legge – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Flick (ex giudice della Consulta): «Sulle lobby è ora di legiferare» http://www.lobbyingitalia.com/2016/04/flick-lobby-legge/ Sun, 03 Apr 2016 07:01:59 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3201 «Prendo atto della richiesta di una maggiore trasparenza nei rapporti tra politica e interessi privati, e la condivido pienamente. Reputo per esempio che una seria regolamentazione dell’attività lobbystica sia ben più che auspicabile, infatti è stata più volte tentata, senza esito. Ma attenzione: i nostri problemi non possiamo immaginare di risolverli solo con le leggi. Il vero cambiamento, prima che con le norme, avviene con l’affermazione di una autentica e diffusa cultura della reputazione, da parte di chi ricopra incarichi nella gestione dello Stato».

Per Giovanni Maria Flick, classe 1940, il diritto è pane quotidiano da mezzo secolo. Magistrato, poi avvocato penalista, professore ordinario di diritto penale, quindi il passaggio nel cuore delle istituzioni come Guardasigilli nel primo governo Prodi e successivamente la nomina nella Corte Costituzionale che ha poi presieduto tra il 2008 e il 2009. Flick non entra nel merito della vicenda Guidi, che è al vaglio della magistratura, ma fornisce le sue riflessioni su alcuni aspetti che la questione solleva.

Presidente Flick, le dimissioni del ministro Guidi pongono certamente il tema del conflitto tra interessi privati e decisione politica.

«Un tema ahimé ricorrente nella nostra storia, se già Giolitti sosteneva che “le leggi per gli amici si interpretano, per tutti gli altri si applicano”. Tuttavia dobbiamo considerare le ultime, giuste modifiche che sulla corruzione sono state introdotte, anche con riferimento alla nuova fattispecie di reato del “traffico di influenze” che dovrebbe consentire di bonificare quella zona grigia dove informazione e pressione rischiano di produrre illecite sovrapposizioni. Parliamo però di norme che in principio possono funzionare, ma in concreto, essendo molto recenti, devono ancora offrire una dimostrazione di come funzionino».

Si parla di necessità di regolamentare le lobby. Che ne pensa?

«Il nostro Paese ha una struttura assai corporativa, dove sono cresciuti numerosi corpi intermedi. Che compiono una attività giusta e doverosa, se lecita, di informare e comunicare i problemi e i bisogni della propria categoria. È evidente che invece la pressione contra legem va sanzionata, per quanto sia però sempre molto difficile da dimostrare; inoltre il giudice penale non può sindacare sulle decisioni assunte dal Parlamento, che è sovrano. Se l’influenza diventa condizionamento, e l’opera di rappresentanza scivola nella corruzione o nel millantato credito o nel traffico di influenze, siamo davanti a un problema da risolvere. Ma è bene fare molta attenzione».

Si spieghi.

«La richiesta di trasparenza è bene non si risolva in una operazione puramente burocratica in cui dall’opacità si passa al suo polo opposto del sovraccarico di informazioni. Gilbert Keith Chesterton, che molti ricorderanno per l’invenzione di Padre Brown, diceva che il modo migliore per nascondere un cadavere sia un campo di battaglia, per un sasso una spiaggia, per una foglia una foresta. Ecco, evitiamo che si possa nascondere un’informazione utile in una foresta di informazioni inutili».

Occorrerebbe o no allora secondo lei una legge? 

«Ben vengano le leggi, a patto però di ricordarci di quelle che già abbiamo. Il punto non è tanto intervenire sui reati, ma come non arrivare ai reati. Si dovrebbe riuscire a instaurare una “cultura della reputazione” rifacendoci alle regole auree della nostra Costituzione sui pubblici funzionari, stabilite nell’articolo 54, in cui si parla del “dovere di essere fedeli alla Repubblica” e dovere di adempiere alle funzioni pubbliche con “con disciplina ed onore”, nel 97 dove si stabilisce l’obbligo del “buon andamento, della legalità e l’imparzialità dell’amministrazione”, nel 98, dove il servizio alla Nazione è il primo principio esclusivo per chi abbia incarichi pubblici».

Come si può intraprendere un controllo e una tutela di questi principi? 

«Il controllo avviene attraverso un’azione triplice: un’azione personale, in cui il metodo è dettato dalla propria coscienza, e di coscienza purtroppo o per fortuna ognuno ha la sua; istituzionale, e sappiamo che la nostra pubblica amministrazione e la nostra giustizia non funzionano sempre esattamente come dovrebbero; e, soprattutto direi, sociale, cioè attraverso la pubblica opinione. A patto che abbia i giusti strumenti per conoscere e quindi per decidere».

A che si riferisce?

«Ad esempio, uno delle conseguenze preoccupanti della vicenda giudiziaria sul petrolio lucano che ha portato alle dimissioni del ministro Guidi è la sovrapposizione polemica che si cerca di fare con il referendum del 17 aprile sulle trivellazioni in mare. Cercare e stabilire un legame tra queste due questioni in sé diverse mi sembra sbagliato. Devo confessare che nemmeno io sento di avere una esatta cognizione del quesito proposto nella consultazione. Immagino che valga per molti milioni di italiani, cui intanto andrebbe spiegato per bene che se volessero dire sì dovrebbero scegliere il no, e viceversa naturalmente».

In autunno ci aspetta un altro referendum.

«Che è ancora un’altra partita, totalmente diversa e più importante».

Qual è la sua opinione al riguardo?

«Trattandosi di una riforma costituzionale, ci sarebbe da fare un più lungo discorso. Sento però di dire che mi ha destato perplessità questo ridisegno della struttura costituzionale. Intanto perché credo che il primo passo di una vera riforma della Carta sia rileggerla, perché spesso vi si trovano già le risposte che si cercavano nel modificarla. Inoltre non ho condiviso come il dibattito sia stato più politico che giuridico: ci sono i voti oppure no, che maggioranza c’è… Un referendum costituzionale non può trasformarsi in una valutazione sull’operato di un governo: per quello ci sono le elezioni. Inoltre il modo in cui si è superato il bicameralismo perfetto rischia di produrre conflitti tra la Camera e questo nuovo Senato a investitura mista, il tutto poi aggrovigliato a questa nuova legge elettorale chiamata Italicum. Senza contare il mancato chiarimento dei rapporti Stato-Regioni. Ripeto: ho qualche perplessità».

Fonte: Il Mattino – http://goo.gl/rdiYHE

 

 

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Lobby e corruzione: “Urgenti norme chiare” (Repubblica.it) http://www.lobbyingitalia.com/2015/03/lobby-e-corruzione-urgenti-norme-chiare-repubblica-it/ Mon, 16 Mar 2015 13:30:30 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2743 Tra pochi mesi non si potrà più farne a meno. Perché l’assenza di una legge sul lobbying rischierà di incidere in modo negativo sul sistema degli appalti pubblici. Le nuove norme, infatti, sono contenute in un disegno di legge delega presentato dal governo e in discussione al Senato che recepiscono tre direttive europee: la 2014/23, la 2014/24 e la 2014/25. Tra i principi contenuti in queste direttive si prevede la “partecipazione di portatori qualificati d’interesse nell’ambito dei processi decisionali finalizzati all’aggiudicazione di appalti e concessioni pubbliche”. Vale a dire: lo Stato potrà coinvolgere privati nella stesura stessa dei provvedimenti che danno il via ai lavori.

La legge sui gruppi di interesse diventa quindi essenziale: è inimmaginabile, infatti, non mettere al corrente l’opinione pubblica circa i rapporti tra istituzioni e portatori d’interesse in relazione alla realizzazione di opere pubbliche. E’ necessario prevedere registri consultabili, agende e resoconti degli incontri. Apparentemente: niente di più semplice se i nuovi strumenti di cui si avvale anche la comunicazione politica fossero presi sul serio: la pubblicità che la rete può fornire è enorme. Un veicolo di trasparenza. E la regolamentazione delle attività lobbistiche è un’esigenza avvertita anche – e soprattutto – dall’Anac, l’Autorità Anti Corruzione presieduta da Raffaele Cantone. Il cui team sta lavorando a un Libro Bianco da presentare al governo. Proposte e indirizzi per migliorare la gestione della cosa pubblica.

Michele Corradino è uno dei quattro consiglieri di Cantone. E non utilizza mezze misure: “Dobbiamo parlarci chiaro: le lobby entrano nelle stanze della politica, nei luoghi dove vengono prese le decisioni che riguardano la totalità dei cittadini”. E più i gruppi di pressione sono forti “più riescono a incontrare interlocutori che sono ai vertici delle istituzioni”. Una proporzione diretta: al massimo di forza economica corrisponde la massima capacità di influenzare il decisore pubblico. Una legge che regolamenti questi incontri, che riesca a mettere in luce il percorso incontrato da una legge diventa quindi essenziale anche in relazione alla lotta contro la corruzione: “Abbiamo stabilito una sorta di equazione, accettata da tutti: l’arma migliore per combattere la corruzione è la trasparenza”. E se la trasparenza è un metodo, questo metodo non può essere circoscritto alla retorica politica.

L’Anac: “Indispensabile regolamentare l’attività lobbistica”

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Lobby, nessun ddl dal Governo: delega al Ministero per le Riforme e i Rapporti col Parlamento (Public Policy) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/lobby-nessun-ddl-dal-governo-delega-al-ministero-per-le-riforme-e-i-rapporti-col-parlamento-public-policy/ Fri, 26 Sep 2014 21:17:23 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2515 Il governo non presenterà, per ora, un proprio disegno di legge sulle lobby. La regolamentazione, avviata dal governo Letta ma mai andata in porto, procederà subito per via parlamentare, al Senato, con l’esame dei ddl incardinati in commissione Affari costituzionali.

In queste ore – spiega una fonte – a conferma della volontà del governo di avviare un iter “continuativo” e “approfondito”, la presidenza del Consiglio ha affidato la delega sulle lobby al ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme. Come anticipato nei giorni scorsi, il ddl in esame al Senato, incardinato in commissione a fine luglio, è a prima firma Giuseppe Marinello (Ncd), cofirmato anche da alcuni senatori di Forza Italia, come Domenico Scilipoti.

Relatore del provvedimento è il senatore ex M5s, Francesco Campanella (ora al Misto, nella componente ‘Italia lavori in corso’). Quello a firma Marinello, però, non è l’unica proposta presente in Parlamento: nella XVII legislatura, infatti, sono sette i ddl e proposte di legge depositate.

A quanto viene riferito, durante la seduta di mercoledì della commissione Affari costituzionali è stato deciso di attendere altre proposte (come quella annunciata dalla senatrice Pd, Laura Puppato) che saranno connesse con il primo testo. Subito dopo sarà avviata la discussione generale e l’esame vero e proprio. Per il governo sarà il sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti a seguire il provvedimento, che a Public Policy spiega: “Per ora il governo non ha intenzione di presentare un suo testo e quindi interverrà sul testo base”.

Fonte: SOR – PublicPolicy.it

E in termini di priorità – precisa – “avranno la precedenza il ddl delega Pa e la legge elettorale“. Infine, prima dell’avvio dell’esame la 1a commissione ha chiesto di acquisire la documentazione dei lavori svolti, in materia di attività di rappresentanza di interessi particolari, dalla commissione Anticorruzione istituita nella XIII legislatura alla Camera.

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Lobbista scettico. Follow up al “che fare” di Petrillo (The Front Page) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/lobbista-scettico-follow-up-al-che-fare-di-petrillo-the-front-page/ Mon, 22 Sep 2014 21:46:30 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2518 (Massimo Micucci) Non so se ammiro più la preparazione o la pazienza del professor Pier Luigi Petrillo che scrivendo su Formiche.net ha riproposto un approccio razionale e pratico al tema della regolamentazione della attività di Lobbying.

Non nascondo un qualche scetticismo. Finora l’atteggiamento dei decisori é stato per lo più superficiale, saltuario e inconcludente. Dare regole e spazio alla rappresentanza di interessi non è l’esigenza di una categoria di professionisti, ma una necessità del paese e del governo. Gli stati avranno sempre meno risorse e meno potere ma i cittadini saranno più esigenti. Si dovrà fare meglio con meno. Dal lavoro, al welfare ai servizi si dovrà contare sull’impegno attivo della società. Se la rivoluzione promossa dal premier si limitasse al pur indispensabile attivismo legislativo, amministrativo e di governo, i risultati sarebbero comunque effimeri e deludenti. Perché?

Matteo Renzi ripete spesso che la sua bussola sono “Marco, Dario e Margherita”: le persone e non i sindacati, o i politici, i “lobbisti”. Nella società di oggi verso la quale egli mostra più sensibilità e assonanza di ogni leader precedente non c’è “accountability” verso le persone senza “engagement”. Cioè se si chiama in causa il cittadino la disintermediazione é solo una premessa, la trasparenza è un dovere, ma per mettere fine alla lamentela, rilanciare fiducia e crescita ci vuole un interesse concreto, visibile e di prospettiva, da parte dei cittadini e delle imprese. La rappresentanza di interessi dunque deve poter (e saper) fare la sua parte.

Quando si parla di lobbies si intende spesso “retaggi, corporazioni, spinte o poteri di interdizione”. Prendiamone atto perchè , ahimè, i lobbisti più potenti sono quelli meno visibili. Quando si parla di regolamentare peró non è che si vogliono fare più accettabili e controllati “i cattivi”. Le regole servono a dare opportunità e forme di partecipazione agli interessi privati legittimi per farli esprimere liberamente ed interagire con i decisori pubblici. La politica poi decide. Questa è l’essenza di una società libera e dinamica.

La politica più innovativa e illuminata non nasce “imparata”. La politica ha bisogno che “Marco, Dario e Margherita”- per riprendere ancora la narrazione del Presidente del Consiglio- possano parlare e si impegnino nel loro futuro. Il ruolo e la responsabilità che la politica torna ad esercitare non deve essere un ritorno all’autosufficienza, al primato sulla società. Nella società ci sono conoscenze, esperienze, competenze che possono aiutare il governo delle cose. Una nuova classe dirigente dunque non ha bisogno di vecchi maestri, ma di rispettare ed ascoltare la società più di chi l’ha preceduta pur rieservandosi di scegliere.

Se si pensa che i privati debbono investire, bisogna saperci ragionare. Non baste fare leggi e vedere se funzionano. Insomma un governo dell’ottimismo ha bisogno di lobbisti del futuro. Non ci interessa tanto essere riconosciuti come professionisti, nè inventare nuove intermediazioni, ma che gli interessi si confrontino con le decisioni politiche alla luce del sole. Quelli che si attardano a cercare un percorso preferenziale, amicale s’illudono.

Il confronto tra interessi va evidenziato senza demonizzarlo affinché le decisioni politiche siano consapevoli. Anche per liberare spazi grigi ed ipocriti di lobbying “con gli interessi degli altri” come le redazioni dei giornali, le aule dei tribunali e i circoli di cronies. Lasciare inespressi e nascosti gli interessi o fingere che la politica rappresenti per diritto divino un interesse generale, è una menzogna pericolosa ed inutile. Regolare l’attività di Lobbying dunque è semplicissimo, come ha scritto il professor Pier Luigi Petrillo, “banale”. In poche mosse:

  • Un decreto per il governo. Penso si possa fare per decreto una regolamentazione da Palazzo Chigi analoga a quella già sperimentata presso il MIPAAF. Albo di trasparenza, con impegni e vantaggi chiari : avrebbe effetto subito ed un carattere parziale ma vincolante in applicazione della norme Bassanini che obbligano già alla consultazione degli stakeholders.
  • Un regolamanto per le Camere. Si può (analogamente) intervenire sul piano dei regolamenti presso le Camere. Una legge che raccolga tutto avrà invece bisogno di tempo, ma i principi sono chiari ed estensibili: lobbisti e stato in trasparenza entrambi
  • Regole sul confilitto di interessi Si tratta infine di regolare confilitti di interessi ancor più che bloccare le cosiddette ”sliding doors”. Poiché secondo me i rappresentanti del popolo sono lavoratori a tempo determinato, non mi sento di imporre di non lavorare in settori contigui alla loro attività legislativa se non in casi particolari e per un periodo breve.
  • Parità. Tutti i portatori di interessi sono su un piano di parità
  • Reciprocità nelle trasparenza. Qualunque regola si pensi per chi rappresenta gli interessi , deve esserci reciprocità , deve comportare obblighi di consultazione da parte di chi decide. Io ti propongo: tu mi rispondi. Sono i decisori al servizio di cittadini ed imprese non il contrario.

Postilla democratica: si può fare tutto presto e bene. Andrebbe però fatto un chiarimento definitivo, che vale anche per molte altre questioni: fare impresa, rispettando le regole, è un valore positivo e socialmente rilevante, come studiare, lavorare, costruire una famiglia, fare volontariato e non una concessione inevitabile. La collaborazione tra pubblico e privato è linfa vitale del rinnovamento.
Fonte: The Front Page

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Lobby, ecco che cosa regolamentare (Formiche.net) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/lobby-ecco-che-cosa-regolamentare-formiche-net/ Sat, 20 Sep 2014 19:54:40 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2505 Ecco la terza parte dell’intervento del prof. Petrillo. La prima parte si può leggere qui, e qui la seconda.

Siamo d’accordo nel considerare “lobbisti” i soggetti, persone fisiche o giuridiche, che rappresentano professionalmente, presso i decisori pubblici, interessi leciti, anche di natura non economica, al fine di incidere sui processi decisionali pubblici in atto, ovvero di avviarne di nuovi.

E siamo d’accordo nel ricomprendervi anche coloro che, pur operando nell’ambito o per conto di organizzazioni senza scopo di lucro, ovvero di organizzazioni il cui scopo sociale prevalente non è l’attività di rappresentanza di interessi particolari, svolgono per conto dell’organizzazione di appartenenza, la suddetta attività? E quindi considerare in questa definizione anche le rappresentanze datoriali e i sindacati, al di fuori dei processi concertativi definiti dalle leggi, nonché chi cura le relazioni istituzionali delle grandi società pubbliche o a partecipazione pubblica?
E siamo d’accordo nel considerare “decisori pubblici” i parlamentari, i loro assistenti e collaboratori, i ministri, vice ministri e sottosegretari e i membri dei loro gabinetti, i componenti delle autorità indipendenti e i componenti dei gabinetti, i dirigenti della Pubblica Amministrazione e i consiglieri parlamentari?
Oppure riteniamo che si possa intervenire solo su uno spettro più ridotto di individui o società o decisori?

TRASPARENZA DI LOBBISTI E DECISORI PUBBLICI

Siamo tutti d’accordo sul fatto che i portatori di interessi particolari dovrebbero iscriversi in un Elenco pubblico, dichiarando per chi lavorano, con quali obiettivi, con quanti soldi a disposizione, e rendicontando, almeno annualmente, l’attività svolta e gli incontri avuti? Oppure esiste un modo diverso dall’elenco per assicurare la trasparenza di tali soggetti? E tale Elenco deve essere una sorta di albo abilitante o, più semplicemente, un registro? E chi non è iscritto nell’Elenco può fare comunque lobbying? E l’iscrizione dovrebbe essere obbligatoria o volontaria?
Siamo anche d’accordo sul fatto che i decisori pubblici dovrebbero rendicontare pubblicamente gli incontri avuti con i lobbisti, anche al di fuori delle sedi istituzionali, raccontando, sinteticamente, chi come e quando si sono confrontati con le lobby?

DIVIETO DI REVOLVING DOOR

Siamo d’accordo nel vietare a chi ha esercitato funzioni pubbliche, anche non elettive, di svolgere l’attività di lobbying per un certo periodo dalla cessazione della suddetta funzione?

IL CONTROLLORE

Siamo d’accordo che dovrebbe esserci una Autorità preposta a controllare l’attuazione e il rispetto di queste regole? Possiamo pensare che questa attività di controllo sia svolta dall’ANAC in quanto autorità competente a vigilare sulla trasparenza nella PA anche al fine di evitare fenomeni patologici della rappresentanza d’interessi quali la corruzione?

DIRITTI DEI LOBBISTI E DOVERI DEI DECISORI

Siamo d’accordo nel fissare una serie di diritti dei lobbisti (connessi ad esempio a procedure di consultazione obbligatorie, preventive alla redazione dell’atto) nonché dei doveri dei decisori pubblici (come ad esempio quello di indicare l’origine di una certa proposta o di un certo emendamento, ovvero di rifiutarsi di incontrare chi non è iscritto nell’Elenco)?

Si tratta di regole banalissime, diffuse nelle democrazie più avanzate, con sfumature e intensità diverse. Si tratta di regole che derivano direttamente dai principi elaborati dall’OCSE per contrastare i fenomeni della corruzione, assicurare una reale competizione tra i vari interessi pubblici e privati, e consentire ai cittadini di conoscere effettivamente le ragioni di determinate scelte della politica.
Ma siamo d’accordo su questi punti minimali? Il dibattito è aperto. Sperando che almeno questa volta si faccia sul serio; altrimenti il #cambiaverso resterebbe semplicemente (e solo) un hasthag.

Fonte: Formiche.net

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Lobby, cominciamo a fare sul serio? (Formiche.net) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/lobby-cominciamo-a-fare-sul-serio-formiche/ Thu, 18 Sep 2014 18:31:29 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2487 Il secondo di una serie di approfondimenti su lobby e regolamentazione su Formiche.net a cura di Pier Luigi Petrillo, professore associato di Diritto pubblico e docente di Teorie e tecniche di Lobbying

Ecco la seconda parte dell’intervento del prof. Petrillo. La prima parte si può leggere qui.

Le opzioni di intervento sembrano essere prevalentemente 3: le prime due più “soft”, potenzialmente approvabili in pochissimo tempo; la seconda più “hard” ma più seria.

1) L’opzione-esempio (una sorta di Negroni)
Consapevoli che un disegno di legge in Parlamento rischierebbe di arenarsi, il Presidente del Consiglio può con proprio Decreto regolamentare il rapporto tra Pubblica Amministrazione e lobbisti. Ovviamente tali norme varrebbero solo per Palazzo Chigi, i Ministeri e le Società controllate dalle Stato. Non sarebbe comunque poco ma soprattutto darebbe il buon esempio. Una sorta di sveglia per il Parlamento e il modo migliore di rispondere ai #gufi.

2) L’opzione-esempio invertito (il Negroni sbagliato, ovviamente)
Consapevoli che il Governo non ha voglia di intervenire sul punto, i Presidenti di Camera e Senato intervengono d’imperio, esercitando i poteri d’interpretazione dei regolamenti parlamentari loro attribuiti. Possono così disporre, ad esempio, regole d’accesso pubbliche e trasparenti per i lobbisti ovvero (a mero titolo d’esempio) impegnare i parlamentari a rendere pubblici gli incontri avuti. Gli stessi effetti potrebbero essere prodotti, più democraticamente, facendo approvare una risoluzione dalle rispettive assemblee oppure, per essere ancora più democratici, modificando i regolamenti parlamentari (come propose il sen. Andreatta nel lontano 1988). E’ l’esempio francese dove, da quattro anni, esiste una regolamentazione delle lobby presso l’Assemblea Nazionale introdotta con una risoluzione parlamentare. In questo modo sarebbe il Parlamento a dare la sveglia al governo …

3) L’opzione “all inclusive” (quindi impossibile … una vera Caipirinha)
Il governo presenta alle Camere un disegno di legge, dichiarandolo urgente così da essere calendarizzato in tempi certi. Poiché ci va di sognare, possiamo anche ipotizzare che con questo provvedimento il Legislatore corregga le numerose norme già vigenti ma totalmente disapplicate che dovrebbero imporre trasparenza e partecipazione in taluni procedimenti pubblici. Sempre in questo contesto, si dovrebbero modificare le assurde norme sul finanziamento della politica da parte dei privati.

Ci si chiede: possono esserci altri percorsi normativi? E tra quelli sopra individuati, quale sarebbe l’opzione preferibile?

Fonte: Formiche

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Soldi & politica: così cresce il rischio “neo-feudale” (Avvenire) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/soldi-politica-cosi-cresce-il-rischio-neo-feudale-avvenire/ Wed, 17 Sep 2014 07:18:47 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2421 (Flavio Felice & Fabio G. Angelini) Più volte abbiamo ragionato sui rischi che si celano dietro la «logica statalista» che assegna alla politica il monopolio sulla società. Oggi vorremmo sottolineare un fenomeno speculare, che di quella è figlio naturale: si tratta della «logica neo-feudale» che declassa il ruolo della politica a guardiano degli interessi corporativistici delle lobby.

Questo è un tempo di molti e diversi rischi. Più volte – muovendo dalla prospettiva sturziana, popolare e liberale, tipica dell’economia sociale di mercato – abbiamo ragionato su quelli che si celano dietro la «logica statalista» che assegna alla politica il monopolio sulla società. Oggi vorremmo sottolineare un fenomeno speculare, che – a ben vedere – di quella è figlio naturale e legittimo: si tratta della «logica neo-feudale» che declassa il molo della politica a guardiano degli interessi corporativistici delle lobby.

L’inchiesta che “Avvenire” ha sviluppato sui finanziamenti ai partiti e sulla regolamentazione delle attività lobbistiche testimonia il segnale preoccupante di un sistema opaco e intriso di conflitti di interesse che non solo non fa bene alla nostra democrazia, ma innesca il più classico dei circoli viziosi, per cui istituzioni politiche “estrattive” generano istituzioni economiche della stessa natura che finiscono per perpetuare e rinforzare le prime, a danno della democrazia e dello sviluppo sociale ed economico.

La sveglia lanciata va ben oltre la (pur cruciale) tematica della trasparenza, finendo per incidere – su queste colonne è già stato rimarcato – sulla qualità e sullo stesso funzionamento delle nostre istituzioni, sulla loro capacità di soddisfare i bisogni dei cittadini. Non a caso, è proprio sul terreno della trasparenza del processo decisionale politico che è possibile riconoscere un’istituzione “estrattiva” (che concentra potere e ricchezza nelle mani di pochi) da una “inclusiva” (che potere e ricchezza tende, al contrario, a ridistribuire).

Parlare di riforma delle istituzioni e della pubblica amministrazione senza porre alla base una “vera” e ben calibrata riforma della politica (owero, dei partiti, del loro finanziamento e della legge elettorale) rappresenta un velleitario esercizio di vuota retorica, incapace di rompere quel circolo vizioso di cui il Paese è, da tempo, ostaggio. A nostro parere c’è un campo nel quale, meglio di altri, è possibile cogliere l’essenza di tale discorso: quello della semplificazione amministrativa.

Dagli anni Novanta ai giorni nostri, man mano che i partiti tradizionali si andavano frantumando sotto i colpi della corruzione e delle conseguenti inchieste giudiziarie, sostituiti da cartelli elettorali e partiti post-ideologici, fondati su invadenti leadership personali, il mito della semplificazione amministrativa è diventato il mantra di qualsiasi programma politico. Dopo tanti fallimenti, crediamo che la difficoltà di semplificare le procedure amministrative sia figlia dell’incapacità del sistema politico di gerarchizzare il quadro degli interessi confliggenti attraverso il loro bilanciamento e la scelta di precise priorità politiche. La gerarchizzazione degli interessi comporta, infatti, l’assunzione di responsabilità e l’eventualità che si perda consenso.

Tali scelte, attraverso un trasparente processo legislativo, dovrebbero trovare la propria traduzione nelle leggi e, con riferimento al caso concreto, nell’attività posta in essere dalla pubblica amministrazione nel rispetto del principio di legalità. Proprio la degenerazione del quadro politico e l’incapacità di assumere precise scelte di indirizzo politico, in un contesto istituzionale che non garantisce né la responsabilizzazione sui risultati, né il pieno controllo democratico da parte dei cittadini, sono alla base dell’espansione incontrollata della discrezionalità (e spesso “parzialità”) della pubblica amministrazione e della proliferazione dei centri di potere burocratico che bloccano il Paese,minando la certezza del diritto e dando luogo a gravi forme di disparità di trattamento nell’accesso ai servizi pubblici.

Al costo del non decidere, integralmente a carico dei cittadini e delle imprese, corrisponde dunque il dividendo “neo-feudale” del non decidere che, per il sistema politico, si traduce nella conservazione del potere a vantaggio di pochi e a discapito dei molti. Una forma di irresponsabilità politica che produce effetti devastanti non solo in termini morali, ma anche sul fronte economico, rendendo l’Italia più povera e più inerme nei confronti dei competitori internazionali, nonché incapace di attirare gli investimenti stranieri; è questa, peraltro, una potente concausa della mancata crescita nel nostro Paese.

Al contrario, all’interno di un contesto istituzionale inclusivo, semplificare significherebbe individuare, attraverso un trasparente processo decisionale politico, un determinato bilanciamento tra tutti gli interessi in gioco che, una volta recepito in una legge, l’amministrazione sarebbe chiamata a realizzare in riferimento al caso concreto, con gli strumenti che le sono propri.Qualsivoglia intervento nella direzione di rendere più efficienti le nostre istituzioni, perciò, dovrebbe focalizzarsi su una vera riforma della politica, dei suoi processi decisionali e delle sue relazioni con i portatori di interesse. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, così come è stata realizzata, in assenza di una chiara regolamentazione delle attività lobbistiche, non va affatto in tale direzione. Così com’è, essa non potrà che aggravare quel circolo vizioso che, rendendo opaco il processo decisionale, incide sulla macchina amministrativa, alimentando il germe estrattivo del nostro sistema istituzionale a discapito dei cittadini, delle imprese e di un equilibrato sviluppo.

Leggi l’inchiesta di Avvenire

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Riforme, Delrio: diritti civili e lobby si faranno ma sui tempi non so (PublicPolicy) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/riforme-delrio-diritti-civili-e-lobby-si-faranno-ma-sui-tempi-non-so-publicpolicy/ Tue, 16 Sep 2014 18:38:59 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2396 Renzi ne ha parlato in aula e la proposta del governo sui diritti civili e sulla regolamentazione delle lobby (ma il premier in aula ha parlato solo di diritti civili; Ndr) si farà entro i mille giorni”.

A dirlo a Public Policy è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, uscendo dall’aula della Camera al termine del discorso di Renzi. Dunque le proposte non saranno varate dal governo entro settembre, come annunciato dal premier? “Sui tempi non sono in grado di dire niente“, ha concluso Delrio.

Fonte: Public Policy

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L’Italia e il lobbying: prove di regolamentazione http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/litalia-e-il-lobbying-prove-di-regolamentazione/ Wed, 10 Sep 2014 21:33:51 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2325 In calendario, in commissione al Senato, alcuni provvedimenti sull’attività di rappresentanza di interessi particolari nelle relazioni istituzionali

Non è la prima volta che l’argomento, ancora oggi ritenuto spinoso, entra nelle sedi parlamentari. Fino ad ora, però, senza alcun concreto risultato al di là di quello di continuare a far crescere nell’opinione pubblica l’immagine del lobbying come un’attività al limite della legalità, svolta da un manipolo di faccendieri impegnati solo a procacciare affari e denaro per loro stessi e per i loro assistiti.

In realtà, per avere un’idea più realistica di cosa rappresenti tale attività basterebbe rifarsi all’etimologia del sostantivo anglosassone, derivante dal tardo latino “laubia” e la cui traduzione letterale è “loggia, tribuna”.  In Inghilterra, nel 1800, la lobby era il luogo in cui i deputati della Camera dei Comuni si incontravano con i cittadini per ascoltare le loro varie necessità e che nel corso del tempo iniziarono ad essere chiamati lobbisti.

Per quanto riguarda la legislazione sulla materia, mentre l’Unione europea ha istituito qualche anno fa il registro dei lobbisti (a cui, però, non è obbligatorio iscriversi), i singoli Paesi sia europei che extraeuropei hanno affrontato in maniera eterogenea il fenomeno: in Canada, Stati Uniti, Israele, Germania, Svizzera ed Austria l’attività di lobbying è stata oggetto di specifica disciplina; in Francia e Gran Bretagna si attinge alla consuetudine e ai regolamenti di deontologia professionale. L’Italia è tra gli Stati in cui fino ad oggi è mancata una qualsiasi forma di regolamentazione.

Provvedimenti finalizzati a riconoscere e disciplinare il fenomeno lobbistico ne sono stati presentati molti in tutte le legislature precedenti, ma nessuno è mai arrivato neanche ad essere discusso in Aula.

I disegni di legge in cammino al Senato, pur provenendo da gruppi parlamentari in alcuni casi agli antipodi, hanno molti aspetti in comune. Ve ne sono due di provenienza PD (S. 358 e 1497), uno di Forza Italia (S. 806), uno del NCD (S. 281) ed infine uno del PSI, primo firmatario il viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini (S. 643). Nell’avviarne la discussione, il relatore, senatore Campanella, ha evidenziato come l’elemento chiave nella disciplina della rappresentanza degli interessi particolari, sia costituito dall’istituzione di un apposito registro, idoneo ad assicurare la trasparenza sull’identità dei soggetti che intendono esercitare l’attività di lobbying e sulla  condotta di chi invece svolge pubbliche funzioni. In ognuno dei provvedimenti all’esame della Commissione, è prevista l’istituzione del Registro pubblico dei lobbisti, si definiscono i diritti e gli obblighi degli operatori del settore e si provvede all’adozione di un codice deontologico in cui dovranno essere stabilite le modalità di comportamento a cui si devono attenere coloro che svolgono attività di relazione istituzionale.

Si riscontrano, invece, differenze quanto all’individuazione dell’autorità preposta al controllo degli obblighi: si va dall’assegnazione di questa funzione all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, al CNEL (che invece la riforma del Senato intende abolire), all’istituzione di un apposita struttura presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri a cui, tra l’altro, affidare anche l’incarico del coordinamento di tutte le attività di monitoraggio e la tenuta del registro.

Fonte: Resoconto Commissione Affari Costituzionali del Senato

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Governo: Nencini, si studia regolamentazione attività lobby http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/nencini-lobby-priorita/ Wed, 03 Sep 2014 20:30:07 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2415 Si e’ tenuto oggi a Roma, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, un incontro tra il vice ministro, Riccardo Nencini e i direttori delle relazioni istituzionali di alcune tra le piu’ importanti aziende e multinazionali che operano nei settori economici e commerciali italiani. Tema al centro del ‘tavolo di lavoro’, un confronto proficuo e costruttivo sulla regolamentazione dell’attivita’ di lobbying e della rappresentanza dei portatori di interessi.

Nencini aveva previsto, con la commissione di studio istituita ad hoc al Ministero dei Trasporti, alcuni aspetti innovativi nella riforma del nuovo codice degli appalti, tra i quali proprio un quadro di regolamentazione volto a rendere ‘trasparente’ la partecipazione dei portatori di interessi nell’ambito dei processi decisionali legislativi. Tra le priorita’ individuate figurano: l’istituzione di un apposito pubblico registro di iscrizione dei portatori di interesse – per rispondere all’esigenza di garantire la trasparenza dei processi decisionali nel rapporto tra questi e legislatore – e la previsione di criteri oggettivi per l’iscrizione al registro; fissare alcuni criteri di reciprocita’ nell’acquisizione, accesso e scambio di informazioni sulle quali fondare scelte consapevoli; l’analisi preventiva di impatto ‘pubblico’ delle normative; trasparenza nell’accesso dei portatori di interessi ai lavori parlamentari nell’iter formativo delle norme.

Fonte: MF DowJones

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