lobbisti – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Morbelli (Open Gate Italia): Siamo lobbisti, non faccendieri. Serve legge lobby nazionale http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/morbelli-lobbisti-non-faccendieri-linkiesta/ Wed, 27 Apr 2016 16:22:51 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3307 Parla Morbelli, responsabile relazioni esterne di Open Gate Italia. «Ma quali interessi oscuri. Noi portiamo le istanze dei nostri clienti al decisore, non vendiamo relazioni. Le regole a Montecitorio? Si poteva fare di più. Serve una legge, i primi a volere chiarezza siamo noi lobbisti»

«Siamo lobbisti, non faccendieri. Finalmente alla Camera ci sarà più trasparenza, ma stiamo ancora aspettando una legge nazionale con regole certe». Andrea Morbelli è il responsabile del settore relazioni istituzionali di Open Gate Italia, una delle principali realtà del settore. Tra i suoi clienti, presenti e passati, figurano multinazionali come HP, Enel Open Fiber, le Acciaierie di Terni, l’associazione nazionale industrie cinematografiche, ma anche la società calcistica della Roma. A sentire lui, la regolamentazione approvata a Montecitorio sull’attività dei lobbisti è una buona notizia.

Morbelli, partiamo dal suo lavoro. È corretto dire che i lobbisti rappresentano interessi particolari e costruiscono reti di relazioni con il decisore pubblico?

Facciamo chiarezza. Il lobbista non crea relazioni, porta contenuti al decisore pubblico. Si discute di un provvedimento? Noi rappresentiamo le istanze dei nostri clienti, siano aziende o associazioni. E così portiamo anche il loro know how. Perché il decisore non può essere onnisciente: per regolare un settore deve prima avere gli strumenti che gli permettono di farlo. Ma non vendiamo relazioni, non siamo faccendieri. Oggi diverse multinazionali e associazioni di categoria possono già entrare alla Camera con un badge che viene rilasciato a discrezione del questore. Non c’è alcun criterio. Se la nuova regolamentazione azzera tutto e autorizza l’accesso solo a chi si registra sarà un dato positivo Da ieri alla Camera c’è una nuova regolamentazione della “attività di rappresentanza di interessi”.

Ci sarà un pubblico registro dei lobbisti che entrano a Montecitorio. Come cambia il vostro lavoro?

È un primo passo. Adesso spettano alla Presidenza ulteriori disposizioni per stabilire le modalità di accesso nel Palazzo. La nostra posizione è semplice: siamo a favore se esisterà un registro valido per tutti. Oggi diverse multinazionali e associazioni di categoria possono già entrare alla Camera con un badge che viene rilasciato a discrezione del questore. Non c’è alcun criterio. Se la nuova regolamentazione azzera tutto e autorizza l’accesso solo a chi si registra sarà un dato positivo. Altrimenti si rischia di reiterare il dislivello attuale. Dove qualcuno può entrare quando vuole e altri devono chiedere il permesso. La regolamentazione prevede anche che i lobbisti pubblichino un resoconto delle proprie attività nel Palazzo. Bene, noi siamo per la totale trasparenza. Meglio ancora se viene sanzionato chi non dichiara tutto, magari privandolo della possibilità di entrare alla Camera. Inizialmente si era anche ipotizzato di rendere pubbliche le spese sostenute da ciascuno nell’ambito della propria attività. Questa disposizione è stata tolta, io l’avrei lasciata. Gli ex parlamentari che diventano portatori di interessi, invece, dovranno attendere un anno prima di potersi iscrivere al registro. Anche se potranno continuare a entrare a Montecitorio in qualità di ex. Nel mondo succede così, non è uno scandalo. Chi è stato decisore pubblico può diventare un lobbista. Ma la norma così com’è scritta può essere sicuramente aggirata, questo è vero. Spesso si parla del lobbista come di un rappresentante di interessi oscuri, pronto a elargire mazzette… Ma questi sono traffichini, non lobbisti. Il nostro è un lavoro serio, proprio per questo vogliamo farlo in tutta trasparenza

Insomma, lei è soddisfatto delle nuove disposizioni?

Ripeto, è un primo passo. Se ci fosse una legge nazionale con regole certe sarebbe ancora meglio. Si parla tanto di trasparenza, ma è evidente che qualche abuso esiste.

Le cronache parlamentari raccontano spesso di strani personaggi che si aggirano tra le commissioni ed emendamenti infilati all’ultimo da anonime manine…

Gli abusi esistono, certo. Anche per questo chiediamo norme chiare. Se la nostra attività avvenisse alla luce del sole non ci sarebbe nulla di male. Ognuno deve essere libero di portare il proprio contributo al decisore. E lui, a sua volta, deve essere libero di legiferare in autonomia. Oggi siamo noi i primi a pagarne le conseguenze. Spesso si parla del lobbista come di un rappresentante di interessi oscuri, pronto a elargire mazzette… Ma questi sono traffichini, non lobbisti. Il nostro è un lavoro serio, proprio per questo vogliamo farlo in tutta trasparenza.

Fonte: Marco Sarti, Linkiesta

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Camera, ecco come funziona il Registro dei lobbisti http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/camera-funzionamento-registro-lobbisti/ Wed, 27 Apr 2016 13:01:48 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3304

IL RELATORE PISICCHIO: MODELLO UE, RIGUARDERÀ TUTTI I RESPONSABILI RAPPORTI ISTITUZIONALI

(Public Policy) Il regolamento dell’attività di lobbying della Camera approvato ieri sera dalla Giunta del regolamento è entrato subito in vigore? Ci sarà un periodo di transizione? Le nuove regole varranno solo per questa legislatura? A chi si applicheranno veramente le nuove norme? Da Montecitorio fanno sapere che, per il momento, un lobbista che entrasse oggi alla Camera non dovrebbe sottoporsi a nessun nuovo adempimento in più rispetto a ieri. Infatti, pur essendo formalmente in vigore, affinché il nuovo regolamento venga applicato saranno necessari alcuni giorni. Da Montecitorio spiegano che da ieri sera gli uffici si sono messi subito all’opera affinché il nuovo regolamento diventi operativo tra qualche giorno.

Ad ogni modo sarà necessaria una nuova riunione dell’Ufficio di presidenza, perché – secondo quanto prevede il regolamento – quest’organo dovrà stabilire “le ulteriori disposizioni relative all’iscrizione e alla tenuta del registro nonché alle modalità di accesso alla Camera dei deputati dei soggetti iscritti nel registro e all’eventuale individuazione di locali e attrezzature per favorire l’esplicazione della loro attività“. Nella stessa riunione verranno sciolti tutti i nodi relativi ai vari adempimenti come, per esempio, quello relativo alla sicurezza. Tutti gli aggiornamenti sulle novità riguardanti il registro e l’attuazione del regolamento saranno pubblicate sul sito internet. Inoltre dalla Camera spiegano che il nuovo regolamento, pur essendo stato approvato in via sperimentale, varrà non solo per questa legislatura ma anche per le prossime. Nel corso della seduta della Giunta del regolamento di ieri sera un lungo dibattito ha riguardato l’emendamento del Pd che ha aggiunto l’avverbio “professionalmente” alla definizione dell’attività di lobbying.

Il relatore Pino Pisicchio spiega a Public Policy che le nuove regole “si basano sul modello del Parlamento europeo, quindi varranno per tutti quei soggetti che svolgono la loro attività in maniera non occasionale ma professionale“. Dunque agenzie di lobbying e lobbisti interni alle aziende ma anche, sintetizza Pisicchio, “tutti i responsabili dei rapporti istituzionali.

NASCE IL REGISTRO DELLE LOBBY

Il registro delle lobby sarà istituito presso l’Ufficio di presidenza della Camera e riguarderà “i soggetti che svolgono professionalmente attività di rappresentanza di interessi nei confronti dei deputati“. Il registro è pubblicato sul sito internet della Camera ed è puntualmente aggiornato in relazione alle modifiche intervenute.

DEFINIZIONE DI LOBBYING

Per attività di rappresentanza di interessi si intende ogni attività svolta nelle sedi della Camera dei deputati professionalmenteattraverso proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione orale e scritta, intesa a perseguire interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri della Camera dei deputati“. Il regolamento precisa che “non costituiscono attività di rappresentanza di interessi le dichiarazioni rese e il materiale depositato nel corso di audizioni dinanzi alle commissioni e ai comitati parlamentari“.

ISCRIZIONE AL REGISTRO

In caso di persone fisiche il lobbista dovrà indicare: dati anagrafici e domicilio professionale. Se l’attività di rappresentanza d’interessi è svolta da un soggetto giuridico diverso da una persona fisica dovrà essere indicata: la denominazione e la sede, i dati anagrafici delle persone che in maniera stabile e costante svolgono per loro conto tale attività e lo specifico rapporto contrattuale che ad esse le lega. E ancora, per tutti: la descrizione dell’attività di rappresentanza di interessi che si intende svolgere; i soggetti che si intendono contattare. “Qualora l’attività sia intesa a perseguire interessi di terzi – si legge – deve essere indicato il titolare di interessi per conto del quale il soggetto che intende iscriversi al registro opera e il titolo giuridico che consente l’esercizio dell’attività, con l’indicazione del termine finale, ove previsto“. Per l’iscrizione nel registro il soggetto richiedente deve: avere compiuto la maggiore età; non aver subito, nell’ultimo decennio, condanne definitive per reati contro la pubblica amministrazione o la fede pubblica o il patrimonio; godere dei diritti civili e non essere stato interdetto dai pubblici uffici; non aver ricoperto negli ultimi dodici mesi cariche di governo nè aver svolto il mandato parlamentare. In caso di attività di rappresentanza d’interessi svolta da un soggetto giuridico diverso da una persona fisica questi requisiti dovranno essere posseduti dalle persone che in maniera stabile e costante svolgono per loro conto questa attività. “La medesima disciplina – si legge – si applica anche ai parlamentari cessati dal mandato ove intendano svolgere attività di rappresentanza di interessi“. Nel caso in cui venga meno uno dei requisiti per l’iscrizione al registro è prevista la sospensione.

RELAZIONI PERIODICHE

Entro il 31 dicembre di ogni anno, gli iscritti nel registro sono obbligati a presentare alla Camera una relazione sull’attività di rappresentanza di interessi svolta nell’anno, che dia conto dei contatti effettivamente posti in essere, degli obiettivi perseguiti e dei soggetti nel cui interesse l’attività è stata svolta, con le eventuali variazioni intervenute, nonché dei dipendenti o collaboratori che hanno partecipato all’attività. Le relazioni sono tempestivamente pubblicate sul sito internet della Camera.

SANZIONI

In caso di violazione del regolamento delle lobby l’Ufficio di presidenza applica le sanzioni della sospensione o della cancellazione dal registro, graduate in relazione “alla gravità delle infrazioni, secondo procedure e modalità stabilite dallo stesso Ufficio di presidenza“. Le violazioni verranno rese pubbliche sul sito internet della Camera.

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Lobby, gli scandali non smuovono il governo (Il Fatto Quotidiano) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/lobby-gli-scandali-non-smuovono-il-governo-il-fatto-quotidiano/ Thu, 21 Apr 2016 07:52:35 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3301 In 40 anni 58 proposte di legge. Mai approvate. Norma attesa dal 1976, nonostante le polemiche e gli annunci. Per non parlare degli scandali. Come “Tempa Rossa”. Il ddl che dovrebbe regolamentare l’attività dei portatori di interessi è bloccato al Senato. Malgrado gli annunci e le promesse di illustri esponenti del governo. A cominciare dai ministri Boschi e Orlando. “Non presenteremo un nostro provvedimento”, assicura il sottosegretario alle Riforme Pizzetti. Che annuncia l’utilizzo da parte dell’esecutivo del testo degli ex M5s Orellana e Battista

Tutti la vogliono. Almeno a parole. A cominciare dal ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi (“Serve arrivare ad avere un provvedimento del genere”) e dal Guardasigilli Andrea Orlando (“È uno strumento contro la corruzione”). Per non parlare del governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ne ha ribadito la necessità un minuto dopo aver appreso della sconfitta al referendum sulle trivelle. Ma poi, nei fatti, siamo sempre fermi al punto di partenza. E così nonostante i ripetuti scandali, ultimo in ordine di tempo quello che ha coinvolto l’ormai ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il compagno Gianluca Gemelli, in Italia la legge sulle lobby resta un vero e proprio miraggio. Nonostante la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, più di un anno fa, abbia scelto e adottato come testo base tra i 18 depositati, il disegno di legge presentato dai senatori ex Movimento 5 Stelle Lorenzo Battista e Luis Alberto Orellana. Ddl poi ripresentato a Montecitorio dalla deputata di Scelta civica Adriana Galgano. Ma senza successo. Risultati, infatti, zero. Con tanti saluti alla sbandierata trasparenza.

TESTO A TESTO – Ma cosa intende fare a questo punto il governo di Matteo Renzi? Nei giorni scorsi erano trapelate indiscrezioni relative alla possibilità, da parte dello stesso esecutivo, di elaborare un nuovo testo che bypassasse quello del duo Orellana-Battista. Ipotesi adesso smentita dal sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti (Pd). “La nostra intenzione è quella di ripartire proprio dal ddl dei due senatori ex M5S – spiega contattato da ilfattoquotidiano.it –. Valuteremo se presentare degli emendamenti, ma non disporremo un nuovo testo. Il termine per la presentazione dei testi di modifica è stato posticipato a giovedì 21 aprile dopodiché, una volta terminata la discussione dei provvedimenti in calendario, primo fra tutti quello sul conflitto di interessi, verrà avviato l’esame del testo”, conclude. Staremo a vedere. La cosa certa, al momento, è che la questione si trascina ormai da troppo tempo. “Il prossimo 15 giugno festeggeremo il quarantesimo anniversario della presentazione del primo disegno di legge sulle lobby: dal 1976 ad oggi ne sono stati depositati cinquantotto, tutti rimasti lettera morta”, dice Pier Luigi Petrillo, docente di Teoria e tecniche del lobbying all’Università Luiss di Roma e uno dei massimi esperti della materia. “Il perché di questo ritardo? Alla politica conviene avere un paravento dietro il quale nascondersi per non assumersi la responsabilità delle proprie decisioni – risponde –. In termini di comunicazione è molto più efficace scaricare sulle lobby colpe che invece sono tutte ascrivibili alla classe politica, che da sempre agisce assecondando interessi di parte spesso sgraditi al proprio elettorato”.

LOBBISTI AL TRAGUARDO – Con un ulteriore paradosso. Rappresentato dal fatto che sono le stesse società che fanno lobbying ‘alla luce del sole’ (da Open Gate a Utopia Lab, da Comin&Partners a Reti e Il Chiostro) a chiedere l’intervento del governo per regolamentare il settore. Addirittura con decretazione d’urgenza. Senza dimenticare la campagna #occhiaperti lanciata dalla comunità digitale Riparte il futuro, uno dei principali soggetti animatori di Foia4Italy. “La verità – aggiunge Petrillo – è che già domani mattina lo stesso Renzi potrebbe dare il buon esempio: basterebbe un decreto a sua firma per obbligare tutti i ministri a rendere pubblici gli incontri con i portatori di interessi. In questo modo, come in tutte le moderne democrazie, i cittadini potrebbero monitorare l’attività dei propri governanti”. Finora l’unico esponente del governo che mette online i suoi appuntamenti è il viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini, che ha proposto l’adozione di un codice di autoregolamentazione valido per tutti i decisori pubblici (leggere l’articolo di Peter Gomez). “Ma quello del segretario del Psi è un caso isolato – ricorda il docente –. E gli altri? Mi auguro che il Parlamento abbia tempo e modo di chiudere al più presto la partita. È positiva la decisione del governo di non ripartire daccapo, però bisogna fare in modo che questa volta si arrivi al traguardo. Altrimenti si tratterà solo dell’ennesima occasione sprecata”.

INTERESSI ALLE STELLE – Altro problema aperto. E di quelli scandalosi. Che in parte spiega le resistenze di Camera e Senato a discutere e approvare una legge sulle lobby. “Molti ex parlamentari svolgono attività di lobbying in modo irregolare – rivela Petrillo –. Anche in questo caso, il legislatore dovrebbe intervenire per vietare ogni attività di intermediazione fra gli ex deputati e senatori e gli attuali eletti. Un aspetto che però nessuno dei diciotto disegni di legge depositati nell’attuale legislatura a Palazzo Madama ha tenuto in considerazione”, conclude il docente della Luiss. Nel frattempo, in attesa di una norma che regoli definitivamente l’attività dei portatori di interesse, bisognerà accontentarsi del nuovo codice etico previsto per i deputati e curato dal presidente del Gruppo Misto, Pino Pisicchio. Una prima parte (riguardante fra le altre cose il conflitto di interessi) è già stata approvata. La seconda, dal titolo emblematico – “Ipotesi di regolamentazione dell’attività di lobbying da parte della Camera dei deputati” – dovrebbe essere ratificata entro il prossimo 26 aprile. L’attuale impostazione non piace però al Movimento 5 Stelle. “Abbiamo presentato degli emendamenti affinché gli incontri fra lobbisti e deputati vengano certificati anche fuori dal Palazzo – dice il deputato Danilo Toninelli –. Prevedendo sanzioni sia nei confronti dei lobbisti, che arrivano fino alla cancellazione dall’apposito registro, sia degli eletti, con pene pecuniarie e sospensione dai lavori dell’Aula”. Il tutto nell’attesa di una proposta di legge organica sulle lobby targata M5S.

Giorgio Velardi, Il Fatto Quotidiano

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La giungla delle lobby. Settant’anni buttati senza fare una legge (Il Giornale) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/la-giungla-delle-lobby-settantanni-buttati-senza-fare-una-legge-il-giornale/ Wed, 20 Apr 2016 16:08:29 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3298 Il caso Guidi fa riesplodere la polemica sui faccendieri in Parlamento. È dal 1948 che la politica prova a regolarne l’attività. Inutilmente

Lobbisti senza legge. Il tentativo di cavalcare il «caso Guidi» per rafforzare la partecipazione referendaria è fallito. Il problema della regolamentazione delle lobby resta, però, di scottante attualità. L’ultimo «invito» a fare presto arriva in queste ore da «Riparte il futuro», uno dei principali soggetti animatori della piattaforma che punta a un Freedom of information act italiano e ad applicare il massimo della trasparenza anche al grande mercato delle influenze. «Visto il recente scandalo che ha toccato il ministro dello Sviluppo economico» evidenzia Federico Anghelè «il tema della rappresentanza degli interessi dovrebbe balzare in cima all’agenda politica. E invece il testo base sulla regolamentazione dell’attività di lobbying proposto dal senatore Orellana è ancora fermo in Commissione Affari Costituzionali e il termine per gli emendamenti viene continuamente posticipato». La richiesta di avere una legge sui lobbisti viene sollevata dall’inizio della Prima Repubblica. L’obiettivo è sempre lo stesso: individuare chiaramente chi sono, a chi si rivolgono, con quali mezzi cercano di influenzare la politica e quali sono i loro obiettivi. «L’opacità minaccia la qualità delle nostre leggi e favorisce fenomeni di corruzione e conflitti d’interessi». Per questo, spiegano, bisogna scuotere il governo e puntare a un intervento organico.

Qualcosa di recente si è mosso a Montecitorio. La Giunta per il regolamento ha approvato la proposta di Pino Pisicchio, un codice etico meritorio che però si applica ovviamente solo alla Camera e non a tutte le istituzioni sulle quali la pressione dei lobbisti può essere esercitata (Senato, governo, ministeri, autorità indipendenti, regioni). La novità principale è il «registro dei soggetti che svolgono attività di relazione istituzionale nei confronti dei deputati», pubblicato sul sito Internet della Camera.

L’aspetto particolare e paradossale è che sono gli stessi lobbisti a spingere per una seria regolamentazione del loro lavoro. «Veniamo periodicamente convocati in audizione in Parlamento» spiega Andrea Morbelli di Open Gate Italia. «Spieghiamo sempre la stessa cosa, ovvero che è fondamentale registrare tutti i portatori di interessi, dalle associazioni di categoria ai sindacati fino alle Onlus. Tutti devono essere censiti. Sono queste le regole che vengono adottate nel resto del mondo. Basta con l’amico del giaguaro e con le figure borderline. Bisogna distinguere tra il faccendiere, quello che vanta o millanta amicizia all’insegna dell’«a Fra’ che te serve» e il lobbista che presenta studi e analisi per dialogare con le istituzioni essendo credibile come consulente strategico. Il paradosso è che ci siamo potuti registrare al Parlamento europeo, ma non in Italia».

Sul tema, nell’attuale legislatura, sono stati presentati 18 progetti di legge. Dal 1948 al 2012, dalla I alla XVI legislatura, i disegni di legge in materia sono stati ben 51. Nessuno di questi è stato mai approvato e solo 6 sono stati esaminati dalle Commissioni competenti ma mai discussi in Assemblea. Molti movimenti si battono per la costituzione di un registro pubblico dei lobbisti e c’è anche chi chiede una agenda pubblica degli incontri tra politici e lobbisti dove ognuna delle parti sia vincolata a comunicare i dati relativi agli incontri svolti e i temi in discussione. Al Senato si riflette anche su come rendere pubblici gli emendamenti presentati in Commissione.

I lobbisti – le società principali oltre Open Gate, sono Cattaneo & Zanetto, Reti, FB & Associati, Comin & Partners e Utopialab – non nascondono il sospetto che l’apparente impossibilità del legislatore di uscire da questa zona grigia serva a tutelare interessi consolidati. L’idea di fondo è che si voglia considerare legittimo e riconosciuto solo chi viene dal passato, sindacati in primis. Rifiutando di accettare che il piccolo mondo antico del Novecento è finito e il mondo della rappresentanza è definitivamente cambiato.

Fabrizio De Feo, Il Giornale

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Lobbying: un fenomeno in espansione, dopo la crisi della rappresentanza tradizionale http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/lobbying-un-fenomeno-in-espansione-dopo-la-crisi-della-rappresentanza-tradizionale/ Fri, 15 Apr 2016 09:07:46 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3285

(@errante_filippo) Lentamente negli ultimi anni, e a ritmo tamburellante negli ultimi mesi, i riflettori della cronaca nazionale sono accesi sempre di più sull’attività di lobbying. Spesso le ricostruzioni, le più svariate, confondendo tra attività differenti, e la stessa semantica della parola “lobby”, assumono un significato negativo. È indubbio, tuttavia, che il fenomeno stia assumendo una dimensione tale da esigere una qualche forma di regolamentazione. Una regolamentazione che permetterebbe, in prima cosa, di rendere trasparente l’attività di lobbying, e, inoltre, permetterebbe di avviare quel necessario percorso culturale (sul modello anglosassone) verso l’accettazione di una pratica comune a tutte le democrazie.

In Italia, le radici dell’attività di public affairs sono, inevitabilmente, deboli. Coincidono con la destrutturazione dei soggetti politici e la disintermediazione del sistema politico italiano. L’esistenza di grandi partiti di massa aveva impedito la nascita del lobbying professionale; i partiti, infatti, erano in grado, da soli, di rappresentare tutti gli interessi particolari della società. I partiti li interpretavano e in Parlamento si svolgeva la necessaria funzione di ricomposizione.

Oggi, non è più così. I partiti non sono più in grado di rappresentare la complessità del pluralismo sociale e i diversi interessi che da essa scaturiscono. Peraltro, non è solo il sistema dei partiti che ha perduto radicamento e rappresentanza. La disintermediazione è di “sistema” e ha colpito tutti i corpi intermedi, comprese le associazioni di categoria che svolgevano la funzione di raccordo tra gli interessi particolari e la politica. Un cambiamento, quindi, che coinvolge tutto il sistema della democrazia italiana, e, quindi, anche il rapporto tra portatori di interessi organizzati e la politica.

La crisi di rappresentanza dei corpi intermedi “tradizionali” ha reso necessaria una riorganizzazione dei legittimi interessi particolari dei diversi settori della società italiana. Ecco, quindi, che i lobbisti svolgono una funzione di supplenza, di rappresentanza di interessi, che necessariamente devono interagire con il decisore pubblico. È, peraltro, una necessità bidirezionale: poiché anche la politica, per comprendere al meglio gli interessi in gioco, ha la necessità di confrontarsi con attori competenti e credibili. Non sarebbe esagerato, allora, sostenere che i lobbisti hanno colmato un vuoto, un deficit di rappresentanza in una società articolata, complessa e plurale. Un vuoto che è stato necessario colmare con la crisi dei corpi intermedi iniziata con la fine degli Anni Ottanta.

Non è un caso che le prime società di lobbying nascano a metà degli Anni Novanta; come non è un caso che, oggi, una qualsiasi azienda modernamente organizzata si doti al suo interno di una sezione legata alle “relazioni istituzionali”, nelle diverse forme in cui può essere declinata. L’attività di lobbying sta diventando una componente essenziale della nostra democrazia, in una fase di profonda trasformazione dei meccanismi della rappresentanza degli interessi e del rapporto tra questi e la politica. Ed è, peraltro, un processo non solo irreversibile, ma che sta evolvendo, in questa direzione, con notevole velocità. Dunque, il Re è nudo. La pratica del lobbying è un fatto incontestabile, una realtà della nostra democrazia. Grande assente è la politica. Il legislatore, dopo innumerevoli tentativi, ancora non è riuscito a legiferare in materia; impedendo la formazione di un sistema trasparente e l’avvio di quella svolta, prima di tutto culturale, tanto attesa.

Filippo Andrea Errante, Relazioni esterne, comunicazione e fundraising – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli

 

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Confindustria, Delzio di Autostrade prossimo DG? [La Notizia] http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/lobby-e-poltrone-delzio-di-autostrade-verso-la-dg-di-confindustria/ Fri, 08 Apr 2016 08:51:38 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3252 Delzio verso la poltrona di direttore generale grazie all’appoggio dell’ex presidente Abete. Adesso l’incarico è in mano a Marcella Panucci che non vuole mollare Ma la partita è appena cominciata

Di autostrade si occupa da tempo. E il suo desiderio sarebbe quello di percorrerne una, possibilmente senza troppo traffico, per arrivare spedito alla poltrona di direttore generale della “nuova” Confindustria. Ma alcuni addetti ai lavori, un po’ sarcastica mente, spiegano che in questa partita bisogna distinguere tra aspirazioni, ambizioni e chimere. E’ all’interno di una di queste categorie che bisogna collocare il lavorìo di cui in que sti giorni viene accreditato Francesco Delzio , direttore delle relazioni esterne e degli affari istituzionali di Atlantia e Autostrade per l’Italia. In buona sostanza il lobbista del gruppo che fa capo alla famiglia Benetton. Forte del solido legame con Luigi Abete , ex presidente degli industriali e oggi presidente della Bnl, Delzio a quanto pare vorrebbe mettere a segno un bel colpaccio.

I NODI Ma l'”autostrada”, almeno per il mo mento, è bella trafficata. Certo, con la designazione di Vincenzo Boccia alla presidenza dell’associazione di viale dell’Astronomia comincia un nuovo corso. Ma la collocazione de gli altri tasselli non è affatto sconta ta. Per esempio è appena il caso di ricordare che oggi sulla poltrona di direttore generale di Confindustria è seduta Marcella Panucci , certo non intenzionata a mollare l’osso. E poi una sorta di consuetudine confindustriale rende complicato il contestuale avvicendamento di pre sidente e direttore generale, per non spezzare “traumaticamente” una ca tena di comando che rischierebbe di essere quasi sconfessata. Per non parlare del fatto che ci sarebbero anche altri candidati a quella poltrona, o comunque profili che vorrebbero tentare l’ascesa. Uno di questi po trebbe essere Giovanni Lo Storto, attuale direttore generale della Luiss, l’ateneo guidato dall’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.

IL PROFILO Di sicuro Delzio viene descritto come un ambizioso. Già direttore dei giovani di viale dell’Astronomia e degli affari istituzionali della Piaggio, è un grande esperto del “networking” costruito sulla partecipazione a pensatoi e fondazioni varie. È stato fondatore de La Scossa, un think tank presieduto dal capo delle relazioni esterne di Vodafone, Michelangelo Suigo, con dentro lobbisti di gruppi come Unipol e British American Tobacco. Ma Delzio siede pure nel comitato editoriale di Inpiù, pubblicazione on line del gruppo Abete, e nel comitato scientifico della fondazione Symbola, presieduta dal Pd Ermete Realacci . Arrivare alla poltrona della Panucci non sarà facile. Anche se c’è chi fa notare come a viale dell’Astronomia qualcuno ne vorrebbe favorire la sostituzione, complice lo stretto rapporto che l’attuale dg ha con Antonella Mansi , vicepresidente percepita come troppo montezemoliana. Magari la Panucci lascerà solo in un secondo tempo. Di certo questa è un’altra delicata partita confindustriale.

Fonte: Stefano Sansonetti, La Notizia

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Lobby & Poltrone: UtopiaLab, arriva Gian Luca Petrillo http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/lobby-poltrone-utopialab-arriva-gian-luca-petrillo/ Thu, 07 Apr 2016 17:07:18 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3240 Sono giorni che Dagospia definirebbe di “Risiko” tra i lobbisti, con molti movimenti tra aziende, governo e società di consulenza. Uno di questi è arrivato oggi, “comunicato” via LinkedIn.

UtopiaLab, società di lobbying nella top ten nazionale fondata da Giampiero Zurlo, ha infatti aggiunto un nuovo socio alla sua compagine societaria con Gian Luca Petrillo

Cresciuto in politica con Alleanza Nazionale, già consigliere dell’allora ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri, Petrillo è un esperto  relazioni istituzionali e commerciali con una solida esperienza maturata nei settori dell’innovazione e delle telecomunicazioni, essendo anche stato membro del CdA di Infratel.

Il suo ultimo incarico è stato in British American Tabacco Italia, dove ha ricoperto per circa due anni il ruolo di Head of Regulatory Affairs and Commercial Engagement. Prima del tabacco ha lavorato per IBM nell’area public sector e successivamente per 5 anni nel ruolo di Government Affairs Manager di Microsoft Italia

Il passaggio di Petrillo a UtopiaLab arriva un po’ a sorpresa, dopo che la scorsa estate si era parlato di lui come destinato a passare a una società del gioco. 

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Sposato con la giornalista parlamentare del TG2 Maria Antonietta Spadorcia, Gian Luca Petrillo è anche tesoriere e membro del board dell’Associazione La Scossa, fondata da Francesco Delzio (Atlantia) e oggi presieduta da Michelangelo Suigo (Vodafone). 

Gian Luca Petrillo su Twitter

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Petrolieri & co. : che fine ha fatto la legge sulle lobby (L’Espresso) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/petrolieri-co-che-fine-ha-fatto-la-legge-sulle-lobby-lespresso/ Thu, 07 Apr 2016 13:00:34 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3236 Tutti i disegni di legge sono fermi, a dispetto delle intenzioni più volte dichiarate, così come la legge sul conflitto di interessi. Ma ora il governo, per riscattarsi dal caso Guidi, dice di volere intervenire

Dobbiamo cercare di arrivare ad avere una legge», dice Maria Elena Boschi. Come impegno è un po’ poco, ma il messaggio che il ministro vuole mandare dalle poltrone dello studio di Porta a porta è che il governo intende accelerare sulla legge che dovrebbe regolare il rapporto tra i parlamentari e i lobbisti, i portatori di interessi che lavorano per aziende, multinazionali, categorie professionali o sociali.

Legge che non c’è e la cui assenza è illuminata dalla vicenda di Federica Guidi, dalle telefonate tra l’ex ministro dello Sviluppo economico, già accusata di conflitto di interessi per via dell’azienda di famiglia, Ducati Energie, e il suo compagno, Gianluca Gemelli, accusato di «traffico di influenze illecite».

L’accusa di Gemelli cita l’articolo 346 bis del codice penale, un reato voluto dal ministro Cancellieri che però da solo non regolamenta le molteplici forme con cui le lobby si interfacciano con le istituzioni, ed è insufficiente a definire i confini di quella che potremmo considerare un’attività di lobby positiva, come nota Pier Luigi Petrillo, professore di Teorie e tecniche del lobbying alla Luiss Guido Carli di Roma: «Si è introdotto il reato di traffico, che descrive il lobbying illecito, senza tracciare prima i confini del lobbying lecito».

Per ora però le intenzioni, ribadite da Boschi, non hanno prodotto molto. Sono quasi due anni che la commissione Affari costituzionali del Senato ha in mano una serie di testi sulla materia, più o meno stringenti. Ed è quasi un anno che tra le dodici diverse proposte è stato individuato un testo base, quello dell’ex Cinque Stelle Luis Orellana, su cui sono stati presentati circa 250 emendamenti.

«Ma non sono neanche ancora stati raccolti in un fascicolo», dice all’Espresso Orellana, «tant’è che non ho potuto ancora leggerli, non essendo io membro della prima commissione». Dopo le dichiarazioni di Maria Elena Boschi i più scommettono che la presidente Anna Finocchiaro faccia riprendere l’iter, perché nel merito non se ne discute da giugno 2015, salvo l’impegno messo a verbale nella seduta del 25 novembre scorso, quando la commissione si riprometteva di «riprendere l’esame del disegno di legge».

Cosa mai successa. Tra gli aspetti positivi del testo di Orellana c’è il cosiddetto divieto “revolving doors“: il rappresentate o il dirigente dell’istituzione pubblica, se cambia lavoro, non potrà diventare lobbista, almeno per due anni.

A parziale discolpa dei senatori bisogna dire che la commissione ha prima dedicato molti mesi alla riforma costituzionale e poi ora ha sotto esame, tra le altre, la legge sul conflitto di interessi già approvata alla Camera (anche questa sarebbe stata utile nel caso Guidi, anche se il testo in questione non avrebbe impedito la nomina della vicepresidente di Confidustria) e la riforma della legge sul sostegno all’editoria. Comunque, mentre si attende di capire come il governo voglia concretizzare l’impegno dichiarato e se la commissione del Senato possa accelerare, la Camera dei deputati potrebbe esser la prima a intervenire.

Un testo fotocopia di quello di Orellana è stato infatti presentato anche Montecitorio dalla deputata di Scelta Civica Adriana Galgano, anche se il successo per ora è lo stesso. Scarso: presentata a ottobre 2015, assegnata alla prima commissione, l’iter non è cominciato. Più fortunato potrebbe esser invece Pino Pisicchio. La giunta per il regolamento, infatti, venerdì 8 aprile chiude il termine per la presentazione degli emendamenti al testo che porta la firma del deputato centrista e che punta a istituire «un registro dei soggetti che svolgono attività di relazione istituzionale nei confronti dei deputati». Sarebbe solo un protocollo, e durerebbe solo fino alla fine della legislatura (questo perché altrimenti dovrebbe passare al voto dell’aula) ma sarebbe un primo passo avanti: «Molto piccolo», commenta Orellana, «perché a differenza di quello che potrebbe fare una legge vera e propria riguarda solo i deputati e non tutti gli altri decisori pubblici su cui i portatori di interessi esercitano le loro legittime pressioni. Non c’è il governo, tanto per cominciare e quindi non ci sarebbe stata la Guidi, e non ci sono i dirigenti dei ministeri che spesso sono più preziosi di noi parlamentari». «Entro la fine di aprile possiamo approvarlo», dice comunque Pisicchio. E almeno sapremmo chi può entrare a Montecitorio oltre ai deputati e ai giornalisti.

Con il protocollo della Camera, non si risolve certo il tema degli incontri fuori dalle istituzioni, né il tema dei finanziamenti delle aziende alla politica, che d’altronde non risolve neanche il testo Orellana che prevede sanzioni per chi non si iscrive ai registri e l’obbligo per i portatori di interessi di pubblicare un annuale report su chi si è incontrato e perché. «Si potrebbe inserire anche l’obbligo di un report per i decisori pubblici», ragiona Orellana con l’Espresso, «così da incrociare i dati e verificare le dichiarazioni, ma certo gli incontri informali, a casa o in un caffè, si potrà sempre trovare il modo di tenerli segreti». Quello di Pisicchio sarebbe comunque un passo verso un registro sul modello delle istituzioni europee, dove c’è il “Registro per la Trasparenza”, un database dove sono iscritte quasi 10mila lobby, di tutti i Paesi, Italia inclusa. Se ne iscrivono 50 ogni settimana tra uffici di consulenza, gruppi di categoria, di settore, dell’industria o studi legali, liberi professionisti, associazioni professionali, charity e ovviamente ong e gruppi religiosi.

E proprio al modello europeo pensa il professor Petrillo che ancora a Annalisa Chirico de Il Foglio dice: «Non serve l’ennesimo albo professionale, io li abolirei tutti. Basterebbe introdurre un registro, sul modello europeo, fissando criteri di accesso trasparenti». Parlamentari e ministri, però, dovrebbero poi esser obbligati «a tenere un’agenda conoscibile degli incontri con i portatori di interesse». Il cittadino così potrebbe valutare la frequenza degli incontri e gli effetti sulle norme approvate. Sui finanziamenti, invece: «Le lobby non dovrebbero finanziare le campagne elettorali», dice ancora il professore. Ma qui l’orientamento è diverso. Nessuna delle leggi presentate affronta il tema, che d’altronde è stato normato con la riforma del finanziamento dei partiti, mantenendo solo il 2 per mille come forma di finanziamento pubblico e consentendo i finanziamenti privati anche da società e associazioni.

Fonte: Luca Sappino, L’Espresso

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Caso Tempa Rossa, ecco come possiamo regolare le lobby (Huffington Post) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/caso-tempa-rossa-ecco-come-possiamo-regolare-le-lobby-huffington-post/ Thu, 07 Apr 2016 12:01:50 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3233 Le polemiche di questi giorni sull’affaire Tempa Rossa hanno una molteplicità di risvolti, alcuni dei quali riguardano la magistratura e possibili ipotesi di reato.

In Italia non sappiamo ancora gestire le lobby.
Esse mettono però in luce un fatto: nel nostro paese abbiamo una grande difficoltà a gestire i rapporti con le lobby, soprattutto se esse sono rappresentative di grandi imprese e potentati economici internazionali. Passiamo dalla soggezione, che consente loro di avere voce in capitolo prima e più degli altri, alla demonizzazione estrema, quasi che la rappresentanza di interessi particolari – penso alle aziende farmaceutiche, all’hitech o alle aziende elettriche – fosse di per sé un fatto di corruttela. Regolamentare i rapporti tra potere politico amministrativo e soggetti privati non è una soluzione automatica, ma almeno permetterebbe di guardare la realtà in faccia e di distinguere il lecito dall’illecito. Certo di corruzione ne abbiamo vista tanta in questi anni, con favoritismi di vario genere, soprattutto nel campo degli appalti con l’amministrazione pubblica. Ma proprio per questo la questione va affrontata di petto.

Il registro delle lobby: primi tentativi di regolamentazione
Ci ha già provato l’Unione europea istituendo un Registro delle lobby, dal 1996 solo presso il Parlamento europeo, dal 2008 anche presso la Commissione e dal 2011 trasformando i due registri in un registro unitario. Tale registro, tuttavia, non essendo obbligatorio, ha fatto sì che si iscrivessero solo le lobby più deboli, come ad esempio le associazioni di utenti, e che si lasciasse indisturbato il lavoro molto meno trasparente dei soggetti forti. Non a caso nel nuovo programma 2016/18 la Commissione Europea propone che il registro unico dei lobbisti diventi obbligatorio per chiunque voglia avere rapporti di “influenza”, non solo con Parlamento e Commissione, ma anche con il Consiglio. Anche in Italia qualcosa si è mosso. Per la prima volta, dopo più di 50 tentativi infruttuosi dal 1954 ad oggi, un disegno di legge, a prima firma del sen. Orellana, ha iniziato il suo iter in Commissione affari costituzionali del Senato, insieme ad altri 9 disegni di legge sullo stesso tema. Il Ministero delle politiche agricole ha istituito dal 2012 un suo registro, così come alcune Regioni: Toscana, Abruzzo e Molise, alle quali si è andata ad aggiungere recentemente la Calabria.

Serve “tracciare” i canali di relazione.
Da una parte, c’è l’esigenza di creare canali di interlocuzione assolutamente tracciabili e trasparenti, dove trovino spazio proposte, integrazioni ed emendamenti provenienti dalle lobby; d’altra parte, allo stesso tempo, permangono canali che si potrebbero definire aumm aumm, nei quali il singolo deputato o consigliere o amministratore trattano direttamente con i singoli soggetti, promettendo emendamenti in cambio di voti o favori. Di questi canali si viene a sapere solo quando scoppia qualche scandalo: dagli incontri del Buzzi di Mafia Capitale con politici locali di ogni schieramento al Rolex per il figlio dell’ex ministro Lupi, dagli incontri tra Nunzia De Girolamo e i vertici della Asl di Benevento alla telefonata tra Vendola e il responsabile delle Relazioni pubbliche dell’Ilva Archinà o tra l’ex ministra Cancellieri e Antonino Ligresti, fino a quella più recente tra il ministro Guidi ed il suo compagno imprenditore Gemelli. Quanto preferirei un modello in cui si sappia chiaramente, come avviene negli Stati Uniti, che il senatore “X” è espressione della lobby dei petrolieri e il ministro “Y” è espresso dagli interessi delle cooperative!

Lobby? È partecipazione, purché sia trasparente.
Infatti, alla politica serve l’attività di lobbying e non è detto che essa generi corruzione. Per esempio, come si potrebbe fare una buona legge sul commercio senza ascoltare i commercianti o un buon provvedimento sul terzo settore senza ascoltare le organizzazioni civiche? Quando l’attività di lobbying viene fatta alla luce del sole, in modo pubblico e trasparente, dovremmo chiamarla “partecipazione” e potremmo essere orgogliosi di attuarla. L’importante è che tutti siano messi in condizione di partecipare, che tutti possano conoscere gli esiti della partecipazione e che nessuno possa esercitare un potere di ricatto sul politico “influenzato”. Nel Lazio, proprio nel territorio in cui è nato e si è sviluppato il fenomeno di Mafia Capitale, ci stiamo provando, con gli obiettivi chiari della trasparenza, della partecipazione e della maggiore qualità delle leggi regionali, ma anche con il realismo e partendo dai limiti di competenza della legge regionale rispetto a quella statale.

L’esperimento del Lazio.
Ci piacerebbe un registro obbligatorio dei lobbisti ed un divieto di esercitare attività di lobbying al di fuori dei canali istituzionali. Ed infatti sosteniamo l’iniziativa della Commissione europea per un registro europeo obbligatorio. Ma la legge regionale un registro obbligatorio non lo può istituire, perché si creerebbe una professione regolamentata, come quella degli avvocati o dei medici, cosa che può fare solo la legge statale. Inoltre, le risorse economiche per effettuare un controllo capillare sulle infinite possibilità di interlocuzione tra politici e lobbisti non ci sono. Non possiamo mettere 007 o microspie in tutti i bar di Roma e provincia.

D’altronde, chi conosce la politica americana o anche, semplicemente, si è appassionato alla serie tv House of Cards, sa che anche negli Usa, paese dotato di regole dettagliate sulla trasparenza dei portatori di interessi, il lobbista, se vuole, si incontra con il capo di gabinetto del Presidente al parco o in una rosticceria, piuttosto che alla Casa Bianca. Allora, in attesa che sia la legge statale ad istituire il registro obbligatorio e a mettere in condizione le Regioni di fare lo stesso, abbiamo pensato di partire dagli interessi dei cittadini: a loro non interessa sapere soltanto quante aziende o quanti lobbisti si sono accreditati, per poi magari non attivarsi concretamente o per continuare ad interloquire di nascosto. A loro interessa piuttosto sapere come una norma nasce, con quali studi alla base, con quali trasformazioni lungo il suo iter di approvazione, con quali incontri e quali pressioni.

Verso la registrazione online dei lobbisti.
Quindi, non un registro che a priori accrediti i lobbisti a svolgere il loro lavoro presso le istituzioni regionali, ma una registrazione on line, che da una parte consenta ai lobbisti di interloquire telematicamente e quindi in tempi brevissimi con i decisori regionali su ogni atto in discussione e di avere accesso ad atti preparatori e riservati, e che dall’altra permetta ai cittadini di avere piena cognizione di ogni passaggio, di ogni incontro, di ogni documento inviato, ricevuto, modificato, accolto o respinto, tramite il sito web istituzionale.
A questo punto, il lobbista che viene sorpreso con un documento riservato in mano senza essere registrato o il politico che viene sorpreso ad incontrare un lobbista non registrato, ben potranno essere valutati dalla magistratura per “traffico di influenze illecite”.

All’elaborazione di questa proposta ha contribuito un Tavolo di lavoro presso la Giunta regionale del Lazio, che ho animato con la collaborazione dell’Assessore regionale allo sviluppo, Guido Fabiani: vi hanno partecipato portatori di interessi di diverso tipo, dalle aziende farmaceutiche o energetiche alle associazioni ambientaliste o dei consumatori e il dibattito sarà ulteriormente allargato. Presto anche la regione Lazio avrà la sua disciplina sulla trasparenza dell’attività di lobbying. Magari più misurata negli intenti, ma, mi auguro, più efficace negli effetti concreti.

Fonte: Teresa Petrangolini, Huffington Post

http://goo.gl/BXopaj

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Un registro dei lobbisti avrebbe salvato la Guidi (Politx) http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/un-registro-dei-lobbisti-avrebbe-salvato-la-guidi-politx/ Thu, 07 Apr 2016 11:00:23 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3230 Lo scandalo ha messo in risalto l’immobilismo del Parlamento sulla regolamentazione delle lobby e del conflitto d’interessi

Scoppia il caso Guidi e la mancata regolamentazione dell’attività di lobby torna alla ribalta del dibattito politico e con essa anche la riforma delle norme in materia di conflitto di interessi.

Il testo base sulle lobby (S. 1522 e conn.) giace da mesi in commissione Affari Costituzionali al Senato dove è stato continuamente posticipato il termine per la presentazione degli emendamenti senza poi fare alcun passo avanti. Circa un mese fa era stata avanzata l’ipotesi di trasferirlo direttamente all’interno del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza (S. 2085), per consentirne un’accelerazione dell’iter, ma l’ipotesi è tramontata pare definitivamente.

Alla fine di febbraio, invece, la Camera ha approvato in prima lettura una proposta di legge volta a superare l’attuale e contestatissima legge in materia di conflitto di interessi, emanata sotto il governo Berlusconi (C.275 e abb.). Il provvedimento, inoltrato all’altro ramo del Parlamento, non è ancora ancora calendarizzato.

Ci si interroga adesso, di fronte alle vicende che hanno portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico, cosa sarebbe successo se questi due provvedimenti fossero già diventati legge.

Se fosse stato operativo il registro di chi svolge attività di lobbying, il compagno della ex ministro Federica Guidi avrebbe dovuto e potuto esservi regolarmente iscritto ed avrebbe dovuto dichiarare in maniera trasparente i suoi scopi professionali e i suoi clienti. In questo caso il conflitto d’interessi sarebbe stato immediatamente evidente e, di conseguenza, sarebbe stato molto difficile coprire i motivi che hanno portato l’emendamento sotto i riflettori dei media.

Il riconoscimento ed una buona regolamentazione delle lobby e norme chiare ed inequivocabili in materia di conflitto di interessi, potrebbero per il futuro impedire che clientelismo e nepotismo si instaurino in un sottobosco di opacità in cui è lecito far passare leggi in virtù di un’amicizia e non di un interesse pubblico.

Fonte: Polit’x

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