Il 20 dicembre al Centro Studi Americani si svolgerà l’incontro con Patrick Costello, direttore del Council on Foreign Relations, Washington External Affairs, dal titolo “Think Tank e policy making, Il modello americano e l’esperienza italiana”.
L’evento (qui il link con tutte le info) organizzato da Formiche, Centro Studi Americani e dall’Unità Affari Istituzionali Italia di Enel Group sarà un’occasione di confronto con rappresentanti istituzionali, aziende, associazioni, comunicatori e professionisti del public affairs, sul ruolo dei Think Tank e delle terze parti nello studio e promozione di policy pubbliche. L’esperienza del keynote speaker Patrick Costello, Director of Washington External Affairs del Council on Foreign Relations, tra i più autorevoli Think Tank americani, sarà un utile valore aggiunto per comprendere il ruolo dei “pensatoi” nell’analisi di soluzioni tecniche e politiche da mettere a disposizione per le istituzioni.
Ma cosa fa un think tank, e quali sono i think tank italiani? Una recente e completa analisi di Open Polis, “Cogito ergo sum” (qui il link), ha raccolto e raccontato l’azione di più di 100 strutture che creano network e sviluppano argomentazioni su temi specifici. Ognuno di essi è legato ad un particolare polo di potere economico o a una personalità politica. I think tank, di cui Formiche è un attivo rappresentante, rispondono all’esigenza sempre più comune di trovare una “casa” alle idee politiche, sempre più compresse tra forme di rappresentanza meno tradizionale e avvento della veloce comunicazione social.
Fondazioni, associazioni, libere riunioni di menti e strumenti sono strutture ormai fondamentali per mettere a punto una corretta e inclusiva strategia di lobbying e advocacy da parte dei diversi attori economici. Ai grandi gruppi industriali di ogni settore non basta più essere membri di associazioni di categoria (Confindustria, Confcommercio) o avere una struttura radicata sul territorio per creare una base di consenso. Sempre più i temi tecnici e politici portati al tavolo della discussione con le istituzioni sono suffragati da autorevoli studi di “pensatoi” che rappresentano un orientamento politico e hanno come peculiarità quello di dare un parere “terzo” ad una opinione, coinvolgendo tutti gli attori interessati al tema trattato.
L’esperienza americana, raccontata da Patrick Costello, sarà utile a far comprendere che i think tank sono ormai lo strumento fondamentale del lobbista (ma anche, e sempre più spesso, del politico) che, con le parole del prof. Mattia Diletti, “cerca di fare egemonia sul tema, convincendo sulla base di dati e ricerche. Il think tank crea il clima culturale affinché una proposta di modifica legislativa sia possibile”. La natura del think tank in Italia è però diversa da quella anglosassone, perché diversa è la base culturale dei due contesti, e soprattutto è differente la modalità di presa decisionale. Negli USA, ad esempio, nascono insieme all’idea stessa di lobby (per approfondire, un articolo sul NY Times). Ma in Italia si sta evolvendo anche questo aspetto, con il nuovo concetto di “Action tank” che (lo aveva spiegato bene Gianluca Comin nella rubrica Spin Doctor su Lettera43) coinvolge ancor più direttamente le imprese nell’esigenza di raccogliere idee di policy e di trasformarle in azioni concrete.
Il 30 giugno scade il termine per la presentazione dei progetti per le diverse categorie. I giovani professionisti dei public affairs si contenderanno il titolo della migliore idea progettuale sulla mobilità sostenibile.
Il Premio AGOL, terza edizione del contest nazionale promosso dall'Associazione Giovani Opinion Leader, prevede lo sviluppo di un progetto di comunicazione in base a brief redatti da importanti manager ed esperti del settore provenienti dalle imprese partner. Sono 5 le categorie per le quali giovani professionisti o neolaureati si contenderanno i titoli in palio: event management, advertising, social media strategy, corporate communication, e public affairs e comunicazione istituzionale.
L'ultima categoria, la più interessante per il settore del lobbying, prevede per gli studenti universitari un brief redatto da Samsung. Per i giovani professionisti, la sfida riguarderà la mobilità sostenibile, con un progetto che sarà valutato da Enel. Quest'anno in particolare, la sezione public affairs risulta quella con più iscritti a partecipare.
Come recita il brief di cui Lobbying Italia ha preso visione, "Enel è impegnata nella promozione di un uso sempre più innovativo e sostenibile dell’energia, dalla promozione delle smart cities a servizi innovativi per clienti e consumatori. Tra questi, particolare attenzione è dedicata alla diffusione della mobilità elettrica". La diffusione dei veicoli elettrici è, anche per la multinazionale dell'energia, una componente del percorso di evoluzione delle società più moderne (come testimoniano le recenti partnership con società dell'automotive che investono sulla e-mobility). I temi delle innovazioni con ricadute positive su aspetti economici, sociali ed ambientali sono sempre più al centro delle iniziative pubbliche e private in logica di Smart mobility e green economy.
I giovani professionisti saranno quindi chiamati a redigere un piano di advocacy che riguardi lo sviluppo della "mobilità del futuro", uno dei temi centrali del G7 Trasporti della scorsa settimana. Il piano prevederà diversi strumenti di sensibilizzazione dei decisori pubblici e degli stakeholder non solo istituzionali. L'obiettivo sarà presentare un progetto che porti i decisori a supportare politiche industriali utili a conseguire gli obiettivi di sostenibilità, innovazione ed efficienza energetica previsti a livello nazionale e internazionale. Il piano prevederà azioni di lobby parlamentare, advocacy, costruzione di reti di consenso e uso dei canali di "Lobby 2.0" tramite i social media.
Tutte le informazioni sul premio AGOL sono disponibili sul sito ufficiale. Non ci resta che augurare il miglior in bocca al lupo a tutti i partecipanti, che vinca il (lobbista) migliore!
(foto di copertina tratta dal sito ufficiale del premio AGOL)
Si terrà venerdì 24 marzo 2017, alle ore 10, nella cornice della Sala della Lupa di palazzo Montecitorio (Camera dei Deputati, Roma), il Seminario di Studio dal titolo "La rappresentanza degli interessi: risultati e prospettive della regolamentazione". Il seminario è patrocinato dalla Camera dei Deputati e dall'università di Roma Tor Vergata.
L'evento sarà l'occasione per approfondire le tematiche legate alla recente istituzione di un Registro dei rappresentanti di interesse per Montecitorio, dopo la delibera dell'Ufficio di Presidenza che ha modificato il regolamento della Camera, nonché per inaugurare l'VIII edizione del Master di II livello in "Processi decisionali, lobbying e disciplina anticorruzione in Italia e in Europa" dell'università di Tor Vergata, a cura del prof. Giovanni Guzzetta.
Tra gli autorevoli ospiti della giornata di studio, esponenti del mondo accademico e imprenditoriale che si sono distinti nel dibattito riguardante la regolamentazione dei gruppi di pressione. Di seguito il programma completo:
Ore 10, Saluti istituzionali:
Marina SERENI, vicepresidente della Camera
Gaetano MANFREDI, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane
Giuseppe NOVELLI, rettore dell'università di Tor Vergata
Giovanni GUZZETTA, direttore del Master - università di Tor Vergata
Lucio FUMAGALLI, presidente BAICR - Cultura della Formazione
Ore 10:30, Relazioni:
Marina SERENI - La risposta politica alla domanda di regolazione
Sandro STAIANO, università Federico II di Napoli - La rappresentanza degli interessi nelle democrazie contemporanee
Ore 11, Interventi:
Pino PISICCHIO, Presidente del Gruppo Misto della Camera dei Deputati
Nunzia DE CAPITE, Caritas Italiana
Valerio FORCONI, Imperial Tobacco
Antonio MATONTI, Confindustria
Giulia PASTORELLA, HP Inc.
Umberto RONCA, università Federico II di Napoli
Laura ROVIZZI, Open Gate Italia.
Per partecipare, inviare una mail a seminario24marzo2017@gmail.com
Non solo Poste Italiane nel settore dei servizi postali italiani. Si è recentemente costituita Assopostale, nuova associazione composta da piccoli operatori del mercato, che si propone di fare lobbying a tutela dei diritti degli operatori postali privati operanti in Italia.
Le aziende dell’associazione si propongono come attori di un settore finora monopolizzato da Poste Italiane. I tre soci fondatori sono gli operatori privati Sail Post (City Post), Globe Postal Service (GPS) e Friend Post. GPS e Friend Post sono proprietari del maggior numero di cassette delle lettere diffuse su tutto il territorio nazionale alternative a quelle di Poste Italiane, mentre Sail Post è il primo operatore privato per numero di agenzie postali e punti posta operativi in Italia. Assopostale inoltre si propone di attrarre altri operatori, per ottenere un’immediata estensione su tutto il territorio nazionale, in attesa del perfezionamento di altri soci ordinari. Possono presentare richiesta di affiliazione in Assopostale tutti gli operatori in possesso di Licenza Individuale o Autorizzazione Generale.
Tra i temi di policy dell’associazione, il cui direttivo è composto dal presidente Valterio Castelli, dal Vicepresidente Stefano Paniconi e dal Segretario Generale Emanuel Bonanni, vi è il ripristino di un servizio postale tradizionale, efficiente ed al passo con l’evoluzione dei tempi, grazie alla liberalizzazione del mercato (in attuazione di una recente direttiva europea,vicenda per la quale l’Italia è sotto osservazione dall’UE) e alla valorizzazione di tutto il territorio nazionale nel rispetto dei cittadini e dell’ambiente. Gli operatori di Assopostale sono infatti presenti in molti dei territori nei quali Poste Italiane sta disinvestendo. Proprio il tema della creazione di valore sul territorio, in particolare nelle aree interne, sarà un elemento di distinzione e promozione della nuova associazione.
La creazione di Assopostale si inserisce in un quadro di settore in cui Poste Italiane, ex monopolista di Stato, sta attraversando diverse difficoltà a livello locale, in particolare con la chiusura di alcuni uffici postali in molte zone della periferia italiana, che hanno portato alla presentazione di diverse interrogazioni parlamentari negli ultimi mesi. E nei prossimi mesi anche i vertici di Poste Italiane verranno rinnovati, come tutti gli altri vertici di società ex pubbliche. E proprio l’AD di Poste potrebbe essere uno dei manager non confermati, dopo la vicenda del fondo immobiliare Invest Real Security: situazione da tenere sotto controllo per i nuovi entrati nel settore.
(di Francesco Angelone e Giovanni Gatto) Donald Trump ha inaspettatamente vinto la corsa alla Casa Bianca. Un risultato sorprendente anche per i più informati analisti americani e internazionali. Molti hanno parlato di vittoria del popolo: ma il tycoon yankee è stato anche un lobbista
L’America è andata a dormire, l’Europa si è svegliata alle ore 8:35 italiane con la certezza matematica di quanto la nottata aveva già lasciato presagire: Donald Trump è il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. The Don, magnate dell’editoria e delle costruzioni (e molto altro.. praticamente una lobby vivente) ha battuto Hillary Clinton, data vincente da tutti (o quasi) i sondaggisti americani e non solo, dopo aver conquistato la maggior parte dei swing state e ribaltato i pronostici anche negli Stati di colore blu dem. Si conclude quindi nel modo più imprevedibile, e non poteva essere altrimenti, una delle campagne elettorali più “pazze” di sempre con la vittoria del tycoon newyorchese a dispetto della gran parte delle previsioni, anche di quelle più autorevoli. E cosa accadrà ora? Sarà in grado, Trump, di portare a compimento l’ardito programma sbandierato con forza in questo anno di campagna?
In effetti, la campagna elettorale americana è stata densa di polemiche, ma povera di contenuti. Una delle tante promesse di Trump è stata la riforma della regolamentazione del lobbying al fine di “prosciugare la palude”, una Washington che ristagna. Il piano in cinque punti di Trump comprende l’istituzione di un divieto di svolgere attività di lobbying per i funzionari dell'esecutivo, legislatori ed i loro staff per i cinque anni seguenti alla scadenza dell’incarico. Il piano dovrebbe vietare a vita agli alti funzionari dell'esecutivo di fare lobbying per conto di governi stranieri. Il nuovo Presidente (come ormai dovremmo chiamarlo) ha anche proposto di ampliare la definizione di lobbying così da colmare le lacune che consentono de facto ai lobbisti di evitare la registrazione e di vietare ai lobbisti stranieri di raccogliere fondi per gli americani candidati per incarichi pubblici.
Sarà forse che Trump avrà maturato questa convinzione sulla propria pelle, poiché lui stesso è stato un lobbista registrato in Rhode Island nell’aprile 2006 secondo quanto scrive Politico. E se è vero che Trump stesso aveva precedentemente ammesso di aver fatto ricorso a lobbisti per influenzare le decisioni a Washington, non aveva certamente menzionato questa sua attività svolta in prima persona. Il neo-Presidente repubblicano ha in effetti svolto attività di pressione perché interessato a promuovere la causa di un casinò nella città di Johnston, come riferisce The Hill, a nome della Trump Entertainment Resorts Holdings. Nel corso del periodo di registrazione, Trump ha guadagnato 4.000 dollari al mese e aveva ottenuto l’accesso ai palazzi del piccolo stato della East Coast con un pass da 5 dollari.
In più, come è bene ricordare, lo stesso staff di Trump nel corso della campagna elettorale, si è avvalso di lobbisti come Corey Lewandowski e Paul Manafort, entrambi poi destituiti dall’incarico. E proprio su Manafort si sono riversati i principali dubbi in materia di politica estera: legato a Putin, ha lavorato per il presidente ucraino filorusso Yanukovych con finanziamenti al partito e consigli strategici. In ogni caso, Trump sta già pensando alla prossima squadra di governo, con l’intenzione di rimpiazzare l’establishment costituito.
Ma secondo le prime indiscrezioni, si affiderà a molti lobbisti: il Chief Executive di Goldman Sachs Lloyd Blankfein; Michael Catanzaro, di Koch Industries e the Walt Disney Company; Eric Ueland, ex lobbista Goldman Sachs; William Palatucci, avvocato del New Jersey a capo di una società di lobby come Aetna e Verizon; altri lobbisti come Rick Holt, Christine Ciccone, Rich Bagger e Mike Ferguson; l’ex governatore del New Jersey e candidato repubblicano Chris Christie, a capo della no profit (ma molto legata a diversi gruppi di interesse) Trump for America Inc., che teneva i propri meeting a K Street presso la società di lobby Baker Hostetler.
Con buona pace di chi considera il lobbying contrario alla democrazia: Trump ha ancora molto bisogno di lobbisti, soprattutto a causa del carattere divisivo della propria campagna elettorale e alla necessità di legittimazione in campo internazionale.
Delzio verso la poltrona di direttore generale grazie all'appoggio dell'ex presidente Abete. Adesso l'incarico è in mano a Marcella Panucci che non vuole mollare Ma la partita è appena cominciataDi autostrade si occupa da tempo. E il suo desiderio sarebbe quello di percorrerne una, possibilmente senza troppo traffico, per arrivare spedito alla poltrona di direttore generale della "nuova" Confindustria. Ma alcuni addetti ai lavori, un po' sarcastica mente, spiegano che in questa partita bisogna distinguere tra aspirazioni, ambizioni e chimere. E' all'interno di una di queste categorie che bisogna collocare il lavorìo di cui in que sti giorni viene accreditato Francesco Delzio , direttore delle relazioni esterne e degli affari istituzionali di Atlantia e Autostrade per l'Italia. In buona sostanza il lobbista del gruppo che fa capo alla famiglia Benetton. Forte del solido legame con Luigi Abete , ex presidente degli industriali e oggi presidente della Bnl, Delzio a quanto pare vorrebbe mettere a segno un bel colpaccio.I NODI Ma l'"autostrada", almeno per il mo mento, è bella trafficata. Certo, con la designazione di Vincenzo Boccia alla presidenza dell'associazione di viale dell'Astronomia comincia un nuovo corso. Ma la collocazione de gli altri tasselli non è affatto sconta ta. Per esempio è appena il caso di ricordare che oggi sulla poltrona di direttore generale di Confindustria è seduta Marcella Panucci , certo non intenzionata a mollare l'osso. E poi una sorta di consuetudine confindustriale rende complicato il contestuale avvicendamento di pre sidente e direttore generale, per non spezzare "traumaticamente" una ca tena di comando che rischierebbe di essere quasi sconfessata. Per non parlare del fatto che ci sarebbero anche altri candidati a quella poltrona, o comunque profili che vorrebbero tentare l'ascesa. Uno di questi po trebbe essere Giovanni Lo Storto, attuale direttore generale della Luiss, l'ateneo guidato dall'ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.IL PROFILO Di sicuro Delzio viene descritto come un ambizioso. Già direttore dei giovani di viale dell'Astronomia e degli affari istituzionali della Piaggio, è un grande esperto del "networking" costruito sulla partecipazione a pensatoi e fondazioni varie. È stato fondatore de La Scossa, un think tank presieduto dal capo delle relazioni esterne di Vodafone, Michelangelo Suigo, con dentro lobbisti di gruppi come Unipol e British American Tobacco. Ma Delzio siede pure nel comitato editoriale di Inpiù, pubblicazione on line del gruppo Abete, e nel comitato scientifico della fondazione Symbola, presieduta dal Pd Ermete Realacci . Arrivare alla poltrona della Panucci non sarà facile. Anche se c'è chi fa notare come a viale dell'Astronomia qualcuno ne vorrebbe favorire la sostituzione, complice lo stretto rapporto che l'attuale dg ha con Antonella Mansi , vicepresidente percepita come troppo montezemoliana. Magari la Panucci lascerà solo in un secondo tempo. Di certo questa è un'altra delicata partita confindustriale.Fonte: Stefano Sansonetti, La Notizia
Nasce la struttura Editorial&Events Communication, affidata a Riccardo Pugnalin
Cambiamenti in casa Sky: il gruppo ha riorganizzato la direzione Communication & Public Affairs, guidata da Riccardo Pugnalin dallo scorso giugno (come documentato da Lobbying Italia), rafforzandola con la Corporate Communication, sotto la responsabilità di Gianluca Rumori e composta dalle due strutture seguite a Roma da Silvia Mazzucco e a Milano da Valerio Mancino (più altre due new entry). La struttura coordinerà le attività di comunicazione verso i media che riguardano le strategie aziendali, la comunicazione istituzionale e quella relativa all'innovazione tecnologica.
A Pugnalin è stato affidato anche l'interim della struttura Public Affairs, che è composta dalle seguenti aree: Parliament&Local Government, Civil Affairs (guidate da Alfredo Borgia), Legislative Affairs (Marco Valentini), Authority&Government Technical Offices (Nadia Rollé) e European Affairs (Stefano Ciullo). Sono state poi create due funzioni di staff, a riporto di Pugnalin: attività di studi e ricerche sugli impatti economici rispetto agli scenari istituzionali (a cura di Stefano Barbato) e senior advisor per le relazioni esterne e istituzionali (Roberto Benni). Sul fronte contenuti, infine, il gruppo ha siglato con Warner un accordo pluriennale per la distribuzione non in esclusiva dei titoli della major in modalità pay per view.
La comunicazione prodotto e organizzazione eventi viene seguita da una nuova struttura, Editorial&Events Communication, affidata ad interim a Pugnalin e articolata in quattro aree: Sport&Sky Sport 24 Communication (affidata a Ilenia Moracci), Tg24 Communication (seguita da Carmen Ruggeri), Programming Communication (non è ancora stato indicato il responsabile) e Events, di cui è responsabile Marika Pisoni. Alla Editorial&Events Communication fanno capo le attività di Magazine & Newsletter, affidate a Nicoletta Barci. Flavio Natalia resta direttore editoriale delle testate passando dalla comunicazione di prodotto di Sky a Sky Tg24 con la responsabilità dell'area news dello spettacolo. Infine, l'area Audience Research & Insights, guidata da Andrea Mezzasalma, confluisce a'interno della direzione Communication.
Fonte: e-duesse
Giovanni Parapini sarà il nuovo direttore della comunicazione della Rai. Nato a Brescia il 21 dicembre 1962, Parapini dallo scorso 1 gennaio ha lasciato il Gruppo Hdrà, società di comunicazione integrata di cui era cofondatore e socio, cessando l’attività imprenditoriale a Bruxelles dove aveva seguito lo start up europeo di Consenso, la business unit specializzata nelle relazioni pubbliche e istituzionali. Ha inoltre ricoperto l'incarico di presidente di Eunews.
Tra le precedenti esperienze, quella di Direttore della comunicazione del Gruppo Esprit International, Direttore Servizio Clienti di Duke Italia, Responsabile Servizio Clienti di Euro Advertising e Responsabile Pubblicità di Condé Nast Italy.
Ha inoltre ideato e organizzato due edizione del TEDx e svolto attività di docenza presso diverse Università italiane, tra cui La Sapienza Università di Roma e la LUMSA.
Il Gruppo Hdrà aveva presentato lo scorso dicembre il proprio business e le nuovi divisioni societarie, come documentato da Lobbying Italia. Società che si occupa primariamente di pubbliche relazioni, è divisa in 4 divisioni (Aleteia, Consenso, Medita, Overseas).
Parapini prende il posto di Costanza Esclapon, che ha lasciato dopo tre anni la direzione Comunicazione e Relazioni esterne della Rai “per affrontare una nuova sfida professionale”, in accordo con l’azienda.
Secondo Dagospia, l'AD di poste avrebbe sbattuto il telefono in faccia a Filippo Sensi, portavoce di Renzi, che si opponeva alla nomina di Giuseppe Fortunato, dalemiano di ferro, alle relazioni istituzionali della società. Renzi, a forza di imposizioni, starebbe perdendo il rispetto della classe dirigente da lui stesso nominata. Fortunato ha lavorato per D'Alema e per i dalemiani Moretti e Padoan, e ora è stato chiamato da Caio in Poste nell'anno delicatissimo della privatizzazione. Questa nomina fatta senza consultare Palazzo Chigi ha indispettito il duo Sensi-Renzi, ma Caio avrebbe detto: ''Se volete, me ne vado io''...
Caio come Spartacus? Il tecnofilo preferito di Enrico Letta, ma nominato al vertice di Poste Italiane da Matteo Renzi, si è ribellato all'ennesimo intervento governativo nelle nomine delle partecipate. Caio ha infatti scelto Giuseppe Antonio Fortunato come nuovo responsabile degli Affari Istituzionali.
Chi è costui? Capo della Segreteria di D'Alema quando era ministro degli Esteri nel 2006-2008, è poi stato in Finmeccanica per 7 anni, tra Roma, Mosca e Bruxelles, finché il dalemiano Mauro Moretti non lo ha silurato ed è diventato consulente del Ministero dell'Economia, nel febbraio 2015. Lì è stato delegato da Padoan (pure lui dalemiano) a occuparsi delle partecipate pubbliche, tra cui Poste, e ora Caio lo ha chiamato, e il suo contratto dovrebbe iniziare a giugno, per un ruolo molto delicato nell'anno della privatizzazione del gruppo. Pare che quando la notizia sia arrivata nei corridoi di Palazzo Chigi, Filippo Sensi abbia telefonato a Caio "suggerendogli" di riconsiderare l'assunzione.
A quel punto Caio avrebbe risposto: ''Se volete, me ne vado io'', attaccando il telefono in faccia al portavoce del premier. E non sarebbe l'unico: molti manager pubblici lamentano l'atteggiamento del governo, che non si limita a nominare i capi (prerogativa che è nei suoi poteri), ma interferisce nella gestione quotidiana delle partecipate, nelle nomine dei dirigenti di seconda fascia e nelle strategie industriali. Il problema è che l'atteggiamento è sempre di autorità e non di autorevolezza. E il bullo fiorentino, dopo i diplomatici e i funzionari europei, rischia di essere ostacolato anche dalla classe dirigente italiana...
Fonte: Dagospia
Hdrà, gruppo di comunicazione integrata italiano, ha presentato il proprio business e la rimodulazione della nuova società nelle quattro business unit che compongono il gruppo:Aleteia per la comunicazione ATL e BTLConsenso per le relazioni istituzionali e le media relationsMedita per la comunicazione socialOverseas per l'organizzazione di eventiLa società, partner di minoranza del portale EUnews, ha appena aperto la sede di Bruxelles, che si aggiunge al quartier generale romano e alla sede operativa di Milano. Il ceo è Mauro Luchetti mentre Giovanni Parapini è vice presidente. I CLIENTI Oggi Hdrà lavora con oltre 30 clienti, in gran parte curando l'organizzazione di eventi e la pubblicità, attività che contribuiscono alla maggior parte del fatturato della società. Milano Finanza nella recente classifica dei bilanci delle società di public affairs non ha quindi annoverato la divisione Consenso nella top 11 italiana. Eni, Enel, Poste e Alitalia si affidano al gruppo per la comunicazione ATL e BTL. Grandi multinazionali come Boeing, industria aerospaziale, Philip Morris colosso del tabacco e Tempur, per le strategie di media relations. Uber si rivolge alla società per l'ufficio stampa della sua attività in Italia, così come Qualcomm e Zoetis, che aggiungono alle strategie mediatiche anche le relazioni istituzionali, e la Fondazione Roma, che da Hdrà fruisce di una consulenza specializzata sulle relazioni con i media. Per quanto riguarda le relazioni istituzionali il gruppo ha ideato i Tavoli di Consenso, un format che ha l'obiettivo di agevolare l'incontro fra clienti, stakeholder e decisori pubblici. Ad esempio quelli realizzati per Medtronic e GE Healthcare sull'innovazione del Sistema Sanitario. Appena entrati nella galassia Hdrà il Coni, con un percorso di comunicazione che arriverà fino alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, e l'Ospedale Bambino Gesù, eccellenza italiana nella medicina per l'infanzia. Hdrà ha anche diversi clienti nel settore cinematografico, tra i quali Medusa, Rai Cinema, Luce Cinecittà, Wildside e Good Films per i visual delle campagne, i trailer e il digital. Il gruppo ha un organico composto da circa 80 persone.
"Benessere & Onestà - La sfida italiana: sviluppo economico e sviluppo della legalità" è il titolo dell'evento che si terrà oggi 11 Novembre, 2015, dalle ore 18:30 alle 20, nell'Aula Toti (n. 203) di Viale Romania 32, sede della LUISS Guido Carli.
Al seminario, organizzato nell’ambito del Corso Teoria e tecniche del Lobbying del Prof. Pier Luigi Petrillo in collaborazione con l’Associazione Culturale Un’altra Idea di Mondo, parteciperanno tra gli altri Raffaele Cantone (Presidente ANAC), Pier Luigi Petrillo (docente LUISS di Teorie e Tecniche del Lobbying), Laura Puppato (Senato della Repubblica e Presidente dell’Associazione Un’altra Idea di Mondo), e Alfonso Sabella (Magistrato, già Assessore alle Legalità del Comune di Roma).
Paola Severino, Prorettore Vicario LUISS ed ex ministro della Giustizia per il governo Monti, accoglierà i relatori. Modera: Stefano Feltri, Vicedirettore de Il Fatto Quotidiano.
Per ulteriori info contattare a.unaltraideadimondo@gmail.com
Ufficializzate tre nuove nomine ai vertici di British American Tobacco Italia. Alessandro Bertolini, gia' General Counsel, diventa Vice Presidente esecutivo e Direttore degli Affari Legali e delle Relazioni Esterne di BAT Italia. Si occupera' della gestione e del coordinamento delle materie legali e delle relazioni esterne. Giovanni Carucci, gia' Direttore delle Relazioni Istituzionali della filiale italiana della multinazionale britannica del tabacco, assume per il Gruppo BAT il ruolo di Direttore degli Affari Europei, con sede a Bruxelles, conservando il ruolo di Vice Presidente di BAT Italia. Infine fa il suo ingresso in azienda, in veste di Direttore degli Affari Istituzionali, Gianluca Ansalone. lessandro Bertolini entra in BAT Italia nel 2011 come Direttore degli Affari Legali, dopo aver maturato 20 anni di esperienze di alto livello come General Counsel per diverse multinazionali italiane quali Fata Group, Piaggio e Tecnimont. Sotto la sua guida, il Dipartimento Affari Legali ha assunto un ruolo centrale nella definizione e implementazione delle strategie di business di BAT Italia, contribuendo ad accrescerne i risultati operativi e la capacita' competitiva. Giovanni Carucci entra in British American Tobacco Italia come Direttore Finanziario all'inizio del 2004 dopo l'acquisizione, da parte di BAT Italia, di ETI (Ente Tabacchi Italiani), dove ricopriva la stessa funzione. Il 1° gennaio 2009 e' nominato Vice Presidente e Direttore delle Relazioni Istituzionali, contribuendo al consolidamento dell'immagine e della reputazione di BAT Italia. Gianluca Ansalone, ex Managing Director di Method Investments & Advisory Ltd per l'Italia, in precedenza ha svolto numerosi incarichi presso la Presidenza della Repubblica, il CoPaSiR e il Governo Italiano
Il disegno di legge sulla regolamentazione delle lobby, fermo in prima lettura in commissione Affari costituzionali al Senato da diversi mesi, non potrà arrivare in aula prima della fine dell'anno. Dunque se ne riparla a inizio 2016. La conferma è arrivata a Public Policy da una fonte di governo.
La 1° commissione di Palazzo Madama è infatti alle prese con il ddl di riforma della Costituzione e con il ddl delega del governo di riforma del terzo settore, che in questi giorni ha ripreso ad essere esaminato. Tempi stretti, dunque, anche in considerazione del fatto che il 15 ottobre inizia la sessione di bilancio e i lavori delle commissioni dovranno concentrarsi solo sulla legge di Stabilita'.
Proprio in questi giorni, tuttavia, la commissione Affari costituzionali ha messo all'ordine del giorno un nuovo disegno di legge, quello per la Giornata nazionale della memoria delle vittime dell'immigrazione (domani scadrà il termine degli emendamenti e mercoledì verrà esaminato in sede referente).
Il ddl sulle lobby, sul quale sono già stati depositati circa 250 emendamenti, aveva subito già diversi slittamenti: per cinque volte il termine per presentare le proposte emendative in commissione era stato posticipato, da aprile a giugno.
Sarà questa #lavoltabuona?
Fonte: Public Policy
Parte oggi, 1 settembre 2015, l’obbligo per i lobbisti della Repubblica d’Irlanda di iscriversi a un registro e riportare i loro contatti con i decisori pubblici. È questa la principale novità del Regulation of Lobbying Act approvato nei mesi scorsi dal governo di Dublino con l’obiettivo di rendere sempre più trasparente il processo decisionale e scoraggiare la corruzione nella classe politica.
Oggetto particolare della regolamentazione sono i lobbisti professionisti, ma anche i singoli cittadini che volessero influenzare le politiche governative sono tenuti a registrarsi e rendere pubblico il proprio interesse. Eventuali infrazioni alle norme sulla registrazione saranno sanzionate fino a un massimo di 200€ o anche con pene detentive per i casi più gravi. Le nuove norme prevedono anche un periodo di “raffreddamento” (cooling-off) di un anno per gli ex decisori pubblici che intendessero entrare nel mondo del lobbying in maniera professionale o occasionale. La definizione di “decisore pubblico” in base a questa legislazione è molto ampia: comprende anche segretari generali, segretari di direzione, e tutti i livelli dirigenziali.
Il lobbying è definito come la presentazione di “comunicazioni rilevanti”, il che significa ogni tipo di comunicazione, scritta o orale, diretta o indiretta nei confronti di un decisore pubblico in relazione a una materia di interesse generale. Tra queste:
La proposta di creazione, modifica o sviluppo di qualsiasi programma di politica pubblica;
La preparazione di emendamenti o procedure di attuazione di atti;
La concessione di bonus, prestiti o supporti finanziari, contratti o altri accordi, licenze o autorizzazioni da parte del decisore pubblico.
Il Registro sarà monitorato dalla Standards in Public Office Commission (SIPO), guidata dalla canadese Sherry Perreault, che presenterà una relazione il 21 Gennaio di ogni anno. Quindi, i primi dati del registro saranno pubblicati tra circa 5 mesi. La registrazione è richiesta non solo per professionisti, ma in generale anche per chiunque sia pagato per proporre, gestire o dirigere attività di pressione e comunicazione al decisore pubblico per conto di terzi. Altri gruppi di pressione o comitati che abbiano intenzione di tenere contatti con il governo, anche provenienti da esperienze private, sono soggetti ad alcune condizioni, tra cui il rispetto di un “codice della trasparenza” dove registrare i documenti relativi ad ogni incontro.
La registrazione può essere rimandata solo nei casi in cui possa avere effetti rilevanti sugli interessi finanziari dello Stato, sull’economia nazionale, sull’interesse aziendale o sull’interesse personale, quando causi perdite finanziarie ai soggetti protagonisti del report registrato. In questi casi spetta al SIPO la decisione di pubblicare o meno le informazioni.
Diverse le reazioni al nuovo sistema di regolamentazione dell’attività di lobbying. Nuala Haughey del think tank TASC si dice soddisfatta del passaggio “da una cultura della segretezza a una nuova ondata di trasparenza. È però ancora troppo presto per giudicare se il regime obbligatorio riesca nell’obiettivo di registrare il lobbying formale e informale dei diversi gruppi di interesse”. Anche il Public Relations Institute of Ireland, che raccoglie circa 800 membri, si è detto favorevole alla regolamentazione seppur denotando “preoccupazione per l’accesso privilegiato” a Leinster House, la “casa” del Parlamento irlandese, per molti ex politici.
Il Lobbying Act, in generale, punta quindi a rendere pubblico qualsiasi tipo di tentativo di influenza, sia esso diretto o indiretto, formale o informale, nei confronti della decisione pubblica. Presenta però alcune eccezioni, come i negoziati sindacali o comunicazioni tra enti dello Stato, che rientrerebbero nelle modalità di comunicazione interna. Sono esentati dalla regolamentazione anche i casi di tipo privatistico, ovvero quei tentativi di “influenza” esercitati nei confronti di decisori non pubblici (ad esempio, un datore di lavoro).
Una drastica cura dimagrante per il governo federale e una stretta sull’influenza eccessiva delle lobby in Congresso che si avvalgono del lavoro di molti ex parlamentari: sono le proposte lanciate da Jeb Bush, intervenuto nel corso di un evento della sua campagna elettorale in Florida. Tra le misure invocate dal candidato repubblicano alla Casa Bianca un taglio del 10% del personale in quattro anni e il congelamento immediato delle assunzioni. Nel dettaglio, gran parte del programma di Bush – ha spiegato lui stesso – puo’ essere realizzata rimpiazzando ogni tre dipendenti federali in uscita con una nuova assunzione. Di fatto, pero’, una dichiarazione di guerra nei confronti dei lavoratori pubblici i cui sindacati gia’ affilano le armi. Anche perche’ la ricetta Bush prevede misure piu’ severe per punire e licenziare i lavoratori federali che violano le regole del Civil Service.
Ma insieme al bastone c’e anche la carota, scrive il New York Times: l’ex governatore della Florida prevede infatti incentivi economici e aumenti di salario maggiori per i lavoratori piu’ produttivi e per i manager pubblici che realizzano i maggiori risparmi riducendo la spesa pubblica. Si tratta di una ricetta in linea con la tradizionale lotta al «big government» della destra americana, e molto distante dalla proposta di Hillary Clinton che punta su un aumento della spesa pubblica, anche per il welfare e con l’obiettivo di ridurre le ineguaglianze sul fronte del reddito.
Ma Bush promette battaglia anche ai tantissimi ex membri del Congresso che una volta finito il loro incarico a Capitol Hill vi tornano nella veste di lobbisti: la proposta dell’ex governatore della Florida e’ quella di prevedere sei anni prima che un ex deputato o senatore possa esercitare quel tipo di attivita’.
Fonte: On-line News