(Franco Spicciariello) Il modo in cui il Governo ha intenzione di regolare l'industria del lobbying non avrà alcun effetto su questa, come dimostra il dato relativo ai 998 meeting che i Ministri dei settori più legati al business hanno avuto con organizzazioni esterne nel 2012, di cui solo due possono essere formalmente definite società di lobbying.
In totale i ministri sono stati ospitati 175 volte da soggetti esterni nel 2012, e due sole volte da società di loggying, secondo i dati rilasciati dal business department.
Vince Cable, the business secretary, ha avuto 106 meeting con organizzazioni esterne e nessuna con società di lobbying. Anche per il segretario permanente al business Martin Donnelly risultano 36 meeting con organizzazioni esterne e uno solo con un lobbista. E il business department è certamente il principale obiettivo dei lobbisti.
L'unico ministro dell'area business ad incontrare una società di lobbying è stato Lord Green, che ha visto dei rappresentanti di Brunswick and Montrose.
La presentazione della proposta di legge governativa che introdurrà una registro obbligatorio per i lobbisti è prevista per martedì 16 luglio. Le bozze pubblicate lo scorso anno suggeriscono la possibilità che il registro possa escludere il lobbisti che lavorano in-house in rappresentanza delle proprie società, organizzazioni di rappresentanza o organizzazioni non-profit, includendo in pratica solo i consulenti. Ma ogni organizzazione pagata per fare lobbying in favore di un soggetto terzo avrà l'obbligo di registrarsi, includendo i dettagli relativi al cliente rappresentato.
La legge sarà inusualmente guidata dal Leader of the House Andrew Lansley, invece che dal cabinet office o dal vice primo ministro, che sono i soggetti generalmentee in carico per questo tipo di normativa.
Iain Anderson, vice chairman dell'Association of Professional Political Consultants, ha richiesto ufficialmente regole uguali per consulenti e lobbisti in-house: "Come abbiamo visto, dato che la maggioranza degli incontri non coinvolgono consulenti, sarebbe da pazzi per un governo istituire un registro solo per questi. Un registro deve essere universale e includere tutti i lobbisti professionisti".
L'industria del lobbying - che ha anche realizzato una definizione di "lobbying" - afferma che un registro obbligatorio per tutti consentire di porre fine a certe brutte pratiche diffuse tra i gruppi parlamentari, dove spesso si realizzano alcune attività di lobbying alquanto discutibili. La consultazione del registro infatti consentire bbe di verificare velocemnte chi ha diritto ad un pass per entrare in Parlamento.
Il ministro ombra del Cabinet Office Jon Trickett ha richiesto l'estensione del registro ai lobbisti full-time che lavorano per società o organizzazioni di rappresentanza quali CBI. "La definizione di lobbista deve essere adeguata, altrimenti il governo sta semplicemente sfuggendo il problema", ha dichiarato Trickett. "Da quanto abbiamo capito, la legge escludera 1uattro quinti dell'industria del lobbying, inclusi i lobbisti delle società e i singoli professionisti. Non va bene".
Tricketts ha sottolineato come in America tutti coloro che ricavano il 20% del proprio reddito dall'attività di lobbying sono definiti lobbisti. Il governo del Regno Unito è stato accusato di aver prima posticipato la norma, per poi accelerare il tutto dopo un recente scandalo che ha coinvolto un parlamentare della maggioranza. Inoltre nelle ultime settimane nella norma sono state incluse norme per limitare la possibilità di spesa in occasione delle elezioni per terze parti quali il sindacato Unison o simili.
Inoltre, verrà posto fine al sistema dell'autocertificazione del numero degli iscritti da parte dei sindacati. Questi infatti dovranno realizzare un audit annuale e dimostrare che il numero dichiarato di iscritti corrisponde alla realtà. Il funzionario certificatore avrà il potere di condurre indagini sui numeri presentati, che sono vitali quando vengono effettuate votazioni sindacali o viene deciso uno sciopero.
La riforma infine interverrà anche su alcuni aspetti relativi alle spese elettorali dei partiti, settando dei criteri di valutazione di attività di vario genere, quale ad esempio la stampa di volantini, per consentire di verificare se il tetto massimo di spesa previsto per i partiti - £19 milioni - sia stato superato in occasione della campagna elettorale.