codice di condotta – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Spagna, regolamentare il lobbying: una sana iniziativa di trasparenza [El Mundo] http://www.lobbyingitalia.com/2015/06/spagna-regolamentare-il-lobbying-una-sana-iniziativa-di-trasparenza-el-mundo/ Sat, 20 Jun 2015 13:46:21 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2827 L’iniziativa di regolare la lobby ripresa nel patto di maggioranza nella Comunità di Madrid tra il Partito Popolare e Ciudadanos (il “partito dei cittadini” madrileno) è un buon esempio degli effetti salutari di rigenerazione democratica che il movimento di Alberto Rivera sta ottenendo con i suoi accordi. La creazione di un Registro Pubblico degli Interessi in seno all’Assemblea, simile a quello che già esiste nel Parlamento di Bruxelles, è un primo passo necessario che le organizzazioni della società civile portatrici di legittimi interessi (associazioni di tutti i tipi, ONG e le stesse imprese, che la richiedono a gran voce da mesi) abbiano anche accesso a un dialogo trasparente con le istituzioni.

Il governo ha perso l’occasione per raccogliere questa idea al Congresso dei Deputati e all’Unione delle camere territoriali del Paese quando ha elaborato la Legge sulla Trasparenza, di cui si parla da quasi un anno e mezzo. Storicamente, questa richiesta è stata portata in Parlamento da formazioni di diversi colori: da Alleanza Popolare agli albori della democrazia; da CDS e PSOE negli anni ’90, e negli ultimi anni, da Sinistra Unita e CiU. Mariano Rajoy l’ha proposta durante il dibattito sullo stato della nazione nel 2013. Sembrava che sarebbe stato possibile portare avanti questa riforma con un insolito e quasi plebiscitario consenso politico. È però bastata la resistenza naturale di chi fa del traffico d’influenza e dell’opacità un proprio marchio di fabbrica a far sì che non fosse ancora stata portata alla luce alcuna legge.

Assieme alla regolazione del lobbying dovrebbe essere prevista l’imposizione di un rigido regime di incompatibilità parlamentari. C’è il caso recente di pagamenti ingiustificati ai membri Federico Trillo e Vicente Martínez-Pujalte (già riportato qui) per aver prestato una consulenza “fantasma” ad una società di aggiudicazione di appalti pubblici in Castilla y Leon, dove governa il loro partito, il PP. La consulenza sarebbe stata la prova che l’appaltatore li avesse influenzati (ovviamente, in modo illecito) per avere dei punti di riferimento a proprio favore all’interno del gruppo politico di maggioranza.

È proprio per evitare che questo all’oscurantismo lucroso rompa la fiducia dei cittadini nei loro rappresentanti, che devono essere rispettate la massima integrità e responsabilità quando agiscono su quella linea sottile che unisce interessi pubblici e privati. I gruppi di interesse sono un elemento fondamentale del processo democratico di una società avanzata e possono arricchire e migliorare la decisione pubblica, come negli Stati Uniti. I meccanismi di controllo democratico sarebbero integrati da un codice di condotta e della diffusione regolare degli ordini del giorno dei deputati e funzionari, perché gli spagnoli esercitino il loro diritto di partecipare e conoscere i processi decisionali pubblici che li riguardano.

Fonte: El Mundo

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Il registro del lobbying dell’Irlanda può insegnare molto al Regno Unito (PR Week) http://www.lobbyingitalia.com/2015/06/il-registro-del-lobbying-dellirlanda-puo-insegnare-molto-al-regno-unito-pr-week/ Tue, 02 Jun 2015 11:24:13 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2800 Ora che le elezioni sono parte del passato, l’attenzione si rivolge all’agenda legislativa. Il lobbying non è stata una tematica elettorale, ma il governo deve rivedere la difettosa normativa sul lobbying che è stata approvata in fretta e furia nel 2014.

Un nuovo interessante provvedimento volto a rendere più trasparente il settore lobbistico del Paese è recentemente entrato in vigore nella Repubblica d’Irlanda, approvato all’inizio di quest’anno dall’Oireachtas (Parlamento).

Il Regulation of Lobbying Act 2015, annunciato nell’aprile 2015 dopo due anni di negoziati, è molto diverso dalla legislazione analoga portata avanti a Westminster e molto criticata, in particolare in merito a tre aspetti cruciali:

  • Racchiude una definizione molto più ampia di “decisore pubblico”: mentre l’atto del Regno Unito enumera solo ministri e segretari permanenti, la legge irlandese aggiunge anche parlamentari backbenchers (ovvero coloro che siedono in Parlamento ma non rientrano nella squadra ministeriale).
  • Anche la definizione di “lobbista” è molto più ampia: la legge irlandese richiede la registrazione da parte dei lobbisti in-house, oltre che i lobbisti conto terzi.
  • Infine, la legge irlandese comprende anche un codice di condotta per i lobbisti.

Il nuovo registro, supervisionato dal mese scorso dalla canadese Sherry Perreault, è uno sviluppo interessante, e mette in chiara luce i problemi emersi sulla regolamentazione dei lobbisti nel Regno Unito.

La legislazione del Regno Unito è stata portata avanti in fretta e le sue carenze sono state ampiamente documentate, ma l’approvazione di questa normativa più completa sulla sponda irlandese dà ulteriori motivi al Governo britannico di rallentare l’azione sul registro obbligatorio, che non è ancora attuato in pieno.

Il modello irlandese potrebbe rivelarsi istruttivo: non appena potranno esserne analizzati gli effetti, è possibile che Westminster abbia una best practice per correggere i propri errori.

Esso fornisce al nuovo governo l’opportunità di un periodo di riflessione per imparare la lezione con un approccio alternativo.

È stato a lungo sostenuto che il registro del lobbying del Regno Unito, che incorpora solo l’1% cento dei lobbisti che lo praticano effettivamente, è fondamentalmente sopravvalutato e dovrebbe essere ampliato per includere tutti i lobbisti, sia in-house che conto terzi.

Sarà particolarmente interessante vedere come verrà messo in pratica il più completo approccio dell’Irlanda.

Gli oppositori di un approccio “inclusivista” sostengono che sarebbe troppo burocratico e non necessario.

Al contrario, se il nuovo governo sta cercando di introdurre un sistema di registrazione dei lobbisti veramente innovativo, che offra una maggiore trasparenza, allora includere tutti i lobbisti deve essere il primo principio da rispettare.

Questo punto di vista non è solo proprio dei delle società di lobbying: sia ONG che si occupano di trasparenza che più di 20 associazioni di categoria e sindacati hanno chiesto un sistema che includa tutti i tipi di lobbisti.

Nei prossimi mesi sarebbe opportuno che l’Ufficio di Gabinetto avviasse un dialogo aperto con il legislatore irlandese per discutere e condividere le esperienze, mantenendo un occhio vigile su come la legislazione è rispettato dai lobbisti d’Irlanda.

Il governo ha sbagliato nella scorsa legislatura; ora è il momento per riparare agli errori.

Il sistema di registrazione irlandese dà a Westminster la possibilità di valutare sia i pregi che i difetti di un approccio alternativo. È un’opportunità da cogliere al volo per fornire alla casa della democrazia britannica le “pareti di vetro” che da sempre ne caratterizzano il rapporto con i cittadini.

Iain Anderson, presidente dell’Associazione dei Consulenti Politici professionisti (APPC)

Fonte: PR Week

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Regolamentare il lobbying? (Formiche.net) http://www.lobbyingitalia.com/2015/04/regolamentare-il-lobbying-formiche-net/ Mon, 20 Apr 2015 16:07:22 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2766 Che cosa prevede il disegno di legge Disposizioni in materia di rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici, del quale sono autori i senatori Orellana e Battista (ex M5S, ora rispettivamente Gruppo Misto e Autonomie)

Forse sarà “l’ennesimo tentativo non riuscito” di mettere le mani su un aspetto molto delicato e importante della nostra macchina legislativa. Eppure il dato inconfutabile è che questa volta esiste un testo base condiviso – si dice – tra le diverse proposte emerse nei mesi scorsi (una decina i DDL già presentati solo in questa legislatura).

E c’è una data, il 23 aprile, per presentare emendamenti e oltrepassare almeno il primo scoglio, ovvero il voto in Commissione Affari costituzionali al Senato. Il Disegno di legge Disposizioni in materia di rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici, del quale sono autori i senatori Orellana e Battista (ex M5S, ora rispettivamente Gruppo Misto e Autonomie), sembra davvero imprimere un’accelerata all’annoso tema della regolamentazione della rappresentanza di interessi.

Si tratterebbe, ove approvato, della creazione di un quadro regolatorio sui rapporti fra le Istituzioni e i gruppi di pressione, togliendoli dal cono d’ombra nel quale ora si trovano. Riconoscere innanzitutto istituzionalmente il lobbying e i lobbisti, e il loro ruolo, per fare sì che questi soggetti diventino formali interlocutori della politica sui temi che rappresentano.

Una legge importante, di cui l’Italia ancora non si è dotata, a differenza di altri Paesi dove il rapporto politica-lobby è pienamente compresa e regolamentata come parte del gioco democratico.

La proposta: un Registro dei lobbisti e un Comitato di controllo

Innanzitutto, il disegno di legge in questione istituisce un Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi presso Palazzo Chigi. Ruolo del Comitato, composto da quattro funzionari e che opportunamente prevede un ricambio dei componenti ogni quattro anni, è di gestire il Registro obbligatorio dei portatori di interesse. Ciascun portatore di interesse presenterà un proprio Codice di Condotta, posto al vaglio del Comitato (ma qui ci permettiamo di suggerire: perché non un Codice analogo per tutti?).

I soggetti iscritti al Registro avranno accesso a una Banca dati con le informazioni di interesse sui vari dossier normativi, ma soprattutto vedranno finalmente riconosciuta la prerogativa di poter partecipare ufficialmente all’attività legislativa con proposte di modifica, invio di note e analisi, richieste di incontro. Spunto interessante, la possibilità di partecipare alle attività di analisi e verifica dell’impatto della regolamentazione.

Le incompatibilità

Il disegno di legge affronta il tema delle incompatibilità, cercando di regolamentare innanzitutto il “revolving door”, fenomeno per cui dirigenti della Pubblica Amministrazione ed esponenti politici passano a ruoli decisionali in soggetti privati, portando con sé un prezioso e sensibile bagaglio di relazioni e informazioni.

Per loro, si istituirebbe un divieto di iscrizione al Registro per i due anni dalla data di cessazione dell’incarico pubblico. Troppo poco? Forse, ma il minimo accettabile è comunque garantito. Ciò che desta perplessità è invece il divieto di svolgere attività di rappresentanza di interessi imposto a giornalisti, pubblicisti o professionisti, iscritti all’Ordine.

Non si coglie in questa circostanza quale elemento debba precludere a chi scrive (o magari è solo iscritto all’ordine) di tutelare interessi particolari. Una modesta critica, che scaturisce anche dalla riflessione sulla complessità del mondo dell’informazione di oggi e sugli elastici confini ormai assunti dal giornalismo ai tempi del Web 2.0.

Gli articoli che riguardano le Sanzioni e l’Attività di vigilanza chiudono il Disegno di Legge che, per quanto migliorabile, ha l’indubbio merito di non approcciare la materia in termini punitivi (a differenza di alcune proposte che ad esempio attribuivano il coordinamento all’Autorità Nazionale Anticorruzione, tradendo una certa diffidenza aprioristica nei confronti del lobbying).

Fonte: Giovanni Galgano, Public Affairs Advisors – Formiche.net

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