irlanda – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Irlanda, le regole per i lobbisti sono più ferree che in Gran Bretagna http://www.lobbyingitalia.com/2016/01/irlanda-le-regole-per-i-lobbisti-sono-piu-ferree-che-in-gran-bretagna/ Fri, 29 Jan 2016 15:30:05 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3149 Ci sono stati molti lamenti silenziosi e stridore di denti da parte di alcuni lobbisti professionisti in Irlanda, con le novità prorompenti della scorsa settimana sul nuovo regime di comunicazione al pubblico e di registrazione del lobbying. La relativa rigidità del nuovo regime irlandese, che prevede la divulgazione dei dettagli di quasi ogni attività di lobbying scritta o verbale nei confronti di un funzionario pubblico, è in netto contrasto con il regime introdotto lo scorso anno in Gran Bretagna.

Gli esperti britannici hanno descritto il loro nuovo sistema come “debole” e “falso”. A differenza dell’Irlanda, solo i lobbisti consulenti sono coperti dalla regolamentazione britannica, lasciando fuori dalla normativa i responsabili public affairs interni alle aziende. I lobbisti professionisti nel Regno Unito possono anche evitare di presentare le dichiarazioni, che sono così prive di dettagli da essere comunque praticamente insignificanti, se dicono solo che è stata redatta una comunicazione che è stata poi inviata dal loro cliente.

In Irlanda, tutti i gruppi che svolgono attività di lobbying, siano società di consulenza o altro, devono comunicare le proprie attività su base trimestrale, compreso l’obiettivo che si stava cercando di raggiungere. La maggior parte degli studi legali nel Regno Unito, per esempio, sembrano aver ignorato i loro obblighi di registrazione, mentre i loro vicini irlandesi sono stati costretti a registrarsi.

Nel frattempo, il termine per le prime pubblicazioni sul registro irlandese è scaduto più di una settimana fa, ma ci sono stati alcuni interessanti arrivi in ​​ritardo nei giorni scorsi. La Honorable Society of King’s Inns, la corporazione che si occupa della formazione degli avvocati, ha reso pubblica lo scorso mercoledì l’attività di lobby sulla riforma legale intrapresa dal suo amministratore delegato, ed ex segretario generale del Dipartimento di Giustizia, Sean Aylward.

Anche Vape Business Ireland, un’associazione di settore delle e-cig di cui fanno parte più grandi aziende produttrici di tabacco tradizionale del Paese, ha inserito i propri dati per aver svolto la propria attività di lobby nei confronti dei parlamentari rispetto alla regolamentazione del vaping. Meglio tardi che mai.

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Irlanda, al via il registro dei lobbisti http://www.lobbyingitalia.com/2015/09/irlanda-al-via-il-registro-dei-lobbisti/ Tue, 01 Sep 2015 10:40:02 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2926 Parte oggi, 1 settembre 2015, l’obbligo per i lobbisti della Repubblica d’Irlanda di iscriversi a un registro e riportare i loro contatti con i decisori pubblici. È questa la principale novità del Regulation of Lobbying Act approvato nei mesi scorsi dal governo di Dublino con l’obiettivo di rendere sempre più trasparente il processo decisionale e scoraggiare la corruzione nella classe politica.

Oggetto particolare della regolamentazione sono i lobbisti professionisti, ma anche i singoli cittadini che volessero influenzare le politiche governative sono tenuti a registrarsi e rendere pubblico il proprio interesse. Eventuali infrazioni alle norme sulla registrazione saranno sanzionate fino a un massimo di 200€ o anche con pene detentive per i casi più gravi. Le nuove norme prevedono anche un periodo di “raffreddamento” (cooling-off) di un anno per gli ex decisori pubblici che intendessero entrare nel mondo del lobbying in maniera professionale o occasionale. La definizione di “decisore pubblico” in base a questa legislazione è molto ampia: comprende anche segretari generali, segretari di direzione, e tutti i livelli dirigenziali.

Il lobbying è definito come la presentazione di “comunicazioni rilevanti”, il che significa ogni tipo di comunicazione, scritta o orale, diretta o indiretta nei confronti di un decisore pubblico in relazione a una materia di interesse generale. Tra queste:

  • La proposta di creazione, modifica o sviluppo di qualsiasi programma di politica pubblica;
  • La preparazione di emendamenti o procedure di attuazione di atti;
  • La concessione di bonus, prestiti o supporti finanziari, contratti o altri accordi, licenze o autorizzazioni da parte del decisore pubblico.

Il Registro sarà monitorato dalla Standards in Public Office Commission (SIPO), guidata dalla canadese Sherry Perreault, che presenterà una relazione il 21 Gennaio di ogni anno. Quindi, i primi dati del registro saranno pubblicati tra circa 5 mesi. La registrazione è richiesta non solo per professionisti, ma in generale anche per chiunque sia pagato per proporre, gestire o dirigere attività di pressione e comunicazione al decisore pubblico per conto di terzi. Altri gruppi di pressione o comitati che abbiano intenzione di tenere contatti con il governo, anche provenienti da esperienze private, sono soggetti ad alcune condizioni, tra cui il rispetto di un “codice della trasparenza” dove registrare i documenti relativi ad ogni incontro.

La registrazione può essere rimandata solo nei casi in cui possa avere effetti rilevanti sugli interessi finanziari dello Stato, sull’economia nazionale, sull’interesse aziendale o sull’interesse personale, quando causi perdite finanziarie ai soggetti protagonisti del report registrato. In questi casi spetta al SIPO la decisione di pubblicare o meno le informazioni.

Diverse le reazioni al nuovo sistema di regolamentazione dell’attività di lobbying. Nuala Haughey del think tank TASC si dice soddisfatta del passaggio “da una cultura della segretezza a una nuova ondata di trasparenza. È però ancora troppo presto per giudicare se il regime obbligatorio riesca nell’obiettivo di registrare il lobbying formale e informale dei diversi gruppi di interesse”. Anche il Public Relations Institute of Ireland, che raccoglie circa 800 membri, si è detto favorevole alla regolamentazione seppur denotando “preoccupazione per l’accesso privilegiato” a Leinster House, la “casa” del Parlamento irlandese, per molti ex politici.

Il Lobbying Act, in generale, punta quindi a rendere pubblico qualsiasi tipo di tentativo di influenza, sia esso diretto o indiretto, formale o informale, nei confronti della decisione pubblica. Presenta però alcune eccezioni, come i negoziati sindacali o comunicazioni tra enti dello Stato, che rientrerebbero nelle modalità di comunicazione interna. Sono esentati dalla regolamentazione anche i casi di tipo privatistico, ovvero quei tentativi di “influenza” esercitati nei confronti di decisori non pubblici (ad esempio, un datore di lavoro).

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Il registro del lobbying dell’Irlanda può insegnare molto al Regno Unito (PR Week) http://www.lobbyingitalia.com/2015/06/il-registro-del-lobbying-dellirlanda-puo-insegnare-molto-al-regno-unito-pr-week/ Tue, 02 Jun 2015 11:24:13 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2800 Ora che le elezioni sono parte del passato, l’attenzione si rivolge all’agenda legislativa. Il lobbying non è stata una tematica elettorale, ma il governo deve rivedere la difettosa normativa sul lobbying che è stata approvata in fretta e furia nel 2014.

Un nuovo interessante provvedimento volto a rendere più trasparente il settore lobbistico del Paese è recentemente entrato in vigore nella Repubblica d’Irlanda, approvato all’inizio di quest’anno dall’Oireachtas (Parlamento).

Il Regulation of Lobbying Act 2015, annunciato nell’aprile 2015 dopo due anni di negoziati, è molto diverso dalla legislazione analoga portata avanti a Westminster e molto criticata, in particolare in merito a tre aspetti cruciali:

  • Racchiude una definizione molto più ampia di “decisore pubblico”: mentre l’atto del Regno Unito enumera solo ministri e segretari permanenti, la legge irlandese aggiunge anche parlamentari backbenchers (ovvero coloro che siedono in Parlamento ma non rientrano nella squadra ministeriale).
  • Anche la definizione di “lobbista” è molto più ampia: la legge irlandese richiede la registrazione da parte dei lobbisti in-house, oltre che i lobbisti conto terzi.
  • Infine, la legge irlandese comprende anche un codice di condotta per i lobbisti.

Il nuovo registro, supervisionato dal mese scorso dalla canadese Sherry Perreault, è uno sviluppo interessante, e mette in chiara luce i problemi emersi sulla regolamentazione dei lobbisti nel Regno Unito.

La legislazione del Regno Unito è stata portata avanti in fretta e le sue carenze sono state ampiamente documentate, ma l’approvazione di questa normativa più completa sulla sponda irlandese dà ulteriori motivi al Governo britannico di rallentare l’azione sul registro obbligatorio, che non è ancora attuato in pieno.

Il modello irlandese potrebbe rivelarsi istruttivo: non appena potranno esserne analizzati gli effetti, è possibile che Westminster abbia una best practice per correggere i propri errori.

Esso fornisce al nuovo governo l’opportunità di un periodo di riflessione per imparare la lezione con un approccio alternativo.

È stato a lungo sostenuto che il registro del lobbying del Regno Unito, che incorpora solo l’1% cento dei lobbisti che lo praticano effettivamente, è fondamentalmente sopravvalutato e dovrebbe essere ampliato per includere tutti i lobbisti, sia in-house che conto terzi.

Sarà particolarmente interessante vedere come verrà messo in pratica il più completo approccio dell’Irlanda.

Gli oppositori di un approccio “inclusivista” sostengono che sarebbe troppo burocratico e non necessario.

Al contrario, se il nuovo governo sta cercando di introdurre un sistema di registrazione dei lobbisti veramente innovativo, che offra una maggiore trasparenza, allora includere tutti i lobbisti deve essere il primo principio da rispettare.

Questo punto di vista non è solo proprio dei delle società di lobbying: sia ONG che si occupano di trasparenza che più di 20 associazioni di categoria e sindacati hanno chiesto un sistema che includa tutti i tipi di lobbisti.

Nei prossimi mesi sarebbe opportuno che l’Ufficio di Gabinetto avviasse un dialogo aperto con il legislatore irlandese per discutere e condividere le esperienze, mantenendo un occhio vigile su come la legislazione è rispettato dai lobbisti d’Irlanda.

Il governo ha sbagliato nella scorsa legislatura; ora è il momento per riparare agli errori.

Il sistema di registrazione irlandese dà a Westminster la possibilità di valutare sia i pregi che i difetti di un approccio alternativo. È un’opportunità da cogliere al volo per fornire alla casa della democrazia britannica le “pareti di vetro” che da sempre ne caratterizzano il rapporto con i cittadini.

Iain Anderson, presidente dell’Associazione dei Consulenti Politici professionisti (APPC)

Fonte: PR Week

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Oggi annunciato il Registro irlandese del lobbying http://www.lobbyingitalia.com/2015/04/oggi-annunciato-il-registro-irlandese-del-lobbying/ Thu, 30 Apr 2015 11:28:04 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2790 il Registro sarà gestito dalla Standards in Public Office Commission.

Chiunque volesse fare lobbying su funzionari o ministri dovrà registrare la propria attività sulla piattaforma online tre volte l’anno, a fine Aprile, Agosto e Dicembre. Queste saranno poi inserite in un registro reso pubblico. La novità è parte del regolamento attuativo del recente Lobbying Act irlandese del 2015.

Il ministro della Spesa Pubblica e delle Riforme Brendan Howlin ha dichiarato: “Le norme del Lobbying Act porteranno significativi miglioramenti nel processo decisionale in Irlanda, assicurando comunicazione aperta e trasparenza. Inoltre, il processo di implementazione delle politiche sarà incoraggiato”.

Durante la cerimonia di insediamento della Standards Commission, il direttore Justice Daniel O’Keeffe ha affermato che “questo è uno sviluppo molto gradito nelle politiche pubbliche irlandesi. Il lobbying è un componente essenziale di una democrazia che funziona. È vitale, comunque, che sia aperto e trasparente. La registrazione non sarà un obbligo legale fino a settembre. Incoraggiamo tutti coloro che si occupano di relazioni istituzionali a registrarsi online nei prossimi giorni per familiarizzare con il sistema informatico”.

Fonte: Breaking News

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Arriva dal Canada il nuovo Commissario al lobbying per l’Irlanda http://www.lobbyingitalia.com/2015/04/arriva-dal-canada-il-nuovo-commissario-al-lobbying-per-lirlanda/ Sat, 25 Apr 2015 07:44:48 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2780 Un’esperta funzionaria canadese è stata nominata per coordinare il nuovo sistema del lobbying irlandese, la cui riforma entrerà in vigore la prossima settimana.

Sherry Perreault era senior director dell’Ufficio canadese sui conflitti di interesse e dirigeva la Commissione Etica. È lei quindi la prima commissaria per la Regolamentazione del Lobbying in Irlanda, che dalla settimana prossima prevede una registrazione online dopo l’attuazione del regolamento del nuovo Lobbying Act del 2015.

“Spero di avere un ruolo importante in questa innovazione irlandese. L’Irlanda cerca di elevare il livello di trasparenza del policy-making e dello sviluppo delle politiche in generale”, ha detto la Perreault.

I lobbisti dovranno registrarsi nel sito della Commissione diretta dalla Perreault dal primo maggio, e obbligati a registrare le loro attività di lobbying dal primo settembre prossimo.

La nomina della Perreault è stata apprezzata anche del presidente della Standards in Public Office Commission, Daniel O’Keeffe: “siamo onorati che una persona con molta esperienza in questo campo in un altro ordinamento abbia accettato di occuparsi dello stesso tema in Irlanda. La Perreault si occuperà di supervisionare il sistema di registrazione e trasparenza delle attività di lobbying. Sarà anche un’importante contributo ad assicurare anche la trasparenza e l’etica in tutti gli uffici pubblici”.

Sherry Perreault ha lavorato nella Commissione sull’Etica e i Conflitti di Interesse canadesi dal 2009 a oggi, con diversi incarichi. In precedenza aveva accumulato esperienza a livello federale, in particolare nel policy development, policy analysis, comunicazione e relazioni istituzionali.

Nel ruolo attuale, dirigerà un team multi-disciplinare con divisioni quali policy strategiche e ricerca, affari parlamentari, relazioni pubbliche e media, pianificazione e misurazione delle performance, affari internazionali dell’Uffico.

Durante il precedente incarico in Canada si è occupata di molte iniziative sul tema della regolamentazione del lobbying quali le riforme parlamentari sul conflitto di interesse, che hanno portato a un codice di condotta per i membri della Camera dei Comuni.

In passato è stata consulente del Commissario presso l’ufficio poi da lei preceduto, al dipartimento del Patrimonio culturale canadese, al Consiglio dei Trasporti del Canada.

Ha cominciato la propria carriera nel settore privato, nella consulenza per le pubbliche relazioni e il marketing, prima di entrare nel settore pubblico nel 1999.

Sherry Perreault ha inoltre una laurea specialistica in scienze politiche all’università di Toronto, dopo aver studiato all’università di Manitoba.

Fonte: Irish Times

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Lobbying in Irlanda, voglia di regolamentazione http://www.lobbyingitalia.com/2013/12/lobbying-in-irlanda-voglia-di-regolamentazione/ Tue, 03 Dec 2013 15:36:30 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=1887 (Giovanni Gatto) Il processo di regolamentazione dell’attività di lobbying in Irlanda sta avendo un’accelerata negli ultimi mesi. Dal 2011, per la prima volta dopo ottant’anni, il Fine Gael, partito che può essere inquadrato nel centrodestra con posizioni conservatrici, cattoliche ed europeiste, è diventata la prima forza del Paese scalzando il Fianna Fàil, partito repubblicano che deteneva il precedente Governo[1], e ha dato vita ad una coalizione guidata da Enda Kenny insieme al Labour Party. Il Governo ha portato avanti il Lobbying Bill 2013, una proposta di regolamentazione del sistema lobbistico gaelico, che tutt’oggi è al centro del dibattito tra le forze politiche di maggioranza ed opposizione.

Non è la prima volta che le parti politiche prendano in considerazione la possibilità, o meglio l’opportunità, di regolamentare il fenomeno lobbistico. Tentativi in tal senso sono stati portati avanti soprattutto dal partito Laburista, che presentò progetti di legge due volte nel 1999 e poi nel 2000, 2003 e 2008. Nel 2007 l’Istituto di Pubbliche Relazioni Irlandese richiese una “legislazione credibile per la quale le società di lobbying dovessero regolarmente dichiarare i clienti per cui lavoravano”, e in risposta ricevette la possibilità, per i lobbisti registrati, di ottenere un pass di accesso libero al Dàil, il Parlamento irlandese. Anche il Fianna Fàil pubblicò un progetto di legge nel gennaio 2012[2].

Il progetto di regolamentazione delle lobby da parte del Fine Gael e del Labour Party è partito nel 2011, e fece parte del vasto programma di riforme portato avanti dal Ministro per la Spesa Pubblica e le Riforme Brendan Howlin, partito il 17 novembre 2011 e con l’obiettivo di riuscire a portare avanti le proposte nel 2012. Il Governo cominciò quindi una sessione di consultazioni pubbliche ed esaminò le legislazioni sulle lobby presenti nel panorama internazionale, in base ai Principi di trasparenza ed integrità sul lobbying espressi e raccomandati dal Consiglio OCSE del febbraio 2010[3], con un termine per la presentazione delle proposte del 29 febbraio 2012[4].

L’ispirazione per un’opportuna legislazione sulle lobby venne, oltre che dai principi OCSE, anche dall’istituzione del Registro per la Trasparenza congiunto da parte di Parlamento e Commissione Europea[5], avvenuto nel 2011 e ancora oggi in discussione per il suo carattere facoltativo. I principi dell’OCSE, invece, rimandano alle generali raccomandazioni sulla trasparenza e correttezza dell’attività di pressione e sulla necessità di maggiore partecipazione alla decisione pubblica da parte di tutti gli attori interessati[6].

I primi risultati della consultazione furono resi pubblici nei primi mesi del 2012, e ne fu data pubblicamente una lista completa[7]. Una consultazione diretta da parte del Ministro Howlin si ebbe poi attraverso una Conferenza del 5 luglio, in cui vennero presentate le diverse regolamentazioni sulle lobby presenti in varie democrazie (in particolare il Canada, che inviò un rappresentante dello Stato dell’Ontario per illustrare la struttura del sistema lobbistico canadese) e le richieste e proposte da parte di accademici e stakeholders[8]. Dopo questo incontro, l’Unità per le Riforme del Ministero della Spesa Pubblica e delle Riforme emise un comunicato con un primo Policy Paper[9], contenente gli obiettivi del Governo e le modalità per perseguirli.

Il 30 aprile 2013, il Governo ha approvato una prima bozza di normativa sulle lobby[10]. Lo Schema Generale della proposta presenta un tipo di regolamentazione “trasparenza[11]”, con una definizione dell’attività di lobbying, di decisore pubblico e di lobbista (Part I, Head 4: “L’attività di lobbying comprende ogni tipo di comunicazione, diretta o indiretta  da parte di organizzazioni o rappresentanti di organizzazioni o di portatori di interessi o rappresentanti di enti ufficiali nazionali o da organizzazioni o individui remunerati da terzi per la loro attività di comunicazione […] su specifiche politiche, materie legislative o decisioni future nei confronti di pubblici ufficiali o decisori pubblici), la previsione di un Registro dei lobbisti consultabile via internet e basato sul Lobbying Act canadese del 1998 (Part II, con l’obbligo di registrazione per tre volte all’anno – aprile, agosto e dicembre – ma facoltativo come quello dell’Unione Europea) e la creazione dell’ufficio del Lobbying Registrar, un ufficiale di stato civile designato dalle due Camere e nominato dal Primo Ministro per mantenere aggiornato il Registro (Part III). Non prevede norme che incoraggino la partecipazione, allo stesso modo del modello britannico e a differenza del modello statunitense.

Secondo Gary Murphy, Professore alla Dublin City University e co-autore del libro Regulating Lobbying: A Global Comparison, “la registrazione dei lobbisti eviterebbe influenze illegittime come l’abuso di posizioni dominanti di alcuni gruppi di interessi nei confronti di altri; la questione chiave è la trasparenza, che potrebbe dare ai lobbisti l’iniziale fiducia nel sistema e consentire, successivamente, un consolidamento attraverso un registro monitorato da un’autorità indipendente[12]”. Lo stesso Ministro Howlin, nel maggio scorso, ha affermato la necessità di evitare che la parola “lobby” diventasse una “parolaccia”, auspicando piuttosto la possibilità che il decreto governativo fornisce ai cittadini di vivere in una democrazia pienamente funzionante, in cui gruppi di pressione e decisori pubblici dialogano tra loro nel pieno rispetto della correttezza e della trasparenza[13], oltre che favorire il consenso e l’affezione popolare verso la politica dopo i recenti anni di crisi economica e finanziaria; Howlin ha usato gli stessi argomenti durante una interrogazione parlamentare, sempre nel maggio 2013[14].

Dal lato opposto, chi critica la normativa sulle lobby lo fa per motivi molto differenti tra loro. John Devitt di Transparency Ireland ha criticato la previsione di un solo anno di divieto di revolving-doors (il passaggio dal lato del decisore a quello del lobbista, e viceversa) per i politici che lasciano il loro seggio parlamentare, per la presenza di conflitti di interesse ancora alti ad un anno dalla fine del mandato[15]. PJ Mara, ex senatore e responsabile ufficio stampa del Fianna Fàil ed ex consulente del Taoiseach (Primo Ministro irlandese) Charles Haughey, oltre che lobbista per diverse società private, afferma invece che il lobbying è uno “stile di vita” condotto non solo dai gruppi di pressione, ma anche da ONG, banche, imprese, sindacati, gruppi sportivi e persino politici, e non necessita una legislazione forte in quanto le norme vigenti sono già abbastanza opportune per garantire trasparenza e correttezza dell’attività di influenza; paragona il sistema irlandese a quello europeo, in cui l’attività di lobbying si svolge in ogni modalità ed ai massimi livelli; non reputa la legislazione sul lobbying utile a proteggere i gruppi di pressione più deboli all’interno del “business delle lobby”, e ritiene più opportuna una legislazione sui funzionari pubblici, che spesso bloccano le decisioni politiche, rispetto che ai membri del parlamento[16]. Uno studio portato avanti da tre accademici delle università irlandesi (Raj Chari, del Trinity College, lo stesso Gary Murphy del DCU e John Hogan del DIT), basato su sistema di classificazione del Center for Public Integrity (CPI) degli Stati Uniti, ha tentato di misurare l’efficacia della regolamentazione delle lobby nelle principali democrazie in cui è prevista. Lo studio ha mostrato che il sistema irlandese si situa in una fase iniziale e in ogni caso ancora insufficiente della piena trasparenza dell’attività di lobbying[17]. Infine, pochi giorni fa è arrivata la bocciatura da parte di Nigel Heneghan, presidente della Public Relations Consultants’ Association (PRCA), che ha affermato in un’intervista che le proposte del Lobbying Bill 2013 fossero “troppo burocratizzanti”, e inoltre ha inoltrato una proposta al Governo affinché le norme permettessero “un campo d’azione aperto ed equilibrato”, senza la presenza di preferenze nel campo della rappresentanza degli interessi particolari, ma con la necessità di trasparenza e apertura nei confronti di tutti[18].

La situazione in Irlanda è quanto mai fluida. Il passo, coraggioso, del Governo del Fine Gael deve essere accompagnato, come in ogni tipo di politica pubblica che sposta gli equilibri in vigore nella società, dal consenso popolare più ampio. È in vigore un processo che può portare un Paese, che negli scorsi anni fu esempio negativo di crisi economica, verso una crescita della democrazia interna e, conseguentemente, della competitività internazionale.


[11] Cfr. Petrillo P. L., Democrazie sotto pressione – Parlamenti e lobby nel diritto pubblico comparato, pp. 95-190.

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