ferrata – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Il mondo segreto delle lobby (Repubblica.it) http://www.lobbyingitalia.com/2015/03/il-mondo-segreto-delle-lobby-repubblica-it/ Mon, 16 Mar 2015 14:02:43 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2723 Negli Usa sono legittimi e radicati nella cultura nazionale, in Italia agiscono nell’ombra e in assenza di regole. Nel racconto di un “insider”, ecco come i gruppi di interesse riescono a influenzare la vita politica del Paese, e, in assenza di norme chiare, rischiano di restringere il diritto di rappresentanza democratica, confondendo il legittimo lavoro dei lobbisti con quello ambiguo dei faccendieri

L’accordo è raggiunto. Il testo è scritto. Il voto in aula è solo una formalità. Poi ecco l’emendamento dell’ultimo minuto, la modifica che non ti aspetti. E la legge passa mentre il coro pronuncia una sola parola: “Lobby”. Lo abbiamo visto nell’ultimo decreto sulle liberalizzazioni: “Vincono le lobby”, “perdono le lobby”, “colpa delle lobby”. Ne è piena la storia recente, almanaccarle tutte un’impresa: le pressioni, indebite o meno, cui sono sottoposi i decisori pubblici rappresentano un capitolo a sé della prassi politica. Aziende di stato sospettate di scrivere interi decreti – il caso Enel, smentito, sul taglio degli incentivi alle energie rinnovabili – multinazionali che finanziano in modo bipartisan, aziende che cercano di influenzare l’iter dei provvedimenti. Ordini professionali con il loro “paladini” tra i parlamentari. E poi tassisti, case farmaceutiche, operatori del gioco d’azzardo.

Una terra di nessuno, quella dei rapporti tra politica e lobby. Di nessuno perché nessuno l’ha mai regolata: in Italia non esiste una legge per questi rapporti. Una zona grigia in cui solo il 20% – i dati sono di una ricerca ancora inedita dell’Università Unitelma Sapienza – delle attività di lobbying è parzialmente in chiaro, riconducibile a determinati soggetti: dalle società di lobbying ai lobbisti in house, i rappresentanti di grandi gruppi economici, pubblici o privati. Il restante 80% è coperto dall’ombra: qui ricostruire l’identità dei lobbisti che l’hanno generata è impossibile se non per macro-categorie: dalle società di comunicazione (circa il 60% del totale dei casi), ai grandi studi legali (il 30%) o da liberi professionisti individuali (il 10%).

Ma come si svolge la giornata di un lobbista? A raccontarlo a Repubblica è Luigi Ferrata, di SEC relazioni pubbliche ed istituzionali, una delle società che opera in chiaro e che chiede al più presto una legge sui gruppi di pressione. Lo incontriamo nel suo studio, centro di Roma. Sommerso da giornali, da monitor accesi sui siti di Camera e Senato, diagrammi e grafici, telefoni che non smettono di squillare, Ferrata racconta: “Il nostro lavoro è legato all’attività del Parlamento e del governo. Durante l’approvazione della Legge di Stabilità c’è molto da fare. E nelle ultime settimane c’è stata grande attenzione sul tema delle liberalizzazioni”. Si inizia raccogliendo informazioni. “Si parte con l’analisi dei provvedimenti presentati. Dopo possiamo contattare un eventuale cliente per proporre un’attività di lobbying. Ovviamente capita anche il contrario: le aziende a cui interessa sottoporre il proprio punto di vista ai parlamentari o ai membri del governo, ci chiamano e ci commissionano il lavoro”.

Alla fine di questa fase è tutto pronto per l’aggancio: si individuano i soggetti che possono influire sul processo decisionale e si parte alla ricerca del contatto. “Attualmente l’approccio migliore, quello più efficace, è durante la discussione nelle Commissioni: ci sono meno persone, i provvedimenti vengono discussi sul serio e c’è maggior interesse a recepire ulteriori informazioni dai soggetti che possono essere coinvolti dall’eventuale legge”. Ma quello parlamentare è solo uno dei piani. Un piano secondario. Perché il reale obiettivo è l’esecutivo. Ancora Ferrata: “Qui ci si muove su due livelli: quello dei dirigenti del ministero e quello dello staff del ministro. Il nostro compito è sollecitare l’interesse, raccontare una storia, suggerire modi possibili per affrontare determinate tematiche”.

“Monitoraggio e competenze, vi spiego come lavora un lobbista”

Eppure, una legge sul lobbying è stata spesso ricercata. Cinquantotto disegni di legge presentati nella storia della Repubblica, quasi uno all’anno: tutti lasciati marcire in attesa di finire nel dimenticatoio. Nelle ultime settimane la Commissione Affari Costituzionali del Senato, guidata da Anna Finocchiaro, sta procedendo all’esame congiunto di ben sei proposte che arrivano da tutte la parti politiche. La volontà è quella di arrivare a un testo unico da portare in aula. Perché oramai la necessità è stringente: stabilire quelle regole in grado di eliminare ogni ambiguità nel rapporto tra chi decide e chi si batte per portare al tavolo delle decisioni interessi determinati e particolari.

L’obiettivo delle proposte di legge è dare un abito giuridico a chi ogni settimana compie il proprio pellegrinaggio nel Transatlantico di Montecitorio e nelle sale d’attese delle aule delle Commissioni Parlamentari. A chi incontra, giorno dopo giorno, decine di deputati, senatori, dirigenti dei ministeri, staff dei capi dei dicasteri. Distinguere, insomma: mettere dei paletti che possano aiutare a tracciare una linea di separazione tra chi offre competenza e chi traffica relazioni. Tra lobbista e faccendiere, appunto. Una legge che servirebbe a fare chiarezza, contribuendo a illuminare un contesto reso ancora più indecifrabile grazie anche all’assenza del vincolo di rendicontazione per le donazioni di privati ai partiti politici: fino a 100 mila euro e per quattro mesi, sempre che il privato acconsenta a rendere pubblico il suo nome.

In definitiva: l’assenza di questa legge è un’eccezione alla trasparenza che non ha simili nel contesto dei paesi democratici. In Europa è prevista l’esistenza di un registro dei lobbisti: gli italiani iscritti, tra persone fisiche e giuridiche, sono oltre 650. Nel nostro Paese niente di simile. L’unico caso a livello nazionale è l’elenco previsto dal ministero dell’Agricoltura: lanciato con il governo Monti con gli ultimi due esecutivi è semplicemente scomparso. E negli ultimi mesi il viceministro Nencini ha messo online l’agenda dei suoi incontri. Un primo passo. Per il resto, solo promesse. L’ultima in ordine di tempo è quella del governo Renzi: nel Def la legge sul lobbying era prevista per giugno del 2014. Otto mesi fa. Perché su questo terreno la politica professa trasparenza ma sceglie di far proliferare l’opacità?

Fonte: Carmine Saviano – Repubblica.it

]]>
Lobby, per società norme necessarie. E sul registro c’è l’ok (PublicPolicy) http://www.lobbyingitalia.com/2015/02/lobby-per-societa-norme-necessarie-e-sul-registro-ce-lok/ Wed, 11 Feb 2015 07:52:44 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2713 I pareri di Ferpi, SEC, Il Chiostro, FB & Associati e Open Gate Italia

Regolamentare il settore, in maniera semplice e chiara per ottenere risultati concreti e non solo per aumentare la burocrazia. È un quadro articolato quello sulle lobby che esce dal ciclo di audizioni in commissione Affari costituzionali al Senato sul ddl “Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi particolari nelle relazioni istituzionali” in cui, però, abbondano i punti in comune. Sul registro obbligatorio tutti sono d’accordo (anche se con qualche sfumatura diversa), mentre emerge qualche distanza sulla gestione delle cosiddette ‘revolving door’, cioè il passaggio tra pubblica amministrazione e società di rappresentazione di interessi.

REGISTRO OBBLIGATORIO: OK QUASI UNANIME

Ferpi, Sec, il Chiostro, FB & Associati e Open Gate Italia, concordano sull’obbligatorietà del Registro a cui i portatori di interesse devono iscriversi, così come stabilito dal ddl. L’unica sfumatura è quella di Reti, per cui il Registro dovrebbe essere volontario e prevedere meccanismi di premialità. Secondo Sec, invece, per le società di consulenza il Registro dovrebbe essere ancora più ‘stringente’ perchè queste dovrebbero pubblicare anche i nominativi dei clienti per i quali svolgono l’attività e dei relativi compensi. Per il Chiostro, l’iscrizione dovrebbe essere consentita solo a chi rispetta determinati requisiti di onorabilità, mentre per FB dovrebbe essere accompagnato da un codice deontologico da sottoscrivere.

Anche per Open Gate gli iscritti al Registro dovrebbero essere tenuti al rispetto di un codice deontologico di condotta che possa rappresentare una codificazione di quelle best practices che i rappresentanti, ma anche i decisori pubblici, dovranno seguire. Molti rappresentanti hanno poi espresso la necessità che anche le associazioni di categoria, come sindacati, Confindustria o l’Anci, siano comprese, e quindi regolati, come portatori di interessi. Quasi unanime anche la necessità che il Registro sia unico e non diviso per amministrazioni.

INTERVENTO NORMATIVO NECESSARIO

Su un punto tutte le società di lobbying si sono espresse all’unanimità: un intervento normativo è ormai necessario. L’opportunità fornita dal ddl all’esame della commissione è quella di superare un vuoto normativo, si legge nel documento depositato da Reti. “È importante raggiungere una regolamentazione completa ed esaustiva del settore perché una legislazione chiara permette di favorire la trasparenza e ridurre comportamenti opachi che danneggiano la classe politica e i cittadini”, è il punto di vista di Sec. “È opportuno che il disegno di legge valorizzi il ruolo delle società di consulenza come ‘rappresentanti di interessi particolari’ che spesso permettono anche a soggetti che non sono in grado di agire singolarmente, ad esempio perché di piccole dimensioni, di poter presentare direttamente le proprie proposte. Ai fini del ddl è rilevante – spiega ancora il documento – che vengano considerati decisori pubblici non solo parlamentari e relativi staff, ministri e uffici di diretta collaborazione, dirigenti generali dei ministeri, ma anche le Autorità indipendenti e i rappresentanti delle Amministrazioni locali“. Regolare per raggiungere una maggiore trasparenza è un concetto sottolineato da tutte le società. Ferpi e Sec, per esempio, sottolineano il ruolo delle consultazioni per un maggior coinvolgimento trasparente dei portatori di interesse.

REVOLVING DOOR: PROBLEMA RISOLVIBILE

Il tema del passaggio da ruoli di decisori pubblici a quello di portatori di interessi, non è un tema trattato dal ddl 281, ma è comunque uno degli argomenti sensibili per regolare il settore delle lobby. Per Ferpi è “necessario limitare il fenomeno delle ‘revolving doors’ per garantire trasparenza e parità di accesso e limitare viceversa i casi di concorrenza sleale”. Il Chiostro propone una finestra di 2-4 anni prima del passaggio da un ruolo pubblico a quello di lobby, mentre per Ogi sono sufficienti due anni. C’è poi chi, come Reti, non ritiene quello delle ‘revolving door’ un problema, ma un tema da affrontare, e risolvere, in chiave di conflitto di interessi.

È LA VOLTA BUONA?

I senatori hanno dimostrato molti interesse ai rilievi mossi dalle associazioni e dalle società, riferiscono alcuni partecipanti all’audizione. “Servono norme semplici, efficaci e durature”, sottolinea Patrizia Rutigliano, presidente Ferpi. “Abbiamo espresso questi concetti e i senatori li hanno fatti propri dimostrando la volontà di proseguire il lavoro intrapreso”, aggiunge.

]]>
Lobby, un appello ai partiti: “Serve una legge per la trasparenza” http://www.lobbyingitalia.com/2013/01/lobby-un-appello-ai-partiti-serve-una-legge-per-la-trasparenza/ http://www.lobbyingitalia.com/2013/01/lobby-un-appello-ai-partiti-serve-una-legge-per-la-trasparenza/#comments Tue, 15 Jan 2013 22:34:24 +0000 http://www.lobbyingitalia.com/?p=1498 I gruppi di pressione sono un fenomeno tipico di ogni democrazia. Ma senza regole chiare e uguali per tutti, le lobbies possono diventare un limite allo sviluppo del Paese. Per questo VeDrò chiede che nei programmi di tutti i partiti e di tutte le coalizioni sia espressamente prevista una legge sulle lobby”: è questo l’appello lanciato dall’Associazione bipartisan VeDrò, presieduta da Benedetta Rizzo, sulla base di uno studio svolto dal working group Lobby dell’Associazione.

Il working group Lobby di VeDrò, avviato nel 2011, haanalizzato come le lobby operino in Italia e quali siano le norme vigenti in questa materia, concludendo che oggi in Italia esistono ben 88 norme sulle lobby e sulla trasparenza della politica ma sono del tutto disapplicate o violate dallo stesso legislatore.

La normativa italiana sulle lobby” – evidenzia il prof. Pier Luigi Petrillo, professore di Tecniche di Lobbying alla Luiss Guido Carli e coordinatore del working group Lobby di VeDrò – “è di tipo strisciante con un andamento schizofrenico. Strisciante perché ci sono tante norme frammentate e sparse in numerose leggi, regolamenti, decreti, nessuna delle quali, però, affronta il tema in modo organico. Ad andamento schizofrenico perché lo stesso legislatore che le ha introdotte, le ha, successivamente, aggirate, violate, disapplicate”.

Per questo VeDrò chiede ai partiti e alle coalizioni di inserire nei loro programmi l’impegno ad approvare, nei primi 100 giorni di governo, una legge sulle lobby che si basi sui seguenti principi:

1. Trasparenza dei processi decisionali, anche attraverso l’istituzione di un Elenco dei lobbisti cui sono tenuti ad iscriversi tutti coloro che vogliono influenzare tale processo;

2. Regole uguali per tutti: prevedere un accesso ai decisori pubblici uguale per tutte le lobbies, evitando così fenomeni di clientelismo

3. Obbligo, per le lobbies e i decisori pubblici, di relazionare periodicamente sull’attività svolta

4. Divieto di “revolving door” (“porta girevole”) ovvero prevedere che chi ha ricoperto incarichi pubblici (non solo politici) non possa diventare un lobbista, e viceversa, se non dopo un certo periodo di “raffreddamento” (3-5 anni)

5. Conoscibilità dei finanziamenti privati alla politica, attraverso la pubblicazione sul sito web del Governo dell’elenco, aggiornato in tempo reale, di tutti i contributi ricevuti dai partiti, superiori ai 50 euro complessivi

6. Attuazione, anche a livello nazionale, delle norme sulla c.d. “anagrafe patrimoniale degli eletti” ovvero rendere effettivo l’obbligo per gli eletti di dichiarare tutti gli interessi economici e non economici di cui sono portatori, con contestuale pubblicazione di tali dichiarazioni sul sito web della Camera e del Senato.1)

Come ha evidenziato l’analisi condotta dal wg Lobby di VeDrò, l’Unione Europea da oltre 15 anni ha introdotto regole finalizzate a disciplinare il rapporto tra le lobbies e i decisori pubblici. Negli Stati Uniti d’America tale relazione è regolata da 66 anni; in Canada dal 1995; in Israele dal 1998; in Gran Bretagna dalla fine dell’800. La Francia ha introdotto delle regole precise nel 2011. Germania e Austria a partire dagli anni ’70 del Novecento. L’OCSE, in un rapporto del 2010, sottolinea come l’assenza di regole in materia di lobby produca una perdita di competitività per il Paese, specialmente perché, l’assenza di norme organiche e uguali per tutte, comprime fortemente la concorrenza tra i diversi portatori di interessi privati.

In Italia le lobby operano nella più totale oscurità” – prosegue lo studio del wg Lobby di VeDrò – “ E’ tempo di togliere questo velo impenetrabile che impedisce ai cittadini di conoscere quali soggetti influiscono sull’azione politica. E’ tempo che la politica si assuma pienamente la responsabilità delle proprie scelte e che tutti sappiano le ragioni e gli interessi che hanno determinato quelle scelte. E’ una questione di democrazia, di competitività, di giustizia sociale. Per questo chiediamo a tutti i partiti e a tutte le coalizioni di inserire nei loro programmi una legge sulle lobby: poche regole ma chiare e uguali per tutti”.

Il wg LOBBY di VeDrò, coordinato dal prof. Pier Luigi Petrillo (Professore di Teoria e Tecniche del Lobbying alla Luiss Guido Carli e all’Università Unitelma Sapienza), è composto da alti magistrati come Michele Corradino (Consigliere di Stato e capo di gabinetto di diversi Ministri), da manager come Pier Paolo Bucalo (Vice president UniCredit), Francesco Giorgianni (direttore relazioni istituzionali ENEL), Maura Satta Flores (responsabile relazioni istituzionali Vodafone), Riccardo Capecchi (Poste Italiane), studiosi come Ruben Razzante (docente di diritto dell’informazione alla Cattolica di Milano e animatore dell’Associazione Il Chiostro) e Alberto Castelvecchi, da lobbisti come Fabio Bistoncini (ad di FB&Associati e autore del volume “Vent’anni da sporco lobbista”), Franco Spicciariello (Open Gate Italia), Luigi Ferrata (Sec), Giampiero Zurlo (Utopia).

 

Fonte: VeDrò

]]>
http://www.lobbyingitalia.com/2013/01/lobby-un-appello-ai-partiti-serve-una-legge-per-la-trasparenza/feed/ 1