C’è ancora qualcuno che ci prova. Nonostante le tante promesse mancate. Ultime in ordine di tempo quelle fatte dal governo di Matteo Renzi. Il quale, per bocca del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha parlato – oltre un anno e mezzo fa – di “regolamentare le lobby per combattere la corruzione”. E invece? Della legge per disciplinare il lavoro dei cosiddetti “portatori di interessi” non si vuole proprio discutere. Già: non si vuole. Perché un testo base c’è, e porta la firma di due senatori ex Movimento 5 Stelle: Luis Alberto Orellana e Lorenzo Battista.Solo che è fermo in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama dal 9 aprile 2015, giorno in cui è stato approvato. Oltre nove mesi. Malgrado i numerosi richiami dell’Antitrust.
MAL DI TESTO Ecco perché adesso quello stesso testo saràpresentato anche a Montecitorio. Per dare una forte accelerazione ad una discussione che, malgrado timidi quanto vani tentativi (ultimi in ordine di tempo quelli degli ex ministri Giulio Santagata, Mario Catania e dell’ex premier Enrico Letta), va avanti da qualche decennio senza mai giungere a conclusione. A firmare la proposta di legge a Montecitorio è Adriana Galgano, deputata di Scelta Civica, insieme al collega di partito Salvatore Matarrese. “Questa decisione – spiega Galgano ailfattoquotidiano.it – nasce dopo aver sperimentato come le pressioni delle lobby siano fortissime, anche e soprattutto in Parlamento”. Anche perché “c’è un interesse di molti ex deputatie senatori a svolgere un’attività di questo tipo”, aggiunge l’esponente del partito che fu di Mario Monti. La quale ricorda un episodio che l’ha riguardata in prima persona. “Nel corso dell’approvazione del ddl concorrenza – spiega – ho condotto una battaglia per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C”, cioè quelli non concessi dal servizio sanitario nazionale ma che necessitano di ricetta.
GELIDA MANINA E cos’è successo? “Nonostante un risparmio stimato di 500 milioni di euro per i cittadini e il parere favorevole del ministero dello Sviluppo economico affinché questa circostanza si concretizzasse, la longa manus delle lobby ha fatto in modo che la liberalizzazione fosse bloccata. Peraltro – dice Galgano – accampando motivazioni risibili, come l’aumento del consumo dei farmaci stessi: ciò è totalmente falso visto che per acquistarli serve comunque la prescrizione medica”. Ecco perché adesso un emendamento che si muove in questa direzione verrà presentato proprio da Orellana al Senato, dove il provvedimento è sbarcato dopo l’approvazione della Camera. “Noi l’abbiamo definita un’operazione di co-politiching – conclude la deputata – visto che veniamo da gruppi parlamentari diversi: sarà utile per capire, una volta di più, l’influenza dei gruppi di pressione”.
PUBBLICO REGISTRO Ma cosa prevede nello specifico la proposta di legge? Prima di tutto l’istituzione di un “Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi” presso il segretariato generale della presidenza del Consiglio, più quella di un “Registro pubblico dei rappresentanti di interessi”. Al quale non potranno iscriversi i condannati in via definitiva per reati contro lo Stato e la pubblica amministrazione. Chi svolgerà l’attività senza essere iscritto al registro, inoltre, sarà punito con una sanzione amministrativa che può toccare i 200 mila euro. “Abbiamo messo da parte le differenze di schieramento perché riteniamo che entrambe le questioni vadano nell’interesseesclusivo dei cittadini – spiega invece Orellana –. Faremo il possibile affinché si concludano positivamente”.
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“Benessere & Onestà – La sfida italiana: sviluppo economico e sviluppo della legalità” è il titolo dell’evento che si terrà oggi 11 Novembre, 2015, dalle ore 18:30 alle 20, nell’Aula Toti (n. 203) di Viale Romania 32, sede della LUISS Guido Carli.
Al seminario, organizzato nell’ambito del Corso Teoria e tecniche del Lobbying del Prof. Pier Luigi Petrillo in collaborazione con l’Associazione Culturale Un’altra Idea di Mondo, parteciperanno tra gli altri Raffaele Cantone (Presidente ANAC), Pier Luigi Petrillo (docente LUISS di Teorie e Tecniche del Lobbying), Laura Puppato (Senato della Repubblica e Presidente dell’Associazione Un’altra Idea di Mondo), e Alfonso Sabella (Magistrato, già Assessore alle Legalità del Comune di Roma).
Paola Severino, Prorettore Vicario LUISS ed ex ministro della Giustizia per il governo Monti, accoglierà i relatori. Modera: Stefano Feltri, Vicedirettore de Il Fatto Quotidiano.
Per ulteriori info contattare [email protected]
]]>SOLO PROCLAMI
Dopo tante dichiarazioni di intenti, questa estate sembrava arrivato il momento e invece picche. Il vero problema, però, è che comincia a mancare anche la speranza.Sul futuro nuvole nere: i nostri tre potenziali leader politici, Berlusconi, Renzi, Grillonon sembrano, infatti, particolarmente interessati al lobbying. Il primo non se ne è mai occupato durante i suoi anni al governo, il secondo non ha ancora espresso una posizione chiara, il terzo sembra incapace di scindere tra l’utilizzo demagogico, semplicistico e dalla forte connotazione negativa della parola lobby con la professione del lobbista.
LE CRITICHE AL LOBBISMO
Proprio su questo sta il secondo aspetto negativo del 2013 per la lobbying. Si usa il termine “lobby” per descrivere qualsiasi azione che serve a proteggere una casta o un interesse privato. E fin qui nulla di male. Ma poi si confonde l’incapacità della politica di fare sintesi tra questi interessi privati attraverso, appunto, una visione politica dell’interesse pubblico con l’influenza delle lobby. In sintesi: è colpa delle lobby se le leggi sono scritte male.
I decreti legge di fine anno sono allora fallimentari proprio a causa del lavoro delle lobby. Noi lobbisti “ufficiali”, forse ingenuamente, diremmo che non sono così male proprio grazie al lavoro di certe lobby e sono invece fallimentari per l’azione di “finti” lobbisti – negli Stati Uniti si chiamerebbero “shadow lobbyist” – e parlo dei politici che fanno i lobbisti, dei funzionari pubblici che fanno i lobbisti, e così via.
CONTRO GLI ABUSI
All’inizio del 2013 un noto giornalista ci disse: inutile che combattete contro l’uso-abuso del termine lobby, dovreste trovare un termine diverso per descrivere la tua attività. Rispondemmo che eravamo troppo orgogliosi per farlo. E anzi abbiamo fatto “outing” scrivendo sui nostri biglietti da visita “lobbying” come scriverebbe “consulting” un consulente della McKinsey. Adesso forse è tempo di essere meno orgogliosi e pensare davvero a dare un nuovo nome alla nostra professione. Apriremo un concorso nel 2014.
QUANTO VALE IL MERCATO
Il terzo aspetto è legato al mercato dei servizi professionali di lobbying. Capire quanto vale il mercato della lobbying in Italia è praticamente impossibile. Possiamo fare alcune ipotesi. I bilanci, stranamente pochi, pubblicati dalle società di lobbying parlano di un mercato piccolo, in proporzione meno sviluppato di quelli anglosassoni o di quello di Bruxelles. È un dato preoccupante soprattutto perché rimane di fattostabile da molti anni. Nel frattempo alcune società sono cresciute ma solo a danno di altre. Insomma, invece di crescere tutti, si lotta più aspramente per la stessa “torta”. Siccome non si può pensare che la lobbying nel nostro Paese valga così poco il dato è negativo perché significa che il mercato trasparente non riesce a rubare quote di fatturato agli “shadow lobbyist” che sfruttano vantaggi di posizioneinvece che il lavoro professionale. E questo è un danno per la qualità dei processi legislativi, prima ancora che un danno ai nostri fatturati.
L’EVOLUZIONE DEL RAPPORTO TRA CLIENTI E LOBBISTI
L’unico aspetto positivo del 2013, almeno dal punto di vista parziale del nostro osservatorio, è stata l’evoluzione del rapporto tra clienti e lobbisti. Sempre di più anche le grandi corporation capiscono come il mondo delle relazioni, con il bagaglio di “favori” da cui era composto, stia scomparendo. Sono cambiati i politici, con l’arrivo dei renziani il cambiamento sarà ancora più visibile, e sono cambiate le generazioni di imprenditori e di manager. La generazione dei “quarantenni” è meno legata al tema delle relazioni cari ai loro padri e predecessori, crede di più ai contenuti ed è maggiormente consapevole che la sfida della sostenibilità, dell’innovazione, non solo tecnologica ma anche sociale e culturale, sia indifferibile.
RIPARTIRE NEL 2014
Ripartiamo dunque da qui nel 2014. Dalla voglia di continuare a rendere il lavoro del lobbista più professionale e più trasparente. Possiamo continuare in questo percorso anche senza una legge che ce lo imponga. Alcuni di noi hanno implementato un codice etico e modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001. Alcuni di noi depositano annualmente e puntualmente i propri bilanci. Altri dovranno per forza arrivare a dotarsi di questi strumenti minimi e siamo certi lo faranno durante questo nuovo anno. Alcuni di noi stanno, seppur a fatica, implementando sistemi di “alfabetizzazione” presso i loro clienti per una lobbying meno relazionale e più di contenuto (che poi significa anche più trasparente perché i position paper sono pubblici, verificabili, criticabili mentre le relazioni sono solo semplicemente opache). Alcuni di noi stanno innovando insieme alla prossima rivoluzione degli open data (dove le informazioni da istituzioni e parlamenti saranno pubbliche e accessibili per tutti) spostando l’attenzione dall’accesso all’informazione riservata alla comprensione di tale informazione e degli interessi in gioco.
Ripartiamo dunque dal 2014 con un vecchio e abusato slogan: non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese. In sintesi, possiamo fare una lobby migliore anche senza l’aiuto dello Stato e con questo aiutare, senza ipocrisie, la democrazia del nostro Paese.
Alberto Cattaneo
Founding Partner Cattaneo Zanetto & Co.
Fonte: Formiche.net
]]>Di che cosa si tratta? La nuova legge dice che chiunque paghi un terzo affinché cerchi d’influenzare un qualunque decisore pubblico (dal ministro al parlamentare, fino al consigliere comunale del più piccolo paese d’Italia), e da ciò tragga un vantaggio, commetterà il reato di “traffico illecito di influenza”. Questo anche nel caso in cui non ci sia alcuna illecita dazione di denaro al decisore medesimo.
Ma questo è proprio il mestiere del lobbysta, il lavoro di chi svolge attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi, economici o meno, nell’ambito dei processi decisionali. Paradossalmente, il testo potrebbe ricondurre alla fattispecie del reato persino un sindacalista.
Insomma, è l’ultima follia giuridica di un paese che in materia non si sta facendo mancare nulla. Il “traffico d’influenze illecite” rischia anzi di assomigliare molto (e in negativo) al “concorso esterno in associazione mafiosa”, ma con contorni giuridici ancor più vaghi. E questo in un paese dove la discrezionalità di azione di certe procure e il fango di alcune macchine mediatico-giudiziarie, ben mixate, hanno già prodotto danni inimmaginabili.
L’ultimo caso è quello dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. Quell’inchiesta era partita ipotizzando in anticipo sulla legge una rete di illecite influenze, invece sta naufragando: per lunghi mesi, però, l’inchiesta ha sparso i suoi veleni grazie all’uso che ne hanno fatto alcuni giornali (usando a go-go le intercettazioni disposte dalla procura di Napoli).
Francamente, di un reato in più per alimentare questo tipo di pratiche non si sente proprio la necessità. Per fortuna, anche a sinistra c’è chi manifesta perplessità. Arturo Salerni, un penalista che fu collaboratore di Giuliano Pisapia nella commissione per la riforma del codice penale e nel 1999 fu il difensore del turco Abdullah Ocalan, dice che “indeterminata com’è, la nuova norma rischierebbe solo di scontrarsi con l’articolo 25 della Costituzione, che prescrive parametri di tassatività e determinatezza”. Dall’altro lato, aggiunge, “rischia di essere criminalizzante rispetto a comportamenti da considerare non patologici ma fisiologici della vita pubblica. Messa in quei termini, perfino l’azione sindacale potrebbe intendersi come influenza illecita su un pubblico decisore”.
Vai all’articolo originale su panorama.it
Maurizio Tortorella – Panorama.it
]]>Di seguito il testo dell’OdG sulla regolamentazione del lobbying presentato dall’IDV e approvato dalla Camera dei Deputati
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/04434-A/010presentato daGARAGNANI Fabiotesto diGiovedì 14 giugno 2012, seduta n. 650
La Camera,
premesso che:
l’articolo 13, comma 1, lettera r), del provvedimento in esame introduce nel codice penale la fattispecie di traffico di influenze illecite;
la formulazione della norma citata evidenzia una pericolosa genericità che contrasta palesemente con la necessità di tipizzazione delle condotte penalmente sanzionabili;
tale genericità appare foriera di condotte che potrebbero creare effetti distorsivi nell’applicazione della norma stessa, segnatamente con riguardo alla individuazione dei comportamenti leciti e di quelli illeciti;
si profila il rischio concreto che, mancando nel nostro ordinamento una specifica disciplina in materia di lobbying, tale norma dia luogo ad uno scontro permanente sia dal lato politico che da quello giudiziario totalmente estraneo alle finalità insite nel provvedimento in esame;
non sono mancati casi in cui il legislatore ha rinunziato alla previsione normativa di fattispecie penali proprio per la difficoltà, se non impossibilità, di individuare puntualmente le condotte illecite,
impegna il Governo
a predisporre tempestivamente un provvedimento teso ad introdurre nel nostro ordinamento una disciplina specifica in materia di lobbying, anche al fine di circoscrivere la discrezionalità nell’applicazione della norma di cui al citato articolo 13, comma 1, lettera r).
9/4434-A/10. Garagnani.
Franco Spicciariello – LI.Info
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