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Il lobbying ai tempi di Trump
Scritto il 2017-03-15 da Redazione su World

(Francesco Angelone) E' l’incertezza a regnare sovrana tra i lobbisti americani in questi ormai primi due mesi di amministrazione Trump alla Casa Bianca. Ad oggi, secondo quanto riporta The Hill, l’amministrazione pare in netto ritardo rispetto alle precedenti per quanto riguarda la tabella di marcia delle nomine di funzionari, con circa un terzo di quelle già effettuate che attendono di essere confermate dal Senato.

Per i lobbisti tutto questo si traduce nella impossibilità materiale di individuare l’interlocutore per i dossier sui quali sono al lavoro. Alcuni di loro hanno confidato a The Hill di essere stati letteralmente rimbalzati da un ufficio all’altro prima di poter avere accesso al decision-maker appropriato. Superato questo scoglio, però, altri hanno sottolineato come l’approccio originale di alcuni officials permetta contatti più informali e maggiore apertura agli input offerti loro. Insomma, il fatto che le caselle del Governo non siano ancora tutte occupate non scoraggia i professionisti del settore.

D’altronde, sfruttando il cospicuo reclutamento di uomini d’affari nelle fila dell’amministrazione, numerose aziende (un esempio è la Holland & Knight) stanno assumendo persone che hanno lavorato per la campagna di Trump o nel transition team. Sembra evidente, quindi, come a dispetto delle promesse e delle proposte (come un irrigidimento della regolamentazione anti revolving doors), il confine tra interessi particolari e amministrazione non sia così netto.

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Il 2015 è l'anno di Milano, capitale mondiale del food e del design grazie all'esposizione universale. IKEA stupisce tutti con una nuova iniziativa assolutamente inedita ed inaugura un temporary space in pieno centro, a Porta Genova, in via Vigevano, 18. Non è una scelta casuale: è facilmente riconoscibile, ben contestualizzato in una location affascinante a pochi passi da via Tortona, la via del design più alla moda e facilmente raggiungibile. Situato in un ex edificio industriale circondato da aree verdi sapientemente distribuite appositamente create per l'occasione, il salone è sviluppato su tre piani ed è dedicato all'ambiente cucina. Una scelta che si ricollega perfettamente al tema portante dell'EXPO, "Nutriamo il pianeta", ed al concetto del mangiar sano, del cibo e degli alimenti presenti sulla tavola. IKEA, il colosso svedese leader nel mercato del mobile, non si lascia sfuggire quest'occasione. Nello spazio espositivo del temporary i componenti d'arredo tipici del marchio IKEA (scodelle, posate, bicchieri, etc.), ma anche gli stessi alimenti da poter acquistare. Per i curiosi e gli appassionati sarà possibile anche seguire corsi di cucina Food Lab, in spazi dedicati a laboratori. Per chi invece non desideri mettersi ai fornelli, ma solo godersi un buon pranzo o una cena rilassante, potrà farlo in un delizioso bistrot allestito su un piano intero dell'edificio. #IKEAtemporary sarà aperta al pubblico fino al 30 settembre 2015 (per l'appunto, verso la fine dell'Expo). Osserverà un orario piuttosto ampio: tutti i giorni dalle ore 12:00 alle ore 22:00, il venerdì il sabato e la domenica fino alle ore 24:00. Un'esperienza da provare! Sponsored by IKEA Italia

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Fumata nera dalla riunione dei ministri delle finanze dell'Eurogruppo per negoziare l'ennesimo salvataggio della Grecia. L'incontro in calendario lunedì 16 febbraio si è concluso con un nulla di fatto e tutto è rimandato a venerdì 20, con l'ottimismo del greco Yanis Varoufakis - "Non ho dubbi che i negoziati continueranno domani, il giorno dopo, e non ho dubbi che ci sarà un accordo che sarà terapeutico per la Grecia e buono per l'Europa" - che si scontra con la palese irritazione del tedesco Wolfgang Schäuble, che si è detto "molto scettico" circa la possibilità di trovare una soluzione e ha definito il governo di Atene "irresponsabile". Ma che cosa ha determinato il muro contro muro che ha portato allo stop delle trattative? Nonostante si parli di "punti", la Grecia sostanzialmente ha bocciato per intero la proposta dell'Eurogruppo formulata dal presidente Jreon Dijsselbloem. Il "no" di Varoufakis e del premier Alexis Tsipras va infatti all'estensione per un altro semestre dell'attuale programma (che scade a fine febbraio), con l'invito a un uso migliore della flessibilità prevista, all'impegno "ad astenersi da azioni unilaterali", che in soldoni significa accettare le condizioni della Troika, e alla necessità di "assicurare surplus primari adeguati", definizione che glissa in modo sibillino sull'obiettivo del 3% previsto per il 2015. In disaccordo con l'Europa, infatti, il governo di Atene vorrebbe in prima battuta discutere dei prestiti e, come diretta conseguenza, definire un nuovo programma tout court, che preveda nuovi bond, perpetui e indicizzati al tasso di crescita nominale del Pil, ed eviti (ulteriori) interventi sulle pensioni e rialzi dell'Iva. Due posizioni che sembrano difficialmente conciliabili, ma che il ministro delle Finanze greco pensa possano ancora trovare un punto di incontro, anche perché - come lui stesso ha dichiarato - "nella storia dell'Europa dagli ultimatum non è mai arrivato nulla di buono". Venerdì dunque è un giorno cruciale. Per il momento infatti i mercati stanno reagendo cautamente alla fumata nera della riunione dell'Eurogruppo, confidando in una soluzione all'impasse, anche se le prime avvisaglie di una certa tensione iniziano a manifestarsi. All'apertura delle borse di questa mattina, infatti, l'analista di Ig Stan Shamu ha dichiarato che se venerdì le parti non troveranno un accordo, "il pericolo di un ritorno all'avversione al rischio diventa molto reale", con il conseguente allontanamento degli investitori e l'aumento degli spread sovrani. Uno scenario che per Atene significherebbe la messa in discussione della solvibilità e - in ultima drammatica istanza - la bancarotta. A quel punto si aprirebbero scenari diversi, ma a prescindere dalla paventata uscita della Grecia dall'Euro, per la moneta unica sarebbe un colpo durissimo, assestato in un momento di debolezza patologica, dovuta all'incertezza della situazione attuale e a un progressivo sfaldamento dei Paesi membri dell'Unione, che di fronte alla crisi scelgono - naturalmente - di salvaguardare i propri interessi, con tutte le conseguenze del caso.

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