registro – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Lobby, gli scandali non smuovono il governo (Il Fatto Quotidiano) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/lobby-gli-scandali-non-smuovono-il-governo-il-fatto-quotidiano/ Thu, 21 Apr 2016 07:52:35 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3301 In 40 anni 58 proposte di legge. Mai approvate. Norma attesa dal 1976, nonostante le polemiche e gli annunci. Per non parlare degli scandali. Come “Tempa Rossa”. Il ddl che dovrebbe regolamentare l’attività dei portatori di interessi è bloccato al Senato. Malgrado gli annunci e le promesse di illustri esponenti del governo. A cominciare dai ministri Boschi e Orlando. “Non presenteremo un nostro provvedimento”, assicura il sottosegretario alle Riforme Pizzetti. Che annuncia l’utilizzo da parte dell’esecutivo del testo degli ex M5s Orellana e Battista

Tutti la vogliono. Almeno a parole. A cominciare dal ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi (“Serve arrivare ad avere un provvedimento del genere”) e dal Guardasigilli Andrea Orlando (“È uno strumento contro la corruzione”). Per non parlare del governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ne ha ribadito la necessità un minuto dopo aver appreso della sconfitta al referendum sulle trivelle. Ma poi, nei fatti, siamo sempre fermi al punto di partenza. E così nonostante i ripetuti scandali, ultimo in ordine di tempo quello che ha coinvolto l’ormai ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il compagno Gianluca Gemelli, in Italia la legge sulle lobby resta un vero e proprio miraggio. Nonostante la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, più di un anno fa, abbia scelto e adottato come testo base tra i 18 depositati, il disegno di legge presentato dai senatori ex Movimento 5 Stelle Lorenzo Battista e Luis Alberto Orellana. Ddl poi ripresentato a Montecitorio dalla deputata di Scelta civica Adriana Galgano. Ma senza successo. Risultati, infatti, zero. Con tanti saluti alla sbandierata trasparenza.

TESTO A TESTO – Ma cosa intende fare a questo punto il governo di Matteo Renzi? Nei giorni scorsi erano trapelate indiscrezioni relative alla possibilità, da parte dello stesso esecutivo, di elaborare un nuovo testo che bypassasse quello del duo Orellana-Battista. Ipotesi adesso smentita dal sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti (Pd). “La nostra intenzione è quella di ripartire proprio dal ddl dei due senatori ex M5S – spiega contattato da ilfattoquotidiano.it –. Valuteremo se presentare degli emendamenti, ma non disporremo un nuovo testo. Il termine per la presentazione dei testi di modifica è stato posticipato a giovedì 21 aprile dopodiché, una volta terminata la discussione dei provvedimenti in calendario, primo fra tutti quello sul conflitto di interessi, verrà avviato l’esame del testo”, conclude. Staremo a vedere. La cosa certa, al momento, è che la questione si trascina ormai da troppo tempo. “Il prossimo 15 giugno festeggeremo il quarantesimo anniversario della presentazione del primo disegno di legge sulle lobby: dal 1976 ad oggi ne sono stati depositati cinquantotto, tutti rimasti lettera morta”, dice Pier Luigi Petrillo, docente di Teoria e tecniche del lobbying all’Università Luiss di Roma e uno dei massimi esperti della materia. “Il perché di questo ritardo? Alla politica conviene avere un paravento dietro il quale nascondersi per non assumersi la responsabilità delle proprie decisioni – risponde –. In termini di comunicazione è molto più efficace scaricare sulle lobby colpe che invece sono tutte ascrivibili alla classe politica, che da sempre agisce assecondando interessi di parte spesso sgraditi al proprio elettorato”.

LOBBISTI AL TRAGUARDO – Con un ulteriore paradosso. Rappresentato dal fatto che sono le stesse società che fanno lobbying ‘alla luce del sole’ (da Open Gate a Utopia Lab, da Comin&Partners a Reti e Il Chiostro) a chiedere l’intervento del governo per regolamentare il settore. Addirittura con decretazione d’urgenza. Senza dimenticare la campagna #occhiaperti lanciata dalla comunità digitale Riparte il futuro, uno dei principali soggetti animatori di Foia4Italy. “La verità – aggiunge Petrillo – è che già domani mattina lo stesso Renzi potrebbe dare il buon esempio: basterebbe un decreto a sua firma per obbligare tutti i ministri a rendere pubblici gli incontri con i portatori di interessi. In questo modo, come in tutte le moderne democrazie, i cittadini potrebbero monitorare l’attività dei propri governanti”. Finora l’unico esponente del governo che mette online i suoi appuntamenti è il viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini, che ha proposto l’adozione di un codice di autoregolamentazione valido per tutti i decisori pubblici (leggere l’articolo di Peter Gomez). “Ma quello del segretario del Psi è un caso isolato – ricorda il docente –. E gli altri? Mi auguro che il Parlamento abbia tempo e modo di chiudere al più presto la partita. È positiva la decisione del governo di non ripartire daccapo, però bisogna fare in modo che questa volta si arrivi al traguardo. Altrimenti si tratterà solo dell’ennesima occasione sprecata”.

INTERESSI ALLE STELLE – Altro problema aperto. E di quelli scandalosi. Che in parte spiega le resistenze di Camera e Senato a discutere e approvare una legge sulle lobby. “Molti ex parlamentari svolgono attività di lobbying in modo irregolare – rivela Petrillo –. Anche in questo caso, il legislatore dovrebbe intervenire per vietare ogni attività di intermediazione fra gli ex deputati e senatori e gli attuali eletti. Un aspetto che però nessuno dei diciotto disegni di legge depositati nell’attuale legislatura a Palazzo Madama ha tenuto in considerazione”, conclude il docente della Luiss. Nel frattempo, in attesa di una norma che regoli definitivamente l’attività dei portatori di interesse, bisognerà accontentarsi del nuovo codice etico previsto per i deputati e curato dal presidente del Gruppo Misto, Pino Pisicchio. Una prima parte (riguardante fra le altre cose il conflitto di interessi) è già stata approvata. La seconda, dal titolo emblematico – “Ipotesi di regolamentazione dell’attività di lobbying da parte della Camera dei deputati” – dovrebbe essere ratificata entro il prossimo 26 aprile. L’attuale impostazione non piace però al Movimento 5 Stelle. “Abbiamo presentato degli emendamenti affinché gli incontri fra lobbisti e deputati vengano certificati anche fuori dal Palazzo – dice il deputato Danilo Toninelli –. Prevedendo sanzioni sia nei confronti dei lobbisti, che arrivano fino alla cancellazione dall’apposito registro, sia degli eletti, con pene pecuniarie e sospensione dai lavori dell’Aula”. Il tutto nell’attesa di una proposta di legge organica sulle lobby targata M5S.

Giorgio Velardi, Il Fatto Quotidiano

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Pronto il regolamento sui lobbisti «Dovranno dire chi vedono e perché» (CorSera) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/pronto-il-regolamento-sui-lobbisti-dovranno-dire-chi-vedono-e-perche-corsera/ Thu, 07 Apr 2016 08:00:25 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3224 Pisicchio, autore del testo per la Camera: «Ma ormai puntano sui palazzi del governo»

Quanti siano i lobbisti che si aggirano silenziosi e occhiuti nei corridoi del Parlamento nessuno lo sa. A dicembre, quando la legge di Stabilità arrivò in Senato all’«ultimo miglio», quello dell’«assalto alla diligenza», il presidente Pietro Grasso provò a contare i lobbisti, confinandoli tra i banchi della commissione Sanità. Lontana, ma non troppo, dai senatori della Bilancio destinatari degli emendamenti dell’ultimo minuto da inserire nella Finanziaria 2016.

E ora che il caso petrolio/ Basilicata torna ad accendere i riflettori sui rapporti tra governo/Parlamento e la popolazione carsica di lobbisti, la giunta del Regolamento della Camera presieduta da Laura Boldrini prova a varare entro aprile il «Codice di condotta dei deputati» e il «Regolamento dell’attività di lobbying». L’incarico di stendere un testo, prima che venissero pubblicate le intercettazioni del ministro Federica Guidi, è stato affidato a un veterano di Montecitorio, il presidente del gruppo Misto Pino Pisicchio, che entro venerdì raccoglierà gli emendamenti dei gruppi per poi proporre alla giunta l’articolato definitivo, che non dovrà passare dall’Aula.

Il «Registro» delle attività alla Camera

La bozza Pisicchio prevede l’istituzione di un Registro delle attività di relazione istituzionale svolte tra le mura della Camera che riguarderà «persone, associazioni, enti e società» che avanzano «proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi comunicazione anche per via elettronica intesa a perseguire interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri della Camera».

Per essere iscritto al Registro, il lobbista, che non deve avere subito nell’ultimo decennio condanne definitive per reati contro la pubblica fede e contro il patrimonio, dovrà chiarire quali sono i suoi «interessi» e chi sono i deputati che intende contattare. Inoltre dovrà consegnare relazioni semestrali sulla sua attività che poi saranno pubblicate sul sito della Camera. Le sanzioni per la violazione del Regolamento verranno stabilite di volta in volta dall’Ufficio di presidenza. Le regole valgono anche per gli ex parlamentari, spesso arruolati come lobbisti.

Il «Codice» di condotta

Parallelamente, la giunta del Regolamento voterà entro aprile il Codice di condotta dei deputati che introduce nuove norme di trasparenza: si possono accettare doni con un valore inferiore ai 250 euro fatti salvi, però, i «rimborsi delle spese di viaggio, alloggio e soggiorno di deputati ai pagamenti diretti di dette spese da parte di terzi quando i deputati partecipano sulla base di un invito e nell’esercizio delle loro funzioni a eventi organizzati da terzi». Viene inoltre istituito il Comitato consultivo sulla condotta dei deputati che può disporre la pubblicità dei comportamenti scorretti sul sito della Camera. Pisicchio conta sull’appoggio di tutti i gruppi, già consultati: «Tuttavia — osserva — non bisogna dimenticare che da anni i lobbisti puntano, più che sul Parlamento, sui palazzi del governo».

Fonte: Dino Martirano, Corriere della Sera

http://goo.gl/KEhOOH

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Registro lobbisti, limiti ai doni, report delle attività: le proposte di Montecitorio sul lobbying http://www.lobbyingitalia.com/2016/03/registro-lobbisti-limiti-ai-doni-report-delle-attivita-le-proposte-di-montecitorio-sul-lobbying/ Fri, 11 Mar 2016 10:43:18 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3190 Buone nuove per la trasparenza e l’inclusività del processo decisionale in Italia, almeno nel ramo più importante del Parlamento, la Camera dei Deputati. E’ di ieri la notizia di una nuova ipotesi di Regolamentazione dell’Attività di Lobbying all’interno del Regolamento della Camera alta, incoraggiata dalla presidente Laura Boldrini e a cura dell’on. Pino Pisicchio (Misto).

La Giunta per il Regolamento, nella seduta del 10 marzo, ha discusso due modifiche all’attuale normativa interna a Montecitorio. Già nella seduta del 19 novembre scorso la Giunta “aveva proseguito il dibattito ed è emerso un prevalente orientamento favorevole ad affidare al relatore Pisicchio il compito di definire un testo volto a riaggregare in un unico documento il complesso delle norme vigenti che stabiliscono obblighi dei deputati (e, in particolare, obblighi di dichiarazione), a precisare i principi deontologici al cui rispetto sono tenuti i deputati, a individuare gli aspetti della materia che risultino sprovvisti di disciplina e a specificare ulteriori doveri comportamentali“. Ma, cosa più importante per il settore, la stessa Giunta ha affidato allo stesso Pisicchio il compito di elaborare un normativa sul lobbying.

Nel testo emerso (Ipotesi Regolamentazione Lobbying_Regolamento Camera dei Deputati) nuove importanti proposte che prevedono:

  • L’istituzione di un “registro dell’attività di relazione istituzionale nei confronti dei deputati“, pubblicato sul sito della Camera;
  • La definizione di attività di relazione istituzionale come “ogni attività svolta da persone, associazioni, enti e società attraverso proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione orale e scritta anche per via elettronica, intesa a perseguire interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri della Camera”
  • L’obbligo per gli iscritti al registro di “presentare alla Camera una relazione sull’attività di relazione istituzionale svolta nel semestre, che dia conto dei contatti effettivamente posti in essere, degli obiettivi conseguiti, dei mezzi impiegati e delle spese sostenute” due volte l’anno (entro il 30 giugno e il 31 dicembre), con l’indicazione dei soggetti istituzionali contattati.

Il testo riferito alla proposta sul Codice di Condotta per i deputati (Ipotesi Codice Condotta Deputati_Regolamento Camera dei Deputati) conterrebbe invece nuove norme sulla trasparenza come la dichiarazione del proprio status patrimoniale (finalmente obbligatoria), le spese sostenute per la campagna elettorale, le donazioni ricevute direttamente o a mezzo di comitati costituiti a loro sostegno, comunque denominati, a titolo di liberalità per ogni importo superiore alla somma di 5.000 euro l’anno (già esistente) e, soprattutto, l’obbligo di astensione “dall’accettare doni o benefici analoghi, salvo quelli di valore inferiore a 250 euro, offerti conformemente alle consuetudini di cortesia, o quelli ricevuti conformemente alle medesime consuetudini qualora rappresentino la Camera in veste ufficiale“. Viene inoltre disposto un Comitato consultivo sulla condotta dei deputati di 10 persone (4 dall’Ufficio di Presidenza e 6 Deputati) designati dal Presidente della Camera all’inizio di ogni legislatura.

La sanzione applicata, ed è questa la vera svolta culturale, sarà di tipo politico. Come accade nelle maggiori democrazie occidentali.

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Legge sulle lobby, più trasparenza dai decisori pubblici: riformulato l’emendamento al ddl Concorrenza http://www.lobbyingitalia.com/2016/03/legge-sulle-lobby-emendamento-concorrenza/ Wed, 02 Mar 2016 11:17:29 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3176 Più trasparenza anche per i decisori pubblici e esatta definizione degli oneri statali derivanti dall’istituzione di un Registro dei lobbisti: sono queste le principali modifiche all’emendamento 47.0.9 al ddl Concorrenza, attualmente in discussione presso la 10a Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato.

L’emendamento, presentato dai senatori Orellana e Battista (Gruppo per le Autonomie), introduce un nuovo articolo 47-bis dal titolo “Disposizioni in materia di rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici“.

La riformulazione è arrivata dopo la pronuncia della Commissione Bilancio del Senato che nei giorni scorsi ha dichiarato inammissibile, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione – quello relativo all’equilibrio di bilancio – la prima formulazione (di cui potete trovare qui il testo: Emendamento lobby ddl Concorrenza_testo1_inammissibile).

Il nuovo testo presenta poche modifiche, una delle quali molto importante che va a colmare una lacuna del testo iniziale. Si tratta del nuovo comma 11, relativo agli obblighi di rendicontazione mensile degli incontri avvenuti con i lobbisti o portatori di interessi per i decisori pubblici . Inoltre, è introdotto l’obbligo di dichiarare la situazione patrimoniale e l’appartenenza a associazioni o movimenti:

11. Il decisore pubblico è tenuto a trasmettere al Comitato ogni informazione relativa alla propria situazione patrimoniale, l’appartenenza ad associazioni o movimenti, nonché, con cadenza mensile, l’elenco dei rappresentanti di interessi incontrati nell’ambito della propria attività istituzionale. Il Comitato rende pubblici tali dati, entro 30 giorni dalla ricezione, nell’apposita sezione del sito internet dedicato.

E’ stato poi introdotto il comma 19, relativo alla definizione degli oneri derivanti dalle disposizioni relative all’istituzione del Registro dei portatori di interesse, di cui al comma 4. In particolare, gli oneri per lo Stato sono definiti in 500.000 euro a decorrere dal 2016, detratti dal Fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, per l’anno 2016:

19. Agli oneri derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4, valutati in 500.000 euro, a decorrere dal 2016, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell’ambito del Fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, per l’anno 2016, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.»

Qui potete trovare il testo completo dell’emendamento riformulato, su cui la Commissione Bilancio deve ancora esprimersi: Emendamento lobby ddl Concorrenza_testo2. Al momento la Commissione ha sospeso il proprio giudizio su tutte le riformulazioni.

Impressioni: che il testo sia un buon passo in avanti verso una normativa nazionale sul lobbying è un dato di fatto. Segnale ancora più incoraggiante di una reale volontà politica di legiferare sul tema è la riformulazione e reiterazione dell’emendamento dopo la bocciatura del primo testo da parte della commissione Bilancio. Di certo sarebbe stato molto più ambizioso inserire previsioni già presenti in altri sistemi (in particolare quelli anglosassoni) come la specifica inclusione nei rappresentanti di interessi di ONG e associazioni di enti, l’inclusione della dicitura “portatori di interessi”, per evitare che ci si riferisca unicamente ai consulenti, il divieto di success fee tratto dalla normativa canadese, l’obbligo di consultazione telematica, l’introduzione di disposizioni provvisorie per far entrare subito in vigore le norme, l’eliminazione dell’esclusione dei giornalisti professionisti e pubblicisti.. Non è comunque da escludere che possano intervenire modifiche integrative al testo da parte del Relatore.

Ma il principio del “passo dopo passo” potrebbe fare al caso dei lobbisti, con l’approvazione di una legge che consentirebbe alla democrazia di svolgersi in modo più trasparente e partecipativo.

 

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Calabria: Consiglio regionale approva legge sulle lobby http://www.lobbyingitalia.com/2016/02/calabria-consiglio-regionale-approva-legge-sulle-lobby-il-velino/ Mon, 08 Feb 2016 16:33:40 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3164 La Calabria ha una sua legge sul lobbying. Una legge approvata lunedì 8 febbraio dal Consiglio Regionale (il progetto di legge era stato approvato nella commissione conciliare competente lo scorso novembre) mira a regolamentare il fenomeno dei ‘gruppi di pressione‘, con lo scopo di favorire la trasparenza dell’attivita’ politica e amministrativa della Regione. E’ un inedito assoluto per la Calabria, che finora non si era mai dotata di uno strumento atto a limitare le interferenze di cordate più o meno organizzate il cui obiettivo è concorrere alla definizione delle decisioni delle istituzioni.

La novità più rilevante riguarda il registro pubblico nel quale dovranno essere iscritti i rappresentanti di interessi particolari. Sarà costituito da due sezioni, gestite rispettivamente dalla presidenza della giunta regionale e dall’Ufficio di presidenza del consiglio regionale. Saranno individuati poteri e facoltà dei “rappresentanti di interessi particolari” che, sostanzialmente, si concretizzeranno con le richieste di audizioni e con la possibilità di presentare proposte e studi in relazione a singoli argomenti e questioni.

Link al testo della Legge regionale con Relazione Illustrativa e Relazione Finanziaria: Legge Lobby Calabria

Fonte: Il Velino

Secondo Giuseppe Graziano, segretario questore del Consiglio Regionale eletto a Rossano per la coalizione di centro-destra, si tratta di “un risultato storico che cambierà i concetti di partecipazione e amministrazione, rendendoli ancora più trasparenti. E che ciò avvenga in Calabria – dove il “sommerso” è all’ordine del giorno – dimostra che questa terra ha ancora tanto coraggio e soprattutto la volontà di riscatto utile ad ingranare la marcia e produrre nuovo sviluppo per costruire un futuro migliore alle nuove generazioni. Siamo la prima Regione in Italia ad applicare una norma essenziale che garantisce la concorrenza leale e produttiva e che potrà essere presa come modello dalle altre regioni e dal Governo centrale così da renderla ancora più efficace.

Da oggi la Calabria – dichiara Graziano – ha compiuto un passo in avanti nella democrazia. Con l’approvazione della legge che disciplina in modo efficace e trasparente la rappresentanza di interessi particolari, si dà concretezza al concetto e all’idea di cambiamento positivo. Che auspico da tempo. Il Consiglio regionale, accogliendo con un corale e unanime consenso la mia proposta di legge del settembre scorso, ha scritto un’importante pagina di storia.

Una società matura – aggiunge ancora il Segretario questore, spiegando le ragioni che hanno portato a proporre la legge – non può non disciplinare le attività di rappresentanza di interessi particolari, anche al fine di evitare che dietro un fenomeno naturale e di per sé lecito si annidino zone grigie, pericolose per la nostra società. Questa legge, unico caso in Italia, non si concentra solo sul Consiglio Regionale e sulle sue articolazioni interne, ma si estende alla Giunta e ai dipartimenti regionali come pure a tutti gli enti sub-regionali, favorendo così anche in tali enti circuiti virtuosi di democraticità e legalità. È sufficiente pensare ai colossali interessi che ruotano attorno alla sanità, all’ambiente, al lavoro, alle imprese, per comprendere come non era oramai possibile procrastinare l’adozione di uno strumento normativo che favorisca anche in quelle sedi la massima trasparenza nelle decisioni pubbliche.

Presentando la legge – prosegue Graziano – affermavo che la sua celere approvazione avrebbe contribuito a dimostrare con i fatti che questa Regione, ponendosi in questa materia all’avanguardia sia rispetto ad altre regioni sia rispetto allo Stato, è capace di dotarsi di regole democratiche avanzate in piena autonomia e non perché vengono imposte dall’esterno. È vero che l’approvazione di una legge non è sufficiente per vederla operare, essendo ora compito degli organi amministrativi darne celere attuazione, sulla quale vigilerà il Consiglio e, spero, la società tutta. Non di meno, posso affermare, senza timore di smentita, che il passo compiuto dal Consiglio Regionale indurrà i calabresi a riporre maggiore fiducia nelle Istituzioni. Ritengo che questa legge, tra i suoi tanti benefici che potrà offrire allo sviluppo e alla partecipazione, riqualifica concretamente nel giudizio della gente anche la struttura politico-burocratica che governa la Calabria. E di questo – conclude – non posso che esserne orgoglioso perché la legge sul lobbying, letta nel contesto ampio dell’opinione pubblica, rappresenta concretamente il coraggio del cambiamento“.

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Lobby legittima e trasparente, le regole in Europa http://www.lobbyingitalia.com/2015/09/lobby-legittima-e-trasparente-le-regole-in-europa-futuroeuropa-it/ Wed, 23 Sep 2015 07:31:07 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2952 Lobby è il termine inglese con cui si identifica un gruppo di persone titolari di un legittimo diritto, rappresentanti quindi un interesse materiale o immateriale, che svolgono azione di pressione presso le istituzioni designate a governare per ottenere benefici per i loro rappresentati. Al di là della corposa bibliografia e filmografia sull’argomento, l’azione svolta da questi rappresentanti è legale e legittima quando si esplicita con i normali mezzi di comunicazione, il che si intende esporre le proprie ragioni in sedi appropriate evidenziando i vantaggi che verrebbero alla comunità dall’adozione di quanto proposto dalla lobby.

Al di là del lessicale che definisce la lobby e la sua azione, appare chiaro che se, ad esempio, l’industria del tabacco evidenzia i vantaggi in termini di aumento del Pil derivante dalla vendita di sigarette, altrettanto cercherà di far passare in secondo piano i danni alla salute ed i relativi costi. Spetta poi alle istituzioni ed ai rappresentanti eletti valutare e decidere nella maniera migliore per i cittadini senza lasciarsi fuorviare. Quando, come purtroppo è capitato, l’azione di lobbying si svolge tramite l’elargizione di omaggi, benefit o altri sistemi simili, si passa ad un’attività di corruttela che cade quindi nel campo di azione della magistratura.

Con il Libro Bianco del 2001 l’Europa è passata da un sistema di government fortemente centralizzato ad una governance quanto più possibilmente condivisa, il cambio di rotta ha prodotto un Libro Verde di Iniziativa sulla Trasparenza che ho condotto, nel 2011, alla creazione di un Registro della Trasparenza dove si iscrivono i rappresentanti degli interessi (si può andare dal tabacco all’ambiente), che aderiscono in questo modo ad un preciso codice di condotta.

Alcuni limiti del Registro sono subito evidenti, la Registrazione non è obbligatoria come invece lo è negli Stati Uniti, ad ogni aumento dei poteri europei corrisponde una proporzionale crescita dei gruppi di interesse che aprono sedi e rappresentanze in tutti i luoghi deputati al processo decisionale. Su di una stima di almeno 15.000 lobbisti, gli iscritti sono solo un terzo. In mancanza dell’obbligatorietà si è cercato di invogliare l lobbisti ad iscriversi garante una serie di incentivi, come l’accesso al Parlamento Europeo. Secondo quanto ebbe a dichiarare l’allora commissario europeo in carica per gli Affari Amministrativi, gli Audit e la Lotta antifrode, l’estone Siim Kallas si era comunque cambiata la cultura, i parlamentari si sono dimostrati più restii a parlare ed incontrare membri dei gruppi di pressione non registrati.

Il sistema del Registro della Trasparenza viene gestito dal Joint Transparency Register Secretariat, un organismo composto da alcuni dei membri dei segretariati generali del Parlamento Europeo e della Commissione Europea. Tale organismo effettua controlli a campione per verificare la correttezza dei dati inseriti nel sistema, per una media di circa ottocento controlli all’anno. Gli iscritti che non aggiornano i dati richiesti o ostacolano i controlli vengono bloccati dal sistema, il responsabile politico è il Primo Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans.

Per comprendere la potenza di fuoco delle associazioni di categoria e degli stakeholder interessati in qualche maniera, basti pensare che la sola industria del tabacco conta ben 97 lobbies con oltre 200 addetti a Bruxelles, e che per influenzare il processo decisionale sul settore che si è svolto nel mese di febbraio scorso, ha destinato all’uopo la cifre di tre milioni di euro. Altre azioni per evidenziare interessi specifici si sono avute con l’ingresso dei paesi orientali nella UE, volte a modificare l’azione europea che si basava su presupposti attinenti il mondo occidentale. A volte si assiste perfino allo scontro tra diversi lobbies, rimane storico e perenne quello tra il BEUC (Bureau Europeo delle Organizzazione dei Consumatori) e le aziende TLC sul roaming dei cellulari.

di Maurizio Donini, FuturoEuropa.it

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Spagna, Governo e Parlamento tratteranno la regolamentazione del lobbying in questa legislatura. In Catalogna già c’è http://www.lobbyingitalia.com/2015/08/spagna-governo-e-parlamento-tratteranno-la-regolamentazione-del-lobbying-in-questa-legislatura-in-catalogna-gia-ce/ Wed, 26 Aug 2015 11:03:27 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2912 Secondo uno studio, la Spagna occupa le ultime posizioni in termini di trasparenza in questo settore. Artur Mas ha scelto di regolare il lobbying in Catalogna

È pervenuta la risposta all’interrogazione parlamentare a risposta scritta presentata al Governo dalla deputata del UPyD (Unione Progresso e Democrazia) Rosa Diéz, sul motivo per il quale il Governo di Madrid non fosse ancora riuscito a regolamentare l’attività delle lobby in Spagna.

Dopo aver fatto riferimento a due risoluzioni del Congresso, l’Esecutivo ha detto che la regolamentazione del lobbying è parte della riforma del Regolamento del Congresso e che questo processo “non è una questione di competenza del Governo”. Conclusione: l’aggiornamento delle norme interne del Parlamento può essere considerato decaduto e quindi non sarà approvata alcuna legge sull’azione delle lobby.

L’iniziativa, presentata da Rosa Díez nel mese di aprile e alla quale il Governo ha risposto a maggio, è stata motivata da un rapporto Transparency International intitolato “Le lobby in Europa: influenza occulta e accesso privilegiato”, in cui la Spagna è il quinto peggior Paese del 19 oggetto dello studio in termini di trasparenza dei lobbisti (che chiedono a loro volta di essere oggetto di una normativa organica) e delle loro prestazioni. Lo studio ha anche messo in guardia sul rapporto e i collegamenti “tra le pratiche dei lobbisti e il settore pubblico e finanziario”, secondo la Diéz.

La regolamentazione delle lobby, i gruppi con interessi specifici che agiscono con l’obiettivo di influenzare la pubblica amministrazione, è oggetto di dibattito da tutta la legislatura, soprattutto da parte di alcuni gruppi di opposizione nel Congresso e nella società civile.

Quando sembrava imminente che fossero regolate le attività dei lobbisti, diverse organizzazioni hanno fatto le proprie raccomandazioni affinché la futura legislazione ai lobbisti fosse completa. Tuttavia, tale regolamentazione non è mai arrivata e non c’è tempo prima delle elezioni nazionali per apportare le necessarie modifiche al Regolamento del Congresso.

Le lobby agiscono nei confronti del Legislatore e anche dell’Esecutivo, soprattutto in Spagna, dove quasi il 95% delle leggi sono presentati per iniziativa del governo. Pertanto la regolamentazione è necessaria per la trasparenza del processo decisionale e per la garanzia che le decisioni del pubblico realmente perseguano l’interesse generale.
Tra i suggerimenti per regolare gruppi di pressione: la creazione di una registrazione obbligatoria dei lobbisti; il controllo del meccanismo delle “revolving doors” (con la previsione di un periodo di “raffreddamento” minimo per chi cessa di avere una carica pubblica e gestisce le questioni relative alla precedente responsabilità) e un codice di condotta per i lobbisti.

Ma in Catalogna il lobbying è regolamentato

Dove sono stati presi provvedimenti nei confronti delle attività dei lobbisti è in Catalogna, regione le cui istituzioni (Generalitat) hanno approvato un decreto che inserisce un registro delle parti interessate negli ambiti di competenza e la trasmissione in Parlamento di una riforma del regolamento che comprendeva un registro a livello parlamentare, come riporta il Forum per la trasparenza.

Così il portale della trasparenza del Parlamento catalano pubblicherà le attività dei gruppi di interesse a livello parlamentare:

  • Elenco dei contatti di gruppi di interesse, i membri del Parlamento, i loro consiglieri e funzionari.
  • Informazioni su eventi ai quali i parlamentari sono invitati a partecipare.
  • Partecipazione dei soggetti interessati al processo di audizione per i disegni di legge.
  • Contributi effettuati su iniziative legislative al Parlamento e ai gruppi.

Da parte sua, il Governo catalano attuerà la registrazione dei gruppi di interesse il 1° ottobre. Dovranno iscriversi individui e gruppi di interesse e partecipare allo sviluppo e all’attuazione delle politiche pubbliche in difesa degli interessi di terzi o di organizzazioni.

Fonte: ZoomNews.es

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Regolamentare le lobbies: benefici per la democrazia [AgoraVox] http://www.lobbyingitalia.com/2015/07/regolamentare-le-lobbies-benefici-per-la-democrazia-agoravox/ Wed, 22 Jul 2015 08:00:02 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2858

Esistono, lo sanno tutti, eppure fanno paura come se fossero sette eversive. Perché non regolamentare le lobbies, come già si fa in molti paesi del mondo, e renderle preziose portatrici di interesse nella logica democratica italiana?

Nei sistemi politici contemporanei, hanno acquisito un notevole peso, nell’influenzare i processi decisionali pubblici, i gruppi di pressione, che si pongono come organizzazioni intermediarie tra società e politica. Lo sviluppo dei gruppi di interesse procede parallelo con lo sviluppo della società, sia per una ormai consolidata diversificazione dei bisogni e degli interessi nelle società stesse, sia per l’ampliamento dei diritti di espressione e di associazione che costruiscono una società sempre più multi-plurale.

L’aumento della complessità e il diversificarsi delle articolazioni della società producono lo sviluppo di forme associative che dal sistema sociale cercano, a fianco della rappresentanza politica, di articolare richieste alle autorità politiche, intervenendo, direttamente o indirettamente nelle varie fasi del processo decisionale. Un recente rapporto dell’Agenzia internazionale Trasparency International, identifica tre macro-indicatori per la valutazione dell’impatto dei gruppi di interesse sui processi politici.

Questi sono la trasparenza al pubblico delle relazioni tra politici e lobbisti; la regolamentazione sulla condotta etica degli stessi (in sostanza, la loro integrità morale) e l’apertura del potere pubblico al pluralismo di voci e interessi, quindi una sorta di pari opportunità di accesso, che garantisce la possibilità di esercitare controllo e bilanciamento in un sistema di verifica e valutazione delle decisioni. In base allo stesso rapporto, l’Italia risulta uno dei paesi meno virtuosi d’Europa.

I risultati confermano l’assoluta mancanza dei tre elementi fondamentali (trasparenza, integrità e parità di accesso) generata da una assenza di normative di settore e di un registro nazionale dei lobbisti, che ha favorito uno sviluppo informale e chiuso del fenomeno. Anche il contesto socio-politico e culturale ha sicuramente contribuito a creare un sistema di lobbying ad personam, basato, più che su procedure, contenuti validi e comunicazione persuasiva, su relazioni sociali e personali.

L’opinione pubblica italiana pare oggi insistere più sui rischi che sulle opportunità derivanti dall’emergere di questi gruppi di pressione, non intravedendo nel pluralismo di voci un’autentica conquista della democrazia, ma ritenendolo invece un pericoloso vulnus che porta a deviare, nell’esclusivo interesse privato, strategie e iniziative politiche da un obiettivo che dovrebbe garantire invece, in quanto “pubblico”, positive ricadute per il maggior numero possibile di persone.

Non ritengo che questa semplificazione, che spesso porta a una banalizzazione di un nuovo fattore che concorre alla qualità della democrazia (ma il nostro è il paese che ha un attaccamento morboso per la ricerca delle trame oscure e dei complotti), sia adeguata a esprimere invece uno slancio e una prospettiva di crescita anche dell’efficacia della governance degli apparati pubblici. I gruppi di interesse, infatti, rappresentano anche, come ben evidenziato da molteplici studi, degli elementi imprescindibili per la qualità dei provvedimenti normativi e legislativi che riguardano settori specifici ad alto contenuto tecnico.

Occorre però che anche in Italia l’azione dei gruppi di interesse, come nei paesi più avanzati in cui è ormai prassi consolidata e accettata, venga inquadrata in un sistema di regolamentazione moderno e chiaro. In molti ordinamenti (Stati Uniti, Canada, Israele, Francia, Gran Bretagna ad esempio) si è avvertita, con sfumature profondamente diverse tra loro, la medesima esigenza di rendere conoscibili a tutti chi sono e quali sono i gruppi di pressione, definendo un assetto di regole volte ad assicurare la trasparenza delle decisioni. La trasparenza, quindi, è uno dei cardini per un corretto funzionamento del rapporto tra politica e gruppi di interesse, e ritengo sia auspicabile, in toto, il recepimento delle proposte di Transparency International Italia che raccomandano l’istituzione da parte del Governo di un registro pubblico dei lobbisti, garantito da un’autorità super partes. Il registro dovrà essere obbligatorio, pubblico e rispettare i più elevati standard internazionali di trasparenza e rendicontazione.

Decisi passi avanti vanno fatti anche in ambito di trasparenza del processo legislativo, che garantisca la piena chiarezza e controllabilità delle varie fasi dell’iter delle proposte di legge, specie nei passaggi in Commissione. Sarebbe poi auspicabile che politici e parlamentari rendessero pubblici i dettagli di incontri con lobbisti e gruppi di interesse, così come pubblici dovrebbero essere gli accessi di questi ultimi al parlamento e ai ministeri. A ogni cittadino dovrebbe essere inoltre garantito il libero accesso a ogni informazione pubblica o documento prodotto dalla pubblica amministrazione. Una norma specifica, infine, dovrebbe riguardare l’introduzione di norme specifiche per combattere il conflitto di interessi. Infatti, una tendenza eccessiva al riciclarsi, dopo l’esperienza pubblica, ha portato molti politici a operare come lobbisti.

Solo con l’obbligatoria introduzione di periodi di attesa, e di una specifica regolamentazione, si potrà fare in modo che il rapporto tra politica e gruppi di interesse sia un rapporto virtuoso ed eviti di generare invece un circolo vizioso e un appiattimento su mere logiche particolaristiche votate più a profitti e difesa di interessi che a una qualità e al progresso dei processi e della capacità di governo.

Leonardo Raito
Docente di Storia Contemporanea – UniPD

Fonte: Agora Vox

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Repubblica Ceca: legge sulle lobby per limitare la corruzione http://www.lobbyingitalia.com/2015/06/repubblica-ceca-legge-sulle-lobby-per-limitare-la-corruzione/ Tue, 30 Jun 2015 15:42:45 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2840 Corruzione, opacità, scarsa efficacia del processo decisionale. Per la sezione ceca di Transparency International, sono questi i principali motivi per cui è necessaria una legge sul lobbying anche nel Paese danubiano.

La Commissione del Governo per il Coordinamento della lotta alla corruzione ha stilato una bozza di provvedimento sulle lobby, come ha affermato il responsabile di TI Repubblica Ceca Radim Bures. Il modello di regolamentazione è quello comunitario, che consente un primo passaggio verso una regolamentazione trasparente, se correttamente implementato. Questi i punti-cardine del progetto di legge:

  • Registrazione per i lobbisti;
  • Obbligo per i lobbisti, i politici e i dirigenti pubblici di pubblicare i loro contatti reciproci;
  • Sanzioni per eventuali contatti non autorizzati con lobbisti non registrati;
  • Mappatura del processo decisionale per comprendere chi è intervenuto durante la gestazione di provvedimenti normativi

Queste norme, secondo Bures, potrebbero servire da filtro per gli incontri tra lobbisti e decisori pubblici, che spesso sono fonti di ambiguità. Secondo l’ultimo rapporto di Transparency International “Lobbying Europe. Hidden influence, priviledged access”, la Repubblica Ceca si situa a metà tra i 19 Paesi europei oggetto dello studio in termini di trasparenza, partecipazione e efficacia del lobbying comunitario. Il risultato ceco, sicuramente molto più positivo di quello di altri ordinamenti occidentali come Italia, Spagna e Francia, è stato influenzato, secondo il politologo Petr Vymetal, dalla legge sul libero accesso all’informazione degli atti legislativi e, soprattutto, dal sistema di valutazione degli impatti legislativi (una sorta di AIR – Analisi di Impatto della Regolamentazione – che in Italia è praticamente irrilevante). Tra gli aspetti da migliorare, invece, come in quasi tutti i Paesi europei, il basso livello di trasparenza delle consulenze lobbistiche al momento della redazione di schemi legislativi o proposte emendative. Oltre a questi problemi di tipo tecnico, il diffuso fenomeno delle revolving doors alimenta il pericolo di corruzione.

Il lobbying attualmente non è regolato in Repubblica Ceca. Nel febbraio scorso, il Senato ha approvato un emendamento al regolamento della Camera dei Deputati per migliorare la trasparenza del processo legislativo. L’emendamento prevedeva:

  • Trasparenza delle informazioni su chi ha influenzato il processo decisionale, inclusi i deputati;
  • Tempi precisi per i politici, i media e il pubblico per conoscere e approfondire la tematica del processo decisionale in corso di svolgimento;
  • Necessità di un parere ufficiale su ogni proposta legislativa da parte delle commissioni parlamentari competenti per materia.

I precedenti tentativi di rendere il processo legislativo più trasparente erano state respinte dalla Camera dei Deputati in diversi casi dal 2004. Al momento a Praga è favorevole alla regolamentazione anche l’associazione delle società di Public Affairs (Association of Public Affairs Agencies – APAA), nata nel 2012, che raggruppa 6 società: CEC Government Relations, Eurooffice Praha-Brusel, Fleishman-Hillards, Grayling Czech Republic, Merit Government Relations and PAN Solutions.

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Scozia, il Governo apre una consultazione su un ddl lobbying (PR Week) http://www.lobbyingitalia.com/2015/06/scozia-il-governo-apre-una-consultazione-su-un-ddl-lobbying-pr-week/ Wed, 10 Jun 2015 20:51:59 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2819 Il Governo scozzese ha avviato un processo di consultazione su proposte volte a introdurre un Lobbying Transparency Bill.

Il Governo vuole introdurre un registro dei “lobbisti che si incontrano direttamente con i membri del Parlamento scozzese e ministri scozzesi“, si legge in un comunicato.

Lo Standards, Procedures and Public Appointments Committee del Parlamento scozzese ha condotto uno studio sul lobbying, i cui risultati sono stati pubblicati nel mese di febbraio.

Il suo compito era quello di verificare se ci fossero problematiche, reali o percepite, in merito all’attività di lobbying e, in caso affermativo, come questa potesse più efficacemente essere indirizzata, in che misura un registro dei lobbisti avrebbe potuto aiutare questo processo, che cosa un tale registro avrebbe dovuto riguardare e come sarebbe stato utilizzato in pratica, e infine se fossero necessari altri passi per migliorare la correttezza e la trasparenza in questo settore.

Nelle sue conclusioni, il Comitato ha dichiarato che dovrebbe essere istituito un registro al fine di rendere l’attività di lobbying “più trasparente e accessibile al pubblico”.

Il registro proposto coprirebbe le attività di lobbying “significative”, definito quello in cui le organizzazioni o hanno attuato il contatto con i politici o speso ingenti risorse in attività di influenza.

Il Governo ha dichiarato di invitare a rilasciare commenti sulle proposte fino al 24 luglio da tutte le parti interessate.

Nella sua risposta, APPC Scotland (associazione che raggruppa lobbisti e consulenti per le relazioni istituzionali che operano in Scozia) ha affermato il modo più conveniente per garantire partecipazione e trasparenza del lobbismo sarebbe pubblicare, da parte di ministri, funzionari pubblici e parlamentari scozzesi, le sezioni salienti dei loro diari ufficiali.

La APPC sosterrebbe l’introduzione di un registro solo se applicato ugualmente anche a tutti coloro che “fanno attività di lobbying a titolo professionale”, tra cui gli studi legali, le società di consulenza e i think-tank.

Tuttavia, la APPC ha inteso “fondamentalmente contrario in linea di principio e nella pratica” includere su un nuovo registro le informazioni finanziarie.

Peter Duncan, presidente di APPC, ha detto: “APPC ei suoi membri sostengono ogni misura ragionevole per migliorare e garantire la trasparenza del processo politico. Ogni registro obbligatorio dovrebbe cercare di raggiungere questo obiettivo, ma in maniera proporzionata, in modo che non diventi eccessivamente oneroso per il settore”.

L’Associazione per i Public Affairs scozzesi ha anche accolto con favore la proposta di “parità di condizioni”, includendo tutte le organizzazioni che fanno attività di lobbying, e ha detto che non ci dovrebbe essere eccenzioni.

Alastair Ross, segretario dell’Associazione, ha aggiunto: “Vogliamo anche vedere uno schema che sia proporzionato, e quindi la registrazione di riunioni, piuttosto che chiamate telefoniche, e-mail e altre attività di public affairs, sembra un requisito ragionevole”.

Tuttavia, ci mancano ancora dettagli su punti come ciò che costituisce “significativa attività di lobbying” o lobbying “minore”, e le sanzioni penali che i ministri hanno in mente quando si parla di un regime “con denti sufficienti”.

Ci sono una serie di contrasti con il Registro del Regno Unito, non da ultimo che la Scozia di proporre un registro che non comporta spese sul bilancio. Regno Unito e Scozia impareranno ognuno dell’esperienza dell’altro?

Fonte: PR Week

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