mazzei – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Wed, 18 May 2016 18:10:09 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.3 I veri lobbisti vogliono un registro. Intervista a Mazzei [L’Indro] http://www.lobbyingitalia.com/2015/08/i-veri-lobbisti-vogliono-un-registro-intervista-a-mazzei-lindro/ Fri, 28 Aug 2015 06:19:13 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2915 In un momento in cui le parole “lobby”, “lobbisti”, “lobbying” sono ingiustamente utilizzate come elementi di malaffare, dopo le dichiarazioni del pentastellato Fantinati al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, riportiamo un’intervista sempre attuale de L’Indro a Giuseppe Mazzei, lobbista e presidente de Il Chiostro (associazione che vuol promuovere la cultura, la pratica e la regolamentazione della trasparenza nella rappresentanza degli interessi) in merito al processo di regolamentazione dell’attività di lobbying in Italia.

«L’Italia e l’Europa hanno urgentemente bisogno di una riforma del sistema del lobbying. E’ quanto emerge dal report “Lobbying in Europe: Hidden Influence, Privileged Access”, pubblicato oggi (15 aprile), prima ricerca comparata europea sulla trasparenza del fenomeno del lobbying. L’analisi mostra che su 16 Paesi europei, solo 7 possiedono delle forme di regolamentazione del lobbying, e l’Italia non è tra questi».

Questo è l’incipit di Transparency International Italia. Giusta visione, perché la trasparenza, soprattutto quando si parla di decisioni collettive è necessaria e indispensabile. Eppure in Italia un registro per i lobbisti esisteva. Dove? Presso il Ministero dell’Agricoltura. L’unico in Italia. Voluto dall’ex ministro Catania. Ma improvvisamente, quasi per magia, questo registro è sparito. E’ una voce che circolava, ma da bravi giornalisti non ci siamo fermati ai “rumors”, siamo andati in fondo alla questione, decisamente grave. Ci siamo rivolti a Giuseppe Mazzei, lobbista e presidente dell’associazione Il Chiostro , non solo per chiedere della sparizione del registro, ma per avere delucidazioni sulla situazione (lavorativa/legislativa) in cui vivono i lobbisti trasparenti. Giudicate voi perché tardiamo tanto per regolamentare un mestiere che da sempre è considerato “in ombra”.

Ma è vero che è “sparito” il registro dei Lobbisti al Ministero dell’Agricoltura (l’unico in Italia)? E’ Possibile?

Si. E’ sconcertante. Il registro, purtroppo, non ha mai funzionato. E’ stato istituito dal ministro Catania. Quando arrivò la De Girolamo coloro che erano presenti nell’unità per la trasparenza – l’ ufficio che doveva presiedere alle attività di questo registro – furono dislocati in altre funzioni. Bisogna sottolineare che ci eravamo iscritti circa in un centinaio: era un primo passo. Ma non si erano iscritti i principali grandi gruppi di interesse. Smantellata di fatto  l’Unità per la Trasparenza  con il ministro Martina ci siamo accorti che il registro fisicamente è stato cancellato!

Cosa avete fatto?

Ho scritto una lettera al ministro Martina (in data 9 febbraio) chiedendo delle spiegazioni, e naturalmente non ho avuto una risposta. Tramite fonti personali ho ricostruito  la faccenda in questa maniera: sembra che il Ministro si sia meravigliato, leggendo la mia lettera, in cui facevo presente che un registro istituito con un Decreto Ministeriale non potesse essere  cancellato dalla sera alla mattina senza un atto normativo. Qualcuno ha spiegato al Ministro che il registro dei lobbisti in realtà era stato cancellato con un Decreto Ministeriale in cui era contenuta, stranamente, anche l’eliminazione di quest’ultimo. Il registro è stato cancellato all’insaputa del Ministro. Sembra, però, che il ministro Martina lo voglia ripristinare.

Ma come è potuta avvenire questa cancellazione? Si sono sbagliati?

Sempre secondo fonti interne al Ministero, un collaboratore del Ministro, incaricato di predisporre un Decreto Ministeriale per l’implementazione delle misure anticorruzione, ha previsto, bontà sua, anche la cancellazione del registro. A questo punto ho scritto una seconda lettera, alla quale il Ministro non ha ancora risposto. Aspettiamo ancora da parte del Ministero due azioni: il ripristino del  registro e una severa punizione per chi, per combattere la corruzione, ha introdotto la norma che ha cancellato l’unico  registro dei lobbisti della storia italiana. All’insaputa del Ministro. Al posto dell’Unità per la trasparenza è stata istituita una nuova struttura che avrebbe dovuto ereditare, sempre in nome della trasparenza, le competenze della precedente, tra cui il registro. Ma non si vede niente. Non si trattano in questa maniera dei professionisti che si iscrivono ad un registro, e questo viene cancellato così.

Chi sono i nemici della legge sulla regolamentazione dell’attività lobbistica?

Alcuni lobbisti non la vogliono, e sono divisi in varie categorie. Quelli vecchio stile, che non vedono il motivo per cambiare la situazione, mantengono un atteggiamento conservatore. Abbiamo i lobbisti in malafede, che vogliono mantenere lo status quo per continuare a lavorare “sotto banco”, al limite della legalità. Gli abusivi, coloro che non dovrebbero, nemmeno lontanamente, potersi avvicinare a questa professione. Poi ci sono quelli in “mala fede”e illegali : coloro che utilizzano modi scorretti, illegittimi ed illegali, un crescendo di azioni contra legem. Infine ci sono quelli che sono in conflitto di interessi, hanno un doppio cappello pubblico e privato , senza commettere reato svolgono l’attività da lobbista. Per esempio coloro che sono consulenti di un Ministro e al tempo stesso rappresentanti di una categoria: assistenti parlamentari, giornalisti parlamentari, membri della pubblica amministrazione e così via.

Ci sono molti disegni di legge al chiodo…

I Disegni di legge sull’argomento non sono mai mancati. Nel corso degli anni c’è stata un’evoluzione, nel senso che sono migliorati. L’intensa attività dell’associazione “Il Chiostro”, ha puntato allo sdoganamento del dibattito. Noi abbiamo spiegato a varie personalità (alti magistrati, docenti unviersitari, grand commis d’état, parlamentari, ministri,direttori di giornali etc.) che cos’è il Lobbismo. Tutto questo ha portato dei risultati: oggi si dibatte del lobbismo in termini più sereni rispetto al passato, anche se non mancano ogni tanto su certi giornali inutili generalizzazioni che incolpano le lobby di tutto e del contrario di tutto, senza mai indicare quali lobby e in che modo si siano rese responsabili di pressioni indebite sui decisori pubblici. La trasparenza su questo argomento farebbe elevare maggiormente il livello di democrazia nel Paese.

Finalmente però è stato adottato un testo base, questo è un buon punto di partenza, dopo tanto…

Si, finalmente un momento positivo. Il Governo Renzi nel DEF del 2014 aveva preso l’impegno formale di presentare entro giugno (del 2014), contestualmente alla Riforma della Giustizia, un disegno di legge organico sulla regolamentazione dell’attività di lobbying a tutti i livelli. Abbiamo insistito perchè il Governo rispettasse questo impegno; ma il Governo tarda. Ma l’impegno è agli atti, non è stato sconfessato, diciamo che è stata un’inadempienza. Nel frattempo ci sono stati molti parlamentari che hanno presentato proposte di legge. Al Senato circa una decina, che hanno presentato disegni di legge che  la commissione affari costituzionali sta esaminando dopo aver nominato un relatore, il Senatore Campanella (ex M5S), che ha scelto tra i tanti disegni di Legge quello del Senatore Alberto Orellana, come testo base. Questo significa che si è avviata la procedura. Entro il 23 aprile bisogna presentare gli emendamenti. Si spera che nel giro di un mese e mezzo la Commissione riesca a licenziare il testo. Noi prenderemo delle iniziative presso la presidenza del Senato e della Commissione perché si evitino ritardi e si arrivi, entro fine luglio all’approvazione ,della legge in Senato. Alla Camera l’iter potrebbe essere leggermente più spedito, quindi potremmo avere il voto definitivo sulla legge entro dicembre, massimo febbraio (2016).

Perché Nunzia di Girolamo (nel 2013) si oppose con tanta tenacia ad una regolamentazione dell’attività lobbistica, definendola addirittura «proposta sovietica»?

Per quanto riguarda il disegno di legge del governo Letta, avevamo chiesto norme generali e non di dettaglio. Poi ci fu qualcuno che, ad arte, volle inserire norme più specifiche  sui regali ai politici, I pranzi offerti dai lobbisti, le rendicontazioni ultra dettagliate degli incontri tra rappresentanti di interessi e pubblici decisori. La De Girolamo eccepì, insieme ad altri, che la legge voleva sindacare sul fatto che il parlamentare dovesse rendere conto di quel che faceva. Cosa ci sia di sovietico in tutto questo non riesco a capire. “Sovietico” è il contrario di trasparenza. Nessuno si deve vergognare di incontrare il lobbista, siamo persone che fanno un lavoro trasparente. La realtà è che non volevano procedere. Purtroppo Letta, che  avrebbe potuto e dovuto impuntarsi e costringere il Consiglio dei ministri ad approvare il testo, non lo fece.

Come mai non parla nessuno della “sparizione” del registro? Non è uscito sui giornali…

Io ne avevo parlato con qualche altra grande testata, ma non ho avuto grandi riscontri. Sono gli stessi giornali che tuonano contro le lobby a tacere quando c’è da scriverne in modo serio. Quando i lobbisti trasparenti segnalano un abuso  ti dicono che non è notiziabile.

Ma che fine hanno fatto i Disegni di legge di Quagliariello e D’Alia, incaricati proprio da Letta?

Non sono andati avanti. Se vogliamo essere più precisi, i disegni di legge che sono più organici, che a nostro parere individuano meglio l’impostazione del problema, sono quelli presentati alla Camera dall’On. Antonio Misiani e quello presentato al Senato da Francesco Verducci. Partono da un’impostazione, fondamentale: il primo articolo definisce l’attività di lobbiyng come attività concorrente alla formazione delle decisioni pubbliche ispirata ai principi di trasparenza e correttezza. Se si tratta di  un’attività concorrente alle decisioni pubbliche, allora c’è  l’ esigenza di fare una legge severissima nei confronti dei lobbisti e dei decisori pubblici. Noi chiediamo, come associazione Il Chiostro, che la vigilanza sul registro futuro e sull’intera attività dei lobbisti sia affidata all’Autorità Nazionale anti-corruzione. Non perché il lobbismo abbia a che fare con la corruzione, ma perchè I lobbisti seri non hanno nulla da temere e perchè controlli più severi servono, spesso, non tanto sui lobbisti quanto su alcuni loto interlocutori pubblici. E quindi è bene che sia l’Anac a vigilare.

Sembra quasi che sia lo Stato a non ascoltare le vostre richieste di trasparenza…

Nella mancanza di trasparenza prospera di tutto. Ci sono tanti che ne traggono vantaggio: c’è chi non vuole far sapere cosa fa, non per nascondere atti illegali, ma perché in questo modo si possono fare giochi di potere (non parlo di tangenti o simili). Con la trasparenza tutto questo deve venir fuori. Noi abbiamo chiesto di essere interpellati, abbiamo avuto un’audizione al Senato, ed è stato molto utile. Ora dobbiamo stringere i tempi. Non chiediamo una legge perfetta: ci sarà modo di migliorarla. Intanto però che si voti una buona legge. Per esempio gli Usa hanno iniziato a legiferare nel 1936, poi nel 1946, poi nel 1995, infine sotto Obama, e aggiornano continuamente. E’ una materia complicatissima, perché andiamo a toccare il cuore della vita democratica, dove gli interessi si legano al tema dell’interesse generale, e dobbiamo affrontare anche il  problema del finanziamento  alla politica.

Adesso che il finanziamento pubblico è stato abolito, saranno i privati che finanzieranno i partiti…

Si. La legge è questa, bisogna prenderne atto e regolarsi di conseguenza. In realtà dalla fondazione della nostra associazione, circa otto anni fa, tutti coloro che si iscrivono al Chiostro firmano l’impegno di rispettare un codice etico. In questo codice c’è una norma (art.10) che dichiara che i lobbisti si astengono da qualsiasi attività di finanziamento della politica. Noi vorremmo che questo divieto fosse previsto per legge,. Personalmente sono contrario a questa formula di finanziamento privato alla politica, ero per il finanziamento pubblico attraverso regole molte severe e con dei tetti molto rigidi. Ritengo che rappresentare interessi particolari sia un atto indispensabile, non solo per l’azienda ma anche per la democrazia. Se non si conoscono gli interessi particolari, come si fa a decidere in nome dell’interesse generale? Anche alla luce dell’esperienza americana, un’eccessiva presenza di finanziamento privato può pesare. Gli Usa sono nati così e vanno avanti così. Però hanno un sistema rigoroso di vigilanza. In Italia, siccome sappiamo che la certezza della pena non c’è, abbiamo chiesto sanzioni pecuniarie elevatissime. Secondo il disegno di legge di Misiani e Verducci, il  lobbista che pratica l’attività senza essere iscritto al registro obbligatorio dovrebbe pagare una multa da 50mila a 250mila euro. Non solo sanzioni pecuniarie, se non nascono fattispecie di reato, ma anche procedimenti disciplinari che possono arrivare alla radiazione dal registro. In quel caso abbiamo chiesto che la notizia della radiazione venga pubblicata su due quotidiani nazionali a spese di colui che viene radiato.

Fonte: L’Indro

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Lobby, per società norme necessarie. E sul registro c’è l’ok (PublicPolicy) http://www.lobbyingitalia.com/2015/02/lobby-per-societa-norme-necessarie-e-sul-registro-ce-lok/ Wed, 11 Feb 2015 07:52:44 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2713 I pareri di Ferpi, SEC, Il Chiostro, FB & Associati e Open Gate Italia

Regolamentare il settore, in maniera semplice e chiara per ottenere risultati concreti e non solo per aumentare la burocrazia. È un quadro articolato quello sulle lobby che esce dal ciclo di audizioni in commissione Affari costituzionali al Senato sul ddl “Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi particolari nelle relazioni istituzionali” in cui, però, abbondano i punti in comune. Sul registro obbligatorio tutti sono d’accordo (anche se con qualche sfumatura diversa), mentre emerge qualche distanza sulla gestione delle cosiddette ‘revolving door’, cioè il passaggio tra pubblica amministrazione e società di rappresentazione di interessi.

REGISTRO OBBLIGATORIO: OK QUASI UNANIME

Ferpi, Sec, il Chiostro, FB & Associati e Open Gate Italia, concordano sull’obbligatorietà del Registro a cui i portatori di interesse devono iscriversi, così come stabilito dal ddl. L’unica sfumatura è quella di Reti, per cui il Registro dovrebbe essere volontario e prevedere meccanismi di premialità. Secondo Sec, invece, per le società di consulenza il Registro dovrebbe essere ancora più ‘stringente’ perchè queste dovrebbero pubblicare anche i nominativi dei clienti per i quali svolgono l’attività e dei relativi compensi. Per il Chiostro, l’iscrizione dovrebbe essere consentita solo a chi rispetta determinati requisiti di onorabilità, mentre per FB dovrebbe essere accompagnato da un codice deontologico da sottoscrivere.

Anche per Open Gate gli iscritti al Registro dovrebbero essere tenuti al rispetto di un codice deontologico di condotta che possa rappresentare una codificazione di quelle best practices che i rappresentanti, ma anche i decisori pubblici, dovranno seguire. Molti rappresentanti hanno poi espresso la necessità che anche le associazioni di categoria, come sindacati, Confindustria o l’Anci, siano comprese, e quindi regolati, come portatori di interessi. Quasi unanime anche la necessità che il Registro sia unico e non diviso per amministrazioni.

INTERVENTO NORMATIVO NECESSARIO

Su un punto tutte le società di lobbying si sono espresse all’unanimità: un intervento normativo è ormai necessario. L’opportunità fornita dal ddl all’esame della commissione è quella di superare un vuoto normativo, si legge nel documento depositato da Reti. “È importante raggiungere una regolamentazione completa ed esaustiva del settore perché una legislazione chiara permette di favorire la trasparenza e ridurre comportamenti opachi che danneggiano la classe politica e i cittadini”, è il punto di vista di Sec. “È opportuno che il disegno di legge valorizzi il ruolo delle società di consulenza come ‘rappresentanti di interessi particolari’ che spesso permettono anche a soggetti che non sono in grado di agire singolarmente, ad esempio perché di piccole dimensioni, di poter presentare direttamente le proprie proposte. Ai fini del ddl è rilevante – spiega ancora il documento – che vengano considerati decisori pubblici non solo parlamentari e relativi staff, ministri e uffici di diretta collaborazione, dirigenti generali dei ministeri, ma anche le Autorità indipendenti e i rappresentanti delle Amministrazioni locali“. Regolare per raggiungere una maggiore trasparenza è un concetto sottolineato da tutte le società. Ferpi e Sec, per esempio, sottolineano il ruolo delle consultazioni per un maggior coinvolgimento trasparente dei portatori di interesse.

REVOLVING DOOR: PROBLEMA RISOLVIBILE

Il tema del passaggio da ruoli di decisori pubblici a quello di portatori di interessi, non è un tema trattato dal ddl 281, ma è comunque uno degli argomenti sensibili per regolare il settore delle lobby. Per Ferpi è “necessario limitare il fenomeno delle ‘revolving doors’ per garantire trasparenza e parità di accesso e limitare viceversa i casi di concorrenza sleale”. Il Chiostro propone una finestra di 2-4 anni prima del passaggio da un ruolo pubblico a quello di lobby, mentre per Ogi sono sufficienti due anni. C’è poi chi, come Reti, non ritiene quello delle ‘revolving door’ un problema, ma un tema da affrontare, e risolvere, in chiave di conflitto di interessi.

È LA VOLTA BUONA?

I senatori hanno dimostrato molti interesse ai rilievi mossi dalle associazioni e dalle società, riferiscono alcuni partecipanti all’audizione. “Servono norme semplici, efficaci e durature”, sottolinea Patrizia Rutigliano, presidente Ferpi. “Abbiamo espresso questi concetti e i senatori li hanno fatti propri dimostrando la volontà di proseguire il lavoro intrapreso”, aggiunge.

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Mazzei:«Io, lobbista doc esigo trasparenza» (Avvenire) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/mazzeiio-lobbista-doc-esigo-trasparenza-avvenire/ Tue, 16 Sep 2014 18:28:01 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2321 (Giovanni Grasso) Giuseppe Mazzei è un «lobbista» e se ne vanta. Anzi, afferma con orgoglio: «Rivendico la specificità della mia professione, che non va assolutamente confusa con quella dell’intermediario». O – ma Mazzei questa parola non la pronuncia – del ‘faccendiere’. Mazzei ha fondato un’associazione di lobbisti, ‘Il Chiostro‘, che è in prima fila per chiedere una legge di regolamentazione che assicuri il massimo di trasparenza.

Insomma, Mazzei: tra lei e un Bisignani che differenza c’è?
Facciamo un mestiere diverso.
Si spieghi meglio…
Il lobbista è un professionista che rappresenta specifici interessi, alla luce del sole e si occupa, prevalentemente, di produzione legislativa.
Non di procacciare affari.
Dunque, lei si reca in Parlamento e spiega ai deputati o ai senatori come dovrebbero scrivere una legge…
Spiego loro le possibili conseguenze per settori dell’economia o della società civile di una legge scritta male. Il parlamentare non può sapere
tutto. L’ascolto delle esigenze di chi opera in settori specifici diventa fondamentale proprio per produrre una buona legislazione.
Insomma, il lobbista è una sorta di avvocato del mondo dell’economia e del sociale in Parlamento.
Più o meno, è così. Ci occupiamo di migliorare la produzione normativa.
Il problema è che non si sa mai dove finisce l’ascolto e dove iniziano le pressioni indebite…
Proprio per questo, gli associati al Chiostro operano seguendo un rigidissimo codice deontologico.
Che cosa prevede questo codice?
Il massimo di trasparenza. Non devono occuparsi di appalti e gare. Non devono avere conflitti di interesse. E devono fare attenzione alla questione delicatissima dei finanziamenti ai partiti. I nostri associati hanno l’obbligo rigoroso di astenersi da finanziare partiti o candidati, in qualunque forma.
Compresi i regali?
Quelli di un certo valore, sicuramente. Una cosa è regalare un’agenda, un’altra pagare una settimana per due persone ai Caraibi.
Questo codice lo seguite voi. Ma gli altri?
Per questo è da tempo che chiediamo una legge che regolamenti il settore e che valga per tutti gli operatori. Abbiamo fatto una nostra proposta che abbiamo inviato anche al presidente del Consiglio Renzi.
E che cosa prevede questa vostra proposta?
Innanzitutto la creazione di un registro professionale obbligatorio e pubblico, a cui si deve iscrivere chiunque voglia fare lobby. L’iscrizione a questo registro comporta il rispetto di norme stringenti e sanzioni, pecuniarie e disciplinari, fino alla sospensione e alla radiazione,
per chi le viola.
Sono anni che il Parlamento tenta di fare una legge. Chi resiste, le lobby o la politica?
C’è molta gente, da una parte e dall’altra, che ha interesse a mantenere una zona d’ombra, all’interno della quale è difficile distinguere tra lecito e illecito.
Che ne pensa degli ex parlamentari che diventano lobbisti?
Che se vogliono fare lobby devono rinunciare a tutti i privilegi che gli spettano come ex parlamentari.
Per fare un esempio?
Per entrare nei Palazzi devono accreditarsi e indossare il badge come tutti gli altri.

(Fine. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 12 e 13 settembre)

Fonte: Avvenire

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A chi conviene non regolamentare le lobby? (Formiche.net) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/a-chi-conviene-non-regolamentare-le-lobby/ Tue, 16 Sep 2014 14:47:46 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2296 Il primo di una serie di approfondimenti su lobby e regolamentazione a cura di Pier Luigi Petrillo, professore associato di Diritto pubblico e docente di Teorie e tecniche di Lobbying

Ogni giorno il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, accusa le lobby di fermare lo sviluppo del paese. Prima di lui, l’accusa era stata mossa dai suoi predecessori: Enrico Letta, Mario Monti, Silvio Berlusconi, per limitarci agli ultimi. E con loro anche i Presidenti di Camera e Senato, periodicamente, “urlano” contro le lobby che invadono i palazzi. Eppure non si hanno notizie né di interventi governativi né di interventi parlamentari finalizzati a regolamentare i gruppi di pressione.

Ogni giorno si scopre, così, che dietro ai “gufi” che vogliono lasciare immobile il Paese ed impediscono le riforme necessarie, ci sono le lobby, ogni sorta di lobby, con l’effetto che tutto è lobby, perfino i funzionari pubblici: si pensi alle “lobby” dei magistrati (“no alla riduzione delle ferie”), a quella dei dirigenti pubblici (“no alla riduzione degli stipendi”) o perfino a quella dei senatori (“no alla riduzione del Senato”).

In questo quadro le lobby continuano ad essere il paravento della politica: basta dire che è colpa delle lobby per scrollarsi di dosso ogni responsabilità. E appare ovvio che se le lobby fossero regolamentate e la loro azione fosse pubblica, ecco che i cittadini scoprirebbero il gioco dello scarica barile: il paravento d’incanto cadrebbe e si scoprirebbe che la colpa di certo immobilismo non sono le lobby ma la politica.

LE ULTIME TAPPE DI UN TIMIDO TENTATIVO DI FARE SUL SERIO

Rispetto a vent’anni fa, tuttavia, qualche barlume di speranza comincia a vedersi. Nel 2007, durante il secondo governo Prodi, l’allora Ministro per l’attuazione del programma di governo, Giulio Santagata, spronato dal suo capo di gabinetto, il Consigliere di Stato Michele Corradino (ora componente dell’ANAC), fece approvare dal Consiglio dei Ministri il primo e unico disegno di legge in materia d’iniziativa governativa. Qualche mese dopo il governo fu sfiduciato e il testo dimenticato.

Nel 2012, sotto il governo Monti, ci riprovò Mario Catania, allora Ministro dell’Agricoltura, istituendo l’obbligo per i lobbisti “agricoli” di iscriversi in un elenco pubblico. La netta contrarietà delle principali organizzazioni di categoria (Coldiretti, Cia, Confagricoltura) fece naufragare l’esperimento.

Nel 2013 è il premier Enrico Letta, in prima persona, a farsi promotore di una coerente regolamentazione del lobbying, chiedendo al segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Garofoli, e al sottoscritto, di predisporre una bozza di disegno di legge. Ma il Consiglio dei Ministri, dopo avere approvato i principi della regolamentazione nel maggio 2013, decise di bocciare il testo predisposto, considerandolo troppo stringente.

E siamo arrivati al governo Renzi: entro giugno 2014, aveva dichiarato il Premier nel Documento di Economia e Finanza 2014 (DEF), avremo una regolamentazione dei gruppi di pressione. Sono passati 3 mesi da quella scadenza ma non c’è traccia nemmeno di una qualche bozza. Eppur si muove: nel silenzio generale, il Vice Ministro alle Infrastrutture, Riccardo Nencini (forse l’unico a credere davvero all’importanza di questa questione), è riuscito ad inserire nel disegno di legge delega di riforma del codice degli appalti, un principio legato alla trasparenza dei gruppi di pressione; anni luce lontani dalla regolamentazione delle lobby ma almeno è un segnale.

E’ ripartito da qui Giovanni Grasso, il giornalista dell‘Avvenire che, venerdì e sabato scorso, ha dedicato sul suo giornale un’inchiesta al rapporto tra politica e gruppi di pressione, invitando il Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, a prendere la palla in mano, trattandosi, anzitutto, di una questione di trasparenza della Pubblica Amministrazione (centrale e periferica).

MA PER FARE (DAVVERO) SUL SERIO, DA DOVE RIPARTIRE?

Ripartiamo dall’inchiesta di Grasso; rileggiamo gli stimoli recenti pervenuti da lobbisti d’eccezione come Gianluca Comin, per anni direttore delle relazioni istituzionali in Enel, o Stefano Lucchini, per anni a capo dell’Eni e ora in Intesa, o le proposte avanzate da Claudio Velardi, Massimo Micucci e l’ottimo gruppo del “Rottamatore”, da Fabio Bistoncini (“vent’anni da sporco lobbista”), da Franco Spicciariello e il suo sito lobbyingitalia.com, da Gianluca Sgueo su Formiche.net, da esperti come Giovanni Galgano e Giuseppe Mazzei de “Il Chiostro”, da studiosi come Maria Cristina Antonucci e Marco Mazzoni, dal collega Alberto Alemanno della New York University, dal gruppo #lobby (purtroppo non più attivo) degli ultimi 7 anni di #VeDrò, da riviste come Percorsi Costituzionali e AGE-Analisi Giuridica dell’Economia e proviamo ad offrire al Legislatore qualche idea su come e per cosa fare sul serio.

Fonte: Formiche.net

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Mazzei: Si fa presto a dire lobby (La Stampa) http://www.lobbyingitalia.com/2014/05/mazzei-si-fa-presto-a-dire-lobby-la-stampa/ Wed, 28 May 2014 08:21:50 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2318 (Giuseppe Mazzei) Uno degli inquisiti dell’inchiesta sulle tangenti Expo si è impudentemente definito «lobbista all’americana» per cercare di dare un tocco di classe al proprio comportamento su cui indaga la magistratura. Il lobbismo non c’entra niente e tanto meno quello all’americana che ha regole severe che puniscono con la galera, subito e per lunghi anni, i malfattori che non le rispettano.

Dispiace che il termine lobbismo venga utilizzato a man bassa e in modo del tutto improprio in questa, come in altre vicende giudiziarie, non solo da gente poco acculturata ma anche da chi dovrebbe sapere che il lobbismo è ben altro.

Pagare tangenti, fare il faccendiere, mestare nel torbido degli affari e degli appalti cercando di pilotare le gare e di oliare gli ingranaggi delle decisioni non ha niente a che vedere con il lobbismo correttamente inteso. L’attività di lobbying consiste nel rappresentare interessi presso le istituzioni affinché i pubblici decisori ne tengano conto nelle scelte che devono fare in autonomia. Tutto deve avvenire alla luce del sole, in totale trasparenza, e nel rispetto delle istituzioni. A svolgere questa attività devono essere solo professionisti seri e preparati, di specchiata moralità, che dichiarano la propria identità. Gli intrallazzatori camuffati che, purtroppo, prosperano nel sottobosco della politica e dell’amministrazione pubblica, devono essere tenuti fuori da questa attività e sanzionati severamente, con elevate pene pecuniarie, se la esercitano inquinando le istituzioni.

Da 8 anni l’Associazione «Il Chiostro per la trasparenza delle lobby», con i suoi 150 professionisti delle relazioni istituzionali, si batte per una legge che regolamenti rigorosamente questa delicata materia. Questa battaglia è, di certo, più efficace se anche l’opinione pubblica, attraverso giornali autorevoli come La Stampa, ha una rappresentazione corretta della professione lobbistica lontana da semplificazioni fuorvianti.

* Presidente Associazione «Il Chiostro per la trasparenza delle lobby»

Fonte: La Stampa

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Lobby: il Registro UE diventa obbligatorio http://www.lobbyingitalia.com/2014/03/lobby-il-registro-ue-diventa-obbligatorio/ Wed, 26 Mar 2014 17:22:49 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2229 La Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo ha approvato la relazione Gualtieri sull’accordo relativo al registro di trasparenza delle lobbies.

Tale accordo disciplina le relazioni tra i portatori di interesse ed i rappresentanti delle istituzioni Ue. In assenza di una base giuridica per un registro obbligatorio, l’iscrizione dei lobbisti al registro di Trasparenza è ancora su base volontaria, ma l’intesa raggiunta ne rafforza le disposizioni, mettendo in piedi un sistema di incentivi alla registrazione, che comprende anche delle limitazioni all’interazione con le istituzioni per chi non si registra.

Il rapporto approvato, che prende il nome dal suo relatore, l’eurodeputato del PD Roberto Gualtieri,  propone, in sintesi, un sistema di incentivi per le lobby che intendono iscriversi al registro, prescrivendo come contropartita regole di trasparenza più stringenti e modalità di comportamento più rigorose.

Per capirne di più, Fasi.biz ha raccolto la testimonianza di alcuni esperti e studiosi del settore.

Mazzei (Il Chiostro): a spaventare non è il numero dei lobbisti, ma la mancanza di trasparenza

Questo il commento ai microfoni di Fasi.biz di Giuseppe Mazzei, giornalista, comunicatore e segretario dell’Associazione Il Chiostro, associazione che promuove la cultura, la pratica e la regolamentazione della trasparenza nella rappresentanza degli interessi.

Un elenco dei lobbisti ha senso solo se vi è l’obbligatorietà di iscrizione: le regole devono essere uguali per tutti, altrimenti il registro resta qualcosa di puramente simbolico. L’attività lobbistica è molto delicata e mette chi la fa nella condizioni di privilegio rispetto ad altri cittadini, avendo la possibilità di entrare a contatto e di interloquire con le istituzioni. Bisogna eliminare le zone d’ombra e per questo dobbiamo rendere obbligatoria l’iscrizione al registro europeo.

La proposta di Gualtieri, con cui si comincia a disincentivare la mancata iscrizione. è sicuramente positiva, ma si può e si deve fare di più. Il registro attuale, così com’è non funziona. Personalmente non capisco la resistenza che molti oppongono alla possibilità di renderlo obbligatorio. I rischi a livello di istituzioni europee, poi, sono ancora maggiori rispetto al livello nazionale. Le regole, infatti, cambiano a seconda del paese considerato e quindi è giusto che nelle istituzioni Ue vigano regole più stringenti. Chi sta nelle stanze dei bottoni a Bruxelles ha un potere superiore rispetto alle istituzioni degli altri stati membri. Chi non iscrive all’elenco non deve fare questa professione e se la svolge in modo abusivo deve essere sanzionato”.

Così Mazzei sugli obblighi da stabilire per il lobbista: “Prima di tutto si dovrebbe rendere noto il nome del committente, ma anche la tipologia dei temi trattati e l’ammontare del fatturato conseguito con la propria attività. Meno importante, invece, la descrizione dettagliata degli incontri quotidiani, forse eccessiva”. L’ex giornalista Rai affronta poi un altro punto importante: “Anche le associazioni di cittadini devono organizzarsi in modo strutturato, affinché le istituzioni possano interfacciarsi con un numero limitato e gestibile di interlocutori durante le consultazioni”. Conclude Mazzei: “A chi sostiene che ci sono troppi lobbisti, rispondo dicendo che maggiore è il numero di lobbisti che operano in modo trasparente, maggiore è la competizione e minore il pericolo che si creino dei cartelli. Quello che deve spaventare, piuttosto, è la mancanza di trasparenza”.

Pier Luigi Petrillo (Luiss):  le proposte avanzate non risolvono i nodi cruciali del registro

Questo il commento a FASI.biz di Pier Luigi Petrillo, professore associato di Teoria e tecniche del lobbying presso Unitelma Sapienza Università di Roma e presso l’Università Luiss Guido Carli: “Il rapporto Gualtieri va senz’altro nella direzione di implementare la trasparenza nelle istituzioni dell’Unione europea ma, nel complesso, manca di coraggio e appare essere più ambiguo e confuso rispetto agli esiti del gruppo di lavoro ad hoc istituito per revisionare il Registro (e che ha concluso il lavoro a dicembre 2013)”.

Prosegue Petrillo: “In particolare, ciò che colpisce è che non cambia la natura del registro, rimanendo ad iscrizione facoltativa, anzichè obbligatoria. Mutano alcune definizioni di lobbista, prevedendo che possano iscriversi anche coloro che fanno attività di advocacy (non solo lobbying, quindi) e viene rafforzato l’apparato sanzionatorio in caso di violazione del codice di condotta. Si prevede, inoltre, che le organizzazioni iscritte che non esercitino attività di lobbying o di advocacy, siano cancellate in automatico dal registro: in sostanza il registro viene “sfoltito” delle numerose organizzazioni dormienti, che si sono iscritte solo per comunicare all’esterno di essere iscritte nel registro, senza, tuttavia, esercitare alcuna attività rilevante ai fini del registro stesso.

L’inutilità sostanziale di questo registro è resa evidente dalla norma che riguarda l’iscrizione o meno da parte delle Regioni e degli enti locali: si dispone, infatti, che le Regioni non debbano iscriversi nel registro “ma se lo vogliono, possono farlo”. Viceversa le città e le province sono invitate ad iscriversi.

Nelle premesse alle modifiche proposte dal Rapporto Gualtieri all’attuale normativa in materia, la Commissione Affari costituzionali del Parlamento Ue propone di introdurre “privilegi” per i soggetti iscritti, nonchè propone di vietare l’accesso al Parlamento e alla Commissione ai soggetti non iscritti: tuttavia di queste proposte non c’è alcuna traccia, poi, negli emendamenti all’interistitutional agreement che disciplina il registro”.

Conclude Petrillo: “In sostanza, le proposte avanzate, seppure chiariscono alcuni dei punti problematici sollevati negli ultimi anni dalle organizzazioni di categoria e dalla dottrina, non risolvono i nodi cruciali del registro e non sembrano andare nella direzione sperata: ovvero uscire dall’ambiguità e prevedere che chi fa lobby (o advocacy) a Bruxelles debba, sempre e comunque, dichiararlo pubblicamente, essere pubblicamente tracciabile e rendere conto ai propri clienti e ai cittadini europei”.

Fonte: Fasi.biz

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Giuseppe Mazzei: «Le lobby? Il problema è la politica» http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/giuseppe-mazzei-le-lobby-il-problema-e-la-politica/ Tue, 24 Dec 2013 08:31:58 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1961 lobbisti in parlamento? «Ci sono sempre stati». A dirlo senza mezzi termini è Giuseppe Mazzei, presidente de Il Chiostro, l’associazione «per la trasparenza delle lobby» nata nel giugno del 2008. Malgrado oggi «in molti si straccino le vesti», il problema dell’Italia non sono le lobby ma «l’assenza di una legge che regoli» questo genere di attività. Eppure lui e la sua associazione hanno più volte presentato proposte in tal senso.
«È UNA QUESTIONE POLITICA». Si tratta, ha detto il giornalista e docente di comunicazione a Lettera43.it, di una «volontà politica».
Nel Palazzo c’è infatti «una lobby oscura contraria alla regolamentazione» che ha messo «i bastoni fra le ruote» al varo di un provvedimento di regolamentazione predisposto dalla presidenza del Consiglio. E molti ex parlamentari sfruttano il loro status per portare avanti interessi di parte.

Il tema delle lobby è tornato alla ribalta. La vicenda ha stupito i più.
RISPOSTA.
 Colpisce che a meravigliarsi siano state proprio quelle persone che invece non avrebbero dovuto mostrare meraviglia.
D. In che senso?
R. La presenza di figure che in parlamento fanno attività di lobbying è una cosa risaputa da tempo…
D. Ma nessuno ha mai fatto niente.
R.
 Da diversi anni l’associazione che presiedo si batte per l’approvazione di una legge che regolamenti l’attività di lobbying. Pensi, siamo noi lobbisti a chiederla con forza.
D. Però?
R. Il parlamento non ne ha mai discusso. Quindi mi domando: perché, visto che il tema appassiona tanto, nessuno ha mai varato una legge che metta nero su bianco delle regole precise?
D. Sta dicendo che il problema è prima di tutto politico?
R. Certo. Fra i tanti elementi di arretratezza che caratterizzano questo Paese c’è anche la mancanza di una legge di questo tipo. In Italia l’attività di lobbying è vista esclusivamente come un abuso, ma da che mondo è mondo la democrazia vive anche della rappresentanza degli interessi. Che, aggiungo, deve essere portata avanti da persone serie e corrette e alla luce del sole, in trasparenza. Non dal primo che capita.
D. Perché la vostra proposta di regolamentazione è rimasta lettera morta?
R.
 Il problema ha molteplici sfaccettature. In molti non la vogliono perché sanno che se questa legge passa come la proponiamo noi dovrebbero smettere di fare attività di lobbying. Ad altri, che sono in palese conflitto di interessi, toccherebbe la stessa sorte. Poi ci sono quelli che fanno finta di non capire che questo tema non va affrontato con manicheismo ma con il buonsenso.
D. Però sono il governo e il parlamento ad avere in mano il pallino del gioco.
R.
 Anche all’interno della maggioranza di governo qualcuno ha messo i bastoni fra le ruote.
D. C’è un partito che più degli altri ha frenato l’iter del provvedimento?
R.
 No, si tratta di una logica trasversale. In quasi tutti i partiti figurano persone che non lo vogliono. Ci sono forze in cui ce ne sono di più e altre in cui se ne contano di meno.
D. Molti parlamentari traggono giovamento da questo vuoto normativo?
R.
 Ho fatto il giornalista politico per tanti anni, preferisco non fare dietrologie. Stando ai fatti, dico però che quando si affronta l’argomento molti parlamentari storcono il naso. Dal 1970 a oggi sono state presentate oltre 50 proposte di legge in tal senso.
D. Che fine hanno fatto?
R.
 Sono rimaste tutte nel cassetto. Se nessuno ha mai fatto niente un motivo ci sarà.
D. Detta così, sembra che i primi lobbisti siano fra coloro che alloggiano nel Palazzo.
R.
 In parlamento c’è una lobby oscura contraria alla regolamentazione che non è composta solo da sedicenti lobbisti o da lobbisti contrari alla trasparenza. Mi lasci aggiungere un particolare, secondo me fondamentale.
D. Prego.
R. So per certo che ci sono molti ex parlamentari che fanno attività di lobbying alla Camera e al Senato. Questo crea delle problematiche non indifferenti.
D. In che senso?
R.
 Queste persone sfruttano i privilegi degli ex parlamentari. Sono più lobbisti degli altri. Ciò crea una disparità di trattamento inaccettabile: tutti dovremmo poter giocare ad armi pari.
D. Quali sono i contenuti principali della vostra proposta di legge?
R.
 Prima di tutto sosteniamo che la platea dei decisori pubblici debba essere la più vasta possibile: si va dal governo alle autorità indipendenti fino a toccare tutti i livelli della pubblica amministrazione. Tutti coloro che prendono decisioni «pubbliche» devono esserne oggetto.
D. In questo contesto i lobbisti che ruolo giocherebbero?
R.
 Sarebbero quelli autorizzati ad avere un’interlocuzione, per presentare proposte e suggerimenti di cui deve rimanere una traccia, con le figure citate poc’anzi.
D. Chiedete che venga creato un vero e proprio ordine professionale?
R.
 Parlerei di un semplice elenco e non di un albo professionale. Questo dovrà essere pubblico: potranno iscriversi quelle persone con la fedina penale pulita che si impegneranno a rispettare un codice etico e ovviamente le leggi in vigore in Italia.
D. Cosa accadrebbe in caso di violazione di queste regole di comportamento?
R.
 Dovrà essere prevista una punizione con sanzioni prevalentemente pecuniarie molto elevate. Al lobbista che esercita la professione senza essere iscritto nel registro verrà combinata una multa che va da un minimo di 50 mila ad un massimo di 500 mila euro.
D. Poi?
R. C’è la necessità di affermare il principio secondo cui nessuno può essere al tempo stesso funzionario pubblico e lobbista, parlamentare e lobbista, ministro e lobbista… In più, ogni anno, il lobbista dovrà presentare una relazione per dire cosa ha fatto e di cosa si è occupato più le persone che ha consultato.
D. Crede che questa volta si riuscirà ad arrivare ad una soluzione tangibile?
R. Confido molto nel premier Letta, che conosce bene questi temi, così come nel ministro Moavero e nel sottosegretario Patroni Griffi. Ci vuole coraggio, bisogna metterci la faccia. All’inizio del nuovo anno porteremo avanti una nuova e fortissima azione di convincimento.

Giuseppe Mazzei è un giornalista, saggista e docente italiano. È stato responsabile rapporti con le Authority della RAI, e poi Direttore dei rapporti istituzionali del gruppo Allianz dal 2004. E’ il presidente dell’associazione “Il Chiostro, per la trasparenza delle lobbies”

Fonte: Lettera43

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L’OCSE affronta il tema del lobbying http://www.lobbyingitalia.com/2013/07/locse-affronta-il-tema-del-lobbying/ Mon, 01 Jul 2013 11:16:51 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/?p=1590 L’associazione italiana Il Chiostro tra i relatori al forum promosso dall’OCSE su integrità e trasparenza nell’attività di lobbying.

Il Chiostro-per la trasparenza delle lobby, associazione italiana che raccoglie 150 professionisti del  lobbying e delle relazioni esterne, è intervenuta al forum “Transparency and Integrity in Lobbying. How to Win Back Trust?”, promosso dall’Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economico (OCSE), che si è tenuto il 27 e 28 giugno 2013 presso il centro conferenze OCSE a Parigi.

Come socio fondatore il Chiostro ha agito in rappresentanza di Public Affairs Community of Europe (PACE), la comunità internazionale di public affairs nata a Roma nel 2011, che raggruppa le associazioni nazionali e i professionisti del lobbying a livello europeo.

Giuseppe Mazzei, Presidente del Chiostro e Micol Bertoni, Responsabile dei rapporti internazionali del Chiostro e Segretario generale di P.A.C.E, hanno preso parte alla seconda sessione del forum dal titolo “Open Government in the 21st century: What level of transparency in lobbying practices?
”, dove sono stati discussi i meccanismi per assicurare che all’interno di un’attività di lobbying i processi decisionali pubblici siano trasparenti e le informazioni facilmente accessibili. Meccanismi considerati cruciali per lo svolgimento di un “governo aperto” e che permetterebbero di rafforzare la fiducia dei cittadini nel processo decisionale pubblico.

Ringraziamo caldamente l’OCSE per averci dato l’opportunità di partecipare ad un forum di così alto livello. Siamo orgogliosi, infatti, di prendere parte in rappresentanza di Public Affairs Community of Europe (PACE) ad una dibattito così importante per il futuro dell’attività di lobbying”, ha spiegato Mazzei.

Coerentemente alle raccomandazioni dell’OCSE in merito alla possibilità di garantire in modo democratico l’accesso all’attività di lobbying a tutte le entità, crediamo che un aspetto fondamentale dovrebbe essere la definizione di lobbista. PACE ha sempre sottolineato, infatti, la necessità di identificare la figura del rappresentate di interessi in modo ampio, con chiunque cioè entri in contatto con i decisori pubblici ponendosi l’obiettivo di influenzarne l’attività politica. Crediamo necessario quindi l’istituzione di un registro che potrebbe essere reso obbligatorio a livello europeo solo se esauriente e coerente con la grande varietà di dinamiche istituzionali di cui i singoli paesi sono portatori”.

Come sottolineato “giustamente dall’OCSE per garantire adeguatamente l’interesse pubblico, la divulgazione degli aspetti legati all’attività di lobbying e ai lobbisti deve essere rimandata ad un registro pubblico costantemente aggiornato con informazioni che siano facilmente consultabili dall’apparato statale, dalla società civile e dal mondo degli interessi privati. Ogni paese dovrebbe poi nominare un supervisore indipendente al fine di controllare correttamente il funzionamento del registro”, conclude Mazzei.

Il forum, “Transparency and Integrity in Lobbying. How to Win Back Trust?”, nasce dal forte e urgente di bisogno di un confronto tra mondo pubblico e privato, sul modo in cui i governi possano recuperare la fiducia nei confronti dei propri cittadini, sempre più distanti dalle istituzioni pubbliche come testimoniano gli ultimi sondaggi politici. Fiducia necessaria per attuare riforme decisive ed efficaci e per creare quelle condizioni che consentano un largo coinvolgimento dei portatori di interesse promuovendo allo stesso tempo trasparenza e integrità nell’attività di lobbying. Solo fondamenta solide possono permettere di attuare le decisioni pubbliche nell’attuale contesto di ripresa economica, dove le riforme strutturali comportano scelte difficili e impopolari che deteriorano la fiducia dei cittadini e dei mercati, basilari per promuovere sviluppi sociali ed economici.

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Registro dei lobbisti MIPAAF: prime reazioni positive http://www.lobbyingitalia.com/2012/02/registro-dei-lobbisti-mipaaf-prime-reazioni-positive/ Thu, 02 Feb 2012 00:00:00 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/2012/02/registro-dei-lobbisti-mipaaf-prime-reazioni-positive/ Si chiama “decreto lobby” il testo presentato dal Ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania, ieri a Roma, per “rendere completamente trasparente l’attività di interazione tra il Ministero e il mondo delle lobby – spiega il Ministro – e il modo in cui si arriva alle decisioni”. Il suo Ministero è il primo a dotarsi di una politica per i lobbisti: per presentare i loro punti di vista sull’attività regolamentare, associazioni e imprese dovranno iscriversi a un apposito registro e sottoporsi al controllo di un’“Unità per la trasparenza”. Si tratta di un nuovo ufficio a cui parteciperanno a titolo gratuitoil Ministro ci tiene a sottolineare che “tutto sarà a costo zero” – sia dipendenti del Ministero che personale esterno, avrà il compito di comunicare ai lobbisti i regolamenti e i disegni di legge allo studio del Ministero, raccogliere i loro punti di vista, le osservazioni e le proposte e di stilare, in seguito all’approvazione dei testi normativi, un’analisi di impatto. Questo materiale sarà disponibile, in parte, anche ai singoli cittadini. “E’ delicatissimo il confine che intercorre tra il comportamento dell’amministrazione e l’attività di lobby – sottolinea Catania – è un’attività necessaria e utile ma che può sconfinare in atteggiamenti non corretti. Noi stiamo facendo uno sforzo per renderla trasparente, e immagino che potremo essere seguiti da altre amministrazioni”.

Sorpresa e accoglienza positiva da parte dei lobbisti

Per il presidente di Open Gate Italia, società di servizi iscritta al Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea, Tullio Camiglieri, il “decreto lobby del Ministero delle Politiche agricole “è un ottimo esempio che potrebbe portare presto alla creazione un albo nazionale dei lobbisti, come succede già in molti Paesi nel mondo. Trasparenza e regole precise non possono che aiutare il mercato e il Paese – aggiunge Camiglieri – in modo da rendere chiaro il rapporto tra le società di lobby e il potere politico. Per fare questo servono anche delle professionalità specifiche – aggiunge – il ricorso agli studi legali non basta più, ma sono necessarie figure professionali ben precise che rappresentino gli interessi legittimi dei soggetti coinvolti e che si occupino in maniera specifica di dialogare con il potere”.

Fabio Bistoncini, titolare della società di lobbying Fb&Associati, definisce "singolare" l’iniziativa del Ministro Catania di lanciare un registro dei lobbisti nel settore agricolo, sottolineando però come la stessa sia "lodevole se non rimane isolata", e che "urge, a questo punto, una norma quadro".

Via libera anche dal mondo universitario

Apprezzamento per la decisione del Ministero arriva anche dal mondo universitario. Franco Spicciariello, docente di “Teorie e tecniche del Lobbying”, coordinatore del Master in Public and Parliamentary Affairs presso la facoltà di Giurispriudenza dell’Università LUMSA di Roma: "Con questo decreto l’Italia compie un primo passo verso un quadro normativo già presente da tempo in Paesi quali gli USA, il Canada e l’Australia, adottato anche dalle istituzioni europee e più recentemente da altri Paesi come Francia, Germania, Austria, Polonia, Georgia, Slovenia, Lituania, Macedonia, Messico, Taiwan, Perù e Colombia. In Italia, negli ultimi 40 anni si sono avute oltre 30 proposte di regolamentazione dell’attività di lobbying ma, ad oggi, il Parlamento italiano non ha ancora approvato nessuna norma di legge specifica sulla materia. In tre Regioni, Toscana, Abruzzo e Molise, si è istituito un albo dei portatori di interesse, tuttavia i risultati sono stati poco incisivi. Sicuramente è un porimo – importante – passo verso la trasparenza. Sicuramente un buon inizio per offrire regole chiare nel rapporto tra chi decide e chi influenza le decisioni e per legittimare una professione sempre più in ascesa nel nostro Paese".

Il parere delle associazioni di professionisti

I lobbisti riuniti nell’associazione “Il Chiostro-per la trasparenza delle lobby” hanno espresso grande soddisfazione e apprezzamento per la decisione del ministro delle Politiche Agricole Mario Catania che ha istituito il primo registro dei lobbisti nella storia dei governi italiani.“E’ un precedente importante che segna una svolta irreversibile nella battaglia che da anni Il Chiostro conduce per riconoscere e regolamentare l’attività di rappresentanza di interessi – ha dichiarato Giuseppe Mazzei presidente del Chiostro”.“Auspichiamo che la Presidenza del Consiglio emani una direttiva affinchè tutti i Ministeri istituiscano registri obbligatori per i lobbisti che intendono interloquire con i loro uffici. Chiediamo anche che venga prevista l’adozione di un codice etico, corredato da sanzioni per chi non lo rispetta-ha aggiunto Mazzei “Ora tocca al Parlamento. Proponiamo che venga istituito subito presso la Camera e il Senato un registro obbligatorio per i lobbisti che devono dialogare con senatori e deputati, con obbligo di rispetto di un codice etico. Si potrebbe inserire un emendamento in questo senso nel disegno di legge anticorruzione in corso di approvazione”- ha concluso Giuseppe Mazzei.

“Il decreto ministeriale presentato oggi da Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per regolamentare la partecipazione dei gruppi di interessi ai processi decisionali del Ministero è certamente innovativo e utile – ha detto Patrizia Rutigliano, Presidente Ferpi-Federazione Relazioni Pubbliche Italiana. La proposta del Ministro garantisce maggiore accesso trasparenza del processo di formazione delle norme, avvicinandoci così alla normativa europea. Confidiamo che l’attuazione di questo decreto che per ora riguarda solo un Ministero – ha concluso Patrizia Rutigliano – sia propedeutica per avviare una più ampia riflessione normativa, comune a tutto il Governo e, perché no, anche al Parlamento. Come Federazione dei professionisti delle relazioni pubbliche (e quindianche di coloro che si occupano di rapporti con le Istituzioni) siamo disponibili a confrontarci con Governo e Parlamento per condividere la nostra proposta di regolamentazione del settore per contribuire così alla trasparenza del processo decisionale, nel rispetto delleIstituzioni, dell’opinione pubblica e dei nostri colleghi"

Focus – Il “decreto lobby” in sintesi

1) Unità per la Trasparenza
Il Decreto sulle lobby istituisce, presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, l’Unità per la Trasparenza. L’Unità sarà composta da 5 persone che svolgeranno tale incarico a titolo gratuito e sotto lo stretto coordinamento del Capo di Gabinetto.

2) La consultazione trasparente
Compito primario dell’Unità è curare le procedure di consultazione, obbligatorie per legge, dei lobbisti del settore agroalimentare nelle fasi di elaborazione dei disegni di legge e dei regolamenti ministeriali di competenza. A tal fine, i lobbisti del settore che desiderino partecipare a tali consultazioni sono tenuti ad iscriversi in un Elenco pubblico (“Elenco dei portatori di interessi particolari”). L’Elenco, al pari di tutti i documenti prodotti dalle lobbies, saranno consultabili da chiunque sul sito internet del Ministero (www.politicheagricole.it).

3) L’Elenco dei lobbisti
In tale Elenco i portatori di interessi particolari dovranno indicare: a) i dati anagrafici e il domicilio professionale del portatore o dei portatori di interessi particolari, nonché le eventuali ulteriori attività professionali comunque svolte; b) i dati identificativi del datore di lavoro, ovvero i dati identificativi del soggetto committente; c) l’interesse o gli interessi particolari che si intendono rappresentare; e) le risorse economiche e umane di cui si dispone per lo svolgimento dell’attività di rappresentanza.

4) Le relazioni annuali: un altro strumento di trasparenza

I soggetti iscritti potranno, inoltre, trasmettere ulteriori proposte, studi, documenti, ricerche all’Unità per la Trasparenza al fine di rappresentare i propri interessi. Vi è l’obbligo per i soggetti iscritti di presentare, ogni anno, una relazione sintetica dell’attività svolta. In caso di mancata presentazione della relazione, il soggetto sarà cancellato e non potrà più partecipare alle consultazioni. Il Ministro delle Politiche Agricole riferirà annualmente al Parlamento, nell’ambito della più generale relazione sullo stato di attuazione dell’analisi di impatto della regolamentazione (Air), sullo stato di attuazione del Decreto e sull’attività di lobbying posta in essere al Ministero.


Rassegna stampa "Decreto Lobby"

Melanie J. Nicholls – LI.Info

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A che punto siamo con la lobby in Italia? http://www.lobbyingitalia.com/2005/07/a-che-punto-siamo-con-la-lobby-in-italia/ Fri, 08 Jul 2005 00:00:00 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/2005/07/a-che-punto-siamo-con-la-lobby-in-italia/ La lobby nell’ immaginario collettivo ha ancora il valore di una parolaccia, gli esperti delle relazioni pubbliche si battono da anni per darle un’accezione positiva. Gli studenti di scienze della comunicazione studiano a livello teorico quanto avviene oltre oceano, assimilando la sola cultura anglo-americana in materia. Il Prof. Giuseppe Mazzei responsabile dei rapporti con l’Authority per la Rai ci descrive la sua “Lobby della trasparenza”. In un libro dove a prevalere è la dialettica dei gruppi d’interesse ci racconta la sua esperienza di giornalista, comunicatore istituzionale, ma anche di filosofo delle scienze morali e sociali materie nelle quali all`inizio della sua carriera si specializzò.

Passando attraverso l’inesistente panorama legislativo italiano e volgendo lo sguardo all`Europa si diventa consapevoli di quanta strada c’è ancora da fare. Il nostro interlocutore soprattutto sottolinea le notevoli capacità dei lobbisti italiani troppo spesso camuffati, nascosti e non fieri e orgogliosi della loro elevata professionalità. L’intervista vuole essere un tentativo per farci spiegare da una voce autorevole che solo l’ uguaglianza nelle opportunità garantita dalla legge crea lobby trasparenti che sono linfa per la democrazia.

Il disegno di legge n 2576 che non ha riscosso un gran successo prevedeva l’istituzione presso Senato, Camera e Consiglio dei ministri di un registro pubblico nel quale dovevano essere depositate relazioni periodiche da parte dei lobbysti. Ce ne svela i limiti e perchè non si è trasformato in legge.

La proposta di legge 2567 presentata alla Camera dei deputati dall’on. Pino Pisicchio (Margherita, DL-Ulivo) il 13 settembre 2001 e assegnata il 14 gennaio 2002 alla Commissione Affari costituzionali, si è impantanata troppo presto nelle sabbie mobili di un Parlamento che in materia di lobby non ha proprio voglia di decidere.Nella IX legislatura c’erano state quattro iniziative legislative in materia. Iniziative sporadiche si sono fatte avanti timidamente fino alla scorsa legislatura, quando l’esame di varie proposte sulla regolamentazione delle lobby superò le prime diffidenze e giunse fino all`elaborazione di due testi unificati, dopo vari dibattiti in Commissione nei due rami del Parlamento.

La proposta dell’on. Pisicchio è davvero minimalista: si propongono dei registri cui si devono iscrivere coloro che vogliono svolgere una attività di relazione istituzionale che miri a promuovere interessi leciti. Non si va molto a fondo del problema, non si parla di quali requisiti debba avere un soggetto per definirsi lobbista o addetto alle relazioni istituzionali, non si fissano norme di incompatibilità con attività anche precedenti (o future) legate a ruoli nelle istituzioni, non si prevedono sanzioni significative, se non per la mancata iscrizione nei registri o la omessa presentazione delle relazioni periodiche.

Mi sembra che questa proposta non vada molto più in là di quanto già previsto da una legge regionale in Toscana.

Tra l’altro si continua a commettere l’errore di pensare ad una regolamentazione, seppur blanda, limitata solo a Parlamento, Governo e alti dirigenti della Pubblica Amministrazione, mentre esistono le Autorità indipendenti, una vasta articolazione di enti locali territoriali che sono oggetto di lobbying non meno dei vertici istituzionali.

Di recente la società di lobbying “Reti” che fa capo a Claudio Velardi ha proposto alcune, modifiche al regolamento della Camera per tentare di introdurre regole più dettagliate per le lobby. Ma si tratta solo di un promo abbozzo di proposta su cui è prematuro pronunciarsi.

Ci racconta cos’è la Consultation European Commission and Civil Society (Connecs)?

La Connecs è stata istituita per render più trasparente il dialogo, che a livello europeo esiste da sempre, tra società civile organizzata e istituzioni comunitarie. Sebbene non venga fornita una definizione legale precisa di “Organizzazioni della società civile”, il Comitato Economico e Sociale dell`Unione europea include abitualmente in questa categoria sindacati di lavoratori e imprenditori, organizzazioni di categorie economiche varie, organizzazioni non governative, organizzazioni di base di cittadini anche a livello locale e comunità religiose.

Si tratta di un database che sostituisce la precedente Directory dei gruppi di interesse e che offre una lista di organizzazioni a due livelli: profit e non-profit.

Il Connecs serve ai portatori di interesse per farsi avanti e proporsi come interlocutori della Commissione e alla Commissione per avere un parere di soggetti da consultare quando necessario.

Non è una vera e propria regolamentazione dell`attività del lobbying comunitario (che è molto intenso), ma solo una forma di trasparenza. Il vero problema è quello di stabilire procedure di consultazione certe e che realmente, a pena di nullità, coinvolgano davvero tutti i soggetti interessati che hanno i requisiti per iscriversi nel Connecs.Ma non mi pare che si sia ottenuto questo risultato.

Si sente parlare di Henry Plumb che idea si è fatto della PRM European Lobbyst?

La PRM European Lobby è un’autorevole (anche per la figura del suo presidente Henry Plumb) società di moderno lobbying che molto ha da insegnare alle nostre pur coraggiose prime iniziative simili italiane.Vorrei tanto che il nostro Paese non si facesse colonizzare da anglo-americani anche nel lobbying: la nostra tradizione di abilissimi mediatori e fantasiosi difensori dei nostri interessi dovrebbe pur sfociare in una cultura e pratica di un lobbismo di avanguardia che per ora non vedo all`orizzonte.

Non le pare che in Italia stia avanzando un Lobbista impuro portatore d’ esclusivi interessi dei potenti, la non regolarizzazione giuridica porta con se il rischio che gli interessi legittimi dei piccoli vengano fagocitati? Possiamo sperare in una legge nazionale che definisca la questione?

Quel che penso è scritto nel mio libro “Lobby della trasparenza” (Centro di documentazione giornalistica- Roma piazza di Pietra, 2). Le lobby trasparenti sono vitali per la democrazia a condizione che si stabilisca una eguaglianza di opportunità e si recida qualsiasi forma di legame tra lobbismo e finanziamento della politica.

Occorre non qualche timida leggina o qualche intervento settoriale. Serve una grande legge che fondi su alcuni punti chiave della nostra Costituzione non solo la legittimità ma anche la utilità sociale delle lobby. Questa legge dovrebbe prevedere una definizione chiara dell`attività lobbistiche e di coloro che sono abilitati a svolgerle presso tutte le istituzioni pubbliche, centrali o periferiche. Servono poi severe norme di incompatibilità e rigorose procedure che obblighino le istituzioni ad avere un atteggiamento negoziale ed egualitario verso i portatori di interessi trasparenti.

Non credo che la classe politica si voglia spontaneamente spingere così avanti finchè non ci sarà la pressione esercitata da una moderna cultura del lobbismo che deve uscire allo scoperto e di cui ho tracciato alcuni riferimenti basilari nel mio saggio.

Rimango ottimista sulla possibilità che una nuova generazione di lobbisti cresciuti non nei sottoscala della politica ma in moderne scuole di lobbying possa rompere il muro del silenzio di una cultura politica (ma anche accademica) che ancora mantiene un pregiudizio sfavorevole verso le lobby.

Bisogna avere il coraggio di dire (e io lo dico in tutte le sedi e salse) chiaro e forte: “sono lobbista e me ne vanto, perchè lobby è bello e fa bene alla democrazia”.

Laura Latini – Scienzedellacomunicazione.com

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