Redazione – LobbyingItalia http://www.lobbyingitalia.com Blog dedicato al mondo delle lobbies in modo chiaro e trasparente Wed, 06 Sep 2017 21:20:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.4.10 Intervista a Gianni Cuperlo: “regolamentare lobby colpirà la corruzione” http://www.lobbyingitalia.com/2017/08/lobby-politica-cuperlo/ Thu, 31 Aug 2017 06:45:15 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3677 Potere economico e politica, un legame non sempre trasparente e spesso oggetto di discussione. Lobbying Italia ha intervistato l’on. Gianni Cuperlo, deputato del Partito Democratico, sul caso Consip e sulla necessità di maggiore trasparenza di lobby e istituzioni.

Cosa pensa del presunto affaire Consip e dell’altro volto di questa vicenda, l’apertura da parte della Procura di Roma di un fascicolo per rivelazione del segreto di ufficio a carico del dott. Woodcock?

Su vicende giudiziarie per formazione tendo ad astenermi da giudizi e valutazioni. Ripeto concetti assolutamente scontati, che la magistratura deve godere della massima autonomia e deve poter svolgere le sue indagini senza condizionamenti da parte della politica. Nel caso specifico appare molto preoccupante la sola ipotesi che singole figure o apparati dello Stato abbiano potuto fabbricare prove false a carico del capo del governo, dei suoi collaboratori e familiari. Su questa ipotesi è necessario fare totale chiarezza nell’interesse della magistratura, della polizia giudiziaria e delle istituzioni democratiche. Sull’altro versante è necessario che l’inchiesta prosegua e giunga a conclusione in merito alla fuga di notizie che nel pieno delle indagini avrebbe condizionato il loro corretto svolgimento. Per mesi l’amministratore delegato della Consip, tra gli accusatori di un ministro della Repubblica, è rimasto regolamento al suo posto come lo stesso ministro e altre figure apicali. Qualcuno deve comunque avere fornito agli inquirenti una versione falsa degli eventi e dunque un chiarimento di ordine giudiziario, ma anche di ordine politico, rimane necessario. Mi auguro che arrivi in tempi rapidi anche a tutela di reputazione e onorabilità delle persone coinvolte.

Probabilmente l’inchiesta Consip, indipendentemente da come terminerà l’iter giudiziario, mette in luce la necessità di una regolamentazione del lobbying nel nostro paese: secondo lei verso quale direzione si dovrebbe andare?

È banale dirlo ma la direzione da scegliere è quella della massima trasparenza. Esistono normative e discipline che altri Paesi applicano da tempo e che garantiscono un’azione di controllo e prevenzione di quelle forme dirette e indirette di corruzione che alimentano il giudizio negativo sulla classe dirigente e in particolare sul ceto politico. Le norme approvate in questa legislatura per contrastare il traffico illecito di influenze e l’aumento delle pene per i reati di corruzione possono andare nella direzione giusta ma evidentemente tutto questo ancora non basta. Si stima il costo della corruzione nell’ordine di 50-60 miliardi di euro all’anno e ciò rappresenta una delle ragioni della crisi complessiva del nostro sistema economico, politico e democratico. Fingere che non sia così o sottovalutare la portata del fenomeno e le sue implicazioni è una delle più gravi responsabilità in capo alle élites del Paese.

In un paese in cui la figura del lobbista viene ancora vista come un faccendiere l’Italia è culturalmente pronta ad accettare e quindi normare il settore del lobbying?

Ho accennato alla corruzione diffusa perché ho l’impressione che i due aspetti si legano. Il Paese avrà un atteggiamento più responsabile e maturo verso l’azione del lobbying se l’opinione pubblica si convincerà della volontà di colpire con durezza ogni forma e strumento della corruzione. Se vogliamo essere sinceri dobbiamo riconoscere che così oggi non è e questo determina una serie di conseguenze anche nel giudizio su quanti potrebbero e vorrebbero agire nell’ambito della più rigorosa legalità.

Possono le lobby aiutare i partiti politici a superare la terribile crisi di rappresentanza dei partiti che tutt’ora perdura fin da Mani Pulite, o sono due canali di rappresentanza che nel nostro paese viaggeranno sempre su binari separati?

Ho l’impressione che la crisi di rappresentanza dei partiti abbia radici e motivazioni profonde che affondano in un deficit della loro cultura e identità. Partiti che hanno smarrito progressivamente una vocazione e che si sono ridotti a macchine oliate di organizzazione del consenso sul territorio. È un fenomeno che viene da lontano, non riguarda solamente l’ultima stagione e non credo lo si possa affrontare e tanto meno risolvere attraverso interventi o regolazioni che non aggrediscano il cuore del problema. Quindi benissimo una legge che dia piena applicazione all’articolo 49 della Costituzione, ma insisto nel dire che senza una vera e propria rigenerazione della missione storica di quelle culture e tradizioni noi resteremo ostaggio della cronaca e dell’improvvisazione. Temo anche sul terreno indicato dalla domanda.

Intervista a cura di Giorgio Galioto, Eleonora Patella, Mario Verrotti, Andrea Zappacosta e Camilla Zavaroni, Master in Relazioni Istituzionali, Lobby e Comunicazione d’Impresa – Luiss Business School.

Fonte foto: Polisblog.it

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Brasile, entro l’anno una legge sul lobbying? http://www.lobbyingitalia.com/2017/08/brasile-legge-lobbying/ Tue, 29 Aug 2017 19:01:15 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3674 (Gabriele GiulianiL’attività di lobbying in Brasile spesso è stata associata al giro di denaro e favori indebiti tipici della politica carioca. Un’analisi del numero di Agosto della rivista PODER segnala tutti i progetti di legge che tendono a disciplinare questa attività, già regolamentata in diversi Paesi.

Il lobbying coinvolge la politica e i politici in vari momenti, dal finanziamento della campagna elettorale, sia durante il mandato, quando gruppi più o meno organizzati fanno pressioni per farsi ascoltare da governanti o legislatori.

Per l’avvocato Walfrido Warde Júnior, presidente del’Instituto para a Reforma das Relações entre Estado e Empresa (Iree), occorre proseguire nella discussione di questo tema a Brasilia. “Il finanziamento pubblico pre-elettorale deve essere regolamentato. Dovrebbe esistere una regola meritocratica per ricevere i finanziamenti fra i candidati di ogni partito”. Già durante il percorso legislativo, Warde Junior vede rischi nella formazione di gruppi parlamentari, presenti con varie formazioni al Congresso e influenzabili dal peso delle lobby. “Questi gruppi multipartitici si organizzano secondo i temi di interesse di certi settori. Quindi, gruppi con meno capacità associativa e disponibilità finanziaria possono rimanere più vulnerabili”, spiega.

Secondo i due avvocati Larissa Wachholz, vice-presidente dell’Instituto de Relações Governamentais (Irelgov), e Bruno Perman, dello Studio legale Pinheiro Neto, di São Paulo, è imprescindibile disciplinare il lobbying come attività e quella del lobbista come professione. Un progetto di legge con questo fine è stato presentato alla Camera dieci anni fa e solamente ora andrà discusso; un altro progetto è al Senato. “Stabilire regole permette la trasparenza” dice Perman, ottimista che entro la fine dell’anno venga approvata la legge sul lobbying. Perman afferma infine che “è fondamentale non confondere il lobbying con le pratiche commerciali”.

Per Larissa Wacholz, inoltre, esiste una asimetria fra le necessità dei grandi gruppi industriali e la società civile. “L’eccesso di burocrazia e i costi dei processi allontano chi ha più bisogno di essere ascoltato”, racconta. Larissa ricorda come le azioni di lobby sono sfociate in progetti utili, come il packaging degli alimenti o il porre limiti alla pubblicità infantile.

Ad ogni modo, il Brasile avrà un lungo cammino da percorrere se vuole arrivare ad un livello di trasparenza degno dei Paesi scandinavi. “In Svezia non è necessario regolamentare il lobbying, dato che tutti hanno accesso ai governanti”.

(Fonte immagine: Expedia)

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Da un think tank di giovani la nuova proposta di legge sulle lobby http://www.lobbyingitalia.com/2017/07/think-tank-giovani-proposta-legge-lobby-cultura-democratica/ Mon, 31 Jul 2017 20:08:00 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3669 In Parlamento giacciono dimenticate da diverso tempo varie proposte di legge sulle lobby. La nuova proposta di un think tank di giovani professionisti può però mettere d’accordo tutti

La recente istituzione del registro dei rappresentanti di interesse della Camera dei Deputati ha riportato in auge il tema della regolamentazione dell’attività di lobby. La modifica del regolamento di Montecitorio (ricordiamolo, in questa fase solo sperimentale) che ha previsto il Registro è stata letta da più parti come una piccola ma sostanziale svolta culturale verso l’accettazione del fenomeno lobbistico. Una norma limitata, nello spazio e nei metodi, tuttavia pur sempre qualcosa di nuovo. L’obiettivo resta, comunque, una legislazione nazionale chiara ed efficace per superare interventi non coordinati da parte di singole Regioni, Ministeri o rami del Parlamento.

Sono numerose le proposte di legge al riguardo, incardinate presso le Commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato. Ciononostante, ancora nessuna di queste è riuscita a vedere la luce, ed è sempre più lontana la definizione di una normativa ormai necessaria per regolamentare appieno la trasparenza e la partecipazione dei gruppi di interesse. A quelle già presenti, bisogna aggiungere anche l’ultima presentata lo scorso venerdì 14 luglio presso l’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati, dove si è svolto l’evento conclusivo del progetto Generazione Italia, organizzato dalla Fondazione Cultura Democratica. Si tratta di un progetto nazionale di innovazione legislativa e formazione politico-istituzionale interamente dedicato a 2000 giovani under 35, provenienti da ogni provincia italiana e selezionati in base al merito tra le oltre 4000 candidature pervenute. L’obiettivo principale del progetto è stato elaborare 25 proposte di legge nella più ampia gamma di materie possibili, dalla sicurezza all’immigrazione, dalla smart mobility al turismo e alla parità di genere.

Tra le tante proposte sviluppate dai giovani partecipanti anche quella dedicata alla regolamentazione della rappresentanza di interessi particolari, presentata a ospiti istituzionali di spicco, tra i quali la Sottosegretaria Maria Elena Boschi, i capigruppo del Partito Democratico alla Camera e al Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, il Vice-Presidente della Camera Roberto Giachetti e l’omologo al Parlamento europeo, David Sassoli. Presenti anche i deputati Matteo Richetti, nuovo responsabile della comunicazione del PD, Alessia Morani e Mauro Del Barba. Il testo è frutto dell’attività di co-working svolta dai partecipanti al progetto e coadiuvati da esperti del settore, tra i quali i lobbisti Antonio Iannamorelli, Direttore operativo di Reti/Quick Top, Giampiero Zurlo, fondatore e Presidente di Utopia, il Prof. Pier Luigi Petrillo, docente del corso di Teorie e Tecniche del Lobbying alla LUISS Guido Carli e l’On. Laura Puppato, del Partito Democratico.

Il contenuto del ddl

La proposta non si discosta di molto da quelle già presentate dalla Fondazione per Roma Capitale e Regione Lazio. Nello specifico, si punta alla regolamentazione sia della trasparenza e dell’attività di lobbying, sia della partecipazione dei gruppi di interesse alla formazione del processo decisionale: due aspetti che nelle altre proposte di legge presentate in Parlamento spesso non vengono trattati in egual misura. Vengono introdotti una serie di diritti e doveri per rappresentanti e portatori di interessi particolari e decisori pubblici, istituendo un Registro pubblico sotto l’egida dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ponendo l’attenzione, in tal modo, sulla natura economica e istituzionale del fenomeno, liberandola dall’aura negativa legata a ipotetiche pratiche corruttive, tipiche dell’immaginario collettivo sulla materia. Quest’ultimo aspetto si rivela fondamentale, in quanto proprio i gruppi di interesse si presentano anche come importante strumento di carattere informativo per i decisori pubblici e politici, contribuendo al miglioramento della qualità del processo decisionale. É inoltre presente un regime sanzionatorio delle violazioni delle disposizioni, al fine di creare un deterrente a pratiche illegali o dannose.

culturadem

La Fondazione Cultura Democratica

La proposta non è stata calendarizzata per la discussione in Parlamento, e si spera che ci sia un’occasione di discussione durante questa legislatura. È comunque da rilevare positivamente che le idee, il dibattito e la produzione legislativa in materia di lobbying sono in fermento positivo, a testimoniare il fatto che quasi tutti gli operatori del settore puntano alla regolamentazione del fenomeno, facendo advocacy per il perseguimento di tale obiettivo.

L’aspetto più significativo di questa proposta di legge riguarda i proponenti, una fondazione composta da giovani (laureati e professionisti) che negli anni hanno costruito una reputazione positiva e creato occasioni di dialogo con esponenti istituzionali di ogni livello ed estrazione politica. Cultura Democratica è nata infatti con l’obiettivo di contribuire al percorso di riforme del Paese, un modello innovativo rispetto al panorama associazionistico attuale. Innovativo anche il format delle attività di formazione e realizzazione delle proposte: non più conferenze o classici seminari, bensì progetti di co-working (anche su piattaforme on-line) per la produzione normativa, una rivista specializzata, un network di esperti di settore per ogni materia trattata, coinvolti nella School of Government e in grado di fornire ai giovani partecipanti gli strumenti necessari a realizzare gli obiettivi prefissati.

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Montecitorio, Registro online: cosa ne pensano i lobbisti http://www.lobbyingitalia.com/2017/07/montecitorio-registro-opinioni-lobbisti/ Sat, 15 Jul 2017 10:50:35 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3660 Sereni: Portare maggiore consapevolezza dell’attività di lobbying presso l’opinione pubblica. Morbelli: Piccolo passo, ci aspettiamo scelte più coraggiose. Comin: Ora una legge organica nazionale. Colucci: Perfezionare norme su traffico influenze. Gallotto: Lobbying professionale migliora la democrazia. Galgano: Registro utile a creare consapevolezza dell’attività per media e opinione pubblica.

Dopo alcuni mesi dall’annuncio, è da ieri pubblico sul sito della Camera dei Deputati il registro dei rappresentanti di interesse a Montecitorio. Al momento conta 125 soggetti iscritti tra associazioni di categoria, imprese, società di consulenza, studi di avvocato e rappresentanti del terzo settore. C’è anche Elena Skoko, definita da Repubblica “lobbista del parto cantato”.

Marina Sereni, vicepresidente della Camera, ha dichiarato al Corriere che dopo il Registro per la Trasparenza del MISE “volevamo far emergere il tema del lobbismo, anche perché il ruolo delle lobby può essere positivo quando si tratta di soggetti che operano in modo trasparente quando interloquiscono con la politica. Vogliamo portare maggiore consapevolezza non solo tra i portatori di interessi, ma anche verso l’opinione pubblica”.

La Sereni si è da subito fatta collettore delle istanze di chi ha ritenuto opportuno compiere questo primo passo verso una regolamentazione interna ad una delle Camere, uno dei principali luoghi di incontro e scambio di informazioni tra portatori di interesse e decisori, soprattutto in periodi dell’anno specifici (durante la sessione di bilancio) o nell’ambito della conversione di decreti-legge, quando decisioni su norme molto tecniche devono necessariamente essere prese con il supporto degli operatori del settore e delle parti interessate. Nel corso di diversi incontri svolti nei primi mesi dell’anno presso diverse società di lobby (il primo in Open Gate Italia a febbraio, e a seguire presso le sedi di altre società come FB & Associati) e culminati con una conferenza a Montecitorio lo scorso marzola vicepresidente ha incoraggiato anche il Senato di dotarsi di un simile registro, una proposta a cui si è spesso associato anche il senatore Orellana, proponente del disegno di legge sulla regolamentazione nazionale del lobbying che “giace” proprio presso la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Ricordiamo, infatti, che ogni camera può dotarsi di un registro solo modificando il proprio regolamento interno.

Per Stefano Dambruoso, questore della Camera, sul Messaggero: Si completa il percorso verso la trasparenza e la legittima attività di rappresentanza di interessi negli spazi e nei corridoi di Montecitorio. Naturalmente, fuori dal Palazzo potrà evidentemente continuare l’attività senza alcuna connessione con quanto stabilito dalle nuove norme parlamentari”. È questa una delle principali critiche mosse alla regolamentazione anche da parte del centro di ricerca Open Polis, che in un commento alla recente pubblicazione del Registro ha evidenziato come manchino elementi necessari per raggiungere la piena autorevolezza del decisore pubblico e del portatore di interessi, quali un’agenda pubblica dei decisori e l’assenza di dati incontrovertibili e imparziali.

Gianluca Comin, Founder della Comin & Partners ed ex presidente di Ferpi, una delle principali associazioni dei professionisti del settore, ha affermato sempre al Messaggero: “Si tratta di un primo importante risultato, anche se mi sono sempre battuto perché si arrivasse alla formulazione di leggi organiche. E in Senato continueremo a farci accreditare dai membri di Palazzo Madama, come abbiamo sempre fatto”.

Lobbying Italia ha poi raccolto in esclusiva le opinioni di altri importanti professionisti del mondo dei public affairs, rappresentanti della realtà delle società conto terzi, caratterizzata da grande competenza e dinamicità che spesso diventa per le imprese una importante leva di business.

Andrea Morbelli, Head of Public Affairs di Open Gate Italia: “Qualsiasi iniziativa che garantisca maggiore trasparenza al nostro settore è benvenuta. In questo caso abbiamo riscontrato una certa farraginosità nelle procedure di iscrizione (soprattutto per le società di consulenza con un certo numero di clienti). Sono piccoli e timidi primi passi, ci aspettiamo nel futuro scelte più coraggiose: una normativa unica che impegni tutte le amministrazioni pubbliche (nazionale e locali) al rispetto della trasparenza dei processi decisionali con azioni quali l’obbligo di consultazione pubblica e di valutazione di impatto, peraltro già presenti nel nostro codice“.

Giusi Gallotto, CEO di Reti/Quick Top: “Il registro è un grande passo avanti, è una rivoluzione: non dobbiamo più “nasconderci”. Reti da tempo sostiene soluzioni semplici e dirette per regolare l’attività dei portatori d’interesse, tant’è che ha immediatamente apprezzato ed utilizzato il registro presso il MISE e il Ministero Funzione Pubblica. Ora serve, in generale, rafforzare modalità di accesso alle informazioni e di consultazione degli interessi privati nei processi decisionali, iniziando ad applicare le norme esistenti. I lobbisti aiutano le istituzioni a decidere meglio. Fare lobbying in modo trasparente e professionale significa fare funzionare meglio la democrazia”.

Valentina Colucci, Account Director Public Affairs, SEC SpA: “E’ necessario un Registro sulla Trasparenza, ma penso che debba valere oltre che per tutto il Parlamento (Camera e Senato) anche per Ministeri, Autorità, organismi istituzionali nazionali e locali. Un unico registro nazionale integrato per tutto il settore. Il rischio, altrimenti, è quello di un proliferare di registri che avrebbero meno efficacia in termini di trasparenza, sovraccaricando di vincoli burocratici gli opera nel settore al livello internazionale, nazionale e locale. Ma il tema chiave da affrontare in maniera laica e condivisa è ripensare all’art. 346-bis del codice penale che configura il “traffico di influenze”. Il confine tra il reato in questione ed il lobbying lecito è ancora troppo indeterminato, e questo rischia di rendere il nostro mestiere impossibile“.

Giovanni Galgano, Partner e Managing Director di Public Affairs Advisors: “Il registro è utile a livello “psicologico” perché quantomeno rende chiara la necessità di una regolamentazione, seppur basica, anche ai non addetti ai lavori e ai media. Inutile e parziale se non viene seguita da una norma che regolamenti la rappresentanza di interessi anche presso il Senato e presso i dicasteri del governo. Trovo la regolamentazione di Montecitorio poco efficace soprattutto perché i lobbisti non hanno bisogno di passare la vita a Montecitorio o di accedere a qualche salone in più per esercitare una buona rappresentanza di interessi. L’idea delle “stanza dei lobbisti” è finanche anacronistica, se consideriamo i flussi informativi costanti tra politico e lobbista che oggi consentono le tecnologie e l’informatica. Da migliorare: far accedere ai lavori delle Commissioni, aumentare il numero dei pass per soggetto che si iscrive. Temo che la regolamentazione non faccia emergere realmente il “sommerso”, perché lascia comunque inalterati privilegi per pochi non estendendo i legittimi diritti di rappresentanza ai professionisti seri. La corruzione non si sconfigge con un registro, ma con una politica molto più ampia e severa. Piuttosto la regolamentazione a mio avviso serve – se fatta bene – a rendere trasparenti i processi decisionali e a ingaggiare chi detiene il potere legislativo in ambiti chiari e ben delimitati. E’ deleterio il fiorire di numerose regolamentazioni diverse. Bisognerebbe realizzare una normativa unica o come minimo armonica e non consentendo alle Regioni di farsi la loro piccola regolamentazione sui generis (sta accadendo). Si arriverà a una regolamentazione nazionale solo e se i lobbisti saranno capaci di rappresentare il bisogno di ciò“.

Ma come funziona concretamente la registrazione? E cosa comporta?

Come spiega la vicepresidente Sereni, “Non soltanto i rappresentanti di interessi, ma qualsiasi cittadino può entrare alla Camera, purché abbia un appuntamento con un deputato e ci sono aree in cui si può transitare e altre off limits. Attualmente chi ha il badge può stare nel corridoio dei presidenti al piano Aula. Ma in futuro è previsto si apra una stanza dedicata ai rappresentanti di interessi, prima della discussione della prossima legge di Bilancio”. Quindi non sono previsti per gli iscritti particolari premialità, ma l’esclusiva possibilità di un accesso permanente in – per la verità, pochi e periferici – locali della Camera.

Sono state segnalate invece alcune difficoltà nell’iscrizione. Innanzitutto, lungaggini burocratiche per chi ha avviato la procedura nelle scorse settimane ma non l’ha portata a buon fine per l’esclusiva via telematica. Come ha spiegato Roberto Falcone, presidente dell’associazione nazionale tributaristi Lapet, al Corriere: “Ho ritirato ieri il mio tesserino. Prima ho dovuto fare domande per via telematica, attraverso la mia identità digitale. Poi sono dovuto andare agli uffici sicurezza della Camera. Dopo l’identificazione e la foto, mi hanno creato e consegnato il badge”. Sono però segnalate alcune inefficienze e inesattezze negli obblighi burocratici e nei documenti da depositare per l’iscrizione. Per Open Polis, in totale sono state presentate 145 richieste d’iscrizione, ma gli uffici ne devono ancora completare l’esame.

Ma per la prima volta, viste le buone intenzioni, qualche imprecisione la si può perdonare.

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USA, con Trump il lobbying è meno trasparente http://www.lobbyingitalia.com/2017/07/usa-trump-lobbying-trasparenza/ Tue, 11 Jul 2017 20:19:42 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3657 (Francesco Angelone) Uno studio del 2013 condotto da Sunlight Foundation stimava in circa 10mila il numero dei lobbisti registrati a Washington e in almeno altrettanti quelli non registrati, definendoli shadow lobbyists. Non è, quindi, una novità che il Registro di Washington comprenda solo una parte delle persone che effettivamente lavorano per influenzare i decisori pubblici a stelle e strisce.

Stando ai dati raccolti dal Centre for Responsive Politics, ormai specializzato in ricerche di questa natura, quasi 2.100 lobbisti attivi nel 2016 a livello federale non hanno segnalato di aver svolto attività di lobbying nel primo trimestre del 2017. Di questi, circa 1.200 hanno continuato addirittura a lavorare per lo stesso datore. In passato abbiamo già sottolineato, ancora una volta ricorrendo a OpenSecrets.org, come a questa diminuzione di lobbisti registrati non corrisponda una diminuzione delle spese in lobbying. I dati confermano, quindi, come i lobbisti più semplicemente continuino a lavorare off the record con buona pace del controllo pubblico generalmente reso possibile dal sistema di divulgazione delle informazioni. L

’inasprimento delle norme sul lobbying sotto l’amministrazione Obama e i mantra elettorali di Trump hanno avuto, fino ad ora, l’apparente conseguenza di rendere più opaco il lobbying a Washington. Il fenomeno del ritiro nell’ombra, inoltre, riguarda sia i lobbisti in-house che i dipendenti di società di lobbying. Ad esempio, Squire Patton Boggs e Covington & Burling, due tra le più grandi società di lobbying, hanno visto finire fuori dalle liste più del 15% dei loro dipendenti. Similmente hanno agito trade groups e aziende.

Se è vero, poi, che per alcuni la scomparsa dal Registro o la mancata segnalazione di aver svolto attività di pressione è diretta conseguenza di un cambio di dipartimento all’interno della stessa azienda, per altri casi si apre la questione delle revolving doors. Più di 100 iscritti al registro sono passati a lavorare per il settore pubblico (quasi tutti per il Governo federale), dove probabilmente i loro ex colleghi troveranno punti di riferimento affidabili. Un esempio è quello di Justin Mikolay, ex lobbista di Palantir, società che fornisce analisi di dati per agenzie di intelligence, e che ora riveste il ruolo di assistente del Segretario alla Difesa James Mattis. Secondo quanto riportato da Buzzfeed il fondatore di Palantir, Peter Thiel, avrebbe elargito donazioni nei confronti di Donald Trump per un valore complessivo superiore al milione di dollari.

Quello delle donazioni è altro tema interessante messo in evidenza dalla ricerca del Centre for Responsive Politics. Risulta che quasi la metà dei lobbisti non registrati nel primo trimestre del 2017 non ha compiuto una donazione di oltre 200 dollari nel ciclo elettorale del 2016. La maggior parte, poi, di coloro che ha compiuto donazioni di oltre 200 dollari non lo ha fatto direttamente a dei candidati ma ai Political Action Committees non palesemente schierati costituiti dalle società per cui lavorano. Lo studio ha anche reso possibile stabilire l’affiliazione politica dei lobbisti donatori definendo democratico o repubblicano quello che ha donato più del 70% della cifra totale donata per candidati dell’uno o dell’altro partito.

E così, molti più lobbisti ‘repubblicani’ hanno disattivato il loro nome dal Registro per trasferirsi presso il Governo federale mentre più lobbisti ‘democratici’ non compaiono più nel Registro pur lavorando per lo stesso datore o avendo preferito abbandonare il mondo del lobbying. Va generalmente tenuto conto del fatto che i lobbisti tendono a donare a membri di entrambi i partiti maggiori, presumibilmente cercando di assicurarsi porte aperte su entrambi i lati del corridoio.

(Foto via Twitter)

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Premio Agol, ci siamo quasi. Per i giovani lobbisti sfida sulla mobilità sostenibile http://www.lobbyingitalia.com/2017/06/premio-agol-mobilita-sostenibile-public-affairs-enel/ Tue, 27 Jun 2017 06:50:24 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3652 Il 30 giugno scade il termine per la presentazione dei progetti per le diverse categorie. I giovani professionisti dei public affairs si contenderanno il titolo della migliore idea progettuale sulla mobilità sostenibile.

Il Premio AGOL, terza edizione del contest nazionale promosso dall’Associazione Giovani Opinion Leader, prevede lo sviluppo di un progetto di comunicazione in base a brief redatti da importanti manager ed esperti del settore provenienti dalle imprese partner. Sono 5 le categorie per le quali giovani professionisti o neolaureati si contenderanno i titoli in palio: event management, advertising, social media strategy, corporate communication, e public affairs e comunicazione istituzionale.

L’ultima categoria, la più interessante per il settore del lobbying, prevede per gli studenti universitari un brief redatto da Samsung. Per i giovani professionisti, la sfida riguarderà la mobilità sostenibile, con un progetto che sarà valutato da Enel. Quest’anno in particolare, la sezione public affairs risulta quella con più iscritti a partecipare.

Come recita il brief di cui Lobbying Italia ha preso visione, “Enel è impegnata nella promozione di un uso sempre più innovativo e sostenibile dell’energia, dalla promozione delle smart cities a servizi innovativi per clienti e consumatori. Tra questi, particolare attenzione è dedicata alla diffusione della mobilità elettrica“. La diffusione dei veicoli elettrici è, anche per la multinazionale dell’energia, una componente del percorso di evoluzione delle società più moderne (come testimoniano le recenti partnership con società dell’automotive che investono sulla e-mobility). I temi delle innovazioni con ricadute positive su aspetti economici, sociali ed ambientali sono sempre più al centro delle iniziative pubbliche e private in logica di Smart mobility e green economy.

I giovani professionisti saranno quindi chiamati a redigere un piano di advocacy che riguardi lo sviluppo della “mobilità del futuro“, uno dei temi centrali del G7 Trasporti della scorsa settimana. Il piano prevederà diversi strumenti di sensibilizzazione dei decisori pubblici e degli stakeholder non solo istituzionali. L’obiettivo sarà presentare un progetto che porti i decisori a supportare politiche industriali utili a conseguire gli obiettivi di sostenibilità, innovazione ed efficienza energetica previsti a livello nazionale e internazionale. Il piano prevederà azioni di lobby parlamentare, advocacy, costruzione di reti di consenso e uso dei canali di “Lobby 2.0” tramite i social media.

Tutte le informazioni sul premio AGOL sono disponibili sul sito ufficiale. Non ci resta che augurare il miglior in bocca al lupo a tutti i partecipanti, che vinca il (lobbista) migliore!

(foto di copertina tratta dal sito ufficiale del premio AGOL)

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Francia, nell’agenda di Macron c’è la regolamentazione del lobbying http://www.lobbyingitalia.com/2017/06/francia-macron-lobbying/ Wed, 21 Jun 2017 14:45:45 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3649 Tra le proposte di Macron per la moralizzazione della vita pubblica anche misure per regolamentare il lobbying

(Francesco Angelone) Basta “Googlare” le parole ‘Macron’ e ‘lobby’ insieme per imbattersi nell’ennesimo caso di utilizzo dispregiativo dei termini lobby e lobbying. Macron sarebbe, nell’ordine, espressione della lobby dei finanzieri (ha lavorato in passato per la Rotschild), di quella farmaceutica e, addirittura, della cosiddetta lobby gay. In ogni caso, fuori da ogni luogo comune, pare che il neoeletto Presidente Macron abbia posto tra le proprie priorità la ‘moralizzazione della vita pubblica’.

Misure in tal senso paiono necessarie anche in seguito allo scandalo che ha coinvolto il candidato dei repubblicani all’Eliseo, François Fillon e quello apparentemente meno grave che ha coinvolto la candidata del Front National Marine Le Pen.

Tra le proposte di Macron ci sarebbero il divieto in capo ad eletti e Ministri di assumere i propri familiari come assistenti, di sedere in Parlamento per più di tre mandati consecutivi e se sprovvisti di una fedina penale pulita, la rimodulazione del finanziamento ai partiti in funzione del ricambio dei candidati e la soppressione del regime speciale vigente per le pensioni dei parlamentari.

Ma nell’agenda di Macron figurano anche misure in materia di conflitto di interessi come il divieto di partecipare ai lavori di commissione e d’aula riguardanti settori dove si hanno interessi economici e il divieto per i deputati di svolgere attività di consulenza in parallelo con il loro mandato.

Attualmente, è vietato mettere in piedi una società di consulenza durante l’esercizio della propria carica elettiva, ma è possibile tenerla se costituita prima dell’elezione. Basti pensare che Fillon aprì la sua società di consulenza solo 11 ore prime dell’inizio del proprio mandato.

Allo stesso tempo, Macron ha avuto modo di comunicare a Transparency International l’intenzione di mettere mano alla regolamentazione del lobbying, ad esempio imponendo un orario e un luogo specifico per gli incontri tra rappresentanti di interessi e parlamentari.

L’intero pacchetto di misure, compreso questo intervento sull’attività di lobbying è finito sotto la lente di ingrandimento di Anticor, associazione che lotta contro la corruzione nella vita pubblica. Pur definendolo ambizioso, il vice presidente di Anticor Eric Alt, ha giudicato il pacchetto abbastanza incompleto, con lacune significative nella definizione dell’attività di lobbying e nella sua regolamentazione.

L’ultimo intervento in materia, datato solamente dicembre 2016, è la cosiddetta ‘legge Sapin 2’, la cui portata pare marginale e poco incisiva. Il testo, infatti, prevede sì un Registro dei rappresentanti di interessi, ma costoro non sono tenuti a comunicare né la data né il dossier oggetto dei loro incontri con parlamentari e membri del Governo.

I progetti di legge, secondo quanto confermato dal portavoce del governo, approderanno al Senato e poi all’Assemblea Nazionale alla fine di giugno, quando il nuovo legislativo si sarà definitivamente insediato. Contemporaneamente, la materia sarà fatta oggetto di consultazione pubblica in modo tale da raccogliere i contributi della società civile.

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Approda alla Camera dei Deputati argentina una bozza di legge sul lobbying http://www.lobbyingitalia.com/2017/05/camera-dei-deputati-argentina-legge-lobbying/ Tue, 16 May 2017 05:55:50 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3640 (Paolo PuglieseIl mese scorso è stata presentata alla Camera dei Deputati argentina una proposta di legge per la rappresentanza di interessi: fino ad ora l’attività di lobby era scarnamente regolata all’interno della disciplina sull’accesso alle informazioni pubbliche.

Il Centro Culturale Kirchner ha avuto un grande peso nel supportare questa iniziativa: sin dal 2016 ha promosso dibattiti, workshop, conferenze e occasioni di confronto. L’articolo 1 del progetto di legge fissa l’ambizioso obiettivo di regolare l’attività e la pubblicità della rappresentanza di interessi, partendo dalla definizione di “rappresentanza di interessi”, spesso passaggio estremamente complesso per la complessità della materia: la proposta la descrive come l’attività intesa ad influenzare il processo di decision-making in favore di un interesse rappresentato personalmente o per contro d’altri, remunerata o offerta gratuitamente, svolto in forma abituale o occasionale, pianificato o incidentale.

Il principale obiettivo della nuova regolamentazione è pubblicare gli incontri tra lobbisti e funzionari con maggiore trasparenza, garantire uguaglianza di trattamento per tutte le parti coinvolte e dare la possibilità ai cittadini di avere accesso alle informazioni relative agli atti del governo; viene previsto un registro delle udienze con indicazione obbligatoria dei partecipanti e sintesi degli incontri.

La legge prevede anche un vasto sistema di enforcement: per chi non si uniformerà alla nuova regolazione sono previste sia sanzioni amministrative che responsabilità penale personale in caso di reati particolarmente gravi quali la corruzione.

Gustavo Castagnino, presidente del Circulo de directivos de comunicacion (DirComs), associazione che riunisce numerosi manager della comunicazione delle più grandi aziende del paese, sottolinea come ogni iniziativa per promuovere la trasparenza sia da supportare, senza cadere in eccessive burocratizzazioni: il riferimento è alle proposte in materia presentate nei vicini Peru e Cile, ritenute troppo complesse per essere applicate: viene infatti previsto un registro pubblico dei lobbisti, snodo spesso cruciale della disciplina che è estraneo invece alla proposta argentina.

Il registro non pare però aver riscosso particolare successo presso i professionisti del lobbying: risultano iscritti infatti solo una manciata di soggetti.

Fernando Cinalli, fondatore della società di consulenza S+R, invece, spinge per ulteriori passi avanti: [la bozza presentata] è un grande passo avanti a livello istituzionale, ma è il primo anello di una catena più lunga che coinvolge anche la legge sul conflitto di interessi.

Le proposte di legge per la regolamentazione della rappresentanza di interessi nei paesi del Sud America, spesso modellate sull’archetipo statunitense, rappresentano un enorme passo avanti verso una maggiore trasparenza e democratizzazione del processo di lobbying, nell’ottica di una maggiore chiarezza e responsabilità delle autorità politiche rispetto alle decisioni approvate, vera volano per una normalizzazione di un’attività che, purtroppo, viene ancora spesso demonizzata.

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A Washington diminuiscono i lobbisti, ma le spese in lobbying aumentano http://www.lobbyingitalia.com/2017/05/washington-diminuiscono-lobbisti-spese-lobbying-aumentano/ Thu, 11 May 2017 09:41:19 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3637 Non è mai stato così basso il numero di lobbisti registrati a Washington, secondo i dati riportati dal Centre for Responsive Politics. Al termine del primo trimestre dell’anno corrente erano 9175 (al 24 aprile sono 9190) a fronte dei 10225 dello scorso anno.

(Francesco Angelone) Seppure in calo progressivo da ormai diversi anni, è nel paragone con il 2016 che si registra il calo più drastico (- 10,3%). Ci sono almeno due buone ragioni per credere che questo dato sia collegabile all’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, che in campagna elettorale le aveva minacciosamente promesse ai lobbisti. Per prima cosa alcuni lobbisti hanno letteralmente cancellato il proprio nome dal registro per avere una chance di essere assunti nello staff di Trump, sia nel transition team che nell’amministrazione vera e propria. In secondo luogo, la retorica della campagna elettorale può aver convinto molti a de-registrarsi per mettere in salvo le proprie possibilità di incontrare membri dello staff cui era stato imposto il divieto di non incontrare lobbisti registrati.

Tuttavia, a una diminuzione del numero di rappresentanti di interessi iscritti presso il Senate Office of Public Records, non è corrisposta una diminuzione delle spese in attività di lobbying. La cifra di 838.4 milioni di dollari spesa al 31 marzo 2017, infatti, è la più alta dal 2013. A detta di Caleb Burns, partner dell’ufficio legale Willy Rein, il mondo dell’impresa non è mai stato così in subbuglio come nei primi 100 giorni della presidenza Trump e la gran parte degli sforzi sono stati profusi in una attività di lobbying ‘difensiva’, tesa a che la legislazione rimanesse così com’è.

Nello specifico, i settori che hanno speso di più sono il sanitario (150 mln $), il manifatturiero/chimico/ristorazione (129 mln $) e il finanziario/immobiliare (126 mln $). Le industrie che hanno fatto registrare un incremento maggiore di spese in attività di pressione rispetto al primo trimestre del 2016 sono quelle farmaceutiche (+ 10 mln $ e una spesa complessiva di 78 mln $) e l’oil & gas (+ 4,7 mln $ per un totale di 36,1 mln $). Per quanto riguarda le industrie del tech si registra il trimestre con la maggiore spesa dal 2009, da quando cioè è iscritta al registro, per Facebook che si è concentrata molto sulla legislazione in materia di cybersecurity, accordi di libero scambio e visti per i lavoratori altamente qualificati. Anche Apple ha fatto registrare un record di spesa per autovetture autonome e questioni legate a salute nell’utilizzo di dispositivi mobili. Top spender del settore resta Google (che pure ha speso poco meno dello scorso anno), particolarmente attiva su pubblicità online e diffusione di materiale controverso (probabilmente anche fake news). Hanno fatto registrare il maggior incremento percentuale rispetto allo scorso anno Chevron (+77%), Teva Pharmaceutical Industries (+115%) e la National Rifle Association, la lobby delle armi, che ha praticamente triplicato la cifra spesa nel primo trimestre 2016.

Per quanto concerne le società di consulenza e lobbying, gli introiti maggiori nel primo trimestre del 2017 sono quelli di Akin, Gump et al. (9.2 mln $). A seguire Brownstein, Hyatt et al. (6.5 mln $), Squire Patton Boggs (5.8 mln $) e Podesta Group (5.5 mln $).

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La trasparenza del lobbying come pratica di auto-regolazione http://www.lobbyingitalia.com/2017/04/trasparenza-lobbying-autoregolazione-antonucci-openlobby/ Fri, 07 Apr 2017 13:39:51 +0000 http://lobbyingitalia.admin.comunicablog.it/?p=3634 (Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Cristina Antonucci)

Il recente intervento che ha introdotto la modifica al regolamento della Camera dei Deputati, con la creazione di un registro pubblico dei portatori di interesse, è una delle modalità più rilevanti di un processo, di natura settoriale (MIPAAF nel 2015, MISE nel 2016) e territoriale (leggi regionali emanate dal 2002 al 2016) di regolazione del lobbying, emerso, in tali forme, in ragione della finora rilevata impossibilità di giungere ad una legge nazionale.

A fronte del formato regolativo posto dal sistema istituzionale nei confronti dei gruppi di interesse, tuttavia, è possibile rilevare anche interessanti formati di auto-regolazione, dal basso, da parte dei portatori di interesse. Con l’idea di auto-regolazione, si intende fare riferimento a tutti quei formati di natura non vincolante, ma volti ad affermare la diffusione di norme sociali connesse ad una condizione professionale: la redazione e l’adozione di codici etici; l’impiego volontario di strumenti di trasparenza, tanto nei confronti dei soggetti del sistema politico e istituzionale, quanto nei confronti di ogni altro stakeholder, anche solo potenziale; il coinvolgimento attivo in pratiche di trasmissione di conoscenze tecnico- professionali nei confronti di nuove generazioni; la sperimentazione di modelli di networking aperti e inclusivi, fondati sulla base di elementi di conoscenza e non di mera relazione.

In questo senso, l’esperienza di Reti Running con Openlobby, giornata dedicata a diffondere al pubblico, in modo chiaro, la conoscenza delle pratiche operative di lobbying interne all’azienda, ha un valore rilevante non solo a livello comunicativo, ovviando al diffuso ricorso al termine lobby come pratica oscura, ma in una direzione più sostanziale di promozione della cultura della trasparenza nei sistemi democratici. Un’esperienza come Openlobby consente di capire come i rappresentanti di interessi particolari agiscano nelle sedi istituzionali per garantire ai decisori pubblici una migliore conoscenza del tema oggetto di intervento, ma anche di comprendere come il lavoro di lobbying si iscriva all’interno di una cornice pienamente democratica di confronto tra interessi particolari e interesse generale e di come sia necessario valorizzare il tema delle competenze necessarie a svolgere al meglio questa professionalità così ricca e articolata. La promozione della cultura della trasparenza del lobbying, nell’attesa di una disciplina nazionale che stenta ad arrivare, passa anche dall’apertura a questa tipologia di pratiche di auto-regolazione.

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