il fatto – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Lobby, legge ferma malgrado i richiami dell’AGCM [IlFattoQuotidiano.it] http://www.lobbyingitalia.com/2015/10/lobby-legge-ferma-malgrado-i-richiami-dellagcm-ilfattoquotidiano-it/ Thu, 22 Oct 2015 14:53:42 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2998 Ad aprile la commissione Affari costituzionali del Senato ha adottato il ddl dei senatori ex M5S Orellana e Battista come testo base. Ma da allora se ne sono perse le tracce. Presentati 250 emendamenti non ancora catalogati né pubblicati sul sito di Palazzo Madama. Nonostante l’authority presieduta da Giovanni Pitruzzella continui a segnalare la necessità del provvedimento. Galgano (Scelta civica): “Testo sulla concorrenza pesantemente influenzato dai gruppi di pressione”

Ancora tutto fermo. Nonostante gli annunci, in primis quelli del ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Il quale il 20 maggio 2014, parlando con i giornali, metteva a verbale: “Contro la corruzione bisogna regolamentare le lobby”. Concetto ribadito dal Guardasigilli il 6 ottobre scorso durante la presentazione delrapporto Onu sull’attuazione in Italia della Convenzione contro la corruzione: “Vogliamo dare attenzione alla regolamentazione delle attività di lobbying”. Peccato però che ilParlamento non la pensi proprio come il numero uno di via Arenula. Anzi.Il 9 aprile di quest’anno la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha infatti adottato il disegno di legge (ddl) dei senatori ex Movimento 5 Stelle Luis Alberto Orellana e Lorenzo Battista come testo base per disciplinare il fenomeno. Una proposta stringente che, fra le altre cose, prevede l’istituzione di un “Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi” presso il segretariato generale della presidenza del Consiglio, più quella di un “Registro pubblico dei rappresentanti di interessi”. Al quale non potranno iscriversi i condannati in via definitiva per reati contro lo Stato e la pubblica amministrazione. Eppure da quel giorno nessuno ne ha più visto né sentito parlare. La conferma arriva dallo stesso Orellana. “Il provvedimento è stato accantonato: dalle informazioni in mio possesso sono stati depositati circa 250 emendamenti che io, però, non ho nemmeno mai letto”, rivela a ilfattoquotidiano.it. Emendamenti che peraltro “non sono stati ancora catalogati né pubblicati sul sito del Senato”, aggiunge.

Insomma: è tutto ancora in alto mare e, molto probabilmente, se ne riparlerà non prima del 2016. L’unica cosa certa è che il termine per presentare le proposte correttive al ddl in questione è stato posticipato quattro volte: dal 14 maggio al 3 giugno e poi dal 10 al 17 giugno 2015. “Ma ora dalle parole bisogna passare ai fatti – attacca Orellana – perché è già passato troppo tempo”. Ecco perché, terminata la sessione di bilancio, i due ex grillini non escludono la possibilità di interpellare direttamente il presidente dell’Assemblea, Piero Grasso, per sensibilizzarlo sull’argomento.

Quello della regolamentazione dei cosiddetti “portatori di interessi”, del resto, è un tema da sempre molto caldo. Che quotidianamente scrive un nuovo capitolo. L’ultimo in ordine di tempo è quello che riguarda Philip Morris, uno dei più grandi gruppi al mondo che opera, fra le altre cose, nel settore dei tabacchi. E che solo pochi giorni fa, come riportato dal “Fatto Quotidiano”, ha evitato una stangata fiscale sulla Iqos, la sigaretta ibrida prodotta nello stabilimento di Bologna (inaugurato a ottobre 2014 dal premier Matteo Renzi), dopo una visita a Palazzo Chigi. Proprio mentre il governo approvava il decreto Tabacchi, attuativo di una direttiva europea che dovrebbe ridisegnare tutto il settore.

Non è quindi un caso che anche l’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato presieduta da Giovanni Pitruzzella, sia recentemente tornata a chiedere un provvedimento che vada in questa direzione. “È auspicabile la previsione di una regolamentazione e vigilanza sulle attività di lobbying – scrive l’authority nella sua ultimarelazione – da inserire in un complesso di norme che possa finalmente contrastare in via preventiva i rischi di conflitti di interesse nelle fasi decisionali, nonché il verificarsi di fenomeni corruttivi”. Una legge necessaria anche per invertire un trend che, secondo lultimo rapporto di Transparency International, vede il nostro Paese agli ultimi posti per trasparenza. E dove spesso gli ex politici si riciclano come lobbisti.

Ma la richiesta di una legge che regolamenti una volta per tutte l’attività dei gruppi di pressione non arriva solo dai banchi dell’opposizione. Dice Adriana Galgano, deputata di Scelta civica: “Tutto il disegno di legge sulla concorrenza, recentemente approvato alla Camera, è stato pesantemente influenzato dalle lobby. Le quali hanno dimostrato di essere addirittura più forti del garante della concorrenza, visto che la maggior parte delle sue raccomandazioni non sono state recepite dal provvedimento”. L’esponente del partito che fu di Mario Monti si sofferma poi su un particolare: “Lo stop alla possibilità di vendere i farmaci di fascia C (quelli non concessi dal servizio sanitario nazionale ma che necessitano di ricetta, ndr) anche fuori dalle farmacie, nonostante il parere favorevole del ministero dello Sviluppo economico e di buona parte dell’Aula, è la rappresentazione plastica del potere che le lobby stesse hanno in mano – aggiunge Galgano –. Oltretutto, per i cittadini, questa misura avrebbe portatorisparmi per 500 milioni di euro. Purtroppo però, ancora una volta, hanno prevalso gli interessi di pochi”.

Fonte: @GiorgioVelardiIlFattoQuotidiano.it

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Lobby, Camera limita gli accessi: “Non potranno entrare in uffici commissioni” (Il Fatto) http://www.lobbyingitalia.com/2014/11/lobby-camera-limita-gli-accessi-non-potranno-entrare-in-uffici-commissioni-il-fatto/ Tue, 04 Nov 2014 20:53:25 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2677 Il comitato per la sicurezza ha approvato una “regolamentazione più restrittiva”. Una lettera di Luigi Di Maio (M5s) aveva denunciato alla presidente Boldrini la presenza di soggetti esterni: “Ora via la stampa in pensione e gli ex eletti”

I lobbisti non potranno più accedere agli uffici dove si svolgono i lavori delle commissioni parlamentari. Il Comitato per la sicurezza della Camera ha deciso di intervenire sugli accessi con una regolamentazione “più restrittiva”. La decisione arriva dopo la lettera del vicepresidente di Montecitorio Luigi Di Maio che denunciava, il 16 ottobre scorso, la presenza di alcuni soggetti esterni: “E’ più di un anno”, ha detto a ilfattoquotidiano.it il deputato M5s, “che chiedo alla presidente Laura Boldrini. La situazione è tornata ad essere preoccupante durante la discussione dello Sblocca Italia. Abbiamo visto una folla di persone davanti agli uffici, rappresentanti di imprese attaccati alla giacca dei parlamentari per chiedere un intervento sugli emendamenti”. Per questo Di Maio ha scritto alla presidente di Montecitorio e in contemporanea alle associazioni europee che si occupano del fenomeno lobbista. Poi oggi l’intervento del Comitato per la sicurezza che ha comunicato la decisione tramite email alle maggiori società di lobbying.

Le prime polemiche in Parlamento risalgono ad un anno fa quando i 5 Stelle denunciarono la presenza di un lobbista durante la discussione della legge di stabilità con video e foto. “Sono soddisfatto per quanto deciso dal Comitato”, ha continuato Di Maio, “anche se c’è ancora molto da fare. Ad esempio oltre ai rappresentanti delle società, hanno totale libero accesso agli uffici 71 giornalisti parlamentari in pensione e tutti gli ex eletti. Un esempio fra tutti? L’ex Pdl Italo Bocchino: è sempre in Parlamento anche se non è stato eletto e a me risulta lavori per il gruppo Romeo. E potrei citare tantissimi altri casi. E’ una situazione che deve essere regolamenta al più presto: non vogliamo trasferire il lobbismo al di fuori del Parlamento, ma vogliamo che i cittadini sappiano chi entra, con chi parla e perché”. Al Senato è attualmente in discussione in commissione Affari costituzionali un ddl per il registro delle lobby, anche se i tempi per l’arrivo in Aula sono molto lunghi. “Ho chiesto alla Boldrini”, ha concluso Di Maio, “di intervenire prima della discussione della legge di stabilità: sarà un momento delicato e non possiamo accettare che l’intervento delle lobby non sia ulteriormente limitato”.

Intanto a Montecitorio si affrettano a registrare il primo cambiamento in un ambito che vede l’Italia ancora molto indietro. “La nuova normativa – si legge nel comunicato del Comitato per la sicurezza – prevede che siano autorizzati ad accedere al IV e V piano di Palazzo Montecitorio“, dove appunto hanno sede le aule delle commissioni, “soltanto i funzionari del governo, i rappresentanti degli organi costituzionali, i rappresentanti di partiti e movimenti politici, i dipendenti dei gruppi e i collaboratori dei deputati, oltre ai dipendenti della Camera”. Pertanto, tutti i soggetti “che sono attualmente titolari di autorizzazioni di accesso permanenti” – badge verdi e bianchi – “con facoltà di accedere agli uffici delle commissioni” e che non rientrino nelle precedenti categorie “dovranno restituire al Servizio per la sicurezza i loro tesserini, in scadenza mercoledì 5 novembre, i quali saranno sostituiti con nuovi titoli di accesso conformi alle nuove disposizioni”.

Secondo l’analisi di Transparency International, l’Italia si classifica tra i peggiori d’Europa in quanto a trasparenza con un punteggio di 20 su 100. Sono 50 i disegni di legge presentati dal 1948 ad oggi e nessuno è riuscito mai a superare la prova dell’Aula. “Il lobbismo”, dicono dallo staff di Trasparency, “è una delle attività che influisce maggiormente sui processi decisionali e democratici del Paese. Questo vuoto normativo ha fatto sì che potessero prosperare anche soggetti intermedi che rappresentano i propri interessi o di altri con modalità che poco si addicono ad una democrazia matura”. I dati non sono incoraggianti: 11% è il livello di accesso dei cittadini alle informazioni sulle attività di lobbying; 27% la valutazione dei codici di comportamento dei lobbisti e dei decisori pubblici; 22 per cento invece l’equità di accesso e partecipazione al processo decisionale.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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Consob Usa: attività frenata dal lobbying degli ex dipendenti http://www.lobbyingitalia.com/2013/02/consob-usa-attivita-frenata-dal-lobbying-degli-ex-dipendenti/ Mon, 18 Feb 2013 12:03:23 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/?p=1631 Il paradosso delle porte girevoli di Wall Street che vede gli ex funionari della Sec, l’autorità americana di vigilanza sui mercati, arruolati nelle fila della grandi corporation finanziarie con l’obiettivo di favorirne gli interessi nei conflitti con la stessa authority

Gli americani parlano di “revolving door”, il fenomeno della porta girevole. Flusso costante, a volte di interscambio, tra il mondo dei controllati e quello dei controllori. Tutto legittimo, d’accordo, ma non per questo privo di conseguenze. Specialmente quando di mezzo ci sono la Securities and Exchange Commission (Sec), la vigilanza di Borsa americana, e il mondo di Wall Street, endemicamente allergico alle strette regolamentari o alle indagini troppo approfondite. Da anni, sottolinea uno studio del Project On Government Oversight (POGO, un’organizzazione indipendente di Washington), ex impiegati della Sec vengono arruolati nelle fila della grandi corporation finanziarie con l’obiettivo di favorirne gli interessi nei conflitti con la stessa autorità regolamentare. E il risultato, manco a dirlo, è un indebolimento dell’efficacia della stessa authority.

Una volta abbandonata la Sec, i funzionari che trovano impiego a Wall Street rappresentano una risorsa fondamentale per le società finanziarie. È grazie alla loro esperienza, infatti, che gli ex funzionari possono affiancare le major nel “tentare di influenzare le riforme regolamentari, contrastare le indagini sui presunti illeciti, attenuare i provvedimenti dell’authority, bloccare le proposte degli azionisti e ottenere esenzioni in deroga alla legge federale”. Il regolamento della Sec impone agli ex dipendenti di comunicare la loro intenzione di rappresentare un cliente privato: dal 2001 al 2010, sostengono i ricercatori, si sarebbero contate quasi duemila comunicazioni del genere. Un dato che non riesce da solo a identificare la dimensione del fenomeno, visto che l’obbligo di comunicazione, a norma di legge, vale solo per i primi due anni dopo le dimissioni dalla Sec.

Nell’agosto del 2012, la numero uno dell’agenzia Mary L. Schapiro si è vista costretta ad alzare bandiera bianca nel suo tentativo di regolamentare il settore dei money market funds, un segmento di mercato da 2.700 miliardi di dollari. A bloccare il piano di riforma è stata l’opposizione di 3 dei 5 commissari dell’authority, convinti dalla paziente opera di lobbismo di Wall Street. L’aspetto interessante, nota il rapporto, è che “molte delle persone che avevano esercitato pressioni a sostegno degli investitori avevano una caratteristica in comune: avevano lavorato in passato per la Sec per poi passare attraverso la porta girevole ed unirsi all’industria finanziaria”.

Già nel 2010, il Center for Responsive Politics (Crp), un’organizzazione indipendente di Washington che da oltre 25 anni monitora le attività dei gruppi di lobbying, aveva lanciato l’allarme. Osservando i dati disponibili, si scoprì infatti che su circa 500 dipendenti federali che si erano dimessi all’epoca dalle agenzie di controllo, 148 si erano registrati come lobbisti. L’analisi sul caso Sec presentata dal Pogo va però oltre, evidenziando nelle pagine della relazione la ricaduta del fenomeno sull’efficacia stessa del ruolo dell’agenzia di controllo. “Il movimento delle persone da e verso l’industria finanziaria (…) – sottolinea il rapporto – ha il potere di influenzare la cultura e i valori dell’agenzia. Un aspetto importante visto che la Sec ha il potere di incidere sugli investitori, i mercati finanziari e l’economia”.

 

Fonte: Il Fatto

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