mipaaf – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 24 May 2016 16:31:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.3 I veri lobbisti vogliono un registro. Intervista a Mazzei [L’Indro] http://www.lobbyingitalia.com/2015/08/i-veri-lobbisti-vogliono-un-registro-intervista-a-mazzei-lindro/ Fri, 28 Aug 2015 06:19:13 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2915 In un momento in cui le parole “lobby”, “lobbisti”, “lobbying” sono ingiustamente utilizzate come elementi di malaffare, dopo le dichiarazioni del pentastellato Fantinati al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, riportiamo un’intervista sempre attuale de L’Indro a Giuseppe Mazzei, lobbista e presidente de Il Chiostro (associazione che vuol promuovere la cultura, la pratica e la regolamentazione della trasparenza nella rappresentanza degli interessi) in merito al processo di regolamentazione dell’attività di lobbying in Italia.

«L’Italia e l’Europa hanno urgentemente bisogno di una riforma del sistema del lobbying. E’ quanto emerge dal report “Lobbying in Europe: Hidden Influence, Privileged Access”, pubblicato oggi (15 aprile), prima ricerca comparata europea sulla trasparenza del fenomeno del lobbying. L’analisi mostra che su 16 Paesi europei, solo 7 possiedono delle forme di regolamentazione del lobbying, e l’Italia non è tra questi».

Questo è l’incipit di Transparency International Italia. Giusta visione, perché la trasparenza, soprattutto quando si parla di decisioni collettive è necessaria e indispensabile. Eppure in Italia un registro per i lobbisti esisteva. Dove? Presso il Ministero dell’Agricoltura. L’unico in Italia. Voluto dall’ex ministro Catania. Ma improvvisamente, quasi per magia, questo registro è sparito. E’ una voce che circolava, ma da bravi giornalisti non ci siamo fermati ai “rumors”, siamo andati in fondo alla questione, decisamente grave. Ci siamo rivolti a Giuseppe Mazzei, lobbista e presidente dell’associazione Il Chiostro , non solo per chiedere della sparizione del registro, ma per avere delucidazioni sulla situazione (lavorativa/legislativa) in cui vivono i lobbisti trasparenti. Giudicate voi perché tardiamo tanto per regolamentare un mestiere che da sempre è considerato “in ombra”.

Ma è vero che è “sparito” il registro dei Lobbisti al Ministero dell’Agricoltura (l’unico in Italia)? E’ Possibile?

Si. E’ sconcertante. Il registro, purtroppo, non ha mai funzionato. E’ stato istituito dal ministro Catania. Quando arrivò la De Girolamo coloro che erano presenti nell’unità per la trasparenza – l’ ufficio che doveva presiedere alle attività di questo registro – furono dislocati in altre funzioni. Bisogna sottolineare che ci eravamo iscritti circa in un centinaio: era un primo passo. Ma non si erano iscritti i principali grandi gruppi di interesse. Smantellata di fatto  l’Unità per la Trasparenza  con il ministro Martina ci siamo accorti che il registro fisicamente è stato cancellato!

Cosa avete fatto?

Ho scritto una lettera al ministro Martina (in data 9 febbraio) chiedendo delle spiegazioni, e naturalmente non ho avuto una risposta. Tramite fonti personali ho ricostruito  la faccenda in questa maniera: sembra che il Ministro si sia meravigliato, leggendo la mia lettera, in cui facevo presente che un registro istituito con un Decreto Ministeriale non potesse essere  cancellato dalla sera alla mattina senza un atto normativo. Qualcuno ha spiegato al Ministro che il registro dei lobbisti in realtà era stato cancellato con un Decreto Ministeriale in cui era contenuta, stranamente, anche l’eliminazione di quest’ultimo. Il registro è stato cancellato all’insaputa del Ministro. Sembra, però, che il ministro Martina lo voglia ripristinare.

Ma come è potuta avvenire questa cancellazione? Si sono sbagliati?

Sempre secondo fonti interne al Ministero, un collaboratore del Ministro, incaricato di predisporre un Decreto Ministeriale per l’implementazione delle misure anticorruzione, ha previsto, bontà sua, anche la cancellazione del registro. A questo punto ho scritto una seconda lettera, alla quale il Ministro non ha ancora risposto. Aspettiamo ancora da parte del Ministero due azioni: il ripristino del  registro e una severa punizione per chi, per combattere la corruzione, ha introdotto la norma che ha cancellato l’unico  registro dei lobbisti della storia italiana. All’insaputa del Ministro. Al posto dell’Unità per la trasparenza è stata istituita una nuova struttura che avrebbe dovuto ereditare, sempre in nome della trasparenza, le competenze della precedente, tra cui il registro. Ma non si vede niente. Non si trattano in questa maniera dei professionisti che si iscrivono ad un registro, e questo viene cancellato così.

Chi sono i nemici della legge sulla regolamentazione dell’attività lobbistica?

Alcuni lobbisti non la vogliono, e sono divisi in varie categorie. Quelli vecchio stile, che non vedono il motivo per cambiare la situazione, mantengono un atteggiamento conservatore. Abbiamo i lobbisti in malafede, che vogliono mantenere lo status quo per continuare a lavorare “sotto banco”, al limite della legalità. Gli abusivi, coloro che non dovrebbero, nemmeno lontanamente, potersi avvicinare a questa professione. Poi ci sono quelli in “mala fede”e illegali : coloro che utilizzano modi scorretti, illegittimi ed illegali, un crescendo di azioni contra legem. Infine ci sono quelli che sono in conflitto di interessi, hanno un doppio cappello pubblico e privato , senza commettere reato svolgono l’attività da lobbista. Per esempio coloro che sono consulenti di un Ministro e al tempo stesso rappresentanti di una categoria: assistenti parlamentari, giornalisti parlamentari, membri della pubblica amministrazione e così via.

Ci sono molti disegni di legge al chiodo…

I Disegni di legge sull’argomento non sono mai mancati. Nel corso degli anni c’è stata un’evoluzione, nel senso che sono migliorati. L’intensa attività dell’associazione “Il Chiostro”, ha puntato allo sdoganamento del dibattito. Noi abbiamo spiegato a varie personalità (alti magistrati, docenti unviersitari, grand commis d’état, parlamentari, ministri,direttori di giornali etc.) che cos’è il Lobbismo. Tutto questo ha portato dei risultati: oggi si dibatte del lobbismo in termini più sereni rispetto al passato, anche se non mancano ogni tanto su certi giornali inutili generalizzazioni che incolpano le lobby di tutto e del contrario di tutto, senza mai indicare quali lobby e in che modo si siano rese responsabili di pressioni indebite sui decisori pubblici. La trasparenza su questo argomento farebbe elevare maggiormente il livello di democrazia nel Paese.

Finalmente però è stato adottato un testo base, questo è un buon punto di partenza, dopo tanto…

Si, finalmente un momento positivo. Il Governo Renzi nel DEF del 2014 aveva preso l’impegno formale di presentare entro giugno (del 2014), contestualmente alla Riforma della Giustizia, un disegno di legge organico sulla regolamentazione dell’attività di lobbying a tutti i livelli. Abbiamo insistito perchè il Governo rispettasse questo impegno; ma il Governo tarda. Ma l’impegno è agli atti, non è stato sconfessato, diciamo che è stata un’inadempienza. Nel frattempo ci sono stati molti parlamentari che hanno presentato proposte di legge. Al Senato circa una decina, che hanno presentato disegni di legge che  la commissione affari costituzionali sta esaminando dopo aver nominato un relatore, il Senatore Campanella (ex M5S), che ha scelto tra i tanti disegni di Legge quello del Senatore Alberto Orellana, come testo base. Questo significa che si è avviata la procedura. Entro il 23 aprile bisogna presentare gli emendamenti. Si spera che nel giro di un mese e mezzo la Commissione riesca a licenziare il testo. Noi prenderemo delle iniziative presso la presidenza del Senato e della Commissione perché si evitino ritardi e si arrivi, entro fine luglio all’approvazione ,della legge in Senato. Alla Camera l’iter potrebbe essere leggermente più spedito, quindi potremmo avere il voto definitivo sulla legge entro dicembre, massimo febbraio (2016).

Perché Nunzia di Girolamo (nel 2013) si oppose con tanta tenacia ad una regolamentazione dell’attività lobbistica, definendola addirittura «proposta sovietica»?

Per quanto riguarda il disegno di legge del governo Letta, avevamo chiesto norme generali e non di dettaglio. Poi ci fu qualcuno che, ad arte, volle inserire norme più specifiche  sui regali ai politici, I pranzi offerti dai lobbisti, le rendicontazioni ultra dettagliate degli incontri tra rappresentanti di interessi e pubblici decisori. La De Girolamo eccepì, insieme ad altri, che la legge voleva sindacare sul fatto che il parlamentare dovesse rendere conto di quel che faceva. Cosa ci sia di sovietico in tutto questo non riesco a capire. “Sovietico” è il contrario di trasparenza. Nessuno si deve vergognare di incontrare il lobbista, siamo persone che fanno un lavoro trasparente. La realtà è che non volevano procedere. Purtroppo Letta, che  avrebbe potuto e dovuto impuntarsi e costringere il Consiglio dei ministri ad approvare il testo, non lo fece.

Come mai non parla nessuno della “sparizione” del registro? Non è uscito sui giornali…

Io ne avevo parlato con qualche altra grande testata, ma non ho avuto grandi riscontri. Sono gli stessi giornali che tuonano contro le lobby a tacere quando c’è da scriverne in modo serio. Quando i lobbisti trasparenti segnalano un abuso  ti dicono che non è notiziabile.

Ma che fine hanno fatto i Disegni di legge di Quagliariello e D’Alia, incaricati proprio da Letta?

Non sono andati avanti. Se vogliamo essere più precisi, i disegni di legge che sono più organici, che a nostro parere individuano meglio l’impostazione del problema, sono quelli presentati alla Camera dall’On. Antonio Misiani e quello presentato al Senato da Francesco Verducci. Partono da un’impostazione, fondamentale: il primo articolo definisce l’attività di lobbiyng come attività concorrente alla formazione delle decisioni pubbliche ispirata ai principi di trasparenza e correttezza. Se si tratta di  un’attività concorrente alle decisioni pubbliche, allora c’è  l’ esigenza di fare una legge severissima nei confronti dei lobbisti e dei decisori pubblici. Noi chiediamo, come associazione Il Chiostro, che la vigilanza sul registro futuro e sull’intera attività dei lobbisti sia affidata all’Autorità Nazionale anti-corruzione. Non perché il lobbismo abbia a che fare con la corruzione, ma perchè I lobbisti seri non hanno nulla da temere e perchè controlli più severi servono, spesso, non tanto sui lobbisti quanto su alcuni loto interlocutori pubblici. E quindi è bene che sia l’Anac a vigilare.

Sembra quasi che sia lo Stato a non ascoltare le vostre richieste di trasparenza…

Nella mancanza di trasparenza prospera di tutto. Ci sono tanti che ne traggono vantaggio: c’è chi non vuole far sapere cosa fa, non per nascondere atti illegali, ma perché in questo modo si possono fare giochi di potere (non parlo di tangenti o simili). Con la trasparenza tutto questo deve venir fuori. Noi abbiamo chiesto di essere interpellati, abbiamo avuto un’audizione al Senato, ed è stato molto utile. Ora dobbiamo stringere i tempi. Non chiediamo una legge perfetta: ci sarà modo di migliorarla. Intanto però che si voti una buona legge. Per esempio gli Usa hanno iniziato a legiferare nel 1936, poi nel 1946, poi nel 1995, infine sotto Obama, e aggiornano continuamente. E’ una materia complicatissima, perché andiamo a toccare il cuore della vita democratica, dove gli interessi si legano al tema dell’interesse generale, e dobbiamo affrontare anche il  problema del finanziamento  alla politica.

Adesso che il finanziamento pubblico è stato abolito, saranno i privati che finanzieranno i partiti…

Si. La legge è questa, bisogna prenderne atto e regolarsi di conseguenza. In realtà dalla fondazione della nostra associazione, circa otto anni fa, tutti coloro che si iscrivono al Chiostro firmano l’impegno di rispettare un codice etico. In questo codice c’è una norma (art.10) che dichiara che i lobbisti si astengono da qualsiasi attività di finanziamento della politica. Noi vorremmo che questo divieto fosse previsto per legge,. Personalmente sono contrario a questa formula di finanziamento privato alla politica, ero per il finanziamento pubblico attraverso regole molte severe e con dei tetti molto rigidi. Ritengo che rappresentare interessi particolari sia un atto indispensabile, non solo per l’azienda ma anche per la democrazia. Se non si conoscono gli interessi particolari, come si fa a decidere in nome dell’interesse generale? Anche alla luce dell’esperienza americana, un’eccessiva presenza di finanziamento privato può pesare. Gli Usa sono nati così e vanno avanti così. Però hanno un sistema rigoroso di vigilanza. In Italia, siccome sappiamo che la certezza della pena non c’è, abbiamo chiesto sanzioni pecuniarie elevatissime. Secondo il disegno di legge di Misiani e Verducci, il  lobbista che pratica l’attività senza essere iscritto al registro obbligatorio dovrebbe pagare una multa da 50mila a 250mila euro. Non solo sanzioni pecuniarie, se non nascono fattispecie di reato, ma anche procedimenti disciplinari che possono arrivare alla radiazione dal registro. In quel caso abbiamo chiesto che la notizia della radiazione venga pubblicata su due quotidiani nazionali a spese di colui che viene radiato.

Fonte: L’Indro

]]>
Lobbying, report Holmes: un ruolo sempre più strategico. E l’Italia aspetta la legge http://www.lobbyingitalia.com/2015/06/lobbying-report-holmes-un-ruolo-sempre-piu-strategico-e-litalia-aspetta-la-legge/ Fri, 05 Jun 2015 16:56:54 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2808 Lo status del settore dei public affairs cresce sempre più, e i lobbisti professionisti arrivano sempre più in alto nella catena decisionale, diventando uno strumento strategico di livello superiore all’interno delle aziende.

Le conclusioni della seconda edizione della ricerca condotta da Interel Public Affairs, società specializzata nelle relazioni istituzionali a livello globale, sui CEO di società del settore in 50 Paesi, rivelano una grande crescita del lobbying, diventato ormai strumento primario delle strategie societarie ad ogni livello.

Le società di consulenza restano ottimiste sulle prospettive per il prossimo anno. Quasi tutte (95%) si aspettano che il settore cresca nei prossimi 12 mesi, anche se il 78% degli intervistati ritiene che nei prossimi 12 mesi aumenteranno anche le società che si doteranno di una divisione “in-house” dedicata ai public affairs, contro il 68% nel 2014.

Per l’83% i ricavi sono aumentati nel corso degli ultimi 12 mesi, e il 58% si aspetta che questa tendenza continui. Energia, salute, tecnologia e food&beverage sono le aree di crescita più elevate per i public affairs nel 2015.

Per il 41% degli intervistati, l’area della consulenza strategica è la chiave dell’attività, dopo le relazioni con gli stakeholder, il monitoraggio normativo e l’attività di intelligence.

La preoccupazione per l’impatto del rischio politico è la ragione principale per cui le aziende sono alla ricerca di consulenza e supporto strategico nell’ultimo anno. Più del 90% degli intervistati afferma che le imprese sono più preoccupate per il rischio politico di quanto non fosse cinque anni fa.

C’è stato anche un grande cambiamento nella percezione sui governi e il loro atteggiamento nei confronti delle imprese. Nel 2014, il 62% degli intervistati riteneva che i governi stavano rendendo più difficile fare impresa. Nel 2015, questo dato è sceso di quasi la metà a solo il 33%.

Due terzi (66%) degli intervistati dice che il settore è regolamentato o auto-regolato, rispetto al 55% nel 2014. Le dichiarazioni volontarie sul portafoglio clienti, attraverso la pubblicazione di un registro ad esempio, sono anche aumentate dall’8 al 28%, dato che indica una maggiore trasparenza nel lobbying da parte delle società del settore o, quanto meno, una tendenza in quella direzione. Ciò si riflette anche dal fatto che un numero crescente degli intervistati afferma che il loro senior è tenuto notevolmente in considerazione da parte dei team di gestione del cliente (75% nel 2015 contro il 68% nel 2014).

Lo studio internazionale, se rapportato all’ordinamento italiano, stride decisamente con l’assenza di una regolamentazione del settore, auspicata anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini, intervenuta al convegno “Verso un codice di condotta dei parlamentari” a Montecitorio il 4 giugno. Recentemente è stato reintrodotto il Registro dei lobbisti del MIPAAF, best practice nazionale di trasparenza dell’attività di relazioni istituzionali, ed è attualmente in discussione al Senato il “ddl lobby” con il testo-base del senatore Orellana, la cui discussione però subisce da tempo rinvii, segno di una cattiva riuscita del provvedimento. Anche in questo caso, però, c’è ottimismo su un nuovo impulso da parte del Governo al provvedimento, attraverso la sostituzione del ddl Orellana con un testo “governativo” o l’appoggio a un testo presentato da senatori PD (si parla del testo presentato dal senatore Verducci). Sarà davvero #lavoltabuona?

]]>
Il gran ritorno del Registro dei lobbisti (Formiche.net) http://www.lobbyingitalia.com/2015/06/il-gran-ritorno-del-registro-dei-lobbisti-formiche-net/ Fri, 05 Jun 2015 16:52:39 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2805 (Arnaldo Selmosson) Un passo indietro e uno avanti. Il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha infatti reso noto il 28 maggio – nel corso della “Giornata della trasparenza”, organizzata nella Sala Cavour del ministero – che è stato firmato il decreto ministeriale che istituisce l’Elenco dei portatori di interesse che possono essere chiamati a partecipare a forme di consultazione da parte del Ministero.

L’obiettivo è incentivare e garantire la partecipazione dei portatori di interessi al processo decisionale per migliorare la qualità e la trasparenza dell’azione amministrativa nella fase di produzione degli atti normativi e dei regolamenti.

Con questo decreto – ha commentato il ministro Maurizio Martina – facciamo un passo in avanti importante sul versante della trasparenza nella Pubblica Amministrazione. Migliorerà la qualità dei processi decisionali dell’Amministrazione, un elemento fondamentale per rendere un buon servizio ai cittadini e semplificare la vita alle imprese“.

L’Elenco viene suddiviso in tre categorie:

– Organizzazioni professionali e associazioni di categoria delle filiere agricole e della pesca già note all’amministrazione e consultate durante la fase preparatoria di provvedimenti attuativi di norme e regolamenti;
– Associazioni dei consumatori e degli utenti membri del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti presso il Mise;
– Soggetti pubblici o privati con provato interesse per le materie di competenza del Mipaaf.

Il decreto ministeriale disciplina l’istituzione e l’aggiornamento dell’elenco attraverso procedure on line direttamente sul sito del Ministero e le modalità con cui l’amministrazione consulta i portatori di interessi.

In particolare, per iscriversi all’Elenco si dovrà compilare un semplice form di registrazione, indicando una serie di dati relativi all’attività svolta. Ogni iscritto presenterà una relazione annuale nella quale dovrà indicare il lavoro di rappresentanza di interessi condotto nei confronti del Ministero. L’Elenco, al pari delle relazioni prodotte, sarà consultabile da chiunque sul sito internet del Mipaaf.

Il ministero dell’Agricoltura diventa quindi il secondo dicastero a dotarsi di una regolamentazione insieme a quello delle Infrastrutture, dove però è il solo viceministro Riccardo Nencini ad attenersi, come spiegato tempo fa a Formiche.net: “Sul funzionamento ci sono varie ipotesi allo studio. Io al Ministero sto utilizzando quella più semplice, in auge al Parlamento Europeo. Chi vuole un appuntamento, deve registrarsi e indicare nome e cognome. Gliene chiediamo la ragione e, se ci sono documenti da consegnare, vengono registrati. Quindi, c’è un primo approccio trasparente al rapporto con il potere pubblico”.

Ma per chi ha memoria, il MIPAAF in realtà era già stato il primo.

Il passo indietro e il passo avanti

Quella volta l’annuncio avvenne nel Salone dell’Agricoltura del MIPAAF. In quel mercoledì 1 febbraio 2012 Mario Catania, allora ministro delle Politiche Agricole del governo Monti, rese pubblico il testo del Decreto Ministeriale – il n.2284 del 2012 – per regolamentare la partecipazione dei gruppi di interessi ai processi decisionali del ministero. In sintesi, un embrione di regolamentazione dell’attività di lobbying. Il primo vero atto con obblighi e diritti per rappresentanti di interessi e per la pubblica amministrazione dopo 40 (all’epoca, oggi siamo intorno ai 60) e più progetti di legge e il “ddl Santagata” del governo Prodi, nessuno dei quali andati in porto.

Il Registro venne quindi messo online nel novembre 2012, e per la prima volta in Italia si potè leggere una lista di lobbistici autodichiarati – aziende, società di consulenza, ecc., ma non le associazioni di rappresentanza – e degli interessi rappresentati. Un vero passo avanti verso la trasparenza, secondo molti addetti ai lavori.

Poi il suo successore, Nunzia De Girolamo, rottamò di fatto il Registro dei rappresentanti di interessi del Mipaaf, come raccontato da Formiche.net nel 2013. L’Unità per la Trasparenza fu in sostanza smantellata.

Ma qualcuno voleva essere sicuro che il Registro finisse definitivamente nel dimenticatoio, e – secondo alcune indiscrezioni – di recente qualcuno ai massimi livelli della struttura burocratica del Ministero ha provveduto prima a smantellare definitivamente l’Unità per la Trasparenza con apposito Decreto e ha poi provveduto a far rimuovere dal sito la pagina del Registro, senza peraltro informare gli iscritti né dare spiegazioni, nonostante le richieste scritte dell’associazione il Chiostro.

Venuto a conoscenza della questione, ed evitando polemiche, il ministro Martina ha deciso di intervenire ristabilendo lo status quo con un nuovo decreto, anche se nel comunicato non si fa alcun riferimento al fatto che in realtà il Registro già esisteva.

I lobbisti guardano con attenzione a questo nuovo Registro, con la speranza che possa diventare l’embrione di una normativa quadro nazionale. Al Senato è fermo da tempo un testo base di ddl “lobby” a firma Orellana, sui cui si sono anche svolte varie consultazioni, ma da più parti si dice che il governo voglia intestarsi una tale riforma e che il vero testo (si parte dal ddl del piddino senatore Verducci?) possa arrivare subito dopo l’approvazione al Senato della riforma del Terzo Settore.

Sarà da capire però se sarà un provvedimento per la trasparenza, o se renderà trasparente invece che dei legittimi rapporti tra lobby, politica e burocrazia non si debba continuare a sapere nulla.

Fonte: Formiche.net

]]>
Il Ministro De Girolamo, Coldiretti e la cattura del regolatore http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/il-ministro-de-girolamo-coldiretti-e-la-cattura-del-regolatore/ Mon, 16 Dec 2013 23:54:58 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1928 La fotografia di Nunzia De Girolamo, Ministro per le Politiche Agricole che, lo scorso 4 dicembre, partecipa ad una manifestazione a tutela del Made in Italy  lungo il confine del Brennero,  indossando la tuta gialla di Coldiretti, a visuale, fosforescente testimonianza della propria adesione alle istanze del principale movimento degli imprenditori agricoli italiani è stata a lungo commentata sulla stampa nazionale, sottolineandone spesso l’inopportunità istituzionale.

Le critiche più consistenti all’esponente del Governo Letta, tuttavia, sono tuttavia arrivate da Confindustria. La più grande organizzazione della rappresentanza imprenditoriale italiana ha dichiarato che la partecipazione del Ministro alla manifestazione era da considerare «sconcertante» in quanto dimostrava di «non tenere in debita considerazione tutte le disposizioni Ue che regolano l’originalità dei prodotti agroalimentari». E se la risposta del Ministro è parsa piccata – De Girolamo ha dichiarato: «Parteciperò ad altre decine, centinaia, migliaia di manifestazioni, senza paura di intimidazioni, ogni qualvolta sarò in gioco la difesa dell’Italia e delle sue produzioni, indipendentemente dalla bandiera di chi organizza quella protesta, perché penso che la difesa degli interessi nazionali vada perseguita con una sola bandiera: quella italiana.» – vale la pena tornare sulla questione, perché poche volte nella vita di un politologo capita di assistere ad una manifestazione più concreta di una nozione teorica. In questo caso si tratta del concetto di cattura del regolatore da parte del regolato.

George Stigler, economista con Premio Nobel per la sua analisi delle politiche pubbliche, ha definito la cattura del regolatore come quel processo per cui, le agenzie pubbliche, istituzionalmente chiamate a stabilire regole generali e indirizzate al perseguimento dell’interesse della collettività per un certo settore produttivo (industria, servizi, agricoltura), agiscono invece in modo tale da favorire il comparto specifico su cui sono chiamati a creare norme. Di fatto, con la sua presenza ad una manifestazione per il perseguimento degli interessi di alcuni soggetti agricoli per cui doveva porre regole in vista dell’interesse collettivo, Nunzia De Girolamo non si qualifica solo per essere un soggetto davvero interessante per chi studi le complesse strade di transizione della comunicazione politica, con il riferimento nazional-populista alla «difesa dell’interesse nazionale sotto una sola bandiera: quella dell’Italia». Il Ministro registra un nuovo record di esemplificazione pratica del concetto di cattura del regolatore. Non è un caso che un altro storico soggetto della rappresentanza collettiva degli interessi organizzati, Confindustria, sia intervenuta segnalando la questione della partecipazione, considerata irrituale anche da un soggetto associativo tradizionalmente avvezzo alla pratica nel contesto politico del neo-corporativismo degli anni 80.

Perché in realtà Coldiretti è una lobby e fa lobbying in maniera puntuale, strutturata e stabile nei confronti del Ministero delle Politiche Agricole. E se da un lato non c’è nulla di male o di sorprendente in questo – è ovvio che una delle principali associazioni di categoria si prodighi per garantire la più adeguata tutela e promozione degli interessi dei propri associati presso chi è chiamato a decidere – quello che lascia perplessi è l’atteggiamento generale tenuto dal Ministro nei confronti della lobby dei produttori agricoli. Nonostante la manifestazione al Brennero sia stata la prima occasione pubblica in cui il Ministro ha indossato fisicamente la casacca degli agricoltori italiani, non sono mancate in passato occasioni in cui De Girolamo ha sposato in pieno l’opinione espressa da Coldiretti.

La ‘forza amica del Paese’ come si definisce l’associazione di categoria, guidata dallo scorso 15 novembre da Roberto Moncalvo, che con i suoi 33 anni si attesta come il più giovane leader tra i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori, ha infatti influenzato l’opinione del Ministro su una pluralità di tematiche sin dall’inizio dell’azione del Governo: in primo luogo opponendosi con forza all’esperimento del registro della trasparenza, stabilito presso il MIPAAF con un decreto ministeriale durante la precedente esperienza del Governo Monti. Le parole di Sergio Marini, allora Presidente di Coldiretti, sul registro come esperimento per la regolamentazione delle lobby erano state senza appello: «Lobby è quella forma di pressione che rappresenta esclusivamente l’interesse particolare e che pertanto non dovrebbe trovare spazio, a prescindere, nell’interlocuzione con le istituzioni. Le lobby ‘all’italiana’ hanno già fatto sufficientemente del male al paese per poterle legittimare in qualsivoglia forma».

Pertanto Coldiretti, Confederazione italiana agricoltori, Confagricoltura, ovvero le organizzazioni di rappresentanza degli interessi agricoli più numerose, rappresentative, dotate di expertise e di collocazione strategica nei processi produttivi avevano tutte boicottato l’esperimento del registro. Non solo non si sono iscritte, condannando l’esperienza alla più completa irrilevanza nei fatti, anche sulla scorta di alcune iscrizioni davvero peculiari (come l’Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido o il Consorzio di Tutela della Melannurca Campana o l’Unione Importatori Esportatori Industriali Commissionari Grossisti Ingrassatori Macellatori Spedizionieri Carni Bestiame e Prodotti Derivati, senza nulla voler togliere alla attività di tali organizzazioni), ma devono aver determinato un certo orientamento sfavorevole del Ministro De Girolamo nei confronti della regolamentazione in genere del lobbying. Tale posizione è sfociata nelle pubbliche dichiarazioni contrarie alle forme di regolamentazione proposte nel corso del Consiglio dei Ministri del 5 luglio scorso. De Girolamo, riferendosi ad uno dei due testi presentati in CdM e successivamente rinviati ad un più attento esame comparativo – ne avevamo già parlato su queste colonne – aveva affermato che si trattava di una proposta illiberale e degna dell’URSS. Una visione altrettanto netta e deterministica di quanto già rappresentato in materia di lobby da parte del Presidente di Coldiretti. Una comunità di intenti, declinata in maniera più moralistica dalla organizzazione degli agricoltori e più ideologica dal Ministro, davvero degna di nota.

Ma i temi su cui è possibile registrare una sostanziale identità di vedute tra il Ministro e Coldiretti non si limitano alla tutela attiva, anche contro l’U.E., del Made in Italy agroalimentare contro la contraffazione proveniente dai confini amici dell’Europa, o alla sostanziale valutazione negativa verso l’esperimento, peraltro davvero poco incisivo, di regolamentazione delle lobby dentro al MIPAAF. Un altro tema  davvero rilevante di politica agricola, come la possibilità di inserire coltivazioni biotech nel territorio italiano, ha registrato la totale identità di vedute tra la principale associazione di rappresentanza degli imprenditori agricoli e il Ministro. Da sempre Coldiretti ha assunto una posizione di assoluta intransigenza nei confronti di ogni tipo di innovazione biotecnologica delle colture in Italia, collegando, in maniera concettualmente non del tutto appropriata, la difesa del Made in Italy con la genuinità dei prodotti alimentari tradizionali, da sempre assoggettati all’uso massiccio della chimica.

Per scongiurare l’avvento della colza e del mais geneticamente modificati, Coldiretti ha realizzato un capolavoro di lobbying, commissionando nell’ottobre 2012 un sondaggio sulla percezione della pericolosità da parte degli italiani degli OGM e utilizzando il dato emergente, la diffidenza di 7 italiani su 10 verso il cibo biotech, per convincere gli esponenti di tutti i gruppi parlamentari del Senato  a confermare mediante  un ordine del giorno che il contrasto agli ogm sia una posizione unanime dell’intero Parlamento, alla fine di maggio 2013. Il Ministro De Girolamo, anche in questa circostanza ha condiviso in pieno la posizione di Coldiretti, spingendosi fino a dichiarare in un’intervista, lo scorso 24 giugno, che: «Faremo un decreto a tre firme, con i Ministri Lorenzin e Orlando. .. L’Europa lo potrebbe impugnare, è vero, e ci esponiamo a una violazione delle regole comunitarie». Puntuale come poche cose nel nostro Paese, il decreto interministeriale per bloccare la coltivazione del mais OGM in Italia è arrivato il 12 luglio scorso. Si tratta di un decreto motivato da questioni di urgenza e limitato al caso specifico della coltivazione del mais, che è stato lodato pubblicamente da parte di Coldiretti e che ha invece fatto registrare alcune perplessità da parte di altre organizzazioni della rappresentanza associata degli interessi, come Confagricoltura.

E a nulla sembra essere valso che la Corte di Giustizia della U.E. abbia con la sentenza C-36/11 dello scorso 6 settembre, affermato il principio giuridico che uno Stato non può impedire in via generale la coltivazione di organismi geneticamente modificati, che siano già iscritti nel registro europeo delle sementi. In questo senso la condanna dell’Italia in materia di OGM sembra rappresentare uno dei tasselli del più ampio mosaico dei complessi rapporti tra istituzioni europee e Ministero delle Politiche Agricole italiano; senza dubbio, il sostegno personale e diretto del Ministro De Girolamo a Coldiretti a tutela dell’interesse nazionale del Made in Italy non ha contribuito a modificare il quadro, restituendo anzi l’immagine di un decisore politico che si lascia consigliare in maniera troppo complessiva e persistente da un singolo gruppo di pressione. Una vera e propria, complessiva regulatory capture, insomma.

– Fonte: Maria Cristina Antonucci – L’Indro

]]>
Registro dei lobbisti MIPAAF: prime reazioni positive http://www.lobbyingitalia.com/2012/02/registro-dei-lobbisti-mipaaf-prime-reazioni-positive/ Thu, 02 Feb 2012 00:00:00 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/2012/02/registro-dei-lobbisti-mipaaf-prime-reazioni-positive/ Si chiama “decreto lobby” il testo presentato dal Ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania, ieri a Roma, per “rendere completamente trasparente l’attività di interazione tra il Ministero e il mondo delle lobby – spiega il Ministro – e il modo in cui si arriva alle decisioni”. Il suo Ministero è il primo a dotarsi di una politica per i lobbisti: per presentare i loro punti di vista sull’attività regolamentare, associazioni e imprese dovranno iscriversi a un apposito registro e sottoporsi al controllo di un’“Unità per la trasparenza”. Si tratta di un nuovo ufficio a cui parteciperanno a titolo gratuitoil Ministro ci tiene a sottolineare che “tutto sarà a costo zero” – sia dipendenti del Ministero che personale esterno, avrà il compito di comunicare ai lobbisti i regolamenti e i disegni di legge allo studio del Ministero, raccogliere i loro punti di vista, le osservazioni e le proposte e di stilare, in seguito all’approvazione dei testi normativi, un’analisi di impatto. Questo materiale sarà disponibile, in parte, anche ai singoli cittadini. “E’ delicatissimo il confine che intercorre tra il comportamento dell’amministrazione e l’attività di lobby – sottolinea Catania – è un’attività necessaria e utile ma che può sconfinare in atteggiamenti non corretti. Noi stiamo facendo uno sforzo per renderla trasparente, e immagino che potremo essere seguiti da altre amministrazioni”.

Sorpresa e accoglienza positiva da parte dei lobbisti

Per il presidente di Open Gate Italia, società di servizi iscritta al Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea, Tullio Camiglieri, il “decreto lobby del Ministero delle Politiche agricole “è un ottimo esempio che potrebbe portare presto alla creazione un albo nazionale dei lobbisti, come succede già in molti Paesi nel mondo. Trasparenza e regole precise non possono che aiutare il mercato e il Paese – aggiunge Camiglieri – in modo da rendere chiaro il rapporto tra le società di lobby e il potere politico. Per fare questo servono anche delle professionalità specifiche – aggiunge – il ricorso agli studi legali non basta più, ma sono necessarie figure professionali ben precise che rappresentino gli interessi legittimi dei soggetti coinvolti e che si occupino in maniera specifica di dialogare con il potere”.

Fabio Bistoncini, titolare della società di lobbying Fb&Associati, definisce "singolare" l’iniziativa del Ministro Catania di lanciare un registro dei lobbisti nel settore agricolo, sottolineando però come la stessa sia "lodevole se non rimane isolata", e che "urge, a questo punto, una norma quadro".

Via libera anche dal mondo universitario

Apprezzamento per la decisione del Ministero arriva anche dal mondo universitario. Franco Spicciariello, docente di “Teorie e tecniche del Lobbying”, coordinatore del Master in Public and Parliamentary Affairs presso la facoltà di Giurispriudenza dell’Università LUMSA di Roma: "Con questo decreto l’Italia compie un primo passo verso un quadro normativo già presente da tempo in Paesi quali gli USA, il Canada e l’Australia, adottato anche dalle istituzioni europee e più recentemente da altri Paesi come Francia, Germania, Austria, Polonia, Georgia, Slovenia, Lituania, Macedonia, Messico, Taiwan, Perù e Colombia. In Italia, negli ultimi 40 anni si sono avute oltre 30 proposte di regolamentazione dell’attività di lobbying ma, ad oggi, il Parlamento italiano non ha ancora approvato nessuna norma di legge specifica sulla materia. In tre Regioni, Toscana, Abruzzo e Molise, si è istituito un albo dei portatori di interesse, tuttavia i risultati sono stati poco incisivi. Sicuramente è un porimo – importante – passo verso la trasparenza. Sicuramente un buon inizio per offrire regole chiare nel rapporto tra chi decide e chi influenza le decisioni e per legittimare una professione sempre più in ascesa nel nostro Paese".

Il parere delle associazioni di professionisti

I lobbisti riuniti nell’associazione “Il Chiostro-per la trasparenza delle lobby” hanno espresso grande soddisfazione e apprezzamento per la decisione del ministro delle Politiche Agricole Mario Catania che ha istituito il primo registro dei lobbisti nella storia dei governi italiani.“E’ un precedente importante che segna una svolta irreversibile nella battaglia che da anni Il Chiostro conduce per riconoscere e regolamentare l’attività di rappresentanza di interessi – ha dichiarato Giuseppe Mazzei presidente del Chiostro”.“Auspichiamo che la Presidenza del Consiglio emani una direttiva affinchè tutti i Ministeri istituiscano registri obbligatori per i lobbisti che intendono interloquire con i loro uffici. Chiediamo anche che venga prevista l’adozione di un codice etico, corredato da sanzioni per chi non lo rispetta-ha aggiunto Mazzei “Ora tocca al Parlamento. Proponiamo che venga istituito subito presso la Camera e il Senato un registro obbligatorio per i lobbisti che devono dialogare con senatori e deputati, con obbligo di rispetto di un codice etico. Si potrebbe inserire un emendamento in questo senso nel disegno di legge anticorruzione in corso di approvazione”- ha concluso Giuseppe Mazzei.

“Il decreto ministeriale presentato oggi da Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per regolamentare la partecipazione dei gruppi di interessi ai processi decisionali del Ministero è certamente innovativo e utile – ha detto Patrizia Rutigliano, Presidente Ferpi-Federazione Relazioni Pubbliche Italiana. La proposta del Ministro garantisce maggiore accesso trasparenza del processo di formazione delle norme, avvicinandoci così alla normativa europea. Confidiamo che l’attuazione di questo decreto che per ora riguarda solo un Ministero – ha concluso Patrizia Rutigliano – sia propedeutica per avviare una più ampia riflessione normativa, comune a tutto il Governo e, perché no, anche al Parlamento. Come Federazione dei professionisti delle relazioni pubbliche (e quindianche di coloro che si occupano di rapporti con le Istituzioni) siamo disponibili a confrontarci con Governo e Parlamento per condividere la nostra proposta di regolamentazione del settore per contribuire così alla trasparenza del processo decisionale, nel rispetto delleIstituzioni, dell’opinione pubblica e dei nostri colleghi"

Focus – Il “decreto lobby” in sintesi

1) Unità per la Trasparenza
Il Decreto sulle lobby istituisce, presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, l’Unità per la Trasparenza. L’Unità sarà composta da 5 persone che svolgeranno tale incarico a titolo gratuito e sotto lo stretto coordinamento del Capo di Gabinetto.

2) La consultazione trasparente
Compito primario dell’Unità è curare le procedure di consultazione, obbligatorie per legge, dei lobbisti del settore agroalimentare nelle fasi di elaborazione dei disegni di legge e dei regolamenti ministeriali di competenza. A tal fine, i lobbisti del settore che desiderino partecipare a tali consultazioni sono tenuti ad iscriversi in un Elenco pubblico (“Elenco dei portatori di interessi particolari”). L’Elenco, al pari di tutti i documenti prodotti dalle lobbies, saranno consultabili da chiunque sul sito internet del Ministero (www.politicheagricole.it).

3) L’Elenco dei lobbisti
In tale Elenco i portatori di interessi particolari dovranno indicare: a) i dati anagrafici e il domicilio professionale del portatore o dei portatori di interessi particolari, nonché le eventuali ulteriori attività professionali comunque svolte; b) i dati identificativi del datore di lavoro, ovvero i dati identificativi del soggetto committente; c) l’interesse o gli interessi particolari che si intendono rappresentare; e) le risorse economiche e umane di cui si dispone per lo svolgimento dell’attività di rappresentanza.

4) Le relazioni annuali: un altro strumento di trasparenza

I soggetti iscritti potranno, inoltre, trasmettere ulteriori proposte, studi, documenti, ricerche all’Unità per la Trasparenza al fine di rappresentare i propri interessi. Vi è l’obbligo per i soggetti iscritti di presentare, ogni anno, una relazione sintetica dell’attività svolta. In caso di mancata presentazione della relazione, il soggetto sarà cancellato e non potrà più partecipare alle consultazioni. Il Ministro delle Politiche Agricole riferirà annualmente al Parlamento, nell’ambito della più generale relazione sullo stato di attuazione dell’analisi di impatto della regolamentazione (Air), sullo stato di attuazione del Decreto e sull’attività di lobbying posta in essere al Ministero.


Rassegna stampa "Decreto Lobby"

Melanie J. Nicholls – LI.Info

]]>
Esordisce l’albo dei lobbisti http://www.lobbyingitalia.com/2012/02/esordisce-lalbo-dei-lobbisti/ Wed, 01 Feb 2012 00:00:00 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/2012/02/esordisce-lalbo-dei-lobbisti/ Sono entrate nell’uso comune come espressione di interessi di parte. Il nome stesso, lobby, rimanda per immediata associazione a un quadro più o meno reale di sottobosco politico, corridoi dei Palazzi, mani che stringono mani. Un sistema a dir poco opaco. Ora, dopo anni di tentativi (andati a vuoto) di dotare il Paese di una regolamentazione almeno allineata agli altri Paesi europei, si fa sul serio.

A fare da apripista in questo senso è il Ministero delle Politiche Agricole, dove i portatori di interessi speciali che vogliano dire la loro nel processo di scrittura di una norma saranno a breve tenuti a iscriversi ad un elenco pubblico. La lista potrà essere consultata da chiunque sul sito del dicastero. E, cosa an cora più interessante, verrà resa obbligatoria ai lobbisti la contestuale indicazione delle risorse economiche di cui dispongono per le funzioni svolte.

Il decreto operativo, firmato ieri dal ministro Mario Catania, disciplina nel dettaglio tutta l’articolazione del processo e assegna precise qualifìcazioni ai passaggi. Si comincia dall’istituzione presso gli uffici di una struttura ad hoc, l’Unità per la Trasparenza, che dovrà assicurare la correttezza dei processi decisionali relativi ai disegni di legge e agli schemi di regolamento di competenza del ministero e coordinare le attività connesse all’effettuazione dell’analisi di impatto della regolamentazione.

Compito principale dell’Upt sarà quello di predisporre l’elenco dei portatori di interessi particolari, cui sono tenuti a iscriversi (on line) i soggetti che intendono partecipare ai processi decisionali pubblici di competenza dell’amministrazione. Questo prevede sezioni distinte per categorie omogenee di interessi e contiene alcuni elementi tassativamente indicati e aggiornati entro il 30 luglio di ogni anno.

Non è ancora l’albo nazionale, di cui si è parlato in passato — anche su richiesta degli stessi — operatori. Ma è la prima volta che in Italia un ministero mette nero su bianco un complesso di regole certe e chiare allo scopo di disciplinare il rapporto tra chi decide e chi orienta (o quantomeno ci prova). E non è detto, anzi è quasi una speranza, che altri seguano il buon esempio.

Scarica l’articolo originale in .pdf

Nicola Barone – Il Sole 24 Ore

]]>