lettera43 – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Legge sulle lobby, il tempo è ormai scaduto (Lettera43) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/legge-sulle-lobby-il-tempo-e-ormai-scaduto-lettera43/ Wed, 24 Sep 2014 16:02:43 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2509 (Gianluca Comin*) Trasparenza. Incompatibilità. Autorevolezza del controllore. I punti fermi del testo che Renzi deve mettere nero su bianco. Dopo i tentativi a vuoto di Prodi, Monti e Letta.

È giunto il tempo di mettere mano alla legge sulle lobby. Anzi il tempo è bello che scaduto. E ogni giorno di ritardo non fa che accrescere il divario di pensiero tra i legittimi “portatori di interessi” e una volgata comune che li definisce faccendieri. In mezzo, le istituzioni e i funzionari pubblici che un po’ resistono e un po’ si lamentano dell’invadenza dei lobbisti.
Quindi, basta polemiche e rivendicazioni: si metta a punto un testo e si porti all’approvazione in tempi non biblici, perché comunque arriveremo tardi, persino dopo il Cile che proprio quest’estate ha reso operativo un regolamento stringente, ideato dal governo di destra di Piñera e approvato da quello di sinistra della Bachelet.

SERVE IL CORAGGIO DI RENZI. Nel mondo dei professionisti in realtà si è convinti che questa è #lavoltabuona. Dopo i tentativi del governo Prodi (2007), di Monti (2012) e di Letta (2013) ci vuole il coraggio e la capacità di innovazione di Renzi per rompere luoghi comuni e mettere nero su bianco un testo che ci renda pari agli altri Paesi europei, se non agli Stati Uniti.
Ora si aprirà un fitto dibattito sui dettagli e il sasso l’ha già lanciato nei giorni scorsi con competenza il professor Pierluigi Petrillo, autore tra l’altro dell’unico albo ancora in vigore (ma ben poco applicato), quello del ministero dell’Agricoltura introdotto dall’allora ministro Mario Catania. Mettiamo qualche punto fermo.

1. Trasparenza. È l’ingrediente principale di qualsiasi regolamentazione. Che poi avvenga con un albo al quale obbligatoriamente iscriversi, con un registro volontario o con altre formule sono dettagli. È importante che si sappia che Mario Rossi rappresenta quel gruppo di interessi aziendali, sindacali, associativi, ecc. Altrettanto trasparente deve essere il processo legislativo. Il governo Renzi è sulla buona strada. Il power point seguito da un fitto dibattito online con gli interessati assomiglia alle tecniche europee del libro verde e delle consultazioni regolare. Poi però il processo legislativo da noi e non da ora diventa opaco, spesso in mano a funzionari che anche la politica ha difficoltà ad indirizzare. Quindi trasparenza nel ruolo e nel drafting legislativo. Un esempio? Eccolo.
2. Incompatibilità. Se Paola Bianchi fa la parlamentare, l’assistente parlamentare, il funzionario o il dipendente pubblico, ma anche se fa la giornalista, non può fare la lobbista. Rendiamo netta la separazione e, secondo alcuni, introduciamo anche la norma sul revolving door già in vigore per le autority che impone un periodo di astensione nel passaggio dal pubblico al privato? Su questo punto ho dei dubbi. Secondo me basta la trasparenza, cioè il sapere che Paola Bianchi è una ex parlamentare e si occupa di infrastrutture. Vedremo.
3. Autorevolezza del controllore. Perché la legge non rimanga lettera morta qualcuno si deve occupare a certificare che Mario Rossi è un lobbista ed a rendere cogenti le norme applicate. Può essere una Agenzia, una Autority o la presidenza del Consiglio. Basta andare a vedere quello che fanno gli inglesi, che con una rigorosa selezione hanno nominato, per la presidenza del Registro pubblico dei lobbisti, Alison White (ex Royal Mail, ex Federfarma britannica, ex Business Link West Midlands , ex Ordine degli odontoiatri, quindi esperienza pratica e non figura da astratto legalese) la cui prima dichiarazione è stata: «Mi piace pensare di essere un osso duro. Sono una persona molto resistente e determinata». Rispondeva al labourista Paul Flynn le cui parole sentiamo spesso echeggiare anche nelle nostre aule parlamentari: «I lobbisti sono persone molto preparate, persuasive e ambigue. Stai per prendere clienti molto difficili. Cosa c’è nella tua esperienza che ti può suggerire come affrontare questi mostri?».

* Professore di Strategie di Comunicazione, Luiss, Roma

Fonte: Lettera43.it

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K Street, lobbisti corteggiati come star dello sport (Lettera43) http://www.lobbyingitalia.com/2014/07/k-street-lobbisti-corteggiati-come-star-dello-sport-lettera43/ Wed, 30 Jul 2014 19:05:58 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2344 (Gianluca Comin) Grande movimento nel centro dell’industria delle lobby. Concorrenza spietata tra le aziende per accaparrarsi i professionisti migliori.

C’è un gran movimento in questi mesi a K Street, il cosiddetto centro dell’industria della lobby, dei think thank e dei gruppi di pressione a Washington. Un rivolgimento degli equilibri che fa parlare gli osservatori di vero e proprio «terremoto nell’industria della lobby». Ogni giorno ci sono annunci di acquisizioni, fusioni o di professionisti blasonati che passano da questa a quella prestigiosa sigla del firmamento lobbistico e fanno parlare di sé come quando le star del calcio passano da una squadra all’altra.

UN SETTORE CON 33 MILA PROFESSIONISTI

È una competizione esasperata in un campo di gioco già molto concorrenziale e che occupa oltre 33 mila professionisti e muove decine di miliardi di euro l’anno. Un mondo che dall’Italia guardiamo con curiosità e invidia. Le piccole scosse telluriche diventano poi veri e propri terremoti quando raggiungono quello che è definito il firmamento della lobby americana.

È recente, infatti, la commentatissima fusione tra Patton Boggs e lo studio legale Squire Sanders. L’operazione ha portato a un esodo di personale verso almeno tre concorrenti – Holland & Knight, Akin Gump Strauss Hauer & Feld e Jones Day – che hanno accolto a braccia aperte i professionisti in uscita. Ma ci sono stati diversi altri scossoni che mostrano quanto sia diventata volatile l’attività di lobbying.

Lo studio legale Dickstein Shapiro ha visto più di una dozzina di suoi lobbisti uscire dalla porta ed essere accolti in Greenberg Traurig. Qui, per esempio, è entrato Andrew Zausner, portando con sé 12 lobbisti e un cliente da 2,8 milioni dollari, la società del tabacco Lorillard, quella del pacchetto Kent.?Ma non sono i soli.

Nella sede di Washington di Greenberg Traurig ne sono entrati altri 28 di lobbisti, a conferma che crescere nel settore è ancora importante. E, poco tempo fa, cinque professionisti di Williams & Jensen hanno dato vita a una propria impresa, Alignment Government Strategies, e a loro si è unito uno storico cliente dello studio, Leo Jardot, il lobbista interno di Pfizer.

MERCATO DIFFICILE E COMPETITIVO

«Quando c’è il sangue in acqua, gli squali iniziano a girare in cerchio e le imprese cercano di prendere le persone migliori», dice Mike House, il responsabile della practice legislativa in Hogan Lovells.?

I veterani della lobby osservano con curiosità, ma anche con preoccupazione, un fenomeno che ha raggiunto un ritmo e una frequenza del tutto inusuali. Il primo profondo cambiamento in K Street si è osservato tra gli Anni 90 e i primi del 2000, quando si assistette a una ristrutturazione del settore simile a quella avvenuta con la chiusura dei piccoli supermercati e la nascita dei centri commerciali.?

Akin Gump, l’anno scorso, ha raggiunto i 33,8 milioni dollari e quest’anno cresce ancora con l’aggiunta di nuovi lobbisti, tra cui 11 esperti del settore sanitario.?«Le star della lobby non sono diverse dalle star dello sport che cercano la squadra giusta nella quale possono eccellere», dice l’head hunter specializzato nel settore Ivan Adler.Tutto questo rende il mercato più competitivo e difficile e rende i professionisti sempre più professionisti.

Fonte: Lettera43.it

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