registro europeo – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 21 Jun 2016 21:06:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.4 Lobbying nell’Unione Europea, nuove regole per i “gruppi di esperti” http://www.lobbyingitalia.com/2016/05/lobbying-ue-gruppi-esperti/ Mon, 30 May 2016 12:43:34 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3339 Oggi la Commissione ha adottato nuove norme sulle modalità di selezione dei gruppi di esperti a carattere consultivo che forniscono competenze esterne per contribuire al processo di elaborazione delle politiche.

Oggi la Commissione ha adottato nuove norme sulle modalità di selezione dei gruppi di esperti a carattere consultivo che forniscono competenze esterne per contribuire al processo di elaborazione delle politiche. La decisione stabilisce un insieme coeso di norme e principi volti ad accrescere la trasparenza, a evitare conflitti di interessi e a garantire una rappresentanza equilibrata degli interessi. Le nuove norme hanno carattere vincolante per tutti i servizi della Commissione.

Frans Timmermans, primo Vicepresidente della Commissione, ha dichiarato: “Nell’elaborare norme e politiche abbiamo bisogno del contributo di competenze esterne che ci aiutino a trovare soluzioni adeguate. Com’è giusto, i cittadini si aspettano che ciò avvenga in modo trasparente ed equilibrato. Grazie alle misure che adottiamo oggi, la Commissione beneficerà di competenze di qualità elevata evitando nel contempo eventuali conflitti di interessi; inoltre, i cittadini potranno chiederci conto del nostro operato. La decisione di oggi fa seguito a una serie di proficue consultazioni con i membri del Parlamento europeo, con il Mediatore europeo e con i rappresentanti delle organizzazioni della società civile, partner fondamentali nell’impostare in modo trasparente il processo di elaborazione delle politiche dell’Unione europea. Si tratta di un ulteriore passo avanti per cambiare le modalità secondo le quali si opera a ‘Bruxelles’.

Le nuove norme impongono ai servizi della Commissione di selezionare tutti i membri dei gruppi di esperti tramite inviti pubblici a presentare candidature, eccezion fatta per i gruppi che rappresentano Stati membri, paesi terzi e organismi internazionali o dell’Unione. Tali inviti devono essere pubblicati nel registro dei gruppi di esperti e devono descrivere chiaramente i criteri di selezione, comprese le competenze richieste e i gruppi di interesse di cui trattasi. Verrà fatto il possibile per garantire una rappresentanza equilibrata, considerati i settori di competenza e di interesse, il genere, l’origine geografica e il mandato del gruppo di esperti in questione. La maggiore trasparenza del processo di selezione è un fattore importante per conseguire una composizione equilibrata.

Le norme rivedute contribuiscono ad accrescere la trasparenzadell’operato dei gruppi imponendo espressamente ai servizi della Commissione di rendere disponibile la documentazione pertinente, tra cui gli ordini del giorno, verbali chiari e completi e i contributi degli esperti. In caso di adozione della posizione di un gruppo di esperti tramite votazione possono essere rese pubbliche anche le opinioni di minoranza formulate dagli esperti, se questi lo desiderano.

Le norme rivedute migliorano significativamente la gestione dei conflitti di interessi degli individui nominati a titolo personale, il cui operato deve essere indipendente e dettato dall’interesse pubblico. I servizi della Commissione dovranno svolgere valutazioni specifiche in merito ai conflitti di interessi di tali esperti sulla base di una dichiarazione di interessi standardizzata da essi compilata. Tali dichiarazioni saranno pubblicate in seguito nel registro dei gruppi di esperti a fini di controllo pubblico.

Un registro dei gruppi di esperti riveduto sarà pubblicato oggi su Internet nello spirito delle nuove norme di trasparenza, garantendo sinergie con il registro per la trasparenza. Coloro che fanno domanda per rappresentare organizzazioni o interessi specifici saranno selezionati per far parte di gruppi di esperti solo se iscritti nel registro per la trasparenza (entro la fine del 2016 questa condizione verrà applicata retroattivamente a tutti i gruppi di esperti esistenti). Sempre per garantire maggiore chiarezza e trasparenza, il registro dei gruppi di esperti sarà inoltre organizzato meglio, con una nuova classificazione dei membri dei gruppi: la nuova categorizzazione opererà una distinzione tra le organizzazioni (quali le imprese, le ONG e i sindacati) e gli organismi pubblici, che erano in precedenza registrati sotto la stessa voce. Saranno altresì create nuove sottocategorie per rafforzare il controllo pubblico dell’equilibrio degli interessi.

Contesto

Attualmente circa 800 gruppi di esperti consigliano la Commissione in tutti i settori di intervento. I membri di tali gruppi possono essere nominati a titolo personale o in rappresentanza di Stati membri, paesi terzi, organismi internazionali o dell’UE, imprese, sindacati, società civile, mondo accademico o di altri interessi.

I gruppi di esperti sono utilizzati nell’elaborazione di nuove normative o di atti delegati o di esecuzione, nell’attuazione di norme esistenti o, più in generale, nello sviluppo di orientamenti strategici; avendo un ruolo squisitamente consultivo, essi non adottano decisioni, ma possono formulare pareri o raccomandazioni e presentare relazioni alla Commissione. Quest’ultima e i suoi funzionari mantengono piena indipendenza riguardo alle modalità con le quali tengono conto delle opinioni e dei pareri tecnici ottenuti da tali gruppi. Le decisioni della Commissione sono adottate sempre nell’interesse generale dell’Unione europea.

La Commissione Juncker si è impegnata ad accrescere la trasparenza in tutti i propri settori di azione. Il ricorso ai gruppi di esperti è uno dei molti modi in cui la Commissione raccoglie pareri e competenze esterni a sostegno del proprio operato; tra gli altri strumenti preziosi che completano il dialogo istituzionale con il Parlamento europeo e il Consiglio vanno annoverati le consultazioni pubbliche, le consultazioni mirate dei portatori di interessi, le audizioni pubbliche, le conferenze e gli studi.

Un quadro istituzionale orizzontale relativo ai gruppi di esperti fu introdotto nel 2005 ed è stato riveduto l’ultima volta nel 2010. La decisione di oggi rappresenta una risposta positiva a molte delle raccomandazioni formulate dal Mediatore europeo in esito a un’indagine di propria iniziativa, nonché ai suggerimenti dei membri del Parlamento europeo e dei rappresentanti delle organizzazioni della società civile.

I link utili:

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Commissione UE, verso una riforma del Registro per la Trasparenza http://www.lobbyingitalia.com/2016/03/commissione-ue-registro-trasparenza/ Tue, 01 Mar 2016 16:38:21 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3174

Nuova consultazione della Commissione sul Registro per la Trasparenza delle lobby. La domanda principale è: sarebbe opportuno renderlo obbligatorio per tutte le istituzioni dell’UE?

Il 1º marzo la Commissione avvierà una consultazione pubblica di 12 settimane per raccogliere contributi sull’attuale regime di registrazione per i rappresentanti di interessi che cercano di influenzare il lavoro delle istituzioni dell’UE e sulla sua evoluzione verso un registro obbligatorio dei lobbisti esteso al Parlamento europeo, al Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione.

Il primo Vicepresidente della Commissione Frans Timmermans ha dichiarato: “L’attuale Commissione sta modificando il nostro modo di lavorare, che evolve verso un maggior coinvolgimento dei soggetti interessati e una maggiore trasparenza a proposito di chi incontriamo e perché. Dobbiamo andare ancora oltre e stabilire un registro obbligatorio, valido per tutte e tre le istituzioni, che garantisca la piena trasparenza sui lobbisti che cercano di influenzare l’elaborazione delle politiche dell’UE. Per riuscire a mettere in pratica correttamente questa proposta ci auguriamo di ricevere il maggior numero di contributi possibile da cittadini e soggetti interessati di tutta Europa sul funzionamento dell’attuale sistema e sulla sua evoluzione. Un’Unione europea più trasparente e responsabile è un’Unione in grado di fornire risultati migliori ai cittadini.

La Commissione ha elaborato una consultazione in due parti che consentirà di raccogliere le opinioni di un’ampia gamma di soggetti interessati, della società civile e dei cittadini. La prima fase della consultazione, che non richiede una conoscenza approfondita dell’attuale registro per la trasparenza, consente ai non esperti di rispondere a domande sui principi e sull’ambito di applicazione; la seconda sezione intende invece raccogliere pareri sul funzionamento pratico dell’attuale sistema da parte di coloro che lo utilizzano. I documenti della consultazione sono disponibili in tutte le lingue dell’UE per consentire un ampio feedback. La consultazione terminerà martedì 24 maggio.

Il nuovo sistema, che la Commissione intende presentare come proposta di accordo interistituzionale, costituirebbe un’evoluzione rispetto al registro attuale, gestito congiuntamente dal Parlamento europeo e dalla Commissione ma non obbligatorio e non esteso al Consiglio. Le riforme interne alla Commissione hanno già determinato un netto aumento delle iscrizioni al registro per la trasparenza: al 1º marzo nel registro figurano 9.286 iscritti rispetto ai 7.020 del 31 ottobre 2014, prima cioè dell’entrata in funzione della Commissione e delle sue riforme. La Commissione ritiene che lavorare insieme ai colegislatori del Parlamento europeo e del Consiglio sia determinante per consentire ai cittadini di avere una visione d’insieme su quali rappresentanti di interessi cercano di influenzare il processo legislativo. La consultazione pubblica servirà da base per la proposta che la Commissione presenterà nel corso dell’anno.

Contesto

La Commissione ha già intrapreso importanti riforme della propria organizzazione interna per promuovere una maggiore trasparenza. In base ai metodi di lavoro della Commissione Juncker, i commissari non possono più riunirsi con organizzazioni che non figurano nel registro per la trasparenza. In linea con l’iniziativa per la trasparenza, introdotta nel novembre 2014, tutte le riunioni tra rappresentanti di interessi e commissari, membri dei gabinetti e direttori generali della Commissione devono essere rese pubbliche entro due settimane dal loro svolgimento.

Nel suo primo anno di attività la Commissione ha pubblicato informazioni su oltre 6.000 riunioni (delle quali circa 5.500 con commissari e membri dei gabinetti e 600 con direttori generali). L’introduzione di questo nuovo sistema ha di fatto reso l’iscrizione nel registro per la trasparenza un requisito obbligatorio per qualsiasi soggetto intenzionato a incontrare i più alti responsabili politici e funzionari dell’UE.

L’impegno della Commissione di presentare la proposta di un registro per la trasparenza obbligatorio esteso a tutte le istituzioni europee figura anche negli orientamenti politici del presidente Juncker e nel programma di lavoro 2016 della Commissione. La Commissione ritiene che i cittadini abbiano il diritto di sapere chi cerca di influenzare il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione nel processo legislativo.

Le modifiche previste per il registro per la trasparenza sono parte di un più ampio progetto di riforma del modo di elaborare le politiche nell’UE. Nella sua agenda “Legiferare meglio, presentata nel maggio 2015, la Commissione si è assunta l’impegno di aprire ulteriormente il processo di elaborazione delle politiche al controllo e al contributo dei cittadini. Sono già stati istituiti nuovi meccanismi di feedback che consentono ai soggetti interessati di manifestare alla Commissione il loro punto di vista fin dall’inizio dell’elaborazione di un’iniziativa, sulla base di tabelle di marcia e valutazioni d’impatto iniziali, e in seguito all’adozione di una proposta da parte della Commissione, in modo da contribuire al processo legislativo in seno al Parlamento e al Consiglio.

Altri strumenti che consentono ai soggetti interessati di presentare osservazioni sulla legislazione esistente sono previsti nel quadro del programma REFIT. Il sito web “Ridurre la burocrazia — dite la vostra!” è già operativo e consente ai cittadini di fornire un feedback su norme dell’UE esistenti. I contributi ricevuti vanno ad alimentare l’operato della piattaforma REFIT, che offre consulenza alla Commissione sugli ambiti legislativi che andrebbero riesaminati per rendere la legislazione dell’UE più efficace ed efficiente.

Nel novembre 2014 la Commissione ha infine adottato una comunicazione che delinea una maggiore trasparenza nei negoziati per il partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP). La Commissione ritiene fondamentale garantire che l’opinione pubblica abbia accesso a informazioni accurate ed esaurienti sulle intenzioni dell’UE nell’ambito dei negoziati.

La consultazione pubblica sarà aperta fino all’1 giugno 2016 al seguente link.

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Un imbroglione italiano fa spam sul registro dei lobbisti della Commissione. http://www.lobbyingitalia.com/2009/06/un-imbroglione-italiano-fa-spam-sul-registro-dei-lobbisti-della-commissione/ Tue, 16 Jun 2009 00:00:00 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/2009/06/un-imbroglione-italiano-fa-spam-sul-registro-dei-lobbisti-della-commissione/ EUOBSERVER / BRUSSELS: Il registro volontario online dei lobbisti della Commissione europea è stato dirottato da un misterioso soggetto che ha registrato una serie di imprese apparentemente fittizie.
Prima tra queste è la “Fares Bank Ltd” di Harley Street, Londra, che si suppone abbia speso 250 milioni di euro nel lobbying sulle istituzioni nel 2008, cosa che la rende la maggiore spenditrice nel Registro dei rappresentanti di interessi, una banca dati di società di public relations, studi legali, ONG e think-tanks.
La bizzarra classifica la colloca accanto alle due maggiori società reali di lobbying a Bruxelles, Hill & Knowlton, che hanno realizzato un fatturato di circa € 8 milioni di euro, e Burston Marsteller a € 7 milioni di euro.
La Fares Bank afferma, in un inglese comicamente povero, di aver lavorato sulla legislazione bancaria. “L’attività della Fares Bank si esplica in campo internazionale e si propone come partner strategico del commercio, con professionalità [sic], esperienza, competenza, venture capitals”.
L’ indirizzo di Londra della società è lo stesso di Virtual Serviced Offices, una casella postale privata a Londra "disponibili su termini molto flessibili per un periodo minimo di una settimana." Anche la sua homepage è spoglia.
Cercando su Google il nome del presunto direttore della Fares Bank, Willy Bergher, si ottengono solo tre risultati– il registro della Commissione, una rivista letteraria rumena e la “Financial Insurance Services European Companies Union”, che è stata concepita “dall’ idea di uno dei più grandi esperti dell’ingegneria finanziaria del mondo, Willy Bergher”.
Una veloce ricerca su Internet rivela, tuttavia, che il sito della Fares Bank è stato registrato da un certo Gennaro Ruggiero di Prato. Il signor Ruggiero, o ‘dottor Ruggiero’ come egli stesso a volte si definisce, ha una presenza sul web molto più prolifica del suo apparente associato.
Questo personaggio italiano è anche collegato ad una estesa catena di organizzazioni fantasma su Internet, come l’ “Associazione internazionale dei giornalisti freelance”, l’ “Ordine professionale di consulenti europei qualificati ed euro-progettisti”, e l’ “Osservatorio sul Turismo nelle isole europee”, secondo i dati di Erik Wesselius della ONG pro-trasparenza Corporate Europe Observatory .
Il signor Ruggiero e un altro individuo, Giuseppe Catapano, sono anche nel registro dei lobbisti del Parlamento europeo come parte di un’altra organizzazione virtuale, l ‘ “Osservatorio del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa”.
Significativamente, registrarsi al database del parlamento permette di ottenere un badge per l’accesso permanente gli edifici del Parlamento europeo, dove sono state sollevate questioni di sicurezza dopo una rapina in banca in pieno giorno il 12 gennaio.
Il signor Wesselius, che ha scoperto la rete di Ruggiero per caso pescando a casaccio nel registro della Commissione, ha scoperto che sono registrate almeno 13 organizzazioni italiane virtuali.
“E ‘semplicemente sorprendente”, ha detto all’ EUobserver. “Non so se questa persona sta deliberatamente manipolando il Registro della commissione, o ha manie di grandezza credendo di essere un genio bancario internazionale o cosa. Ma questo sembra suggerire che non vi è alcun controllo regolare del registro di lobbying da parte della Commissione."
Descrivendo un processo in cui il Registro è stato trasformato in un deposito di spam da parte di soggetti fantasiosi, il signor Wesselius ha detto che esso è stato seriamente compromesso.
"Se un vecchio pazzo può iscriversi al Registro e metterci quello che vuole senza che qualcuno monitori seriamente i dati che vi sono dentro, a che cosa serve?".
"Come si fa a sapere che la Hill & Knowlton ha effettivamente speso 8 milioni di euro? Chi ha il controllo sul suo operato? Come può qualcuno avere fiducia nei dati che il Registro contiene?"
La portavoce della Commissione europea Dale Kidd ha detto che l’esecutivo probabilmente non era a conoscenza delle registrazioni false e di non sapere quante altre ce ne sono.
"Noi non controlliamo tutte le registrazioni, ovviamente", ha detto. "Le informazioni provengono dal dichiarante, e poniamo l’onere della registrazione su di essi. E’ loro responsabilità. La Commissione europea non avalla o verifica ciò che accade nel registro."

Valentina Tonti

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Istituzioni UE più vicine al registro comune dei lobbisti http://www.lobbyingitalia.com/2009/04/istituzioni-ue-piu-vicine-al-registro-comune-dei-lobbisti/ Thu, 23 Apr 2009 00:00:00 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/2009/04/istituzioni-ue-piu-vicine-al-registro-comune-dei-lobbisti/ I piani per creare un registro unico dei lobbisti per l’ esecutivo UE e il Parlamento europeo hanno avuto un impulso il 22 aprile dopo che i rappresentanti di entrambe le istituzioni hanno approvato delle guidelines comuni e un codice di condotta. Ma gli attivisti per la trasparenza hanno etichettato le proposte come "molto deludenti".

Background

La Commissione europea ha lanciato un registro su base volontaria per i lobbisti che cercano di influire sulla sua politica nel giugno scorso (EurActiv 24/06/08) come parte di una più ampia iniziativa per la trasparenza lanciata nel 2005 (cfr. EurActiv LinksDossier).
Anche se le opinioni variano per quanto riguarda il numero effettivo di lobbisti che operano a Bruxelles (EurActiv 10/06/08), il Commissario per l’amministrazione e la lotta antifrode Siim Kallas in passato ha citato la cifra di 15.000 persone.
L’8 maggio 2008, il Parlamento europeo ha chiesto la creazione di un registro pubblico obbligatorio comune a tutte e tre le istituzioni che offra "la piena informazione finanziaria" accompagnato da un codice di condotta, con un meccanismo per l’espulsione di singoli lobbisti che violano le norme (EurActiv 09/05/08).
Il deputato socialista tedesco Jo Leinen ha espresso ottimismo sull’eventualità di un registro comune a Parlamento e Commissione, ma ha avvertito che potrebbe slittare dopo le elezioni europee di giugno (EurActiv 28/01/09).
Altre fonti credono ci vorrà più tempo ancora per raggiungere un accordo su un registro comune e con obbligo di registrazione, speculando su un possibile ruolo di intermediario della Commissione tra il Parlamento e il riluttante Consiglio (EurActiv 15 / 10/08).
Al contrario, sia il Commissario Kallas (EurActiv 23/03/09) che il Mediatore europeo P. Nikiforos Diamandouros (EurActiv 18/02/09) all’inizio di questo anno hanno espresso le loro speranze che la prossima presidenza svedese dell’UE compia progressi in materia di trasparenza e affronti l’atteggiamento esitante del Consiglio sul registro.

Il gruppo di lavoro interistituzionale (IWG) istituito per esaminare la fattibilità del progetto – che comprende il Commissario per l’Amministrazione e la lotta anti-frode Siim Kallas, il vicepresidente del Parlamento europeo Diana Wallis (ALDE, UK), i parlamentari tedeschi Jo Leinen (PSE) e Ingo Friedrich (PPE-DE) – si sono incontrati la prima volta lo scorso dicembre.
Il gruppo di lavoro si è riunito in privato per un totale di quattro volte dal maggio scorso. Nella riunione del 22 aprile a Strasburgo, che è stata descritta dai partecipanti come "costruttiva e produttiva", si è deciso di creare un registro unico ‘one-stop-shop’ sia per il Parlamento che per la Commissione, ed ha elaborato una bozza di codice di condotta per il suo funzionamento.
Il registro comune sarà volontario e conterrà nomi individuali
La partecipazione al sistema rimarrà all’inizio volontaria, ma "il Parlamento ribadisce il suo impegno per l’obiettivo […] di un registro obbligatorio comune da concordare tra Consiglio, Commissione e Parlamento", secondo una dichiarazione congiunta rilasciata ieri dall’ IWG.
La dichiarazione precisa che “ciascuna istituzione deve conservare il controllo sull’ accesso ai propri locali”, il che significa che i lobbisti che desiderano avere accesso regolare al Parlamento europeo “devono, di fatto, registrarsi”, dato l’obbligo dell’istituzione per i lobbisti di indossare un badge durante la permanenza nei suoi locali.
In effetti, il problema del badge ha reso il potenziale inserimento di nomi individuali nel registro comune una questione controversa nella discussione sulla trasparenza.
L’IWG ha convenuto che il registro comune conterrà i nomi delle persone "legalmente responsabili" per le organizzazioni elencate in esso e, se del caso, il nome del loro direttore, managing partner, o contatto principale a Bruxelles.
Il registro conterrà anche i nomi di coloro che sono registrati separatamente presso il Parlamento al fine di ricevere un badge.

Trasparenza finanziaria
Un altro tema assai dibattuto è quello della trasparenza finanziaria.
L’IWG ha convenuto che il sistema comune richiederà alle aziende di consulenza e alle società di lobbying di dichiarare “il fatturato attribuibile ad attività di lobbying presso le istituzioni europee" accanto al "peso relativo dei loro principali clienti", mentre i lobbisti aziendali e le associazioni di categoria dovranno fornire “una stima dei costi connessi con il lobbying diretto".
ONG e think-tanks, nel frattempo, dovranno pubblicare i loro bilanci e una suddivisione delle loro principali fonti di finanziamento.
Le istituzioni hanno inoltre deciso di creare un comune sistema di monitoraggio, denuncia e sanzioni per violazioni del codice di condotta, con possibili azioni punitive compresa "la sospensione o esclusione dal registro a lungo termine".

Lanciato il sito web comune
In attesa della definizione del ‘one-stop-shop’, ieri c’è stato anche il lancio di un sito web sui server europei che per la prima volta dà accesso comune al registro della Commissione e del Parlamento.
Il deputato liberale britannico Diana Wallis, Vice-presidente del Parlamento e responsabile per la trasparenza, ha dichiarato che la nuova pagina web darà ai cittadini una "visione più globale su chi sta cercando di influenzare il processo decisionale a livello comunitario".
Le linee guida possono essere riviste in attesa del riesame da parte della Commissione del suo registro nel mese di giugno.
Il Consiglio ancora fuori del regime
Il Consiglio, che rappresenta i governi, non ha partecipato al lavoro dell’ IWG. Molti dei suoi dipendenti lavorano nelle sedi nazionali distaccate, rendendo la loro inclusione in un registro comunitario più difficile.
Ribadendo il loro invito, il Parlamento e la Commissione hanno affermato di essere "fortemente rammaricati che il Consiglio, in quanto co-legislatore, non ha ancora manifestato la volontà di partecipare ai negoziati su un registro comune".
Nel frattempo, " i lavori volti a creare il regime unico per la Commissione e il Parlamento europeo, dovrebbero riprendere il più presto possibile nella la prossima legislatura", ha concluso la dichiarazione congiunta.

Posizioni

"Attendo con ansia, in veste di coordinatore della delegazione del Parlamento che ha negoziato con la Commissione, un accordo definitivo nel nuovo Parlamento sul registro comune, e chiedo alla prossima Presidenza svedese di impegnarsi su questo tema, guardando anche al Consiglio ", ha dichiarato il deputato liberale britannico Diana Wallis (ALDE).
Accogliendo con favore l’accordo, Wallis ha dichiarato: "l’approvazione di un nuovo codice di condotta per i lobbisti e le linee guida per il nostro futuro registro comune sono un risultato positivo per la trasparenza del processo legislativo a livello europeo".
La scorsa settimana, il fondatore del registro del lobbying, il Commissario per la gestione e la lotta antifrode Siim Kallas, ha dichiarato durante un briefing dell’ European Policy Centre che il regime era stato abbastanza efficace da non richiedere un approccio obbligatorio (EurActiv 20/04/09) e che un approccio volontario offre un incentivo ad aderire.
Per quanto riguarda il futuro registro comune, il commissario ha ammonito che le due istituzioni possono dover mantenere separati i requisiti di accesso. "Il tipo di persone che giungono al Parlamento è diverso da quelli che vengono alla Commissione, quindi creare un badge comune non è facile." Ma l’idea è che coloro che si registrano non dovrebbero dover fare diverse applications.

In una lettera indirizzata ai deputati del gruppo di lavoro interistituzionale, l’ Alliance for Lobbying Transparency and Ethics Regulation (ALTER-EU), una ONG per la trasparenza, ha espresso "crescente preoccupazione per l’esito finale delle deliberazioni dell’IWG”, chiedendo un registro comune e obbligatorio.
Descrivendo i risultati dei colloqui come "estremamente deludenti", Erik Wesselius del Corporate Europe Observatory, una ONG per la trasparenza, ha detto ad EurActiv che "il portale e il codice di condotta comune non migliorano la trasparenza sulle lobby in alcun modo. Mentre l’anno scorso la Risoluzione del PE chiedeva una registrazione obbligatoria, il gruppo di lavoro conclude ora che un registro comune dovrebbe iniziare su basi non vincolanti e dovrebbe includere solo i nomi dei lobbisti che dispongono di un badge di accesso ai locali del Parlamento europeo. E il gruppo di lavoro non ha fatto proposte concrete per una significativa divulgazione di dati finanziari. Sta ora al nuovo Parlamento garantire all’Europa vera trasparenza nel lobbying ".
Anche Paul De Clerck ,di Friends of the Earth Europe, membro anche di ALTER-EU, ha detto che l’accordo è "molto deludente, in quanto presuppone che il registro della Commissione sia stato un successo. Dopo quasi 10 mesi, è evidente che esso sia un fallimento. Solo il 20% delle lobby con base a Bruxelles (538 su 2.600) si sono registrate, e importanti gruppi, quali avvocati e think tanks stanno boicottando il registro".
"Le informazioni contenute nel registro sono spesso dubbie," ha continuato De Clerck. "Cefic, la lobby dell’industria chimica, con circa 150 persone che lavorano nel suo ufficio di Bruxelles, afferma di spendere meno di 50.000 euro in attività di lobbying. In altri casi, le informazioni non forniscono alcuna trasparenza, per esempio Burson-Marsteller sostiene che tutti i suoi clienti pagano tra 0 e 690.000 euro per il lavoro di lobbying. Questo proposta debole porta a chiedersi quanto seri siano gli impegni per la trasparenza della Commissione e del Parlamento europeo".

Declan Ganley, che presiede il partito pan-europeo anti-Lisbona Libertas, ha chiesto l’istituzione di un " registro obbligatorio senza eccezioni per i lobbisti a Bruxelles" come parte dell’impegno del suo partito "per portare responsabilità e trasparenza nella politica europea ". Accusando il Commissario Kallas di "non richiedere ai 15.000 lobbisti a Bruxelles di registrarsi nonostante meno del 9% di loro si sia registrato di propria iniziativa”, Ganley ha definito inaccettabile che ai lobbisti a Bruxelles sarà concesso di autoregolarsi. "Il fatto che migliaia di lobbisti che influenzano la politica europea non debbano indicare il proprio nome o i propri interessi è indicativo della mancanza di trasparenza a Bruxelles nel suo insieme".

Prossime tappe:

• giugno 2009: la Commissione analizzerà il successo del registro sul lobbying dopo il primo anno.
• inizio della prossima legislatura del PE: continua il lavoro sul registro comune.
• ottobre 2009: termine ufficiale del mandato dell’ attuale Commissione.

Valentina Tonti

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Gruppi civici: urge la riforma del lobbying nella Repubblica ceca. http://www.lobbyingitalia.com/2009/04/gruppi-civici-urge-la-riforma-del-lobbying-nella-repubblica-ceca/ Wed, 15 Apr 2009 00:00:00 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/2009/04/gruppi-civici-urge-la-riforma-del-lobbying-nella-repubblica-ceca/ Dopo quasi due decenni di negoziare opaco, affari e manovra politica, i lobbisti locali potrebbero dover fronteggiare regolamentazioni più severe nel mezzo delle proteste pubbliche per una maggiore accountability.

Nel 19 ° anniversario della Rivoluzione di Velluto, gruppi di studenti attivisti chiedono ai politici di fare alla democrazia ceca un regalo per il suo 20esimo compleanno il prossimo anno nella forma di una legge che disciplini i lobbisti e la loro attività.

L’organizzazione anti-corruzione Transparency International (TI) ha risposto immediatamente all’iniziativa e ha presentato la sua proposta su come la legge dovrebbe essere preparata. "L’attuale assenza di regolamentazione porta alla caotica e opaca influenza dei lobbisti sulle decisioni del potere esecutivo e legislativo ed è insostenibile nel lungo periodo", ha dichiarato il portavoce TI David Ondráčka.
TI vorrebbe veder diventare più trasparenti le riunioni fra i responsabili politici e lobbisti, adottando gli stessi tipi di normative che esistono nell’Unione europea o negli Stati Uniti. “L’obiettivo finale, stabilire alcune regole di base per disciplinare la mediazione e l’influenza, concorre alla strategia anti-corruzione del governo e dovrebbe essere facile da implementare”, ha detto Ondráčka.
Il piano è abbastanza semplice, aggiunge. I politici renderebbero disponibili al pubblico le informazioni sui loro incontri con i lobbisti. Se non riescono a comunicare con chi, dove e quando si sono incontrati e l’argomento della discussione, dovrebbero essere sottoposti a sanzioni.
Ai lobbisti di professione verrà richiesto di registrarsi in un database centrale e di pubblicare un elenco dei loro clienti nonché informazioni economiche di base, e dovrebbe essere costituito un nuovo organismo professionale per controllare l’adempimento di tali regole.
"Queste norme di base sarebbero benefiche per l’intera professione", ha dichiarato il presidente Václav TI Laska. "Dopo aver eliminato le mele marce, il termine ‘lobbista’ non sarebbe più associato in modo peggiorativo alla corruzione."

I politici concordano sul fatto che una legge sul lobbying è necessaria, ma la proposta del governo si è arenata nel tentativo di definire chi è "lobbista". L’opposizione socialdemocratica ha deciso di non attendere la proposta del governo e vuole avere una propria versione della legge entro la fine dell’anno.

Nei turbolenti anni che hanno seguito la rivoluzione del 1989, il termine lobbying nella Repubblica ceca è diventato sinonimo di corruzione e clientelismo. Indagini su tangenti e minacce di morte tra i politici appaiono ancora regolarmente, ma senza forti prove raramente i responsabili vengono scoperti, per non parlare di arresti e condanne.

In una serie di libri intitolata Kmotr Mrázek (il Padrino Mrázek), l’ultima delle quali è uscita il mese scorso, il giornalista Jaroslav Kmenta ha pubblicato le conversazioni del boss mafioso assassinato František Mrázek, che per anni è ha tirato le corde dei top politici cechi.
Uno dei più noti lobbisti del paese è Miroslav Šlouf, le cui più recenti apparizioni nei titoli dei media locali titoli parlano di presunti contatti con i servizi segreti russi. Nel libro di Kmenta, è svelato il suo contatto con Mrázek.
Šlouf, tuttavia, resta calmo quando viene interrogato sui suoi contatti con la mafia, e sostiene di non sapere nulla sul background di Mrázek. “Raccogliere informazioni e stabilire contatti è parte integrante del mio lavoro", ha detto.

Nonostante neghi qualsiasi irregolarità, Šlouf concorda sul fatto che il lobbying ceco è pronto per un lifting, ma è scettico sulla sua efficacia. “Sarebbe estremamente difficile pubblicare tutte le riunioni che un politico ha con diversi potenziali lobbisti”, ha affermato. “Mentre solo una manciata di consulenti professionali – ben nota e all’attenzione dei media – opera sulla scena ceca, ogni piccolo imprenditore e ogni gruppo di attivisti ambientali è un potenziale lobbista”, ha detto Šlouf. " E’ necessaria un’associazione professionale come quella dei medici o degli avvocati per stabilire regole e norme etiche", ha aggiunto.
Per Šlouf, la soluzione ideale sarebbe un organismo professionale che si autoregola, che dovrebbe controllare i propri membri e impedendo uno stile di lobbying da “selvaggio est”.
Paradossalmente, Šlouf ha detto di aver accolto con favore l’iniziativa di TI. Tale proposta non sarebbe mai venuta da lobbisti, che sono riluttanti a rinunciare alla libertà di cui godono attualmente, ha spiegato. Mentre il lobbying è parte integrante di una moderna società democratica, secondo Šlouf, la tentazione di chiedere o offrire tangenti può corrompere i lobbisti meno esperti, che ancora non comprendono la necessità di una buona reputazione. "Per quanto mi riguarda, posso dire che avrei volentieri adottato la legislazione europea in materia di lobbisti, come TI propone", ha concluso Šlouf.

Trasparenza reale

Sebbene alcuni lobbisti possono essere disposti ad adottare i regolamenti europei, tale sistema è di per sé tutt’altro che perfetto. La Commissione europea ha istituito un registro dei lobbisti lo scorso giugno ma, secondo l’organo di garanzia sul lobbying europeo ALTER-UE, il registro è fondamentalmente viziato a causa della disorganizzazione del suo sistema di reporting finanziario e perché non richiede alle organizzazioni la registrazione dei singoli lobbisti che lavorano per loro.

La Commissione ritiene che la pressione dei pari costringerà tutti i lobbisti a registrarsi, in modo da diventare più affidabili. Tuttavia, ALTER-UE non considera lo sforzo sufficiente.
"Per come stanno le cose, anche se ogni gruppo d’interesse a Bruxelles firmasse il registro domani, ciò non garantirebbe una reale trasparenza", ha dichiarato il portavoce ALTER-EU Jorgo Riss. "Un registro delle lobby senza i nomi dei lobbisti è utile come una rubrica senza numeri di telefono."
Secondo ALTER-UE, un registro che abbia un significato deve indicare i nomi dei lobbisti, le risorse finanziarie coinvolte in qualsiasi sforzo di lobby e le questioni specifiche su cui si fa pressione.

Nonostante le lacune nella normativa UE, la Repubblica ceca può guardare a Bruxelles come guida. La Commissione sta attualmente sperimentando una nuova politica di trasparenza, nel tentativo di evitare gli errori precedenti
Tuttavia, senza un cambiamento della mentalità di lobbisti, politici e anche della popolazione in generale, questa legge può diventare un altro pezzo di burocrazia superflua. "Come per qualsiasi altra professione, tutto si riduce all’onestà individuale e al senso etico della società," ha detto Šlouf.

Valentina Tonti

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L’anno del lobbying trasparente http://www.lobbyingitalia.com/2009/04/lanno-del-lobbying-trasparente/ Fri, 10 Apr 2009 00:00:00 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/2009/04/lanno-del-lobbying-trasparente/ EUOBSERVER / COMMENT – Iniziamo il 2009 con qualche buona notizia. Il registro dei rappresentanti di interessi della Commissione europea, lanciato nel giugno 2008, sta procedendo molto bene. I cittadini europei hanno ora un accesso diretto alle informazioni sull’ esistenza, diversità e molteplicità degli interessi rappresentati. Sei mesi dopo l’avvio del registro, sono circa 800 le organizzazioni registrate, ed aumentano ogni giorno. Si tratta di un progresso reale, e per apprezzarlo pienamente si dovrebbe ricordare il punto di partenza nel 2006. Nessuno dei 15 "vecchi" Stati membri dell’UE hanno regolato il lobbying, anche se alcuni stanno attualmente discutendo se farlo. Nel Regno Unito, per esempio, dove una recente indagine ha segnalato un alto numero di casi di lobbying improprio, la Camera dei Comuni ha proposto di passare dal totale affidamento sull’ autoregolamentazione ad una registrazione obbligatoria su cui vigila un organismo indipendente. Tra i 12 Stati membri che hanno aderito all’UE nel 2004 e nel 2007, solo l’Ungheria, la Polonia e la Lituania hanno regolamentato il lobying.

Al livello delle istituzioni dell’Unione europea, l’ “Iniziativa europea per la trasparenza” ha ripreso il dibattito quasi da zero nel 2005. C’è e c’è stata una qualche forma di autoregolamentazione da parte di alcuni organismi professionali con sede a Bruxelles, ma l’adesione è frammentata e non pienamente rappresentativa della comunità del lobbying. Ci sono stati vari codici di condotta, ma non uno unico autorevole, non c’è stato un approccio comune tra le principali istituzioni dell’UE, e le informazioni comunicate erano minimaliste.

Oltre l’autoregolazione

Agendo prima che ci fosse uno scandalo, la Commissione ha scelto di offrire alla professione l’opportunità di mantenere le attuali relazioni aperte, senza imporre barriere burocratiche e pesanti obblighi di rendicontazione. In linea con questo approccio, l’adesione al registro è volontaria. Si tratta di una opportunità per i lobbisti in buona fede, che offre un bonus per la trasparenza e pone sui lobbisti l’onere di gestire la reputazione della loro professione. Questo approccio si differenzia da quello degli Stati Uniti, in cui il legislatore pone una penale. Ma il modello europeo va ben al di là dell’ auto-regolamentazione: infatti, la Commissione ha progettato e gestisce il registro; si è impegnata per la sua effettiva applicazione e per l’applicazione di sanzioni dove giustificate; ha adottato un codice di condotta obbligatorio e impostato le informazioni minime obbligatorie necessarie per aderire. Abbiamo anche annunciato chiaramente che la registrazione sarà obbligatoria se la nostra gentile richiesta di aderire volontariamente non verrà ascoltata. Questi dovrebbero essere visti come importanti primi passi. Un’ importante barriera mentale è stata infranta, e la professione ha accettato il fatto che la registrazione stia facendo capolino in Europa.

Studi legali e think-tanks nascosti dietro la curva

E’ prematuro trarre ulteriori conclusioni a metà del periodo di prova. Tuttavia, dopo solo sei mesi, si può già dire che il registro funziona. E’ facile la ricerca di informazioni in esso ed è facile registrarsi. Inoltre l’iscrizione è presa sul serio, e la professione è disposta a fare lo sforzo necessario. Alcune delle più grandi società di lobbying a Bruxelles si sono registrate, divulgando il loro elenco dei clienti e il fatturato ottenuto dalla loro attività di lobbying nelle istituzioni UE. Questo è incoraggiante, e mi auguro che coloro che ancora esitano ne considerino attentamente le implicazioni. Nessuno dei principali studi legali che combinano pratiche legali e lobbying si è registrato; come a Washington, gli studi legali fanno un "doppio tuffo" nei bilanci dei loro clienti. Agli studi legali con doppia attività non dovrebbe essere consentito a "nascondersi dietro il foro". Inoltre, ci sono più di 60 think-tank a Bruxelles, e nessuno dei maggiori si è registrato,ma l’esperienza dimostra che la natura accademica imparziale associata con il concetto stesso di think-tank sono spesso utilizzati per promuovere interessi speciali di parte.

Sotto un maggiore scrutinio

La Commissione proseguirà i suoi sforzi per aumentare la copertura del registro. I lobbisti non registrati sono suscettibili di essere sotto un controllo maggiore, e abbiamo detto al nostro personale di documentare e registrare qualsiasi contatto sostanziale con lobbisti non registrati. Il personale è stato inoltre avvisato di essere trasparente con i loro superiori ogni volta che entra in contatto con lobbisti, e di chiedere i loro contatti per registrarli. Ulteriori misure sono in fase di preparazione. In parallelo, la Commissione europea e il Parlamento europeo stanno lavorando insieme alla possibilità di istituire un registro comune per tutti i gruppi coinvolti che provano ad influenzare i processi decisionali nell’Unione europea. L’obiettivo è quello di dare alla professione un unico registro, senza oneri burocratici, fornendo al pubblico un unico punto di accesso e un quadro completo del ruolo dei lobbisti negli organi decisionali. La relazione di un gruppo di lavoro congiunto era prevista nel mese di febbraio, dopo il mio incontro con il Parlamento europeo, con il vice-presidente Diana Wallis e i deputati Ingo Friedrich e Jo Leinen, per discutere le varie opzioni. A prescindere dai dettagli concordati, un passo avanti a livello mentale è stato fatto e in futuro il lobbying a Brussels sarà certamente più trasparente.

Siim Kallas è vice-presidente della Commissione europea e responsabile per gli affari amministrativi, audit e lotta antifrode

SIIM KALLAS

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