In Parlamento giacciono dimenticate da diverso tempo varie proposte di legge sulle lobby. La nuova proposta di un think tank di giovani professionisti può però mettere d'accordo tutti
La recente istituzione del registro dei rappresentanti di interesse della Camera dei Deputati ha riportato in auge il tema della regolamentazione dell'attività di lobby. La modifica del regolamento di Montecitorio (ricordiamolo, in questa fase solo sperimentale) che ha previsto il Registro è stata letta da più parti come una piccola ma sostanziale svolta culturale verso l'accettazione del fenomeno lobbistico. Una norma limitata, nello spazio e nei metodi, tuttavia pur sempre qualcosa di nuovo. L’obiettivo resta, comunque, una legislazione nazionale chiara ed efficace per superare interventi non coordinati da parte di singole Regioni, Ministeri o rami del Parlamento.
Sono numerose le proposte di legge al riguardo, incardinate presso le Commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato. Ciononostante, ancora nessuna di queste è riuscita a vedere la luce, ed è sempre più lontana la definizione di una normativa ormai necessaria per regolamentare appieno la trasparenza e la partecipazione dei gruppi di interesse. A quelle già presenti, bisogna aggiungere anche l’ultima presentata lo scorso venerdì 14 luglio presso l’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati, dove si è svolto l’evento conclusivo del progetto Generazione Italia, organizzato dalla Fondazione Cultura Democratica. Si tratta di un progetto nazionale di innovazione legislativa e formazione politico-istituzionale interamente dedicato a 2000 giovani under 35, provenienti da ogni provincia italiana e selezionati in base al merito tra le oltre 4000 candidature pervenute. L’obiettivo principale del progetto è stato elaborare 25 proposte di legge nella più ampia gamma di materie possibili, dalla sicurezza all’immigrazione, dalla smart mobility al turismo e alla parità di genere.
Tra le tante proposte sviluppate dai giovani partecipanti anche quella dedicata alla regolamentazione della rappresentanza di interessi particolari, presentata a ospiti istituzionali di spicco, tra i quali la Sottosegretaria Maria Elena Boschi, i capigruppo del Partito Democratico alla Camera e al Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, il Vice-Presidente della Camera Roberto Giachetti e l’omologo al Parlamento europeo, David Sassoli. Presenti anche i deputati Matteo Richetti, nuovo responsabile della comunicazione del PD, Alessia Morani e Mauro Del Barba. Il testo è frutto dell’attività di co-working svolta dai partecipanti al progetto e coadiuvati da esperti del settore, tra i quali i lobbisti Antonio Iannamorelli, Direttore operativo di Reti/Quick Top, Giampiero Zurlo, fondatore e Presidente di Utopia, il Prof. Pier Luigi Petrillo, docente del corso di Teorie e Tecniche del Lobbying alla LUISS Guido Carli e l’On. Laura Puppato, del Partito Democratico.
Il contenuto del ddl
La proposta non si discosta di molto da quelle già presentate dalla Fondazione per Roma Capitale e Regione Lazio. Nello specifico, si punta alla regolamentazione sia della trasparenza e dell’attività di lobbying, sia della partecipazione dei gruppi di interesse alla formazione del processo decisionale: due aspetti che nelle altre proposte di legge presentate in Parlamento spesso non vengono trattati in egual misura. Vengono introdotti una serie di diritti e doveri per rappresentanti e portatori di interessi particolari e decisori pubblici, istituendo un Registro pubblico sotto l’egida dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ponendo l’attenzione, in tal modo, sulla natura economica e istituzionale del fenomeno, liberandola dall’aura negativa legata a ipotetiche pratiche corruttive, tipiche dell’immaginario collettivo sulla materia. Quest’ultimo aspetto si rivela fondamentale, in quanto proprio i gruppi di interesse si presentano anche come importante strumento di carattere informativo per i decisori pubblici e politici, contribuendo al miglioramento della qualità del processo decisionale. É inoltre presente un regime sanzionatorio delle violazioni delle disposizioni, al fine di creare un deterrente a pratiche illegali o dannose.
La Fondazione Cultura Democratica
La proposta non è stata calendarizzata per la discussione in Parlamento, e si spera che ci sia un'occasione di discussione durante questa legislatura. È comunque da rilevare positivamente che le idee, il dibattito e la produzione legislativa in materia di lobbying sono in fermento positivo, a testimoniare il fatto che quasi tutti gli operatori del settore puntano alla regolamentazione del fenomeno, facendo advocacy per il perseguimento di tale obiettivo.
L’aspetto più significativo di questa proposta di legge riguarda i proponenti, una fondazione composta da giovani (laureati e professionisti) che negli anni hanno costruito una reputazione positiva e creato occasioni di dialogo con esponenti istituzionali di ogni livello ed estrazione politica. Cultura Democratica è nata infatti con l’obiettivo di contribuire al percorso di riforme del Paese, un modello innovativo rispetto al panorama associazionistico attuale. Innovativo anche il format delle attività di formazione e realizzazione delle proposte: non più conferenze o classici seminari, bensì progetti di co-working (anche su piattaforme on-line) per la produzione normativa, una rivista specializzata, un network di esperti di settore per ogni materia trattata, coinvolti nella School of Government e in grado di fornire ai giovani partecipanti gli strumenti necessari a realizzare gli obiettivi prefissati.