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UE, la proposta di Timmermans per la revisione del Registro per la Trasparenza
Scritto il 2016-09-29 da Redazione su Europa

Ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee è un’urgenza che la Commissione Europea guidata da Juncker pare percepire sin dal proprio insediamento ed una sfida che intende affrontare con decisione. Lo ha ribadito ieri 28 settembre il vice Presidente della Commissione Frans Timmermans presentando la proposta di accordo interistituzionale per la revisione del Registro per la Trasparenza delle organizzazioni e dei liberi professionisti impegnati nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche dell'Unione attualmente in vigore.

(Francesco Angelone) In questo contesto, nel maggio 2015 la Commissione ha varato la cosiddetta Better Regulation Agenda, un progetto di riforma della elaborazione delle politiche dell’UE in nome della trasparenza. In scia a questa iniziativa, il 1 marzo 2016 è stata lanciata, sotto la guida del primo Vice Presidente di Juncker e Commissario con delega (tra le altre) alle relazioni interistituzionali Timmermans, una consultazione pubblica trimestrale in vista di una modifica del Registro per la Trasparenza. Questo strumento, gestito congiuntamente dal Parlamento e dalla Commissione ormai dal 2011, venne istituito con l’intento di permettere la diffusione di informazioni riguardanti gli interessi perseguiti a Bruxelles, da chi e con quali dotazioni finanziarie nella convinzione che l’accessibilità di tali informazioni potesse impedire pressioni indebite. Le numerose risposte (1758) inviate dalle parti interessate hanno fornito indicazioni circa le debolezze del sistema attualmente in vigore e sul perimetro di quello futuro, tutte raccolte in un Report pubblicato in luglio.

Perché riformare il Registro?

È intenzione della Commissione estendere il Registro anche al Consiglio e fornire ai cittadini una visione ancora più ampia degli interessi rappresentati nel corso dell’intero iter legislativo. E se è vero che sotto la guida Juncker non è più possibile per i non iscritti al Registro incontrare membri della Commissione - e forse è anche per questa ragione che dal 31 ottobre 2014 al 1 marzo 2016 gli iscritti sono aumentati da 7020 a 9286 (oggi sono circa 9800) – il sistema presenta ancora delle lacune. La principale di queste è la non obbligatorietà dell’iscrizione al Registro da parte di tutti quei portatori di interesse indicati come “organizzazioni e professionisti implicati nelle attività politiche europee”, perché è l’attività dei soggetti a rilevare, non il loro status giuridico. Il Report contiene una lunga serie di indicazioni su come migliorare la categorizzazione dei soggetti iscritti nel Registro arricchendola di informazioni e su come rendere più chiare le prescrizioni del Codice di condotta.

A conclusione di questo procedimento di ascolto della società civile, la Commissione ha elaborato la propria proposta di accordo interistituzionale che verrà ora sottoposta al Parlamento e al Consiglio. Nelle parole di Timmermans la Commissione, che “ha già dato l’esempio” in materia di lobbying, subordinando gli incontri con i suoi responsabili politici all’iscrizione dei lobbisti in nel Registro, chiede ora alle altre istituzioni di fare altrettanto. A detta di Timmermans l’iniziativa ha il merito di meglio definire coloro che dovranno effettuare iscrizione al Registro (art. 2) e coloro che non dovranno (art. 4), specificare in cosa consistono le attività di rappresentazione degli interessi e di pressione (art. 3). Sono poi elencate le possibili interazioni con le istituzioni subordinate alla registrazione (art. 5) con la specifica che saranno le singole istituzioni a dover monitorare circa il rispetto delle regole e a stabilire ulteriori campi di applicazione delle stesse. Saranno i soggetti che chiedono l’iscrizione al Registro a dover dimostrare di avere i requisiti essenziali per farlo (art. 6) ed indagini circa il rispetto del Codice di condotta degli iscritti saranno avviate in seguito a segnalazioni o per iniziativa stessa del Segretariato Generale delle tre istituzioni coinvolte (art. 7). Un comportamento non conforme a quanto contenuto nel Codice di condotta potrà portare ad una sospensione temporanea degli iscritti o alla loro rimozione definitiva dal Registro. L’adozione di un Registro per la trasparenza è consigliata, poi, ad altri Uffici e Istituzioni dell’Unione Europea ma anche alle Rappresentanze Permanenti presso l’UE.

La proposta presentata da Timmermans, al di là delle dichiarazioni di facciata o dei buoni propositi, ha già suscitato le prime reazioni non propriamente positive da parte degli osservatori che speravano in un effettivo cambio di marcia da parte della Commissione. Quanto contenuto nella proposta viene considerato solo un piccolo passo per rendere davvero trasparente il processo di formazione delle policy e accessibile a cittadini e stampa il lavoro delle lobby aziendali. Tra le altre cose si ritiene che anche il nuovo Registro, se gestito come indicato nell’attuale proposta di accordo, possa lasciare campo libero a lobbisti non registrati grazie ad una obbligatorietà solo nominale dell’iscrizione. Senza dimenticare, poi, tra le critiche mosse di recente alle istituzioni europee, i casi scottanti che hanno riguardato l’ex Commissaria Neelie Kroes e soprattutto l’ex Presidente della Commissione Barroso. Chiamato a rispondere su questi due casi, il vice Presidente Timmermans ha affermato che il Presidente Juncker sta esaminando i casi in questione per accertare prima i fatti e poi capire se agire nel modo più opportuno.

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