comin – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Le società di lobbying in Italia, la top 11 dei bilanci [Milano Finanza] http://www.lobbyingitalia.com/2015/11/milano-finanza-montanari-lobbisti-bilanci/ Sat, 21 Nov 2015 08:19:06 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3056 Milano Finanza pubblica un’analisi di base sui bilanci delle principali società di lobbying in Italia, presentando fatturati, risultati e una classifica ipotetica (in quanto ognuna delle società in lista porta avanti anche attività diverse). L’autore, Andrea Montanari, mette anche in corretto risalto come il settore soffra in termini di dimensioni a causa dell’assenza di una normativa che regoli in maniera accurata l’attività di lobbying, a differenza ad esempio di paesi come gli USA o il Regno Unito,

Nel resto del mondo è un’attività fiorente e regolamentata. In Italia, invece, è ancora considerata come un lavoro da guardare con sospetto. Perché, nonostante tutto, la parola lobby difficilmente viene accettata. Si pensa che dietro si celino chissà quali retroscena. Ma forse è la mancanza di una legge, invocata da anni e al momento ferma sul tavolo del presidente della com-missione Affari Istituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, a non favorire lo sviluppo a pieno regime del business. Che, infatti, bilanci delle principali società del settore alla mano, vale complessivamente solo 13,5 milioni (tabella qui sopra).
Nulla, rispetto al reale valore del lavoro svolto e dei risultati spesso raggiunti. Anche perché il più delle volte i grandi budget sono gestiti direttamente dalle associazioni di categoria o dal-le strutture interne alle grandi aziende. E quindi, alle società di consulenza, di public affairs e di lobbying resta ben poco.

Il podio: Cattaneo&Zanetto rimane leader di mercato, seguita da FB&Associati e da Telos, che supera Open Gate Italia

Lo dimostra il fatto che il leader di mercato, la società Cattaneo&Zanetto, di Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto, lo scorso anno fatturava 3,93 milioni (con un utile di 626 mila euro), ossia un terzo dell’intero giro d’affari complessivo. Alle loro spalle si piazza, confermando il ruolo di secondo operatore del mercato, la società di Fabio Bistoncini, specializzata in advocacy e lobbying. La Fb & Associati lo scorso anno aveva chiuso il bilancio con ricavi per 2,53 milioni e profitti per 141 mila.

E se le prime due posizioni sono consolidate, la vera novità è rappresentata dal terzo piazzato, che ora non è più Tullio Camiglieri (ex giornalista Mediaset, poi a capo della comunicazione di Stream prima e Sky Italia poi), che dal 2008 è attivo con Open Gate Italia, bensì la prima donna del mercato, Mariella Palazzolo. La sua Telos Analisi & Strategie, con un fatturato 2014 di 1,34 milioni e un utile di 274 mila euro, ha conquistato la medaglia di bronzo dei bilanci. Quando invece nel 2013 Telos era sesta per giro d’affari.

Open Gate Italia “pulisce” i bilanci e cambia l’azionariato a seguito della nomina di Tommaso Pompei ad Amministratore Delegato della newco di Enel per la posa della fibra ottica.

Questo cambio di guarda è coinciso con una flessione dell’attività di Open Gate Italia, che tra l’altro è stata l’unica delle 11 società di riferimento a registrare una chiusura d’anno in perdita (-245 mila euro), costringendo i soci, in sede di approvazione del bilancio, ad abbattere e poi ricostituire il capitale con la contestuale uscita di scena dall’azionariato del manager Tommaso Pompei (ex Wind, oggi in Boscolo Group).

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In rilievo l’arrivo sul mercato di nuovi soggetti, a partire da Comin & Partners, che a quanto risulta a LobbyingItalia ha preso il via con clienti quali Ilva, Hitachi e Novartis.

Ma la vera novità del mercato del lobbying & public affairs, a detta di tutti gli operatori, è stata l’ingresso in scena di Gianluca Comin (ex Telecom, Montedison ed Enel) con la sua Comin&Partners che ha debuttato lo scorso anno (388 mila di euro di ricavi) e che quest’anno si è consolidata con la firma di parecchi incarichi di peso sul panorama industriale italiano.

Cambia l’ambito territoriale: dalle Regioni a Bruxelles

Tutti questi attori ora devono confrontarsi con alcuni trend che paiono emergere sul mercato, almeno in Italia. Il primo è quello dell’ambito territoriale d’azione. Perché se fino a qualche anno fa tutto si concentrava su Roma, con la devoluzione di alcuni poteri alle Regioni italiane, lobbisti e consulenti di public affairs devono essere più a contatto con governatori e manager pubblici locali. Senza trascurare la presenza in quel di Bruxelles, vera capitale della political intelligence.

Non solo politici: think tank, professori, opinion makers, ecc.

L’altro fattore da tenere in forte considerazione per il futuro è quel cambio dei referenti: non più solo i politici di turno in Parlamento, ma ora i riferimenti sono gli opinion maker, professori universitari ed esponenti dei vari think tank (65 quelli censiti dall’associazione Openpolis). Soggetti che con le loro valutazioni o esternazioni possono far cambiare direzione a un decreto o a una proposta di legge. Ma nell’era digitale i lobbisti non possono più trascurare i social network. E se non è affatto vero che Twitter in Italia fa davvero opinione in ambito politico-istituzionale, come invece accade negli Stati Uniti, è altrettanto vero che gli opinion maker ormai li usano per tastare il polso del mercato.

Fonte: Andrea Montanari – Milano Finanza

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Lobby e comunicazione: al via la Comin & Partners http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/comin-partners-comunicazione/ Thu, 25 Sep 2014 10:38:54 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2490 Lo aveva anticipato ai primi di agosto Dagospia, ed ora è ufficiale: prende il via la Comin & Partners, la cui attività si rivolge a enti privati e pubblici offrendo servizi di “comunicazione e relazioni pubbliche, attraverso lo studio, la pianificazione e la realizzazione di strategie e piani di comunicazione”. Ma rientrano nel business anche “la realizzazione di campagne pubblicitarie, sondaggi e ricerche di mercato”, la realizzazione di pubblicazioni, brochure, house organ aziendali”, “la promozione, organizzazione e gestione di fiere, congressi e seminari”, per chiudere con “la gestione di servizi di commercio elettronico” e di “studio, vendita e gestione di spazi pubblicitari”. La notizia è stata rilanciata sul nuovo numero di Prima Comunicazione in edicola oggi.

Dopo una lunga esperienza di 12 anni come direttore delle relazioni esterne holding dell’Enel, Gianluca Comin ha infatti deciso di mettersi in proprio e lanciare una nuova società di consulenza cui ha dato il nome di Comin & Partners, una boutique che si aggiunge alle più importanti già presenti nel mercato italiano come FB & Associati, Reti, Cattaneo & Zanetto e Open Gate Italia tra le altre. I partner di Comin saranno pochi, ma con in prima fila l’ex (temporaneamente) direttore delle relazioni esterne di Alma Viva e oggi coinvolta in Expo Elena Di Giovanni, insieme una squadra con  grande esperienza e competenza che scende in campo in un momento di grande cambiamento dello scenario istituzionale e della comunicazione, sia in termini di persone che di mezzi.

Da parecchio pensavo di essere arrivato a una fase della vita in cui valeva la pena di capire se ero capace di cambiare ancora il mio modo di lavorare e la mia prospettiva”, ha spiegato Comin Prima Comunicazione, il cui prim, difficile impegno, sarà con l’Ilva, il colosso di Taranto da poco affidato al commissario governativo Piero Gnudi (notizia questa anticipata da Libero).

Who’s Who

Gianluca Comin –  Giornalista professionista nato a Udine, una carriera iniziata a “Il Gazzettino”, Comin è approdato in Enel nel 2002 con Paolo Scaroni, confermato poi da Fulvio Conti, dopo aver lavorato come portavoce nel primo governo di Romano Prodi e in Montedison a fianco di Enrico Bondi e in Telecom Italia con Marco Tronchetti Provera. Per dodici anni Direttore della Comunicazione e delle Relazioni Esterne di Enel,gruppo che ha lasciato la scorsa estate,  ha accompagnato Enel in diverse operazioni finanziarie, nella più rilevante acquisizione italiana all’estero, la spagnola Endesa, nella sfidante apertura del mercato elettrico alla concorrenza, nell’avvento delle energie rinnovabili, nella nascita di Enelcuore e della Fondazione Centro Studi fino alla gestione globale della reputazione e degli stakeholders.

Elena De Giovanni – Nata a Catania nel 1969 è laureata in Lingue e Letterature Moderne allo Iulm di Milano. Dal 2006 al 2009 si trasferisce in Brasile, a Brasilia, e dal 2009 al 2012 in Germania, a Berlino. In entrambi i Paesi realizza, con l’Ambasciata d’Italia, progetti di comunicazione culturali ed editoriali per la promozione dell’Italia. Nel 2002 è nominata Capo Ufficio Stampa della Mostra del Cinema di Venezia e nel 2003 Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne della Biennale di Venezia. Segue la comunicazione Corporate e l’immagine della Fondazione e dei settori (Arte, Architettura, Cinema, Danza, Musica e Teatro). E’ responsabile dei rapporti con la stampa, con la Rai e con le aziende sponsor. Nel 1999 entra in Mondadori come Capo Ufficio Stampa dei periodici del gruppo. Coordina le iniziative delle varie testate promuovendo eventi di economia, design e cinema. Segue l’uscita dei nuovi periodici tra i quali Panorama Economy e Ventiquattro, quest’ultimo in joint venture con il Sole 24 ore. Ha iniziato la sua carriera nel 1996 nel gruppo Weber Shandwick, in Shandwick Marketing Communication, come Account Executive, responsabile dei clienti Nestlè (lancia il brand Nespresso in Italia), Sergio Tacchini, Ministero del Turismo tunisino e del new business (tratto da Comunicazione Italiana)

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Legge sulle lobby, il tempo è ormai scaduto (Lettera43) http://www.lobbyingitalia.com/2014/09/legge-sulle-lobby-il-tempo-e-ormai-scaduto-lettera43/ Wed, 24 Sep 2014 16:02:43 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2509 (Gianluca Comin*) Trasparenza. Incompatibilità. Autorevolezza del controllore. I punti fermi del testo che Renzi deve mettere nero su bianco. Dopo i tentativi a vuoto di Prodi, Monti e Letta.

È giunto il tempo di mettere mano alla legge sulle lobby. Anzi il tempo è bello che scaduto. E ogni giorno di ritardo non fa che accrescere il divario di pensiero tra i legittimi “portatori di interessi” e una volgata comune che li definisce faccendieri. In mezzo, le istituzioni e i funzionari pubblici che un po’ resistono e un po’ si lamentano dell’invadenza dei lobbisti.
Quindi, basta polemiche e rivendicazioni: si metta a punto un testo e si porti all’approvazione in tempi non biblici, perché comunque arriveremo tardi, persino dopo il Cile che proprio quest’estate ha reso operativo un regolamento stringente, ideato dal governo di destra di Piñera e approvato da quello di sinistra della Bachelet.

SERVE IL CORAGGIO DI RENZI. Nel mondo dei professionisti in realtà si è convinti che questa è #lavoltabuona. Dopo i tentativi del governo Prodi (2007), di Monti (2012) e di Letta (2013) ci vuole il coraggio e la capacità di innovazione di Renzi per rompere luoghi comuni e mettere nero su bianco un testo che ci renda pari agli altri Paesi europei, se non agli Stati Uniti.
Ora si aprirà un fitto dibattito sui dettagli e il sasso l’ha già lanciato nei giorni scorsi con competenza il professor Pierluigi Petrillo, autore tra l’altro dell’unico albo ancora in vigore (ma ben poco applicato), quello del ministero dell’Agricoltura introdotto dall’allora ministro Mario Catania. Mettiamo qualche punto fermo.

1. Trasparenza. È l’ingrediente principale di qualsiasi regolamentazione. Che poi avvenga con un albo al quale obbligatoriamente iscriversi, con un registro volontario o con altre formule sono dettagli. È importante che si sappia che Mario Rossi rappresenta quel gruppo di interessi aziendali, sindacali, associativi, ecc. Altrettanto trasparente deve essere il processo legislativo. Il governo Renzi è sulla buona strada. Il power point seguito da un fitto dibattito online con gli interessati assomiglia alle tecniche europee del libro verde e delle consultazioni regolare. Poi però il processo legislativo da noi e non da ora diventa opaco, spesso in mano a funzionari che anche la politica ha difficoltà ad indirizzare. Quindi trasparenza nel ruolo e nel drafting legislativo. Un esempio? Eccolo.
2. Incompatibilità. Se Paola Bianchi fa la parlamentare, l’assistente parlamentare, il funzionario o il dipendente pubblico, ma anche se fa la giornalista, non può fare la lobbista. Rendiamo netta la separazione e, secondo alcuni, introduciamo anche la norma sul revolving door già in vigore per le autority che impone un periodo di astensione nel passaggio dal pubblico al privato? Su questo punto ho dei dubbi. Secondo me basta la trasparenza, cioè il sapere che Paola Bianchi è una ex parlamentare e si occupa di infrastrutture. Vedremo.
3. Autorevolezza del controllore. Perché la legge non rimanga lettera morta qualcuno si deve occupare a certificare che Mario Rossi è un lobbista ed a rendere cogenti le norme applicate. Può essere una Agenzia, una Autority o la presidenza del Consiglio. Basta andare a vedere quello che fanno gli inglesi, che con una rigorosa selezione hanno nominato, per la presidenza del Registro pubblico dei lobbisti, Alison White (ex Royal Mail, ex Federfarma britannica, ex Business Link West Midlands , ex Ordine degli odontoiatri, quindi esperienza pratica e non figura da astratto legalese) la cui prima dichiarazione è stata: «Mi piace pensare di essere un osso duro. Sono una persona molto resistente e determinata». Rispondeva al labourista Paul Flynn le cui parole sentiamo spesso echeggiare anche nelle nostre aule parlamentari: «I lobbisti sono persone molto preparate, persuasive e ambigue. Stai per prendere clienti molto difficili. Cosa c’è nella tua esperienza che ti può suggerire come affrontare questi mostri?».

* Professore di Strategie di Comunicazione, Luiss, Roma

Fonte: Lettera43.it

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K Street, lobbisti corteggiati come star dello sport (Lettera43) http://www.lobbyingitalia.com/2014/07/k-street-lobbisti-corteggiati-come-star-dello-sport-lettera43/ Wed, 30 Jul 2014 19:05:58 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2344 (Gianluca Comin) Grande movimento nel centro dell’industria delle lobby. Concorrenza spietata tra le aziende per accaparrarsi i professionisti migliori.

C’è un gran movimento in questi mesi a K Street, il cosiddetto centro dell’industria della lobby, dei think thank e dei gruppi di pressione a Washington. Un rivolgimento degli equilibri che fa parlare gli osservatori di vero e proprio «terremoto nell’industria della lobby». Ogni giorno ci sono annunci di acquisizioni, fusioni o di professionisti blasonati che passano da questa a quella prestigiosa sigla del firmamento lobbistico e fanno parlare di sé come quando le star del calcio passano da una squadra all’altra.

UN SETTORE CON 33 MILA PROFESSIONISTI

È una competizione esasperata in un campo di gioco già molto concorrenziale e che occupa oltre 33 mila professionisti e muove decine di miliardi di euro l’anno. Un mondo che dall’Italia guardiamo con curiosità e invidia. Le piccole scosse telluriche diventano poi veri e propri terremoti quando raggiungono quello che è definito il firmamento della lobby americana.

È recente, infatti, la commentatissima fusione tra Patton Boggs e lo studio legale Squire Sanders. L’operazione ha portato a un esodo di personale verso almeno tre concorrenti – Holland & Knight, Akin Gump Strauss Hauer & Feld e Jones Day – che hanno accolto a braccia aperte i professionisti in uscita. Ma ci sono stati diversi altri scossoni che mostrano quanto sia diventata volatile l’attività di lobbying.

Lo studio legale Dickstein Shapiro ha visto più di una dozzina di suoi lobbisti uscire dalla porta ed essere accolti in Greenberg Traurig. Qui, per esempio, è entrato Andrew Zausner, portando con sé 12 lobbisti e un cliente da 2,8 milioni dollari, la società del tabacco Lorillard, quella del pacchetto Kent.?Ma non sono i soli.

Nella sede di Washington di Greenberg Traurig ne sono entrati altri 28 di lobbisti, a conferma che crescere nel settore è ancora importante. E, poco tempo fa, cinque professionisti di Williams & Jensen hanno dato vita a una propria impresa, Alignment Government Strategies, e a loro si è unito uno storico cliente dello studio, Leo Jardot, il lobbista interno di Pfizer.

MERCATO DIFFICILE E COMPETITIVO

«Quando c’è il sangue in acqua, gli squali iniziano a girare in cerchio e le imprese cercano di prendere le persone migliori», dice Mike House, il responsabile della practice legislativa in Hogan Lovells.?

I veterani della lobby osservano con curiosità, ma anche con preoccupazione, un fenomeno che ha raggiunto un ritmo e una frequenza del tutto inusuali. Il primo profondo cambiamento in K Street si è osservato tra gli Anni 90 e i primi del 2000, quando si assistette a una ristrutturazione del settore simile a quella avvenuta con la chiusura dei piccoli supermercati e la nascita dei centri commerciali.?

Akin Gump, l’anno scorso, ha raggiunto i 33,8 milioni dollari e quest’anno cresce ancora con l’aggiunta di nuovi lobbisti, tra cui 11 esperti del settore sanitario.?«Le star della lobby non sono diverse dalle star dello sport che cercano la squadra giusta nella quale possono eccellere», dice l’head hunter specializzato nel settore Ivan Adler.Tutto questo rende il mercato più competitivo e difficile e rende i professionisti sempre più professionisti.

Fonte: Lettera43.it

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