Exxon – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Fri, 13 May 2016 14:04:46 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 La top 10 delle società che fanno lobbying a Washington http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/la-top-10-delle-societa-che-fanno-lobbying-a-washington/ Tue, 07 Oct 2014 18:13:59 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2619 Il “traffico delle influenze” a Washington è antico quanto la città stessa. Gli esperti di finanza e politica amano parlare di quanto le risorse finanziare delle corporate americane controllino la politica, ma fino ad ora poche persone dicono quali sono le compagnie più benefattrici e perché spendono così tanto.

Strategie di lungo periodo

Per molte imprese gira tutto intorno alla pianificazione a lungo termine,  secondo di Tim LaPira, professore di Scienze politiche alla James Madison University dove studia il lobbying e i gruppi di interesse.

Se investi nel lungo periodo, allora avrai dei lobbisti in campo che saranno al corrente dei fatti, costruiranno relazioni con i decisori pubblici e altri rappresentanti. Quando emerge qualcosa che possa avere effetti sul proprio business, a quel punto loro sono in una buona posizione per agire” sostiene LaPira.

C’è un fatto rilevante ed interessante nel lobbying: non necessariamente se più si spende più si incrementano le performance. Può essere che una decisone impieghi tanto ad essere presa a Washington, dunque i frutti delle risorse investite un anno si vedranno dopo tempo.

Un’analisi della CNNMoney dimostra che solo quattro delle dieci maggiori aziende che investono in lobbying hanno rendimenti azionari che superano l’indice S&P500, dall’insediamento del Presidente Obama (2009). La Camera di Commercio è di gran lunga il gruppo di pressione più grande in tutta Washington: i gruppi economici dominano la scena ed è difficile conoscere esattamente chi è dietro di loro.

General Electric (GE) è in cima alla lista delle società che spendono maggiormente: da gennaio 2009 ha investito 134 milioni di dollari in attività di lobbying. Le ragioni di questa enorme spesa possono essere diverse, ma sicuramente la società ha avuto un bel da fare con le tasse. General Electric infatti non ha pagato tasse su suolo americano nel 2010 utilizzando una serie di detrazioni per dimostrare 408 milioni di dollari di perdita, nonostante il suo giro di affari internazione sia di 10,8 miliardi di dollari.

Anche il conglomerato delle telecomunicazioni, Comcast (CMCSA), ha scalato la classifica di investimenti in attività di lobbying: circa 86 milioni di dollari dal 2009. La ragione è più che valida: Comcast sta attendendo l’approvazione per l’acquisizione del rivale, Time Warner Cable. Un affare da 45 miliardi di dollari. Comcast è molto ramificata a Washington, e questa estensione le ha permesso, già nel 2011, di influenzare positivamente il decisore per l’acquisizione da 30 miliardi di NBCUniversal.

Non sorprende che le tre grandi società del settore della difesa, tra cui la Northrop Grumman, (NOC) Boeing (BA) e la Lockheed Martin (LMT), hanno pagato complessivamente 280 milioni di dollari dal 2009. Negli ultimi anni, a causa dei tagli alla difesa da parte di Washington, la lobby della difesa ha anche dovuto aumentare gli sforzi e gli investimenti.

Google: la nuova potenza

Google è un nuovo player molto potente, solo l’anno scorso ha speso 16 milioni di dollari in attività di lobbying, considerando i soli 4 milioni investiti nel 2009. Il gigante tech ha lottato particolarmente contro la Federal Trade Commission riguardo la neutralità online e si è rinforzata con la NSA sulla sorveglianza delle email dei propri clienti.

E’ una storia già vista in Silicon Valley, dove loro hanno la loro vena imprenditoriale, vogliono essere lasciati in pace e voglio innovare. Dopo poco, però, hanno imparato che per fare ciò che fanno devono guardare attentamente dove sono e ciò che succede intorno a loro”, ha asserito LaPira.

La classifica

1. General Electric (GE): $134 milioni

2. AT&T: (T, Tech30) $91.2 milioni

3. Boeing Co (BA): $90.3 milioni

4. Northrop Grumman (NOC): $87.9 milioni

5. Comcast Corp (CMCSA): $86.4 milioni

6. Verizon Communications: (VZ, Tech30) $86.4 milioni

7. FedExCorp (FDX): $85.7 milioni

8. Exxon Mobil (XOM): $85 milioni

9. Lockheed Martin (LMT): $78.8 milioni

10. Pfizer (PFE): $77.8 milioni

16.Google (GOOG): $62.2 milioni

 

Fonte: CNN Money

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Lobbyfacts,ecco il registro delle grandi lobby (Repubblica.it) http://www.lobbyingitalia.com/2014/10/lobbyfactsecco-il-registro-delle-grandi-lobby-repubblica-it/ Sun, 05 Oct 2014 16:05:40 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2608 Il sito www.lobbyfacts.eu censisce costi e sforzi delle aziende per avere norme e controlli comunitari più adeguati ai loro business. Primeggiano le banche popolari francesi Bpce, forti le multinazionali americane. In Italia vince il gruppo di serie tv Alcuni con 1,7 milioni l’anno

Voilà, il registro dei lobbisti d’Europa è in rete. Ed emerge quel che si sospettava: gli interessi tedeschi e francesi sono ottimamente rappresentati a Bruxelles, ma le aziende a stelle e strisce fanno la parte del leone. Le aziende italiane non sembrano particolarmente attive. Il gruppo più attivo è la società trevigina Alcuni, casa di produzione di audiovisivi e cartoni animati nota per la serie tv Cuccioli. Alcuni srl ha un lobbista alla Comunità europea con capacità di spesa stimata in 2 milioni di euro l’anno, poco in confronto ai 7,75 milioni della banca francese Bpce, ma molti rispetto alle grandi società italiane, tutte con spese stimate dal mezzo milione in giù.

Tutti i dati sono pubblicati su www.lobbyfacts.eu, il nuovo registro in rete da oggi e che per la prima volta tenta di raggruppare informazioni sull’attività lobbistica di aziende, organizzazioni, consulenti e studi legali in Europa.

Ai vertici dell’attività di relazioni istituzionali censita dal nuovo sito stanno alcune multinazionali e altri nomi meno noti. Dopo le banche popolari francesi che primeggiano che la Cemafroid, sempre francese e operante nel raffreddamento (5,25 milioni). Poi la Philip Morris (5,25 milioni), Exxon (5 milioni), Microsoft (4,75 milioni), Shell (4,5 milioni), la tedesca Siemens (4,35 milioni), Gdf Suez (4 milioni), l’americana General Electric (3,5 milioni) e la spagnola Astramatic (3,25 milioni), attiva nel trattamento delle acque. All’undicesimo posto la prima cinese, la telefonica Huawei con 3 milioni.

Il primo gruppo italiano è quasi ignoto ai più. Si tratta del gruppo Alcuni, una srl con un solo lobbista ma con capacità di spesa stimata in 2 milioni di euro l’anno, che la pone al 26° posto tra i gruppi più attivi nel lobbying continentale. Seguono, tra le aziende domestiche, Enel con sette lobbisti e una spesa stimata in 500mila euro, Unicredit (7 operatori, 450mila euro), Fiat e Cnh (3 operatori, 450mila euro), Eni (5 operatori, 400mila euro), Ferrovie dello Stato (3 operatori, 400mila euro), Mediaset (5 lobbisti, 350mila euro), Edison (3 lobbisti, 350mila euro), Barilla (6 lobbisti, 300mila euro).

Circa il 60% dei lobbisti europei rappresenta gli interessi delle aziende mondiali, e quelle statunitensi sono prevalenti. Ma il nuovo contenitore di dati, e tutti gli altri del genere, sono necessariamente parziali e incompleti. Molte grandi società, infatti, non lasciano tracce né sono iscritte nei registri di categoria, perché l’attività di questi facilitatori del business e delle normative correlate è scarsamente trasparente. E’ opaca, ma è ricca: le 10 maggiori multinazionali spendono circa 39 milioni di euro l’anno in attività di lobby. Ci sono cinque società di consulenza forti di 130 operatori accreditati presso il parlamento europeo.

Fonte: Andrea Greco – Repubblica.it, 4 ottobre 2014

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