi in questa materia all’avanguardia sia rispetto ad altre regioni sia rispetto allo Stato, è capace di dotarsi di regole democratiche avanzate in piena autonomia e non perché vengono imposte dall’esterno. È vero che l’approvazione di una legge non è sufficiente per vederla operare, essendo ora compito degli organi amministrativi darne celere attuazione, sulla quale vigilerà il Consiglio e, spero, la società tutta. Non di meno, posso affermare, senza timore di smentita, che il passo compiuto dal Consiglio Regionale indurrà i calabresi a riporre maggiore fiducia nelle Istituzioni. Ritengo che questa legge, tra i suoi tanti benefici che potrà offrire allo sviluppo e alla partecipazione, riqualifica concretamente nel giudizio della gente anche la struttura politico-burocratica che governa la Calabria. E di questo – conclude – non posso che esserne orgoglioso perché la legge sul lobbying, letta nel contesto ampio dell’opinione pubblica, rappresenta concretamente il coraggio del cambiamento“.

]]>