NEWS
Il futuro incerto del registro europeo dei lobbisti
Scritto il 2017-02-17 da Redazione su Europa

(di Francesco Angelone) Avevamo già parlato dell’idea di rafforzare l’attuale Registro per la Trasparenza in vigore per Parlamento Europeo e Commissione dal 2011 rendendo obbligatoria l’iscrizione per aver accesso a deputati e funzionari di alto livello e di estenderlo anche al Consiglio. Questo tentativo, però, pare avanzare con difficoltà secondo le indiscrezioni raccolte da POLITICO Europe. Alcuni ufficiali legali del Consiglio hanno espresso dei dubbi circa la legittimità di utilizzare gli accordi inter-istituzionali per regolare il rapporto tra le istituzioni UE e il mondo esterno. Tale strumento legislativo, infatti, nasce con l’intenzione di disciplinare il rapporto tra le istituzioni dell’Unione.

Ma non è solo questo l’elemento problematico. Si teme, infatti, che scaturendo esclusivamente dei titoli preferenziali nell’accesso alle istituzioni UE in seguito all’iscrizione al Registro, la obbligatorietà di questo sia meramente nominale. Altro dilemma riguarda la legittimità o meno della possibilità di estendere l’iscrizione al Registro anche alle varie rappresentanze nazionali presso l’UE considerando che questo potrebbe cozzare con le varie discipline nazionali. Insomma, maggiore chiarezza è ritenuta necessaria in vista dell’avvio dei negoziati.

A condurre i negoziati in nome del Parlamento sarà la Presidente della commissione affari costituzionali, l’onorevole polacca del PPE Danuta Hubner. La stessa Hubner, che è solita pubblicare online tutti gli incontri avuti con lobbisti, ha sottolineato la delicatezza della definizione di lobbying contenuta nella proposta di modifica del Registro attualmente in vigore (promuovere determinati interessi interagendo con una delle tre istituzioni firmatarie, i loro membri o funzionari, con l'obiettivo di influenzare…). Abbiamo evidenziato in passato come questa definizione escluda una serie di attività di back-office o che comunque non si sostanziano in interazioni dirette con i funzionari UE. La conseguenza di ciò è presto detta: il vulnus normativo incoraggerebbe a nascondere la reale entità delle attività di lobbying.

Cosa ne pensano gli operatori del settore, cioè i lobbisti? Da anni molti sostengono la necessità di rinforzare il Registro e di non avere nulla da nascondere. A Politico, il direttore (Vincent Navez) dello European Chemical Industry Council ha confermato la necessità di alzare il più in alto possibile gli standard etici e il Presidente (Karl Isaksson) della European Public Affairs Consultancies’ Association ha invitato ad andare oltre, estendendo a tutti i componenti lo staff delle istituzioni UE l’obbligo di incontrare solo lobbisti registrati. Non mancano opinioni negative come quella del DG di BusinessEurope Markus Breyer che teme gli eccessivi aggravi di incombenze burocratiche.

Problema ulteriore e non di poco conto è sollevato da Daniel Freund di Transparency International secondo cui sarebbe utile avere un Registro europeo che copra tutto, ovvero che non costringa i lobbisti a siglare un registro per l’UE e ogni registro nazionale in ciascun Paese membro dell’Unione. L’Irlanda, infatti, ha approvato nel 2015 un registro che disciplina sia gli incontri con i politici nazionali che quelli con gli eurodeputati, creando così una parziale ed inutile sovrapposizione con il Registro in vigore dal 2011.

La strada per il Registro fortemente voluto dal Commissario Timmermans non è, quindi, così in discesa come sembrava.

Articoli Correlati
Il 2015 è l'anno di Milano, capitale mondiale del food e del design grazie all'esposizione universale. IKEA stupisce tutti con una nuova iniziativa assolutamente inedita ed inaugura un temporary space in pieno centro, a Porta Genova, in via Vigevano, 18. Non è una scelta casuale: è facilmente riconoscibile, ben contestualizzato in una location affascinante a pochi passi da via Tortona, la via del design più alla moda e facilmente raggiungibile. Situato in un ex edificio industriale circondato da aree verdi sapientemente distribuite appositamente create per l'occasione, il salone è sviluppato su tre piani ed è dedicato all'ambiente cucina. Una scelta che si ricollega perfettamente al tema portante dell'EXPO, "Nutriamo il pianeta", ed al concetto del mangiar sano, del cibo e degli alimenti presenti sulla tavola. IKEA, il colosso svedese leader nel mercato del mobile, non si lascia sfuggire quest'occasione. Nello spazio espositivo del temporary i componenti d'arredo tipici del marchio IKEA (scodelle, posate, bicchieri, etc.), ma anche gli stessi alimenti da poter acquistare. Per i curiosi e gli appassionati sarà possibile anche seguire corsi di cucina Food Lab, in spazi dedicati a laboratori. Per chi invece non desideri mettersi ai fornelli, ma solo godersi un buon pranzo o una cena rilassante, potrà farlo in un delizioso bistrot allestito su un piano intero dell'edificio. #IKEAtemporary sarà aperta al pubblico fino al 30 settembre 2015 (per l'appunto, verso la fine dell'Expo). Osserverà un orario piuttosto ampio: tutti i giorni dalle ore 12:00 alle ore 22:00, il venerdì il sabato e la domenica fino alle ore 24:00. Un'esperienza da provare! Sponsored by IKEA Italia

Mondo - Comunicablog

Fumata nera dalla riunione dei ministri delle finanze dell'Eurogruppo per negoziare l'ennesimo salvataggio della Grecia. L'incontro in calendario lunedì 16 febbraio si è concluso con un nulla di fatto e tutto è rimandato a venerdì 20, con l'ottimismo del greco Yanis Varoufakis - "Non ho dubbi che i negoziati continueranno domani, il giorno dopo, e non ho dubbi che ci sarà un accordo che sarà terapeutico per la Grecia e buono per l'Europa" - che si scontra con la palese irritazione del tedesco Wolfgang Schäuble, che si è detto "molto scettico" circa la possibilità di trovare una soluzione e ha definito il governo di Atene "irresponsabile". Ma che cosa ha determinato il muro contro muro che ha portato allo stop delle trattative? Nonostante si parli di "punti", la Grecia sostanzialmente ha bocciato per intero la proposta dell'Eurogruppo formulata dal presidente Jreon Dijsselbloem. Il "no" di Varoufakis e del premier Alexis Tsipras va infatti all'estensione per un altro semestre dell'attuale programma (che scade a fine febbraio), con l'invito a un uso migliore della flessibilità prevista, all'impegno "ad astenersi da azioni unilaterali", che in soldoni significa accettare le condizioni della Troika, e alla necessità di "assicurare surplus primari adeguati", definizione che glissa in modo sibillino sull'obiettivo del 3% previsto per il 2015. In disaccordo con l'Europa, infatti, il governo di Atene vorrebbe in prima battuta discutere dei prestiti e, come diretta conseguenza, definire un nuovo programma tout court, che preveda nuovi bond, perpetui e indicizzati al tasso di crescita nominale del Pil, ed eviti (ulteriori) interventi sulle pensioni e rialzi dell'Iva. Due posizioni che sembrano difficialmente conciliabili, ma che il ministro delle Finanze greco pensa possano ancora trovare un punto di incontro, anche perché - come lui stesso ha dichiarato - "nella storia dell'Europa dagli ultimatum non è mai arrivato nulla di buono". Venerdì dunque è un giorno cruciale. Per il momento infatti i mercati stanno reagendo cautamente alla fumata nera della riunione dell'Eurogruppo, confidando in una soluzione all'impasse, anche se le prime avvisaglie di una certa tensione iniziano a manifestarsi. All'apertura delle borse di questa mattina, infatti, l'analista di Ig Stan Shamu ha dichiarato che se venerdì le parti non troveranno un accordo, "il pericolo di un ritorno all'avversione al rischio diventa molto reale", con il conseguente allontanamento degli investitori e l'aumento degli spread sovrani. Uno scenario che per Atene significherebbe la messa in discussione della solvibilità e - in ultima drammatica istanza - la bancarotta. A quel punto si aprirebbero scenari diversi, ma a prescindere dalla paventata uscita della Grecia dall'Euro, per la moneta unica sarebbe un colpo durissimo, assestato in un momento di debolezza patologica, dovuta all'incertezza della situazione attuale e a un progressivo sfaldamento dei Paesi membri dell'Unione, che di fronte alla crisi scelgono - naturalmente - di salvaguardare i propri interessi, con tutte le conseguenze del caso.

Mondo - Comunicablog

LOBBYINGITALIA
NEWS