I lobbisti in-house che rappresentano gli interessi delle grandi imprese sono esclusi da una regolamentazione del lobbying lassista in Gran Bretagna, e questo fa aumentare il rischio di corruzione nella terra d’Albione, come testimonia un nuovo report di Transparency International UK. Analizzando dati provenienti da Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, infatti, secondo la ONG sulla trasparenza il nuovo registro sarebbe inadatto allo scopo.
Il think tank, che cerca di combattere la corruzione in tutte le sue forme, dice che il pubblico britannico è "lasciato all’oscuro" da architetti inspiegabili che danneggiano il panorama politico della Gran Bretagna.
Il nuovo rapporto di TI UK, dal titolo "Accountable Influence", indica che meno del 4% della sfera del lobbying britannico è regolata nonostante gli interessi corporativi abbiano un forte ruolo nel policy making britannico. La ricerca, pubblicata negli scorsi giochi, segna il lancio della campagna del think tank per sottolineare l'importanza della trasparenza nella lotta contro la corruzione.
I lobbisti cercano di influenzare la spesa di gran parte dei soldi pubblici del governo della Corona, ma spesso non sono responsabili delle loro azioni nei confronti dell’opinione pubblica. L’80% dei lobbisti del Regno Unito, secondo il rapporto, rappresenta gli interessi delle aziende top 100 registrate alla borsa di Londra.
TI UK ha scoperto anche potenziali conflitti di interesse dei parlamentari che svolgono anche attività di consulenza. Nel 2014, 73 parlamentari hanno ricevuto 3,4 milioni di sterline come compenso per le consulenze da loro svolte al di fuori del loro ufficio pubblico. Ciò è legale per la Camera dei Comuni, mentre rimane illegale per la Camera dei Lord e i parlamenti di Scozia e Galles. Un rapporto del Britain’s Committee on Standards in Public Life nel 2013 aveva raccomandato agli “MPs” di essere campioni di altruismo, integrità, obiettività, responsabilità, apertura, onestà e leadership nel proprio lavoro.
Nonostante il settore sia stato da poco regolamentato, ci sono molte carenze del nuovo registro dei lobbisti e degli interessi dei parlamentari britannico: TI UK ha rivelato 39 esempi di “falle nel sistema” nel rapporto tra legislatori e lobby britanniche.
Il capo delle ricerche della ONG Nick Maxwell ha quindi chiesto al Parlamento di introdurre l’obbligatorietà della registrazione per tutti i tipi di lobbisti, siano essi consulenti o aziendali, in modo da fornire al pubblico “informazioni accurate, significative, accessibili” sugli incontri tra rappresentanti di interessi e decisori. Ovviamente monitorati da un’agenzia totalmente indipendente per garantire i principi di trasparenza e partecipazione democratica.