ceccarelli – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Tue, 03 May 2016 17:24:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.2 Rosa o gay, una lobby per ogni stagione (Repubblica.it) http://www.lobbyingitalia.com/2015/03/rosa-o-gay-una-lobby-per-ogni-stagione/ Mon, 16 Mar 2015 13:19:51 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=2736 Saranno ormai quarant’anni che si parla di regolamentare le lobby. Allora, era la metà degli anni 70, bisognava spiegare cosa significasse quella parola; nel frattempo “lobby” ha fatto a tempo a dilatarsi e insieme a rattrappirsi, comunque moltiplicando i suoi valori d’uso oltre ogni ragionevole significato. In questi casi, anche se il termine suona un po’ ricercato, si dice che la lobby, anzi le lobby sono divenute polisemiche. I politici e i giornalisti, categorie per loro natura e vocazione abbastanza orecchianti, adorano le polisemie, specie quando gli lasciano le mani libere – un po’ meno la testa, ma è un altro discorso.

Può esistere dunque una lobby rosa, nel senso di un gruppo che favorisce gli interessi e il potere delle donne nelle istituzioni e nell’economia: “Emily”, il “branco rosa” e così via. Ma anche esiste una agguerrita lobby delle armi, cioè gente che cerca di piazzare mine, cannoni e micidiali sistemi di puntamento in giro per il mondo, soprattutto ai paesi africani, cosa non proprio simpatica. Le aziende dispongono di professionisti ad hoc che battono anche il Parlamento. In una raccolta di vignette su Montecitorio, già alla metà degli anni 80 il disegnatore Vincino raffigurò “il lobbista dell’Aeritalia” che svolazzava per il Transatlantico con delle eliche che gli uscivano dal retro della giacca, come un drone ante litteram.

Insomma tante cose diverse. Nell’economia la faccenda è più pacifica che in politica o nella cronaca giudiziaria. Si tratta di tutelare degli interessi, come spiegano benissimo i protagonisti dell’inchiesta di Carmine Saviano. Le Camere sono la palestra, il giacimento, l’arena, la serra, la taverna e il giardino zoologico dei lobbisti.

Qualche mese fa i cinquestelle hanno beccato un ex funzionario di Montecitorio che scriveva, al volo e brevi manu, un emendamento per modificare un provvedimento in commissione, e l’hanno fatto cacciare. Hanno poi esposto il suo volto in aula con dei cartelli. Quello, poveretto, ha cercato di sminuire il suo ruolo, pure definendosi “un giuggiolone”. Ma ai tempi in cui Marcello Pera presiedeva il Senato, 2005, nel depliant della sua fondazione “Magna Carta” era esplicitamente contemplata l’attività di lobbying; e l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, adesso, cosa fa? Semplice, fa lobbying.  Dal che si intuiscono gli effetti non tanto forse della mancata regolamentazione, ma della implicita e magari anche connaturata confusione che reca in sé l’ambiguo tragitto della parola “lobby”, nella sua variante “all’italiana”.

Così alla caduta del governo Berlusconi l’ex ministro Mastella, l’ineffabile, evocò la “lobby ebraica”; ma qualche mese prima, quando alla presidenza della Rai era arrivata Letizia Moratti, venne lanciato un allarme contro la “lobby di San Patrignano”, che sarebbe una nota comunità di recupero per tossicodipendenti, ma si disse così per intendere che direttori di rete o dei tg si diventava solo previo assenso della Moratti, appunto, che dell’iniziativa di Vincenzo Muccioli (poi con il figlio e la moglie hanno ferocemente litigato) era e seguita a restare la grande patrona e finanziatrice.  Altre lobby entrate più o meno di straforo nella cronaca: la “lobby di Lotta continua” (ai tempi dei processi Sofri); la “lobby gay” (in Vaticano); la “lobby dei tesorieri di partito” (che continua a bussare a quattrini aggirando leggi e referendum).

Si tratta di esempi per lo più negativi. Ma per anni il progetto educativo del cardinal Ruini è stato presentato anche dai suoi fautori come strutturalmente connesso a un’opera di lobbying a favore dei principi irrinunciabili. Bizzarro perciò è il destino dei grimaldelli semantici, sempre sul punto di trasformarsi in piè di porco. Questo, per dire, è un Lele Mora d’annata, già proteso a togliersi dagli impicci: “Io – diceva – non piazzo le starlette nei letti, faccio solo incontrare gente, lobbying, altro che festini!“. Era la fine del 2006, poi è finita con qualche anno di galera.

Nel frattempo le lobby crescono e si moltiplicano a loro indeterminato piacimento. E ciascuno le consideri un po’ come meglio ritiene: se e quando verranno regolamentare, sarà probabilmente troppo tardi.

Fonte: Filippo Ceccarelli – Repubblica.it

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