governo – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Lobby, legge ferma malgrado i richiami dell’AGCM [IlFattoQuotidiano.it] http://www.lobbyingitalia.com/2015/10/lobby-legge-ferma-malgrado-i-richiami-dellagcm-ilfattoquotidiano-it/ Thu, 22 Oct 2015 14:53:42 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2998 Ad aprile la commissione Affari costituzionali del Senato ha adottato il ddl dei senatori ex M5S Orellana e Battista come testo base. Ma da allora se ne sono perse le tracce. Presentati 250 emendamenti non ancora catalogati né pubblicati sul sito di Palazzo Madama. Nonostante l’authority presieduta da Giovanni Pitruzzella continui a segnalare la necessità del provvedimento. Galgano (Scelta civica): “Testo sulla concorrenza pesantemente influenzato dai gruppi di pressione”

Ancora tutto fermo. Nonostante gli annunci, in primis quelli del ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Il quale il 20 maggio 2014, parlando con i giornali, metteva a verbale: “Contro la corruzione bisogna regolamentare le lobby”. Concetto ribadito dal Guardasigilli il 6 ottobre scorso durante la presentazione delrapporto Onu sull’attuazione in Italia della Convenzione contro la corruzione: “Vogliamo dare attenzione alla regolamentazione delle attività di lobbying”. Peccato però che ilParlamento non la pensi proprio come il numero uno di via Arenula. Anzi.Il 9 aprile di quest’anno la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha infatti adottato il disegno di legge (ddl) dei senatori ex Movimento 5 Stelle Luis Alberto Orellana e Lorenzo Battista come testo base per disciplinare il fenomeno. Una proposta stringente che, fra le altre cose, prevede l’istituzione di un “Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi” presso il segretariato generale della presidenza del Consiglio, più quella di un “Registro pubblico dei rappresentanti di interessi”. Al quale non potranno iscriversi i condannati in via definitiva per reati contro lo Stato e la pubblica amministrazione. Eppure da quel giorno nessuno ne ha più visto né sentito parlare. La conferma arriva dallo stesso Orellana. “Il provvedimento è stato accantonato: dalle informazioni in mio possesso sono stati depositati circa 250 emendamenti che io, però, non ho nemmeno mai letto”, rivela a ilfattoquotidiano.it. Emendamenti che peraltro “non sono stati ancora catalogati né pubblicati sul sito del Senato”, aggiunge.

Insomma: è tutto ancora in alto mare e, molto probabilmente, se ne riparlerà non prima del 2016. L’unica cosa certa è che il termine per presentare le proposte correttive al ddl in questione è stato posticipato quattro volte: dal 14 maggio al 3 giugno e poi dal 10 al 17 giugno 2015. “Ma ora dalle parole bisogna passare ai fatti – attacca Orellana – perché è già passato troppo tempo”. Ecco perché, terminata la sessione di bilancio, i due ex grillini non escludono la possibilità di interpellare direttamente il presidente dell’Assemblea, Piero Grasso, per sensibilizzarlo sull’argomento.

Quello della regolamentazione dei cosiddetti “portatori di interessi”, del resto, è un tema da sempre molto caldo. Che quotidianamente scrive un nuovo capitolo. L’ultimo in ordine di tempo è quello che riguarda Philip Morris, uno dei più grandi gruppi al mondo che opera, fra le altre cose, nel settore dei tabacchi. E che solo pochi giorni fa, come riportato dal “Fatto Quotidiano”, ha evitato una stangata fiscale sulla Iqos, la sigaretta ibrida prodotta nello stabilimento di Bologna (inaugurato a ottobre 2014 dal premier Matteo Renzi), dopo una visita a Palazzo Chigi. Proprio mentre il governo approvava il decreto Tabacchi, attuativo di una direttiva europea che dovrebbe ridisegnare tutto il settore.

Non è quindi un caso che anche l’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato presieduta da Giovanni Pitruzzella, sia recentemente tornata a chiedere un provvedimento che vada in questa direzione. “È auspicabile la previsione di una regolamentazione e vigilanza sulle attività di lobbying – scrive l’authority nella sua ultimarelazione – da inserire in un complesso di norme che possa finalmente contrastare in via preventiva i rischi di conflitti di interesse nelle fasi decisionali, nonché il verificarsi di fenomeni corruttivi”. Una legge necessaria anche per invertire un trend che, secondo lultimo rapporto di Transparency International, vede il nostro Paese agli ultimi posti per trasparenza. E dove spesso gli ex politici si riciclano come lobbisti.

Ma la richiesta di una legge che regolamenti una volta per tutte l’attività dei gruppi di pressione non arriva solo dai banchi dell’opposizione. Dice Adriana Galgano, deputata di Scelta civica: “Tutto il disegno di legge sulla concorrenza, recentemente approvato alla Camera, è stato pesantemente influenzato dalle lobby. Le quali hanno dimostrato di essere addirittura più forti del garante della concorrenza, visto che la maggior parte delle sue raccomandazioni non sono state recepite dal provvedimento”. L’esponente del partito che fu di Mario Monti si sofferma poi su un particolare: “Lo stop alla possibilità di vendere i farmaci di fascia C (quelli non concessi dal servizio sanitario nazionale ma che necessitano di ricetta, ndr) anche fuori dalle farmacie, nonostante il parere favorevole del ministero dello Sviluppo economico e di buona parte dell’Aula, è la rappresentazione plastica del potere che le lobby stesse hanno in mano – aggiunge Galgano –. Oltretutto, per i cittadini, questa misura avrebbe portatorisparmi per 500 milioni di euro. Purtroppo però, ancora una volta, hanno prevalso gli interessi di pochi”.

Fonte: @GiorgioVelardiIlFattoQuotidiano.it

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Lobby e corruzione: “Urgenti norme chiare” (Repubblica.it) http://www.lobbyingitalia.com/2015/03/lobby-e-corruzione-urgenti-norme-chiare-repubblica-it/ Mon, 16 Mar 2015 13:30:30 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2743 Tra pochi mesi non si potrà più farne a meno. Perché l’assenza di una legge sul lobbying rischierà di incidere in modo negativo sul sistema degli appalti pubblici. Le nuove norme, infatti, sono contenute in un disegno di legge delega presentato dal governo e in discussione al Senato che recepiscono tre direttive europee: la 2014/23, la 2014/24 e la 2014/25. Tra i principi contenuti in queste direttive si prevede la “partecipazione di portatori qualificati d’interesse nell’ambito dei processi decisionali finalizzati all’aggiudicazione di appalti e concessioni pubbliche”. Vale a dire: lo Stato potrà coinvolgere privati nella stesura stessa dei provvedimenti che danno il via ai lavori.

La legge sui gruppi di interesse diventa quindi essenziale: è inimmaginabile, infatti, non mettere al corrente l’opinione pubblica circa i rapporti tra istituzioni e portatori d’interesse in relazione alla realizzazione di opere pubbliche. E’ necessario prevedere registri consultabili, agende e resoconti degli incontri. Apparentemente: niente di più semplice se i nuovi strumenti di cui si avvale anche la comunicazione politica fossero presi sul serio: la pubblicità che la rete può fornire è enorme. Un veicolo di trasparenza. E la regolamentazione delle attività lobbistiche è un’esigenza avvertita anche – e soprattutto – dall’Anac, l’Autorità Anti Corruzione presieduta da Raffaele Cantone. Il cui team sta lavorando a un Libro Bianco da presentare al governo. Proposte e indirizzi per migliorare la gestione della cosa pubblica.

Michele Corradino è uno dei quattro consiglieri di Cantone. E non utilizza mezze misure: “Dobbiamo parlarci chiaro: le lobby entrano nelle stanze della politica, nei luoghi dove vengono prese le decisioni che riguardano la totalità dei cittadini”. E più i gruppi di pressione sono forti “più riescono a incontrare interlocutori che sono ai vertici delle istituzioni”. Una proporzione diretta: al massimo di forza economica corrisponde la massima capacità di influenzare il decisore pubblico. Una legge che regolamenti questi incontri, che riesca a mettere in luce il percorso incontrato da una legge diventa quindi essenziale anche in relazione alla lotta contro la corruzione: “Abbiamo stabilito una sorta di equazione, accettata da tutti: l’arma migliore per combattere la corruzione è la trasparenza”. E se la trasparenza è un metodo, questo metodo non può essere circoscritto alla retorica politica.

L’Anac: “Indispensabile regolamentare l’attività lobbistica”

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Lobby, nessun ddl dal Governo: delega al Ministero per le Riforme e i Rapporti col Parlamento (Public Policy) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/lobby-nessun-ddl-dal-governo-delega-al-ministero-per-le-riforme-e-i-rapporti-col-parlamento-public-policy/ Fri, 26 Sep 2014 21:17:23 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2515 Il governo non presenterà, per ora, un proprio disegno di legge sulle lobby. La regolamentazione, avviata dal governo Letta ma mai andata in porto, procederà subito per via parlamentare, al Senato, con l’esame dei ddl incardinati in commissione Affari costituzionali.

In queste ore – spiega una fonte – a conferma della volontà del governo di avviare un iter “continuativo” e “approfondito”, la presidenza del Consiglio ha affidato la delega sulle lobby al ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme. Come anticipato nei giorni scorsi, il ddl in esame al Senato, incardinato in commissione a fine luglio, è a prima firma Giuseppe Marinello (Ncd), cofirmato anche da alcuni senatori di Forza Italia, come Domenico Scilipoti.

Relatore del provvedimento è il senatore ex M5s, Francesco Campanella (ora al Misto, nella componente ‘Italia lavori in corso’). Quello a firma Marinello, però, non è l’unica proposta presente in Parlamento: nella XVII legislatura, infatti, sono sette i ddl e proposte di legge depositate.

A quanto viene riferito, durante la seduta di mercoledì della commissione Affari costituzionali è stato deciso di attendere altre proposte (come quella annunciata dalla senatrice Pd, Laura Puppato) che saranno connesse con il primo testo. Subito dopo sarà avviata la discussione generale e l’esame vero e proprio. Per il governo sarà il sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti a seguire il provvedimento, che a Public Policy spiega: “Per ora il governo non ha intenzione di presentare un suo testo e quindi interverrà sul testo base”.

Fonte: SOR – PublicPolicy.it

E in termini di priorità – precisa – “avranno la precedenza il ddl delega Pa e la legge elettorale“. Infine, prima dell’avvio dell’esame la 1a commissione ha chiesto di acquisire la documentazione dei lavori svolti, in materia di attività di rappresentanza di interessi particolari, dalla commissione Anticorruzione istituita nella XIII legislatura alla Camera.

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Lobby, cominciamo a fare sul serio? (Formiche.net) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/lobby-cominciamo-a-fare-sul-serio-formiche/ Thu, 18 Sep 2014 18:31:29 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2487 Il secondo di una serie di approfondimenti su lobby e regolamentazione su Formiche.net a cura di Pier Luigi Petrillo, professore associato di Diritto pubblico e docente di Teorie e tecniche di Lobbying

Ecco la seconda parte dell’intervento del prof. Petrillo. La prima parte si può leggere qui.

Le opzioni di intervento sembrano essere prevalentemente 3: le prime due più “soft”, potenzialmente approvabili in pochissimo tempo; la seconda più “hard” ma più seria.

1) L’opzione-esempio (una sorta di Negroni)
Consapevoli che un disegno di legge in Parlamento rischierebbe di arenarsi, il Presidente del Consiglio può con proprio Decreto regolamentare il rapporto tra Pubblica Amministrazione e lobbisti. Ovviamente tali norme varrebbero solo per Palazzo Chigi, i Ministeri e le Società controllate dalle Stato. Non sarebbe comunque poco ma soprattutto darebbe il buon esempio. Una sorta di sveglia per il Parlamento e il modo migliore di rispondere ai #gufi.

2) L’opzione-esempio invertito (il Negroni sbagliato, ovviamente)
Consapevoli che il Governo non ha voglia di intervenire sul punto, i Presidenti di Camera e Senato intervengono d’imperio, esercitando i poteri d’interpretazione dei regolamenti parlamentari loro attribuiti. Possono così disporre, ad esempio, regole d’accesso pubbliche e trasparenti per i lobbisti ovvero (a mero titolo d’esempio) impegnare i parlamentari a rendere pubblici gli incontri avuti. Gli stessi effetti potrebbero essere prodotti, più democraticamente, facendo approvare una risoluzione dalle rispettive assemblee oppure, per essere ancora più democratici, modificando i regolamenti parlamentari (come propose il sen. Andreatta nel lontano 1988). E’ l’esempio francese dove, da quattro anni, esiste una regolamentazione delle lobby presso l’Assemblea Nazionale introdotta con una risoluzione parlamentare. In questo modo sarebbe il Parlamento a dare la sveglia al governo …

3) L’opzione “all inclusive” (quindi impossibile … una vera Caipirinha)
Il governo presenta alle Camere un disegno di legge, dichiarandolo urgente così da essere calendarizzato in tempi certi. Poiché ci va di sognare, possiamo anche ipotizzare che con questo provvedimento il Legislatore corregga le numerose norme già vigenti ma totalmente disapplicate che dovrebbero imporre trasparenza e partecipazione in taluni procedimenti pubblici. Sempre in questo contesto, si dovrebbero modificare le assurde norme sul finanziamento della politica da parte dei privati.

Ci si chiede: possono esserci altri percorsi normativi? E tra quelli sopra individuati, quale sarebbe l’opzione preferibile?

Fonte: Formiche

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Soldi & politica: così cresce il rischio “neo-feudale” (Avvenire) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/soldi-politica-cosi-cresce-il-rischio-neo-feudale-avvenire/ Wed, 17 Sep 2014 07:18:47 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2421 (Flavio Felice & Fabio G. Angelini) Più volte abbiamo ragionato sui rischi che si celano dietro la «logica statalista» che assegna alla politica il monopolio sulla società. Oggi vorremmo sottolineare un fenomeno speculare, che di quella è figlio naturale: si tratta della «logica neo-feudale» che declassa il ruolo della politica a guardiano degli interessi corporativistici delle lobby.

Questo è un tempo di molti e diversi rischi. Più volte – muovendo dalla prospettiva sturziana, popolare e liberale, tipica dell’economia sociale di mercato – abbiamo ragionato su quelli che si celano dietro la «logica statalista» che assegna alla politica il monopolio sulla società. Oggi vorremmo sottolineare un fenomeno speculare, che – a ben vedere – di quella è figlio naturale e legittimo: si tratta della «logica neo-feudale» che declassa il molo della politica a guardiano degli interessi corporativistici delle lobby.

L’inchiesta che “Avvenire” ha sviluppato sui finanziamenti ai partiti e sulla regolamentazione delle attività lobbistiche testimonia il segnale preoccupante di un sistema opaco e intriso di conflitti di interesse che non solo non fa bene alla nostra democrazia, ma innesca il più classico dei circoli viziosi, per cui istituzioni politiche “estrattive” generano istituzioni economiche della stessa natura che finiscono per perpetuare e rinforzare le prime, a danno della democrazia e dello sviluppo sociale ed economico.

La sveglia lanciata va ben oltre la (pur cruciale) tematica della trasparenza, finendo per incidere – su queste colonne è già stato rimarcato – sulla qualità e sullo stesso funzionamento delle nostre istituzioni, sulla loro capacità di soddisfare i bisogni dei cittadini. Non a caso, è proprio sul terreno della trasparenza del processo decisionale politico che è possibile riconoscere un’istituzione “estrattiva” (che concentra potere e ricchezza nelle mani di pochi) da una “inclusiva” (che potere e ricchezza tende, al contrario, a ridistribuire).

Parlare di riforma delle istituzioni e della pubblica amministrazione senza porre alla base una “vera” e ben calibrata riforma della politica (owero, dei partiti, del loro finanziamento e della legge elettorale) rappresenta un velleitario esercizio di vuota retorica, incapace di rompere quel circolo vizioso di cui il Paese è, da tempo, ostaggio. A nostro parere c’è un campo nel quale, meglio di altri, è possibile cogliere l’essenza di tale discorso: quello della semplificazione amministrativa.

Dagli anni Novanta ai giorni nostri, man mano che i partiti tradizionali si andavano frantumando sotto i colpi della corruzione e delle conseguenti inchieste giudiziarie, sostituiti da cartelli elettorali e partiti post-ideologici, fondati su invadenti leadership personali, il mito della semplificazione amministrativa è diventato il mantra di qualsiasi programma politico. Dopo tanti fallimenti, crediamo che la difficoltà di semplificare le procedure amministrative sia figlia dell’incapacità del sistema politico di gerarchizzare il quadro degli interessi confliggenti attraverso il loro bilanciamento e la scelta di precise priorità politiche. La gerarchizzazione degli interessi comporta, infatti, l’assunzione di responsabilità e l’eventualità che si perda consenso.

Tali scelte, attraverso un trasparente processo legislativo, dovrebbero trovare la propria traduzione nelle leggi e, con riferimento al caso concreto, nell’attività posta in essere dalla pubblica amministrazione nel rispetto del principio di legalità. Proprio la degenerazione del quadro politico e l’incapacità di assumere precise scelte di indirizzo politico, in un contesto istituzionale che non garantisce né la responsabilizzazione sui risultati, né il pieno controllo democratico da parte dei cittadini, sono alla base dell’espansione incontrollata della discrezionalità (e spesso “parzialità”) della pubblica amministrazione e della proliferazione dei centri di potere burocratico che bloccano il Paese,minando la certezza del diritto e dando luogo a gravi forme di disparità di trattamento nell’accesso ai servizi pubblici.

Al costo del non decidere, integralmente a carico dei cittadini e delle imprese, corrisponde dunque il dividendo “neo-feudale” del non decidere che, per il sistema politico, si traduce nella conservazione del potere a vantaggio di pochi e a discapito dei molti. Una forma di irresponsabilità politica che produce effetti devastanti non solo in termini morali, ma anche sul fronte economico, rendendo l’Italia più povera e più inerme nei confronti dei competitori internazionali, nonché incapace di attirare gli investimenti stranieri; è questa, peraltro, una potente concausa della mancata crescita nel nostro Paese.

Al contrario, all’interno di un contesto istituzionale inclusivo, semplificare significherebbe individuare, attraverso un trasparente processo decisionale politico, un determinato bilanciamento tra tutti gli interessi in gioco che, una volta recepito in una legge, l’amministrazione sarebbe chiamata a realizzare in riferimento al caso concreto, con gli strumenti che le sono propri.Qualsivoglia intervento nella direzione di rendere più efficienti le nostre istituzioni, perciò, dovrebbe focalizzarsi su una vera riforma della politica, dei suoi processi decisionali e delle sue relazioni con i portatori di interesse. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, così come è stata realizzata, in assenza di una chiara regolamentazione delle attività lobbistiche, non va affatto in tale direzione. Così com’è, essa non potrà che aggravare quel circolo vizioso che, rendendo opaco il processo decisionale, incide sulla macchina amministrativa, alimentando il germe estrattivo del nostro sistema istituzionale a discapito dei cittadini, delle imprese e di un equilibrato sviluppo.

Leggi l’inchiesta di Avvenire

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Riforme, Delrio: diritti civili e lobby si faranno ma sui tempi non so (PublicPolicy) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/riforme-delrio-diritti-civili-e-lobby-si-faranno-ma-sui-tempi-non-so-publicpolicy/ Tue, 16 Sep 2014 18:38:59 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2396 Renzi ne ha parlato in aula e la proposta del governo sui diritti civili e sulla regolamentazione delle lobby (ma il premier in aula ha parlato solo di diritti civili; Ndr) si farà entro i mille giorni”.

A dirlo a Public Policy è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, uscendo dall’aula della Camera al termine del discorso di Renzi. Dunque le proposte non saranno varate dal governo entro settembre, come annunciato dal premier? “Sui tempi non sono in grado di dire niente“, ha concluso Delrio.

Fonte: Public Policy

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Rughetti: «Lobby, basta con il Far West. Agiremo presto» (Avvenire) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/rughetti-lobby-basta-con-il-far-west-agiremo-presto-avvenire/ Sat, 13 Sep 2014 07:54:06 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2423 (Giovanni Grasso) «Sulle lobby ora c’è il Far West. Un governo come il nostro che si è caratterizzato per la sua carica di riformismo e innovazione considera una priorità regolare con la massima apertura e trasparenza la questione dei rapporti tra gli interessi privati e la politica». Lo dice il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti che spiega: «La legge di riforma del finanziamento ai partiti va estesa e deve integrare anche questa parte».

Il governo si è accorto che senza una legge sulle lobby, la riforma del finanziamento dei partiti rischia di essere un boomerang?

Figuriamoci: durante l’esame della legge 90 sulla pubblica amministrazione, ci siamo accorti che dentro l’aula della Commissione c’erano esponenti dei destinatari del provvedimento (alti funzionari dello Stato) che dettavano letteralmente gli emendamenti ai parlamentari. Questo è un modo di svilire la funzione parlamentare: il parlamentare ascolta tutti, ma poi decide in coscienza…

Dunque, che cosa intende fare il governo?

Nel documento di economia e finanza il governo si è impegnato a presentare un provvedimento legislativo per regolare le lobby e le relazioni fra gruppi di interesse e istituzioni a tutti i livelli. Del resto è in linea con tutta l’azione del governo, tesa a garantire il massimo di trasparenza nella vita politica e istituzionale con i fatti e non con le parole.

Si sa già in che direzione andranno i contenuti del provvedimento?

Per i contenuti è ancora presto. Lavoreremo con tutti i ministeri interessati, da quello delle Riforme a quello dello Sviluppo Economico, che per sua natura è quello più interessato a pressioni di carattere lobbistico. Personalmente sono favorevole a un modello di tipo “americano”, dove non si demonizzano i contributi privati e tutto avviene alla luce del sole e il cittadino è perfettamente informato di tutti i rapporti leciti tra la politica e il mondo degli interessi.

Come si può realizzare questo obiettivo anche in Italia?

Le due parole chiave sono: trasparenza e tracciabilità. Tutto deve essere pubblicato e offerto alla conoscenza degli elettori. Di ogni euro che entra nelle casse dei partiti bisogna conoscere l’esatta provenienza. Attualmente, con la nuova legge, questo non succede. Siamo in una situazione di confusione assoluta. Non c’è la tracciabilità. C’è anche bisogno di una legge che regolamenti la vita dei partiti e i loro bilanci, molto di più di quanto accade ora.

C’è anche il discorso delle fondazioni, che fanno capo a uomini politici: sfuggono a qualsiasi regolamentazione…

È chiaro che attraverso le fondazioni si può riuscire a eludere le norme sul finanziamento ai partiti. Certo, bisognerà fare delle distinzioni: tra una fondazione che è culturale e una che è nata con l’unico scopo di sostenere un partito o un candidato. Ma comunque anche per le fondazioni dovrà valere la regola generale: se in qualche modo finanziano la politica, devono rendere tutti i dati pubblici e accessibili.

Ci sono state polemiche perché il presidente del Consiglio Renzi ha nominato nei Cda delle imprese partecipate qualche suo finanziatore. Bisognerà normare anche questo aspetto?

Tutto dipende dall’entità del finanziamento. Se, come nel caso che ha generato polemiche, si tratta di diecimila euro, non credo che si possa parlare di una cifra tale da condizionare le decisioni della politica. Il discorso cambia se i finanziamenti sono molto più consistenti.

Fonte: Avvenire

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Il potere romano delle lobby che ottengono anche i commi ad personam (Corriere della Sera) http://www.lobbyingitalia.com/2014/08/il-potere-romano-delle-lobby-che-ottengono-anche-i-commi-ad-personam-corriere-della-sera/ Tue, 12 Aug 2014 15:17:29 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2458 (Sergio Rizzo) Le barricate Dalla pensione di magistrati e docenti allo stipendio dei manager pubblici. Per ogni intervento si alzano le barricate. L’accusa del premier alle resistenze delle categorie contro qualsiasi cambiamento

Se volete un piccolo esempio di come a Roma si muovono le lobby di cui ha parlato Matteo Renzi al Financial Times, suggeriamo il caso Buonitalia. Già il nome di questa società, creata dal nulla nel 2002 dal ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno, era tutto un programma. Nata per promuovere il nostro agroalimentare all’estero (ma non c’era già l’Ice’) manifestò bontà nel campo delle consulenze. Nel 2004-2005 ne aveva distribuite 11, per 273 mila euro. I nomi? Quelli dei futuri deputati del centrodestra Barbara Saltamartini e Aldo Di Biagio, quello della futura segretaria particolare del sindaco di Roma Alemanno e dell’animatore del Movimento Area Destra. Per non parlare dei contenuti: l’organizzazione della scalata di Alemanno al K2, il viaggio del ministro ad Atene in occasione delle Olimpiadi del 2004, con tanto di escursione sull’Acropoli’ Basterebbe per decretarne subito la pietosa sepoltura. Invece l’andazzo continua. Finché nel 2011 la liquidazione è inevitabile. E la sorte dei 19 dipendenti sarebbe segnata, se non saltasse fuori un curioso salvagente: l’obbligo di riassorbirli tutti.

Dove’? All’Ice, naturale. Il relativo decreto viene firmato il 28 febbraio 2013, tre giorni dopo le elezioni politiche. Insorgono i vincitori di un concorso e mai assunti: «L’Ice assorbirà dunque 19 dipendenti a tempo indeterminato di Buonitalia che furono assunti a chiamata diretta! Invece noi, che l’unica chiamata diretta l’abbiamo avuta per presentarci al concorso, durato quasi due anni, con 17 mila partecipanti, una prova preselettiva, due scritte, una orale, all’Ice non abbiamo ancora messo piede». Ma al loro fianco quei giovani non hanno nessuna lobby. Solo il viceministro allo Sviluppo, Carlo Calenda, che quei 19 scandalosi passaggi all’Ice si rifiuta di autorizzarli.

L’episodio dice tutto. Perché se si può salvare senza colpo ferire una microscopica clientela ministeriale, facile immaginare che cosa si muove dietro interessi ben più consistenti. Come ha toccato con mano Renzi, arrivato a dire nell’intervista pubblicata ieri dal quotidiano britannico: «Roma è una città piena di lobby. L’Italia è un Paese basato sul capitalismo di relazione. Questo sistema ha distrutto il Paese». Di sicuro la mancanza di una legge con la quale si regolamenti l’azione dei lobbisti, legge che nessuno, ma proprio nessuno, ha mai voluto fare, crea le condizioni ideali perché i gruppi di pressione possano condizionare pesantemente le decisioni politiche. Con scarsissima resistenza, va detto chiaramente, opposta dalla maggioranza dei parlamentari.

Non che in altri Paesi, quali per esempio gli Stati Uniti, i rischi di condizionamento siano minori. Almeno però si sa da chi parte il colpo. In Italia, poi, ci sono anche altre lobby fortissime che agiscono all’interno del Palazzo. Grumi di potere consolidati grazie alle regole sull’inamovibilità delle alte burocrazie, che cementa i rapporti e crea cordate allo scopo principale di tutelare i propri interessi e privilegi. Innumerevoli gli esempi.

Il governo (Monti, in questo caso) stabilisce di impedire ai consiglieri regionali di incassare il vitalizio se non a 66 anni di età e con almeno due mandati alle spalle’ Spunta provvidenziale un emendamento all’apparenza inutile, che in realtà smonta tutto. Risultato: nel Lazio c’è oggi chi becca il vitalizio a 50 anni, e in Sardegna a 41. I decreti applicativi della legge anticorruzione prevedono una serie dettagliata di incompatibilità negli incarichi pubblici’ Alla prima occasione parlamentare si esclude dall’applicazione quelli in essere. Renzi decide di tagliare lo stipendio ai manager delle aziende pubbliche? Ecco un emendamento con cui si salvano dal taglio le società che hanno emesso un bond su qualche mercato. Tipo Cassa depositi e prestiti, Poste, Ferrovie. Se ne esce col compromesso: deciderà il governo entro tre mesi. Il che lascia comunque dei margini. In Parlamento passa a sorpresa una norma che consente allo Stato di recedere dagli affitti d’oro? Arriva subito un emendamento per risparmiare i palazzi dei fondi d’investimento immobiliare. Bisogna riportare a 70 anni dagli attuali 75 l’età pensionabile dei magistrati? Scoppia la rivoluzione: «Impossibile», protestano. «Ci sarebbero 400 posti vacanti e per fare un concorso ci vogliono quattro anni». Perché quattro anni e non quattro mesi’ In quattro anni si prendeva una laurea in giurisprudenza? Non importa: la discesa sarà comunque più graduale. Si pensa di mandare in quiescenza a 68 anni i professori universitari che hanno già il massimo dei contributi, per favorire il ricambio generazionale? I docenti protestano argomentando che così si rinuncia ai luminari. E i tecnici sollevano immediatamente problemi di copertura. Amen. Nella riforma della Pubblica amministrazione spunta l’abolizione della cosiddetta ausiliaria, meccanismo che consente agli alti gradi militari di permanere in posizioni di comando pur avendo superato l’età pensionabile? Salta come un tappo di champagne.

Ma il massimo è quando l’obiettivo di questo lavoro ai fianchi non è nemmeno la difesa di una categoria, ma di una singola persona. Capita così che nello stesso decreto venga reintrodotta una norma con la quale, stabilendo per i magistrati l’obbligo di mettersi fuori ruolo ricoprendo altri incarichi anziché restare in aspettativa, si facevano salve le aspettative attualmente in essere. Quello che è stato da alcuni chiamato «comma Volpe»: avendo individuato in Italo Volpe (foto in alto), magistrato del Tar e direttore delle Dogane con delega sui Giochi, il pressoché unico beneficiario. Prova ulteriore che a toccare la giustizia amministrativa è facile prendere la scossa, il taglio delle sedi distaccate dei Tar è diventato un taglietto: da otto a tre.

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Vi spiego perché a Renzi serve un lobbista. Parola di lobbista (Formiche.net) http://www.lobbyingitalia.com/2014/06/vi-spiego-perche-a-renzi-serve-un-lobbista-parola-di-lobbista-formiche/ Thu, 05 Jun 2014 17:35:50 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2359 (Alberto Cattaneo) I numeri sono drammatici e raccontano dell’impotenza di questo governo (e di tutti quelli passati in anni recenti) a produrre una legislazione di qualità che poi vuol dire credibile, certa e, soprattutto, applicabile. Invece i numeri raccontano una realtà diversa, quella delle leggi non attuabili perché necessitano di altri leggi (i cosiddetti decreti attuativi) che assomigliano a treni dei desideri che mai arrivano. I numeri dunque: il “Salva Italia” di Monti richiedeva norme attuative per il 22% dei suoi articoli, il “Cresci Italia” per il 40%, la Finanziaria 2013 per il 20% e l’elenco può continuare ancora a lungo fino a citare la cosiddetta delega fiscale che appunto delega la burocrazia dei ministeri a legiferare un pò su tutto l’universo. Gli esperti dei ministeri, ad oggi, devono scrivere più di mille e trecento decreti. Naturalmente con calma, oltreché con difficoltà. Risultato: ne mancano più della metà con casi curiosi tipo il Destinazione Italia, che avrebbe dovuto rilanciare il nostro Paese presso investitori esteri e che richiedeva 34 decreti attuativi di cui nemmeno uno è stato ancora scritto.

UN CONSIGLIO PER RENZI

Mi permetto di dare il consiglio a Renzi di coinvolgere nel suo staff qualche lobbista. Già perché il lobbista – e non il faccendiere con cui spesso viene confuso – difende interessi privati e per farlo deve essere in grado di promuovere una legislazione per l’appunto credibile, certa e applicabile. Se no, col cavolo che gli interessi vengono difesi. Poi questa legislazione promossa dai lobbisti può piacere o meno, può promuovere la difesa di un privilegio di casta o può supportare la liberalizzazione di un settore e così via, esattamente come lo è un programma politico di una parte o dell’altra e quindi di un interesse o di un altro. Può piacere o meno ma almeno avremmo delle leggi e non dei puzzle di cui manca sempre un pezzo.

NON SOLO PROVOCAZIONE

La mia è una provocazione? Sì certo. Ma solo in parte. In fondo i “lobbisti pubblici” già esistono e sarebbero i capi di gabinetto o i capi delle segreterie tecniche che devono promuovere gli interessi dei loro ministeri, con un “capo lobbista” nella figura del ministro per i rapporti con il Parlamento che ha, infatti, il compito di difendere gli obiettivi del governo nel momento in cui devono trasformarsi in legge (non me ne voglia nessuno ma per me la parola “lobbista” è positiva e non negativa). E allora perché non chiedere a qualche lobbista di lasciare il proprio lavoro e mettersi dall’altra parte? Perché non approfittare delle competenze dei lobbisti degli interessi privati e trasformarli in lobbisti dei cosiddetti interessi pubblici? Il “cosiddetti” è naturalmente d’obbligo.

LOBBISTI ALL’OPERA

Mi sbaglierò di certo, ma sono convinto che farebbero molto bene e che la qualità della legislazione sarebbe migliore perché, come i loro colleghi “privati”, dovranno essere premiati sui loro risultati. Vedremmo quindi i “lobbisti pubblici” partecipare alla stesura iniziale delle leggi; fare pressione sui tempi; partecipare direttamente ai tavoli tecnici dove nascono i decreti attuativi… Insomma, li vedremmo prendersi “cura” della qualità di una legge e quindi della reale difesa di un interesse.

BINGO

E se poi dovesse mai passare una legge sulla lobby (manca poco perché è prevista per giugno… forse…) sarebbe perfetto perché in un solo colpo garantiremmo trasparenza (perché la legge sulla lobby ha questo come obiettivo!) sia nel lobbismo privato che in quello pubblico. Bingo.

Fonte: Formiche

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Lobby, nel DEF prevista riforma a giugno http://www.lobbyingitalia.com/2014/04/lobby-nel-def-prevista-riforma-a-giugno/ Wed, 09 Apr 2014 15:20:12 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2238 Definire” a giugno 2014 “un provvedimento legislativo per regolare le lobby e le relazioni fra gruppi di interesse e istituzioni, a tutti i livelli“. È quanto si legge nel Piano nazionale di riforme (una delle tre parti del Def) varato ieri dal Consiglio dei ministri. La riforma viene prevista tra quelle riportate nella sezione “Trasparenza e garanzia dei diritti”. Del tema di una regolamentazione delle lobby in Parlamento, però, non il governo di Matteo Renzi a essersene occupato per primo. Infatti, già l’ex premier Enrico Letta aveva iniziato ad occuparsene con un apposito ddl governativo, più volte approdato in Cdm, ma mai uscito da Palazzo Chigi.

VITA E MORTE DEL DDL DEL GOVERNO LETTA

Il tema delle lobby è tornato alla ribalta a fine dicembre 2013, durante l’esame alla Camera della legge di Stabilità, dopo che il Movimento 5 stelle ha denunciato – con più post sul blog di Beppe Grillo – la presenza in Parlamento (e in particolare fuori dalle commissioni) di alcuni lobbisti. L’iter per regolamentare il settore parte il 24 maggio 2013 (sotto il governo Letta), quando il presidente del Consiglio presentò le linee sulle quali si doveva articolare il ddl in materia di attività delle lobbies e la rappresentanza degli interessi economici. Successivamente, il 5 giugno, a poco più di un mese dall’avvio dell’esecutivo, si è riunito a Palazzo Chigi un tavolo tra le maggiori società di lobbying italiane e il segretario generale alla presidenza del Consiglio dei ministri Roberto Garofoli, con l’obiettivo di redigere un testo che regolamentasse l’attività dei cosiddetti “portatori d’interessi”

Secondo le indiscrezioni, il provvedimento prevedeva l’iscrizione a un albo per i soggetti che intendessero “svolgere attività di rappresentanza di interessi particolari nei confronti dei decisori pubblici“. L’albo doveva essere istituito presso l’Autorità garante della concorrenza, che ha avrebbe avuto anche il compito di redigere un codice deontologico. Per accedere nelle sedi delle istituzioni, comprese quelle degli enti locali, il portatore d’interesse – secondo il vecchio ddl – avrebbe dovuto munirsi di un tesserino di riconoscimento rilasciato “secondo le modalità definite da ciascuna amministrazione“.

Tra gli obblighi previsti per i lobbisti anche quello di rendere le note le donazioni fatte ai partiti. Tra i punti sui quali il governo non è riuscito a trovare una sintesi c’era l’obbligo per i decisori pubblici di comunicare in una relazione annuale il nome dei lobbisti con i quali hanno intrattenuto relazioni e dai quali hanno ottenuto suggerimenti e consigli normativi, l’affidamento delle funzioni di controllo al Civit (ora trasformata in Anac) o all’Antitrust, e l’autodichia di Camera e Senato. Durante il Consiglio dei ministri del 5 luglio da cui sarebbe dovuto uscire il testo, a un mese esatto dalla riunione con i lobbisti a Palazzo Chigi, Letta annunciò che al ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi era stato affidato “il compito di fare una ricognizione sulla regolamentazione delle lobby a livello europeo”. Una ricognizione, visto che del ddl se ne sono perse le tracce, evidentemente ancora in corso.

(Public Policy) @PPolicy_News

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